L'espressione esperienza extracorporea, nota anche con gli acronimi O.B.E e talvolta O.O.B.E. (dall'inglese out-of-body experience), sta ad indicare tutte quelle esperienze, per lo più sensoriali, in cui una persona incappa ritenendo di essere "uscita" dal proprio corpo fisico, a volte racchiuso in un corpo etereo (una specie di fantasma del corpo reale), altre volte in assenza di corpo. Più stringatamente sta ad indicare quella tipica reale sensazione che taluni provano come se stessero fluttuando all'esterno del proprio corpo e, in taluni casi, percependo la presenza del proprio corpo da un punto esterno ad esso (autoscopia).
Circa una persona su dieci ammette di avere avuto qualche volta nella vita una di queste esperienze [1] ma il dato va inteso come puramente indicativo.
Probabili genesi delle esperienze extracorporee Esperienze extracorporee sono state riferite durante:
* Sonno ipnagogico o ipnopompico (le fasi che precedono immediatamente l'addormentamento o il risveglio).
Crisi epilettiche.
Intossicazione da droghe.
Fasi di psicosi acuta.
Particolari stati di rilassamento e meditazione.
Nelle esperienze di premorte (in molti casi questi due termini sono utilizzati come equivalenti, anche se molti studiosi non sono d'accordo con questa tesi).
Esperimenti del progetto Mk-Ultra
È indubbia la realtà soggettiva di tali esperienze dal momento che ciò che il soggetto riferisce non risulta essere simultaneamente esperibile da chi lo esamina. È scientificamente provato che le esperienze extracorporee sono di solito il risultato di un funzionamento alterato della percezione, che si verifica specialmente sotto l'effetto di droghe, farmaci, ma anche durante il sonno o in generici stati di coscienza alterati.
Nessuna prova scientifica è stata finora portata contro quest'ultima tesi quando suffragata da esperimenti.
È tuttavia da evidenziare che la quasi totalità di coloro che affermano di avere avuto nella propria vita più di una esperienza, ovvero più di un viaggio extracorporeo desideri addurre quante più prove concrete che suffraghino l'oggettività del fenomeno: così, per esempio, se un soggetto visita un qualunque ambiente al di fuori del punto ove è collocato il corpo dormiente, l'altro corpo (a volte chiamato doppio) tenta di afferrare oggetti e portarseli con sè, oppure prova di imprimersi nella memoria particolari fisici che riferisce di avere visto nell'ambiente visitato e che mai potrebbero essere visti o conoscibili a colui (o a quella parte del cervello) che sta attualmente dormendo.
Limiti oggettivi alla totale comprensione del fenomenoSe il fattore della soggettività delle esperienze e delle percezioni extracorporee si mostra quasi unanimemente accettato dagli sperimentatori, è necessario precisare che i termini correntemente usati quali: doppio, viaggiatore astrale o soggetto in sdoppiamento, oppure la bilocazione danno per scontata una certa ipotesi esplicativa dei fenomeni mentre invece sono termini ambigui, troppo generici e riduttivi proprio a causa delle molteplici ipotesi proposte per spiegarli.
Viaggio astrale e sogno Una ipotesi formulata nella ormai vasta letteratura su questo argomento è che non tutti ma alcuni sogni potrebbero essere veri e propri viaggi fuori dal corpo e all'inverso talune esperienze che sembrerebbero viaggi astrali invece sarebbero soltanto dei sogni o rientrerebbero in quell'altra categoria di fenomeni denominata "sogni lucidi".
Esperimenti scientifici Uno studio condotto da Bigna Lenggenhager, della Scuola Politecnica Federale di Losanna e da Henrik Ehrsson dell'University College di Londra, primo in assoluto del suo genere, sono descritte in due articoli pubblicati su Science.
Nell'esperimento i partecipanti hanno indossato speciali occhiali utilizzati in visioni tridimensionali attraverso i quali hanno visto, proiettata a una distanza di due metri, la propria immagine mentre la stessa era simultaneamente ripresa da una telecamera posta dietro di loro. Durante la proiezioni, la loro schiena veniva toccata diverse volte con un bastoncino, così che essi hanno potuto osservare ciò che accadeva "in diretta" sull'immagine virtuale. Quando poi ai partecipanti è stato chiesto in quale punto si trovassero della stanza, quasi tutti hanno indicato la posizione virtuale. Gran parte dei volontari, quindi ha avvertito la dissociazione dal proprio corpo.
Secondo gli autori questo studio fornisce una spiegazione scientifica del fenomeno delle esperienze fuori dal corpo, alla base del quale "potrebbe esserci una disconnessione fra i circuiti del cervello che elaborano le informazioni sensoriali". Questo esperimento, ha commentato Peter Brugger, dell'University Hospital di Zurigo, dimostrano che la coordinazione dei sensi e la prospettiva visuale e visione sono importanti per la sensazione di trovarsi all'interno del proprio corpo.
I ricercatori hanno quindi dedotto che la percezione che una persona ha di se stessa può essere manipolata usando una serie di stimoli multisensoriali in quanto l'unità spaziale e la coscienza del corpo dipendono dai meccanismi del cervello. [2]
Note ^ [1] ScienceDaily (Aug. 24, 2007) First Out-of-body Experience Induced In Laboratory Setting
^ [2] Quotidiano La Repubblica del 23-8-2007
FONTEL'esperienza extracorporea (dall'inglese out of body experience), designa tutte quelle esperienze in cui una persona ritiene di essere "uscita" dal proprio corpo fisico.
L’individuo ha la sensazione di non essere più nel proprio corpo ma fuori di esso e molto spesso lo guarda da due-tre metri di altezza. Il soggetto vede chiaramente la stanza o lo spazio circostante, come pure le persone e gli oggetti nei pressi, avendo la sensazione di “galleggiare” o di “volare” sospeso in aria
Esperienze extracorporee sono state riferite durante:
-Sonno ipnagogico o ipnopompico (le fasi che precedono immediatamente l'addormentamento o il risveglio);
-Crisi epilettiche;
-Intossicazione da droghe;
-Fasi di psicosi acuta;
-Particolari stati di rilassamento e meditazione.
Le esperienze extracorporee sono il risultato di un funzionamento alterato della percezione, che si verifica specialmente sotto l'effetto di droghe, farmaci o in stati di coscienza alterati
Secondo i ricercatori Bigna Lenggenhager e Henrik Ehrsson potrebbe esserci una disconnessione fra i circuiti del cervello che elaborano le informazioni sensoriali: la persona in questione conserva la sensazione di possedere un corpo, ma questa sensazione non è più derivata dall'elaborazione dei dati provenienti dai nostri sensi.
Le sensazioni che si provano in una esperienza extracorporea sono rese possibili dalla meravigliosa abilità del nostro cervello di creare immagini, anche se deprivato di informazioni sensoriali…insomma quello che succede quando sogniamo!
Da studi effettuati (Blackmore, 1982) sembra che, almeno una volta nella vita, 5 persone su 100 abbiano avuto un esperienza simile (qualcuno arriva addirittura a supporre 35 su 100).
OBE: esperienze extracorporee di Roberto BocedaL’ esperienza extracorporea, tecnicamente definita dall’ acronimo inglese OBE (Out of Body Experience), indica l’ esperienza di una persona che per qualche ragione percepisce se stessa come esistente fuori dal corpo fisico. La sensazione, di solito vivida, si produrrebbe in seguito a un fatto traumatico ben preciso, come per esempio un’ incidente, una malattia, una forte crisi emotiva, oppure spontaneamente durante il sonno, in qualche caso addirittura per azione della propria volontà. Questo fenomeno viene descritto come molto simile a quanto avviene nell’ “NDE”, o esperienze di “pre-morte”.
L’ OBE, nota nel linguaggio esoterico come “proiezione” o “viaggio astrale”, è un fenomeno descritto da tutte le culture, in ogni tempo, ed è senz’ altro un elemento chiave di religioni, sistemi mistici e riti sciamanici. Il presunto “viaggio” extracorporeo avverrebbe tramite il “corpo astrale”, ovvero un corpo “sottile” ed etereo (preso da dizionario: Etere cosmico, ipotetico mezzo imponderabile ed elastico che si supponeva riempisse tutto l'universo e trasmettesse la luce vibrando), simile al corpo fisico, che conserverebbe le facoltà mentali dell’ individuo. Con l’ avvento dello spiritismo, verso la metà del XIX secolo, si moltiplicarono i racconti dettagliati di esperienze extracorporee. In “Phantasms of the living” (Fantasmi dei vivi), pubblicato nel 1886, due membri della Società per la Ricerca Psichica ne registrarono più di 700. Nel 1929 l’ americano Sylvan J. Muldon raccontò che una notte, all’ età di 12 anni, si era svegliato sospeso in aria e aveva visto il proprio corpo giacere nel letto sotto di lui. I suoi due corpi, quello materiale e quello astrale, erano legati da una specie di “cordone ombelicale”. Dopo aver vagato per un po’egli aveva dovuto dolorosamente riunirsi al corpo terreno. (Nota: questo, forse, vuol dire che quella sensazione è piacevole). Lo stesso Ernest Hemingway, famoso scrittore americano, raccontò, nel libro “Addio alle Armi”, un’ esperienza extracorporea vissuta personalmente quando, nel 1918, era stato ferito gravemente da una grana mentre prestava servizio presso la Croce Rossa a Fossalta di Piave. “…Cercai di respirare ma il respiro non voleva venire e mi sentii scagliato fuori da me stesso a tutta forza, nel vento. Sentivo di essere morto e, insieme, che era uno sbaglio credere di essere morto. Poi, un tornare a galla, ma invece di risentire mi sentivo sdrucciolare all’ indietro. Respiravo, e , mi trovai disteso sulla schiena, su un terreno sconvolto...”.
Alcuni soggetti sostengono di aver elaborato una tecnica per guidare il “viaggio astrale”, simile a quella impiegata per i cosiddetti “sogni lucidi”, nei quali il soggetto è cosciente e consapevole che sta sognando. Grazie a questa tecnica si potrebbe “pilotare” le situazioni e le circostanze oniriche, e proprio in questa situazione si manifesterebbero anche molti esperienze di OBE. Il periodo migliore è quello immediatamente precedente al sonno vero e proprio (stato di dormiveglia), quando si affacciano alla mente immagini chiamate “ipnagogiche”… ma anche quando il controllo cosciente appare indebolito, tanto da aver fatto sospettare che molti viaggi astrali siano invece normali esperienze oniriche. Nel 1953 venne pubblicato un documento che raccoglieva più di 500 casi di “separazione dal corpo fisico”. Recenti studi statistici, condotti in diverse aree geografiche hanno indicato che varia dal 10 al 25% la percentuale della popolazione mondiale che afferma di aver vissuto esperienze caratterizzate da una netta sensazione di “distanza” dal corpo e da un’ estensione del potere percettivo. I cultori della parapsicologia sostengono che si tratti di veri e propri “viaggi” al di fuori del corpo, di una reale separazione della parte “sottile” della personalità dalla parte fisica, e pertanto a sostegno di questa tesi testimonianze di persone, che, in forma astrale, si sarebbero recate in posti che non conoscevano, descrivendoli poi esattamente. Non esistono però conferme oggettive di queste testimonianze, e gli psicologi ritengono che si tratti piuttosto di immersioni nel profondo provocate da autoipnosi, dissociazioni mentali o stati alterati di conoscenza derivati dall’ assunzione di sostanze psicotrope (droghe e allucinogeni). Karl Jansen, un neurologo inglese, ha dimostrato, inoltre, che si può provare l’ impressione di trovarsi al di fuori del corpo, semplicemente ingerendo chetamina, una sostanza presente per natura nel nostro cervello.
Questa ultima affermazione, fatta da Karl Jansen, non spiega come mai le persone che hanno vissuto un’ esperienza di OBE si sarebbero recate in posti che non conoscevano, descrivendoli poi esattamente, come gia citato sopra.
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