Atlantide, il continente perduto

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jasmine23
view post Posted on 20/7/2007, 16:01 by: jasmine23




Il mito di Atlantide

Un' Età dell'ORO in cui l'Uomo viveva in perfetta armonia con il cosmo è sentita e tramandata da tutte le civiltà Antiche.L''ermetista Fulcanelli, ne "Le Dimore Filosofali" ne parla in questi termini:"Quest'isola misteriosa,sulla quale Platone ci ha lasciato un'enigmatica descrizione,è forse esistita?...
"Alcune constatazioni sembrano dare ragione a coloro che credono nella realtà di Atlantide.Infatti,dei sondaggi effettuati nell'Oceano Atlantico hanno permesso di riportare in superficie dei frammenti di lava la cui struttura prova irrefutabilmente ch'essa si è cristallizzata all'aria.Pare dunque che i vulcani espulsori di questa lava si elevassero su delle terre emerse non ancora inghiottite dalle acque...Noi,per quel che ci riguarda,non vediamo niente di impossibile nel fatto che l'Atlantide abbia potuto avere un posto importante tra le regioni abitate,nè in quello che la civiltà si sia sviluppata fino a raggiungere l'alto grado che Dio sembra abbia fissato come limite del progresso umano...Limite al di là del quale si manifestano i sintomi della decadenza e si accentua la caduta,quando la rovina non è accelerata dal subitaneo scoppio d'un flagello improvviso". Così ne parla Fulcanelli, menzionando Platone:ma cosa ci ha lasciato scritto questo grande Filosofo Greco,nato ad Atene, nel 428/27-347 a.C. e fondatore dell'Accademia più importante dell'Antichità? Egli scrisse, in tarda età, due dialoghi:"Timeo" e "Crizia",in cui discute sullo stato perfetto delle cose.A tal proposito, Crizia(il protagonista) ricorda di aver sentito una storia,un tempo. Una storia che gli aveva raccontato suo nonno novantenne, quando questi aveva l'eta' di dieci anni.
Il nonno l'aveva -a sua volta -sentita dal grande legislatore ateniese Solone(638-558 a.C.), che a sua volta l'aveva appresa in Egitto da un sapiente sacerdote di Sais.
Il sacerdote aveva descritto a Solone la bellezza di Atlantide, una terra costituita di fertili
praterie e di alte montagne che la difendevano dai venti freddi del Nord e
popolata da animali domestici e selvatici (tra cui l'elefante); il sottosuolo era ricco dei piu' pregiati metalli, tra cui l'oricalco (che in realta' é una
lega composta da rame e zinco).
Vi abbondavano le sorgenti d'acqua calda e fredda, le cui acque affluivano
poi in un grandioso bosco sacro per poi finire nei bacini del porto, dove si
trovavano moltissime navi protette da una cinta di mura dalla parte del mare
e provenienti dai luoghi piu' lontani.Vi erano palazzi e torri e un Tempio al dio Poseidone.

COME NACQUE ATLANTIDE?
"Su questa montagna aveva la sua dimora uno degli uomini primordiali di quella terra,nato dal SUOLO;si chiamava Evenor e aveva una moglie chiamata Leucippe,ed essi avevano un'unica figlia,Cleito. La fanciulla era già donna quando il padre e la madre morirono;Poseidone si innamorò di lei ed ebbe rapporti con lei e,spezzando la terra,circondò la collina,sulla quale ella viveva,creando zone alternate di mare e di terra,le une concentriche alle altre;ve ne erano due di terra e tre d'acqua,circolari come se lavorate al tornio,avendo ciscuna la circonferenza equidistante in ogni punto dal centro,di modo che nessuno potesse giungere all'isola,dato che ancora non esistevano navi e navigazione...".Possiamo immaginare l'isola come un'enorme "Triplice cinta"di terra e di acqua.

image (ricostruzione della capitale di Atlantide)

Platone continua, e ci informa ulteriormente:"...I sovrani di Atlantide anzitutto gettarono ponti sugli anelli di mare che circondavano l'antica metropoli,e fecero una strada che permetteva di entrare ed uscire dal Palazzo reale,che fin da principio eressero nella dimora del dio e dei loro antenati,e seguitarono ad abbellirlo di generazione in generazione,dato che ciascun re superava-all'apice della gloria-colui che l'aveva preceduto,sino a fare dell'edificio una meraviglia a vedersi,sia in ampiezza che in bellezza.E,partendo dal mare,scavarono un canale largo trecento piedi,profondo cento,lungo 50 stadi,che arrivava alla zona più esterna creando un varco dal mare fino a che essa divenne un porto;e il varco era abbastanza ampio da permettere l'entrata alle navi più grandi.Inoltre-a livello dei ponti-aprirono gli anelli di terra che separava gli anelli di mare,creando uno spazio sufficiente al passaggio di una trireme per volta da un anello all'altro e ricoprirono questi canali facendone una via sotterranea per le navi;infatti le rive furono innalzate di parecchio sopra il livello dell'acqua.Ora, la più grande delle zone-cui si poteva accedere dal mare tramite questo passaggio-aveva una larghezza di tre stadi e la zona di terra che veniva dopo era altrettanto larga;ma le due zone successive,l'una d'acqua e l'altra di terra,erano larghe due stadi e quella che circondava l'isola centrale era di uno stadio soltanto.L'isola su cui sorgeva il palazzo aveva un diametro di cinque stadi..."

image L'immagine,ricostruita,di tale descrizione può far pensare ad una sorta di 'labirinto'in cui in marrone sono le aree di terra e in azzurro quelle di acqua.Espandendo le aree di terra e aggiungendo il grande canale che secondo Platone congiungeva gli anelli al mare,avremmo questa ricostruzione ipotetica: image .Infine potremmo ricostruire l'isola come segue: image in cui nella fascia A avremmo l'anello di terra principale;B=anello di terra minore;C=cittadella;D=porto interno;E=secondo porto;F=Grande porto;G=Canale per il mare;H=Quartiere mercantile-(elaborazione grafica dal sito web "MMM group").Se questa 'ricostruzione'dovesse corrispondere alla reale mappa di Atlantide,la grande distribuzione di questo SIMBOLO-che possiamo assimilare ad un LABIRINTO'-porterebbe alla considerazione che molte civiltà Antiche abbiano avuto legami con essa,se non addiritttura alla conclusione che gli eventuali 'scampati'alla grande catastrofe che la ingoiò, potrebbero essere successivamente approdati in vari continenti e aver 'fondato'una discendenza o aver portato delle conoscenze in quel luogo e fino a quel momento sconosciute dalle popolazioni locali.Il simbolo sarebbe dunque una riminescenza dell'antico splendore e dell'architettura 'sacra' della perduta Atlantide?
Osserviamo,infatti,in questa sede,come il simbolo del labirinto sia stato ritrovato in tutto il globo terrestre. Sul simbolismo del labirinto mi sono soffermata parlando dei labirinti presenti nelle cattedrali. Alcuni esempi:

image Naquane-Capo di Ponte(BS),Italia,Parco delle INCISIONI Rupestri,Roccia n.5(foto originale) e sua schematizzazione image : è l'esatta 'replica'della mappa Atlantidea.Questo 'labirinto'è riferibile all'arte preistorica dei Camuni ed è sovrapposto ad una più labile figura umana.Alcuni studiosi lo hanno associato al repertorio rituale del mondo agricolo,connesso in un certo qual modo al periodo della semina e del raccolto,quindi ai cicli solari.Lo ritroviamo anche nell'arte Etrusca.Allo stato attuale delle conoscenze,restano comunque ancora da spiegare adeguatamente i simboli presenti nell'arte rupestre dei Camuni.
image Kirkcudbright,Inghilterra:incisione presente su un blocco di basalto poco distante dal cerchio di pietre e dal cimitero di cumuli di Cauldside Burn.
image Altri simboli 'labirintici'.
image Ricostruzione del tracciato di pietre sull'isola di Gotland,Svezia.
image Incisione presente du una moneta proveniente da Cnosso,isola di Creta.
image Questo è un simbolo sacro per gli indiani HOPI,una tribù del Pueblo,nel sud-ovest degli Stati Uniti.
image Serie di monete del periodo Cretese(300-100 a.C.)Curiosa l'"evoluzione"della forma circolare in quella quadrata,sempre concentrica e con il medesimo ingresso.
Per non parlare,poi,del simbolismo della "triplice cinta"di epoca più recente,che ho affrontato in altra sezione. Simbolismo che si ripete nella disposizione di mura difensive e di molti edifici nel mondo intero.

image Immagine di un sito archeologico Israelitico databile a 5.000 aa. fa.con costruzioni in cinte concentriche.Perchè si sentiva il bisogno di seguire questo schema architettonico?

IN QUALE EPOCA E DOVE COLLOCARE ATLANTIDE?
Platone parla di 9.000 anni prima,rispetto al tempo in cui sta raccontando la storia.
"In quel tempo quel mare era
navigabile perche' aveva l'isola Atlantide davanti al passaggio
che voi chiamate Colonne d'Ercole*; era un'isola piu' grande che
la Libia e l'Asia** e serviva come passaggio alle altre isole a quelli
che viaggiavano, e da queste parti si poteva raggiungere il
continente, sulla riva opposta di questo mare.
Ora in codesta isola Atlantide, si affermo' un potente regno che
signoreggio' in tutta l'isola e in altre isole e in molte parti del
continente. Questo regno dalla nostra parte comprendeva la
Libia fino all'Egitto e l'Europa fino alla Tirrenia".

*Colonne d'Ercole:si identificano con lo Stretto di Gibilterra,quindi il 'mare' di cui si narra potrebbe essere l' Oceano Atlantico.
**Per 'Asia'dobbiamo comunque considerare la parte che allora era nota,probabilmente il Medio Oriente.

LA STRUTTURA SOCIALE e LA FINE DI ATLANTIDE
Dai racconti pervenutici attraverso Platone,e si noti con che meticolosità ce li descrive(un po' troppo precisi per potersi trattare di pura fantasia!),sappiamo che l'Impero o il Regno Atlantideo-nonostante l'apparente condizione edenica in cui viveva, partecipava a guerre, possedeva una flotta militare immensa e poteva contare su circa 1.200.000 soldati. Tra le altre, Atlantide sostenne una grande guerra contro Atene che riuscì a sconfiggerla.Una cosa sembra impossibile:la civiltà ateniese(di millenni posteriore al 9.000 a.C.) non può essere contemporanea a quella Atlantidea.Può esssere che una simile civiltà fosse sopravvissuta per tutto quel tempo e ne restassero dei 'brandelli'sparsi qua e là?
"... cerco' d'un solo balzo di asservire il vostro territorio, il
nostro e e tutti quelli che si trovano in questa parte del mondo.
E allora, o Solone, la potenza della vostra citta' fece risplendere
agli occhi tutto il suo eroismo e la sua forza. Poiche' essa l'ebbe
vinta su tutte le altre per la forza d'animo e per arte militare.
Prima a capo degli Elleni, poi sola, perche' abbandonata dagli
altri stati, Atene (...) vinse gli invasori, innalzo' trofei, preservo'
dalla schiavitu' quelli che non erano mai stati schiavi e (...) libero'
tutti gli altri popoli e noi stessi che abitiamo all'interno delle
colonne d'Ercole".

Intanto Zeus
"...vedendo la depravazione nel quale é caduto un popolo cosi'
nobile e decidendo di punirlo (...) aduna tutti gli déi (...) Avendoli
riuniti disse loro...".

Arriva una punizione,dunque, sottoforma di un terribile cataclisma, atto a far 'cadere'l'intera civiltà Atlantidea. Questa 'caduta'è vista esotericamente come la caduta dell'Uomo nella materialità,vinto dai suoi stessi istinti che lo hanno portato ad allontanrasi dalla propria spiritualità e dalla sua condizione divina,paradisiaca.Un paragone può essere visto con la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre.
Cosa disse Zeus al 'conclave'degli dei che aveva riunito, non ci è dato sapere,ma Platone ci tramanda, nelle "Leggi" : ".....un tempo vi furono grandi mortalità, causate da inondazioni e da altre generali calamità, dalle quali ben pochi uomini riuscirono a salvarsi. Ed è ovvio pensare che, essendo state le città completamente rase da tale distruzione, gran parte della loro civiltà fu con esse seppellita sotto le acque, ed è occorso lunghissimo tempo per ritrovarne la traccia, e cioè non meno di parecchie migliaia di anni". E nello specifico caso di Atlantide,nel Crizia torna a dire:
" In tempi posteriori per altro, essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte [...] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve ".


CAUSE PROBABILI DELLA SCOMPARSA DI ATLANTIDE
Platone narra così l'evento che gli viene raccontato:"... vi furono degli spaventosi terremoti e dei cataclismi. Nello
spazio di un giorno e di una sola terribile notte, la vostra armata
fu inghiottita d'un sol colpo e anche (...) l'Atlantide si inabisso' nel
mare e scomparve. Ecco perche' ancora oggi quell'oceano (...) é
difficile e inesplorabile per l'ostacolo dei fondi melmosi e bassi
che l'isola inabissandosi vi ha formati."

Dovremmo prima accertare dove situare Atlantide per poter fare delle ipotesi,comunque recenti indagini hanno permesso di capire che esisteva una grande civiltà nell'isola di Thera(Santorini),che poi scomparve a seguito di un immane cataclisma,nel 1400 a.C.circa. image Come epoca siamo fuori,per collegarla ad Atlantide,a meno che si possa ammettere un errore di datazione da parte di Platone ma -d'altra parte- la sua estensione era troppo vasta per poter essere 'contenuta'nei limiti di questa area geografica dell'EGEO.Ma Platone fornisce alcune enigmatiche 'indicazioni':egli poneva l’Atlantide nell’Atlantico ma nello stesso tempo diceva che essa era governata da Poseidone e da Eracle, entrambi decisamente associati all’Egeo, non all’Atlantico. Ciò ha permesso agli studiosi di pensare che potrebbe esserci stata davvero un’isola egea che scomparve, e quest’isola avrebbe potuto essere Thera.Inoltre,da alcuni studi condotti sulle rovine dell'isola greca,si è potuto confrontare il profilo verticale basato su carte idrografiche con la ricostruzione che si ottiene seguendo le indicazioni di Platone e si è osservato il medesimo schema alterno di terra ed acqua.
L'eruzione vulcanica di Thera potrebbe essere collegata alla registrazione da parte Egiziana di un evento accaduto nello stesso periodo,in cui vi fu "Oscurità prolungata,inondazioni e tuoni".La scomparsa di Thera avrebbe portato alla scomparsa della civiltà minoica,la cui fine è ancora un mistero e aver favorito lo sviluppo di quella micenea.
Potrebbe essere stato l'impatto con un corpo celeste,tipo un meteorite,un asteroide o frammenti di cometa.A tale proposito vi rimando ad una ricerca sull'argomento al link http://dariosoldani.interfree.it/atlantide/tectiti.htm
NEL MONDO INTERO si ritrovano tracce di una civiltà antidiluviana
Esistono,sparsi per il nostro pianeta,molti indizi che ci parlano di una civiltà 'antecedente'a quelle che la Scienza Ufficiale è disposta ad ammettere,facendo risalire l'inizio della Storia(ovvero l'uscita dalla PREISTORIA)nel 3.000 a.C., facendo coincidere tale datazione con l' "invenzione" della scrittura. Nonostante molti dati inducano,per non dire impongano, di riflettere e analizzare la situazione, gli Studiosi Accademici preferiscono ignorarli e continuare a scrivere (soprattutto nei testi scolastici) nozioni che non sento di condividere in molti punti.I famosi 'Oggetti fuori posto" esistono,non si può e non si deve ignorarli facendo finta che siano tutti grosse 'bufale' da relegare nel teatro dell'impossibile,quindi dell'insesitente.Non concepisco il pensiero Ufficiale,secondo il quale se un reperto è 'inclassificabile',ovvero non rientra in alcuna delle caselle della storia umana che hanno già scritto anzitempo,non debba essere importante.Anche fosse un solo esemplare,quel reperto c'è! E perchè c'è,se in quel momento non avrebbe dovuto esserci,se la 'tecnologia'di quel periodo -ci dicono- era ferma a determinati livelli? Mistero!
L'importante è porsi sempre domande,di fronte agli anacronismi che ci paiono 'fuori posto'.
Esse ci porteranno ad approfondire aspetti che non sospettavamo neppure.Oggi,con i moderni mezzi di esplorazione tecnologici,stiamo assistendo a fatti interessanti:l'individuazione di strutture sommerse sparse nelle acque dell'intero globo!
Viene spontaneo domandarsi:quante "Atlantidi"sono esistite?
Non sempre ciò che si ritrova è una prova attendibile,anzi nessuno esclude che l'analisi scientifica sia necessaria per attribuire ad un reperto la giusta importanza.Qui cercherò soltanto di mettere in rilievo alcune delle attuali zone che vengono scandagliate con i sonar e con le immersioni(dove possibile)e che vengono rese pubbliche.Anche i più 'prevenuti'non potranno astenersi dal porsi alcune inevitabili domande!
Una città sommersa al largo di CUBA.Il 14 maggio 2001 veniva data notizia dalla d.ssa Paulina Zelitsky(presidente della Compagnia candese 'Advanced Digital Communications(ADC)'che era stata scoperta una città sommersa al largo delle coste occidentali di Cuba,nel Mar dei Caraibi. image Osservazioni compiute con:

-satellite;sonar alta precisione a scansione laterale a doppia frequenza;-robot telecomandati a distanza;sistemi di perlustrazione marini.

Rilevazione:strutture 'somiglianti a piramidi,strade ed edifici,un centro urbano composto da architetture simmetriche.Chiaramente forme create da mano umana".Profondità:700/800 m.Periodo cui si fa risalire:pre-classico della storia dell'America Centrale.Sembra che tali strutture si trovino in una faglia poco distante da un vulcano inattivo,di alcune faglie geologiche e dal letto di un fiume.La struttura è alta circa 40 metri,chiaramente un tempo doveva essere emersa.Le 'piramidi'ricordano.dice la dott-ssa.quelle della civiltà di Teotihuacan,nello Yucatan.L'area occuperebbe un'estensione di 10 Kmq:se fosse naturale,rappresenterebbe una formazione geologica unica al mondo.Studi sono in corso.
image (fregio Maya raffigurante il 'Diluvio'e il vulcano in eruzione;un indigeno si allontana con una imbarcazione).
BIMINI:nel 1968 vennero individuate rovine megalitiche al largo di Bimini,non lontano da Cuba,tra l'Arcipelago Caraibico e le coste della Florida.Ciò fece raddrizzare sui loro scranni tutti gli studiosi e gli appassionati della mitica Atlantide,anche se con la localizzazione che ne offre Platone saremmo ben lontani.Profondità:6 metri sotto la superficie del mare.
Si estendono per oltre 600 metri in lunghezza e la caratteristica è che sembrano formare una strada,la "Strada di Bimini" conosciuta anche come 'Muraglia'.
image Qui si vede un blocco portato in superficie recentemente da Frank Joseph,che ha esplorato direttamente il sito sottomarino.Si noti come la squadratura rende quasi impossibile l'ipotesi di una formazione naturale.
Le descrizioni fatte da Platone ne escluderebbero il collegamento con Atlantide.Allora di cosa potrebbe trattarsi?
A soli 5 metri di profondità si trovano interessantissimi resti di colonne di Marmo di Carrara!Come e quando è arrivato fin lì? Non è stata data ancora fornita una risposta.
Nella 'mappa di Piri Reis',del 1513,è segnata(tra le altre cose che vedremo in un'apposita sezione) una grande isola-al centro dell'arcipelago delle Bahamas-che al centro presenta grossi blocchi disposti in fila,alcuni dei quali si trovano anche sulla linea costiera orientale.
image Ma oggi quest'isola non esiste più...i casi ipotizzabili sono due:o a quell'epoca i mari erano ad un livello più basso e quindi quell'isola era una terra emersa,oppure il turco copiò-come si presumo-la mappa da una ben più antica,risalente ad un tempo in cui quell'isola esisteva(ma quando?)e,in seguito,venne inghiottita dalle acque.
GOLFO DI CAMBAY,INDIA
image Grafico i cui picchi rivelano la presenza di mura a distanza regolare.Il 1° luglio 2001 ricercatori dell'isituto nazionale di Tecnologia Oceanica(NIOT) hanno individuato,con il sonar,casualmente durante rilevamenti per l'inquinamento,a 40 metri di profondità tracce inconfutabili di una serie di strutture che sembravano non di origine naturale.Successivamente si capì che la struttura poteva riferirsi ad un centro urbano,anzi due per l'esattezza che aveva chiare similitudini con la tipologia insediativa della cultura di Harappa,con la differenza che 'quelle'erano più vecchie di almeno 2.500 anni!Le strutture si estendono per circa 18 Kmq e accanto ad esse,per circa 9 Km,si nota il profilo del letto di un fiume.Gli studiosi accademici sono scettici(quando non lo sono?).Ulteriori studi sono in corso.
YONAGUNI,Mar della Cina image strutture piramidali levigate e squadrate
LANZAROTE,NELLE ISOLE CANARIE,SPAGNA image il ricercatore Pippo Castellano nel 1981 ha fatto una scoperta casuale ma sensazionale;in questa foto vediamo una strutture 'a camera'.A 22 metri di profondità giace una scala realizzata nel basalto vivo e altre si trovano a profondità diverse.
Al largo di MALTA,strade e ponti giacciono sott'acqua in attesa di nuove indagini. image
E'stato inoltre ipotizzato un possibile collocamento di Atlantide in ANTARTIDE:il cataclisma avrebbe potuto essere contemporaneo ad uno slittamento dei continenti e dei poli,quindi l'isola avrebbe potuto ritrovarsi completamente ricoperta di ghiaccio e ora introvabile.Tre,cinque chilometri di spessore separano,però,l'Uomo dal suolo Antartico e questo è un limite invalicabile per poter accertare,per ora,qualcosa in merito.
E molte altre ancora,oltre quelle 'tracce'che sicuramente giacciono,ancora dimenticate e mute,sul fondo di tutti i mari del globo.Ma l'Atlantide di Platone dov'è? Forse un luogo dove ognuno di noi possa ritrovare la parte 'perfetta'di sè stesso.
Segnalo la presenza,anche in Italia,di reperti 'anomali'ancora poco conosciuti e poco indagati.
Ricordiamo le strutture sommerse di Capocolonna,in Calabria:blocchi di marmo semilavorato, giganteschi, coperti dall'acqua.Resta un mistero come abbiano potuto essere trasportati.In epoca Romana navi così grandi erano impossibili da manovrare e si pensi che la nave più grande costruita sotto NERONE giace sotto il porto di Fiumicino:essa non ha mai galleggiato bene per la sua stazza,pertanto venne riempita di sabbia e la trasformarono in un pontile!A Capocolonna si trovano,sui fondali,blocchi pesanti tonnellate e un mezzo di trasporto adatto allo scopo,in epoca Romana,non esisteva!Ammettendo pure che prima quelle colonne erano fuori dalle acque,che sono molto basse tra l'altro,e costituissero un complesso archeologico,"non si spiega comunque come siano stati portati in loco"(stralcio da un'intervista rilasciata da Pippo Castellano,su "Hera"n.19-Luglio 2001),assemblati,in qualche modo e poi-a causa di un evento imprecisato-sepolti sott'acqua.
Le notizie più recenti sconvolgerebbero la 'geografia'fin'ora accettata,spostando le 'colonne d'Ercole' in Italia! Ecco un articolo al riguardo:
"Atlantide in Sardegna: possibile...
Su Atlantide si è scritto di tutto e si sono fatte le ipotesi più diverse su dove ubicare il mitico continente scomparso: Canarie, Azzorre, Creta, Santorini, Caraibi, Yucatan, Oman. A queste teorie se ne aggiunge ora una suggestiva. Assodato che, ovunque fosse, Atlantide si trovava al di là delle colonne d'Ercole, per qualcuno queste colonne non coincidevano, come da sempre si è pensato, con lo stretto di Gibilterra.
Secondo la teoria illustrata dall'archeologo Sergio Frau nel libro "Le colonne d'Ercole, un'inchiesta", il limite estremo del mondo antico andrebbe spostato dalla strozzatura tra Spagna e Marocco al più prossimo canale di Sicilia. Una considerazione che darebbe ad Atlantide i confini noti e rassicuranti della Sardegna, l'isola più grande al di là del canale.
L'idea da cui nasce lo spostamento delle colonne, è semplice; secondo i racconti dei navigatori riportati nella letteratura antica, lo stretto posto agli estremi della Terra avrebbe fondali bassi e limacciosi (come il canale di Sicilia), costellati di secche sulle quali venivano sbattute le navi. Lo stretto di Gibilterra ha invece fondali profondi, una contraddizione palese con quanto riportato dalle fonti.
Ma perché la Sardegna e non, poniamo, le Baleari? Il mito parla di Atlantide come di una terra che dava tre raccolti all'anno (in Sardegna è possibile) e che, tra le sue peculiarità, era cinta da mura di ferro (l'isola è ricca di giacimenti di metallo). Se si considera inoltre che i fondatori della civiltà nuragica potrebbero avere legami di "parentela" con i Fenici, navigatori e alimentatori del mito di Atlantide, si ha un elemento in più per sostenere la teoria.
La parola spetta ora alla geologia: scavi e rilievi da effettuare nel Campidano, in prossimità di insediamenti nuragici coperti da una spessa fanghiglia, potranno dire se quest'ultima è di origine marina, se generata cioè da un enorme maremoto che, in epoca antica, avrebbe sconvolto la geografia dell'isola, magari facendone sprofondare una parte. E avremmo Atlantide a Porto Cervo."
16 agosto 2002 (di Davide Passoni)
FONTE




Ecco cosa dice il CICAP a proposito di Atlantide:
Il primo a parlare di Atlantide fu Platone, nel Timeo, dove si racconta di una discussione tra Socrate, Timeo, Ermocrate e Crizia che, viene detto, ebbe luogo nel 421 a.C. ad Atene. Il dialogo prende le mosse da un altro dialogo, avvenuto il giorno precedente, riguardante la natura dello Stato ideale, e parla di come Solone, durante un suo viaggio in Egitto, venne a conoscenza di una guerra combattuta molto tempo prima tra gli antenati degli attuali ateniesi e, appunto, gli atlantidei, abitanti di una grande isola-continente situata oltre lo stretto di Gibilterra.
Secondo i sacerdoti egiziani che riferirono la storia a Solone, Atlantide sarebbe stata una monarchia molto potente e con tendenze espansioniste, che governava, oltre al continente omonimo, anche una vasta parte dei territori africani ed europei fino all'Egitto e all'Italia. Le sue mire vennero fermate appunto nel corso della guerra con Atene, dopo la quale si verificò un immenso cataclisma che distrusse l'esercito ateniese e fece inabissare in un solo giorno il continente in mare.
La storia viene ripresa più in dettaglio nel Crizia, il dialogo successivo, dove si colloca temporalmente a novemila anni prima di Solone la guerra e si descrive più in dettaglio Atlantide, la sua immensa potenza e ricchezza e la storia delle sue origini. Qui si specifica l'origine divina della monarchia che reggeva l'isola, essendo questa divisa in dieci zone ciascuna retta da un figlio di Poseidone e dai loro discendenti. Inizialmente questi governarono avvedutamente, ma poi a causa della forzata convivenza tra i mortali la loro saggezza venne meno fino a quando Poseidone decise di rimediare alla situazione. Il dialogo attualmente in nostro possesso si interrompe proprio in questo punto, probabilmente perché Platone non lo completò.
La veridicità del racconto di Platone venne negata dal suo allievo Aristotele, ma altri nell'antichità lo accettarono come un fatto storico, dando di fatto inizio a un dibattito che continua tuttora. Sostanzialmente le prime novità oltre ai dialoghi platonici iniziarono a comparire nella prima metà del XVI secolo, quando si cominciò a parlare di un'origine atlantidea delle civiltà americane appena scoperte.
Nel XIX secolo poi, l'abate fiammingo Charles Brasseur tentò una traduzione di uno dei pochi codici Maya sopravvissuti alla distruzione a opera dei colonizzatori spagnoli. Ne venne fuori la sorprendente descrizione di un grande cataclisma molto simile nel periodo e nello svolgimento a quello raccontato da Platone nei suoi dialoghi. Per inciso, Brasseur indica con Mu il nome di questo continente, sostenendo che si tratti della denominazione Maya per Atlantide. Attraverso successive modifiche si giunse all'interpretazione di James Churchward, nella prima metà del Novecento, che collocò Mu nell'Oceano Pacifico e immaginò Atlantide come una sua colonia. Successivamente le due vennero interpretate come civiltà distinte.
L'interpretazione di Brasseur fu modificata e ampliata da Ignatius Donnely che nel 1882 pubblicò il libro Atlantis: The Antediluvian World. In esso si cerca di fornire le prove che questa civiltà, scomparsa in seguito al noto cataclisma, sia stata all'origine delle successive civiltà umane e dei loro miti riguardanti un'epoca prospera e felice interrotta all'improvviso da un diluvio.
Donnely porta a sostegno della sua teoria una serie di prove nei più disparati campi. Oltre a riprendere e ampliare le argomentazioni basate sulle somiglianze linguistiche tra l'America e vari idiomi del vecchio continente, usa anche indizi di tipo geologico, citando isole distrutte o emerse in poche ore a causa di terremoti o eruzioni vulcaniche, riferisce inoltre di somiglianze tra la flora e la fauna al di là dell'Atlantico e, infine, cita un'impressionante serie di tradizioni comuni ai diversi popoli dei vari continenti, compresa la presenza pressoché capillare in ogni popolazione di leggende riguardanti un antico diluvio. Questa teoria è stata ripresa più recentemente da altri autori che ipotizzano come causa del cataclisma la caduta di un asteroide sulla Terra. Analizzando le argomentazioni proposte sorgono diversi problemi. Prima di tutto non è affatto improbabile che Platone abbia inventato il racconto di Atlantide a scopo illustrativo, riferendolo nonostante tutto come vero. Questa tecnica narrativa è usata dal filosofo greco in altre occasioni nei suoi dialoghi, e viene esplicitamente teorizzata e giustificata per raggiungere lo scopo dell'autore.
La traduzione di Brasseur del codice Maya, poi, è basata su un'interpretazione errata della scrittura di quel popolo. Si basa infatti sull'ipotesi, fatta nella seconda metà del Cinquecento dall'arcivescovo Diego de Landa, che la scrittura Maya fosse di tipo alfabetico, mentre è stato successivamente dimostrato che è invece in parte sillabica e in parte ideografica. Il testo analizzato in questo modo sembra essere un trattato astrologico.
Anche gli indizi costruiti a partire dalle somiglianze di lingue, fauna e flora risultano non essere consistenti, ma la parte più carente della teoria sta proprio nelle prove geologiche. Attualmente non siamo a conoscenza di meccanismi che possano far sprofondare in tempi non geologici estensioni di terra grandi come continenti. Tutti gli esempi che abbiamo si riferiscono a dimensioni molto più modeste, di non più di cento chilometri quadrati. Atlantide è stata poi collocata nei posti più diversi del globo, ma da nessuna parte se ne riesce a trovare uno che non cozzi contro la teoria della deriva dei continenti o con altre prove geologiche. L'ultimo punto, e più significativo, riguarda le ricerche fatte nei fondali oceanici. Questi ultimi sono, infatti, composti soprattutto di basalto, mentre al contrario i continenti sono caratterizzati da una netta prevalenza di rocce granitiche. Una vasta massa continentale quindi dovrebbe poter essere facilmente individuabile dalla sua composizione geologica, ma nonostante tutti i rilevamenti fatti non si è trovata nessuna zona con caratteristiche compatibili con quelle di un continente. Un'interessante teoria proposta nella prima metà di questo secolo ipotizza invece uno scenario completamente diverso. In sintesi essa afferma che la leggenda di Atlantide non sarebbe altro che la memoria, deformata e ingigantita dalla tradizione orale e da errori d'interpretazione, della rovina della civiltà cretese, che avvenne attorno al 1450 a.C. in circostanze tutt'ora non ben chiarite. Essa sarebbe stata causata dall'esplosione del vulcano dell'isola di Tera (l'attuale Santorini) a circa cento chilometri dalle coste cretesi. Il cataclisma provocò il parziale sprofondamento dell'isola e giganteschi terremoti e maremoti nei suoi dintorni che, abbattendosi su Creta, causarono le distruzioni che possiamo osservare e la prematura scomparsa di questa civiltà.
Quest'ipotesi, benché interessante, presenta delle difficoltà che appaiono difficili da superare, e che sono legate ad una discrepanza di alcuni decenni tra l'eruzione e le distruzioni che sconvolsero Creta, a quanto effettivamente possa essere stato devastante l'effetto dei maremoti, e al fatto che questi difficilmente avrebbero potuto raggiungere con sufficiente violenza tutte le località costiere.





Alla ricerca di Atlantide
di Francesco Santoianni
Pubblicato su Newton n. 8 Febbraio 1998


Alla ricerca di Atlantide
Fu nel maggio 1969 che il mondo ebbe notizia del ritrovamento delle vestigia di Atlantide. Nei fondali di Bimini, presso l’arcipelago delle Bahamas, l’archeologo Manson Valentine aveva identificato quella che pareva essere una strada; costituita da enormi blocchi di roccia, perfettamente incastrati, correva rialzata sul fondo sabbioso per qualche centinaia di metri ed era simile ad un saché la strada cerimoniale dei Maya. Ancora oggi, gli accademici sono divisi sulla interpretazione da dare a quei resti. Secondo alcuni, sarebbe una, pur inconsueta, formazione geologica; secondo altri, la testimonianza di una civiltà estremamente progredita dal punto di vista tecnologico: Atlantide
<<un tempo (…) al di là di quello stretto che voi chiamate le "Colonne d'Ercole" si trovava un isola, più grande dell'Asia e della Libia messe insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. (…) Quest'isola di nome Atlantide (…), nel giro di un giorno e di una notte terribili, scomparve negli abissi.>> I frammenti del testo di Platone, (scritto attorno al 340 a.C., e che riporta una storia tramandata da Solone, il quale, a sua volta, l'aveva appresa da sacerdoti egizi), così come sono giunti a noi, occupano meno di 20 pagine stampate; eppure, fino a oggi, sono più di 25.000 i libri nei quali si cerca di decifrare il mistero di Atlantide e della catastrofe che ne avrebbe provocato la scomparsa.
Le ipotesi sono le più diverse: Atlantide sarebbe da localizzarsi in Svezia, secondo Olaus Rudbeck; in Sudafrica, secondo Gaspar Kirchmair; nel Mar Glaciale Artico, secondo Silvain Bailly; in Armenia, secondo Desliles de Sale; al largo di Cadice, secondo Adolf Schulten; a Ceylon, secondo Byron de Prorock; nell’isola di Santorini, secondo Angelos Galanopulos… Altrettanto numerose sono le ipotesi sulla sua scomparsa: una immane eruzione vulcanica, un maremoto, l’impatto di un meteorite, un attacco militare, addirittura una esplosione nucleare…. Secondo altri, invece – primo tra tutti, Aristotele – il racconto di Atlantide sarebbe una invenzione di Platone, o un’esagerazione determinata da una cattiva traduzione del testo.
L'interesse del mondo scientifico per Atlantide risale al 1898: durante la posa di una linea telegrafica, uno dei cavi, deposto a 2.800 metri di profondità su un fondale dell'Atlantico, da allora chiamato Platea del Telegrafo, si spezzò. Le sue estremità furono fortunosamente recuperate dall'abisso con particolari attrezzature che portarono in superficie anche una strana roccia. Qualche anno più tardi, Paul Tremier, direttore dell'Istituto Oceanografico di Francia, tenne a Parigi una conferenza che fece scalpore: quella roccia era di chiara origine vulcanica ma aveva una particolarità: non si era solidificata in acque profonde bensì all'aria aperta; doveva provenire, cioè, da un vulcano con uno sbocco al di sopra del livello del mare. Essa, inoltre, aveva bordi taglienti, non ancora smussati dall'erosione marina: analizzandone il profilo, Tremier stimò che non dovesse avere più di 15.000 anni. Ulteriori prelievi sottomarini confermarono che lo stesso tipo di roccia era presente in un area vastissima di quei fondali atlantici.
Era questa la prova dell’inabissamento di Atlantide? Le congetture si sprecarono. Di certo, l’improvvisa scomparsa, - avvenuta, secondo Platone, intorno al 9000 a.C. - di un continente poteva spiegare tutta una serie di eventi quali, ad esempio, la fine della glaciazione in Europa (non trovando più un ostacolo nel continente perduto la calda corrente del Golfo avrebbe raggiunto le coste atlantiche europee determinando il progressivo scioglimento dei ghiacci) o la periodica migrazione delle anguille verso il Mare dei Sargassi (dove un tempo lontano avrebbe potuto trovarsi l'estuario di un grande fiume) e tutta una serie di affinità mitologiche, linguistiche e architettoniche che legano le due sponde dell’Atlantico. Ben presto il mondo accademico si divise clamorosamente tra chi asseriva che si era finalmente trovata la prova scientifica dell'inabissamento di Atlantide e chi, invece, sosteneva che quelle rocce magmatiche provenivano dalle coste islandesi, inglobate da iceberg che si erano poi sciolti. La polemica si stava sedando, quando trivellazioni effettuate, a sud delle Azzorre, dalla nave oceanografica Gauss nella cosiddetta "Fossa di Romanche", ad una profondità di 7.300 metri, rivelarono la presenza di strati di argilla rossa contenenti numerosi fossili di globigerine: protozoi microscopici che normalmente vivono in profondità comprese tra i 2.000 e 4.500 metri. A rigor di logica, quindi, quello strato di sedimenti argillosi doveva essere sprofondato, in un'epoca relativamente recente, di almeno 2.800 metri: lo stesso valore trovato da Paul Tremier per la Platea del Telegrafo.
A raffreddare gli entusiasmi provvidero, comunque, i geologi i quali fecero notare che una massa continentale come quella descritta da Platone (lunga 550 chilometri e larga 370) non poteva certo scomparire in una notte nell’oceano. Certamente, isole vulcaniche possono improvvisamente affiorare e subito dopo scomparire (nel 1931, due isole al largo del Brasile apparvero improvvisamente e si inabissarono l’anno dopo mentre le diplomazie internazionali erano già all'opera per rivendicare diritti territoriali) ma neanche la più violenta tra le eruzioni, almeno come oggi le conosciamo, avrebbe potuto provocare la catastrofe narrataci da Platone. Bisognava, dunque, spingersi più in là con la fantasia, e immaginare un qualcosa di ancora più sconvolgente: ad esempio, l'impatto di un asteroide che, squarciando la dorsale atlantica, avrebbe fatto scomparire Atlantide nel sottostante mare di fuoco e, provocato su scala planetaria tutta una serie di catastrofi, come il Diluvio.
È legittima questa ipotesi? Si, secondo Immanuel Velikovsky, un controverso studioso che ha cercato di spiegare la scomparsa di Atlantide e tutta una serie di mitologie alla luce di catastrofi di origine cosmica. Assolutamente no, per il mondo scientifico. Con una eccezione: il prof. Robert W. Bass, astrofisico, che ha rifatto le bucce alle oramai famose confutazioni delle teorie di Velikovsky, portate avanti da Carl Sagan e Isac Asimov, dimostrando che, dati alla mano, alcune ipotesi portate da Velikovsky non possono essere scartate a priori.
Intanto nell’oceano atlantico, tra il dileggio del mondo accademico, si susseguono le spedizioni per ritrovare Atlantide. L’ultima, capitanata dal caparbio Boris Asturua, avrebbe identificato, a 400 miglia al largo del Portogallo, una serie di manufatti architettonici che, comunque, la quasi totalità degli archeologi interpellati continua a ritenere banali formazioni vulcaniche. Prima di lui, un altro ricercatore, Maxine Asher, aveva avuto la stessa risposta per una serie di "piramidi" sottomarine, localizzate un centinaio di chilometri al largo dello Yucatàn. All’ostracismo degli scienziati, gli "atlantologi" ribattono che anche Heinrich Schliemann, era considerato un pazzo quando, nel 1870 cominciò a scavare la collina di Hissarlik, nella Turchia nordoccidentale, per cercare le rovine di Troia. E, intanto, si susseguono le spedizioni: la prossima, diretta da tale Ugo Forsberg, esplorerà, nel settembre 1998, i fondali al largo del Marocco. La ricerca di Atlantide continua.

Non è Atlantide
La fama di Santorini, l’antica Thera, un’isola nell’arcipelago delle Cicladi, come dimora di Atlantide risale agli anni Settanta quando l’analisi con il radiocarbonio di un tronco rinvenuto sepolto nella cenere vulcanica, fece risalire al 1456 a.C. la catastrofica eruzione che aveva distrutto l’isola. Questa data collimava con quella espressa nel 1956 da Angelos Galanopoulos: analizzando alcuni episodi riportati dalla Bibbia (i "tre giorni di buio", per esempio, i terremoti, o la divisione delle acque del Mar Rosso), il geologo greco era giunto alla conclusione che nel 1456 a.C. una colossale esplosione vulcanica aveva interessato tutto il Mediteranno orientale e aveva generato il mito di Atlantide. Secondo Galanopulos, infatti, nelle numerose trascrizioni del testo di Platone si era verificato un errore che aveva moltiplicato per dieci le cifre originariamente riportate: l'area di Atlantide, quindi, finiva per identificarsi con quella di Thera e, leggendo 900 anni al posto di 9000 anni, anche il periodo della scomparsa di Atlantide finiva per coincidere con l'epoca dell'eruzione che aveva distrutto l'isola.
A dare ulteriore autorevolezza a questa ipotesi, venne il ritrovamento, a Santorini, di un misterioso affresco che giaceva sotto strati di cenere vulcanica: esso raffigura un'isola, verde di piante e di colture, ricca di animali, popolata da una civiltà ricca, con sfarzose città e un intenso traffico di navi, attraversata da corsi d'acqua concentrici. È un’immagine che ricorda molto la descrizione che Platone fa di Atlantide: ordinata in cerchi concentrici nei quali si alternavano i canali del porto e le strade che costeggiano sontuosi palazzi, ricca di commerci, e fiorente per la natura amica. Nel 1973, la geologa Dorothy Vitaliano sottolineò come la topografia di Atlantide descritta da Platone si adattasse perfettamente a quella che doveva essere la conformazione di Thera: una caldera creatasi a seguito di un'eruzione vulcanica di molti secoli prima.
Finalmente i tasselli del mosaico di Atlantide cominciavano a delineare un'ipotesi convincente: la distruzione di Thera, principale base navale dell'impero minoico, e il conseguente maremoto che si era abbattuto su Creta e sulle coste del Mediterraneo centro-orientale, aveva determinato dapprima il declino poi la scomparsa della civiltà minoica e della sua supremazia sul Mediterraneo, e la conseguente ascesa di Micene. Quest'evento vulcanico sconvolgente, avrebbe dato origine, insieme al mito di Giasone e del Minotauro, alla leggenda narrata da Platone, e a quelle citate nella Bibbia.
Va da sé che i fautori del continente perduto nell'Atlantico contestano vivacemente l'identificazione di Atlantide con Thera. Le loro argomentazioni sono molte e, in qualche caso, convincenti. La principale è che la localizzazione nel Mediterraneo del continente perduto - ipotesi che degraderebbe Atlantide al rango di una banale isoletta - giustificata secondo il mondo accademico dal fatto che Platone poneva quella terra sotto la protezione di Poseidone ed Eracle (divinità associate all'Egeo), non risulterebbe credibile; come improponibile sarebbe la pretesa di ridurre a un decimo le cifre riportate da Platone per far coincidere, a tutti i costi, la data dell'eruzione con quella dell'Esodo dall'Egitto, un avvenimento che, tra l'altro, secondo recenti ricerche, avrebbe avuto luogo non già nel 1470 a.C. bensì 150 anni prima. Tra l’altro la stessa dinamica dell'eruzione di Thera, così come viene documentata dagli scavi archeologici, escluderebbe quella repentinità della catastrofe tramandataci da Platone: nelle case riportate alla luce a Santorini, ad esempio, non si sono trovati resti umani, nessun gioiello né altri oggetti di valore: come se gli abitanti avessero avuto tutto il tempo di raccogliere i loro beni prima di fuggire.
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