3x03 Alone in the Dark, di Elerel, Fenice, Sitonkia, Rosmarlin

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Fenice158
view post Posted on 6/11/2007, 11:32




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SCENA 1

Tutto è pronto. Non mi resta che gettare l’amo e aspettare. Nell’oscurità che mi avvolge sento il potere crescere ed espandersi, è il momento. La mia occasione è infine giunta.
Il cellulare squilla, “Pronto?” finalmente una voce maschile risponde.
“Dean Winchester? Sono un’amica di John.”
“Cosa? Non capisco, il segnale è disturbato” percepisco la confusione nella sua voce.
“Dean Winchester?” ripeto.
“Dean Winchester. Sì sono io”
“Sono un’amica di John”
“Un’amica di John? Mio padre?”
Mi trattengo dal ridere, è fin troppo facile. “Sì, ho bisogno del tuo aiuto.”
“Hai bisogno del mio aiuto?”
È il momento, “Augusta, Missouri” con questo termino la chiamata. Il pesciolino ha abboccato.
L’attesa non è mai stata così dolce. Quando arriverete qui non troverete nulla ad attendervi, tranne la vostra fine.









“Sveglia bell’addormentata!” la voce beffarda di Dean riscosse Sam, niente era più soporifero di un monotono paesaggio da guardare per ore consecutive senza nulla di meglio da fare.
“Siamo arrivati?” chiese con la voce ancora impastata.
“Eh, già!” rispose Dean.
Sam si guardò intorno, sbattendo le palpebre per scacciare la sonnolenza, Dean aveva accostato davanti al primo ristorante economico che aveva incontrato e, a giudicare da una prima occhiata, probabilmente anche l’unico. La strada su sui si trovano era chiaramente la via principale di Augusta e apparentemente attraversava tutta la cittadina.
“Main Street” lesse Sam sul cartello.
“Che fantasia…” borbottò Dean in risposta, “Mangiamo qualcosa? Sto morendo di fame…” aggiunse subito.
Sam acconsentì con un cenno del capo ed entrarono nel ristorante, il locale era quasi vuoto fatta eccezione per un anziano signore seduto al bancone, intento in chiacchiere con quella che sembrava la padrona del locale, una donna sulla quarantina alta e piuttosto in carne che portava i lunghi capelli biondi legati in una coda bassa, e un paio di uomini seduti ad un tavolo nell’angolo più lontano dalla porta. Una cameriera dai capelli corvini aveva appena servito loro due piatti ben forniti di salsicce e patatine fritte. Sam e Dean adocchiarono un tavolo davanti alla vetrina che si affacciava su Main Street e vi si diressero, sedendosi l’uno di fronte all’altro sulle poltrone di pelle marrone ormai opacizzata dall’usura, da uno strappo sull’angolo alla destra di Sam spiccava il giallo dell’imbottitura. Sul tavolo verde pallido erano poggiati due menù, Dean ne afferrò subito uno e vi si immerse in cerca di qualcosa di suo gusto. Sam fissò lo sguardo fuori della vetrina, nonostante fosse pieno giorno notò che non c’era molto movimento in città, alcuni negozi erano chiusi e in strada si vedevano pochissime persone, Sam notò un paio di anziane signore sedute fuori davanti ad un piccolo bar. Quando una macchina solitaria passò davanti al ristorante Sam si chiese quanti fossero gli abitanti, pochi sicuramente. La voce di Dean lo richiamò nuovamente alla realtà.
“Allora… Katie” disse Dean alla cameriera dai capelli corvini leggendo il nome sulla targhetta al petto e sorridendole “Vorrei un doppio cheeseburger con patatine e… avete delle torte?” chiese speranzoso.
Sam emise un buffo grugnito, a metà tra una risata soffocata e un sospiro. Dean lo fissò con le sopracciglia inarcate. “Cosa c’è?”
“Niente, niente” rispose Sam, agitando una mano. Dean rivolse di nuovo la sua attenzione alla cameriera.
“Abbiamo torta di mirtilli e torta di mele”
“Perfetto, la classica torta di mele, grazie!” disse senza nascondere un enorme sorriso soddisfatto.
“E per te?” chiese Katie rivolgendosi a Sam.
Sam non aveva ancora aperto il menù, esitò un istante poi disse “Lo stesso, grazie!”
“Bene,dovrete avere solo un po’ di pazienza, abbiamo qualche problema per via della corrente…”
“La corrente?” chiese Sam perplesso.
“Sì, non c’è luce elettrica”
Essendo pieno giorno non se n’erano accorti ma un’occhiata più attenta confermò le parole di Katie, il juke box nell’angolo era spento e così anche l’orologio digitale appeso al muro.
“Come mai?” chiese Dean.
“Un guasto…” rispose Katie.
“Katie! Porta le ordinazioni in cucina!” la richiamò la proprietaria del locale.
Quando Katie si allontanò Sam si rivolse a Dean “Allora, ti ricordi cosa ti aveva detto quella donna al telefono?”
“Non mi ha detto molto, in più la linea era molto disturbata, ho capito a malapena che era un’amica di papà e poi ha nominato Augusta ed eccoci qui”
“Non ti ha detto il suo nome?”
“No, ha attaccato subito” rispose Dean increspando l’angolo della bocca con disappunto alla carenza di informazioni.
“Fantastico, non abbiamo un nome e non abbiamo un caso! Ho fatto delle ricerche e non ho trovato nulla di strano che possa far pensare a qualcosa di soprannaturale, sei sicuro che fosse questa la cittadina?” chiese Sam, cercando di contenere la sua frustrazione.
“La linea era disturbata te l’ho detto, ma penso di aver capito bene”
“Hai il numero in memoria? Perché non provi a richiamarla? Almeno ci dirà a cosa le serve il nostro aiuto”
“Credo di sì, aspetta…” Dean infilò una mano nella tasca interna della giacca e ne estrasse il cellulare, rapidamente selezionò la chiamata in questione e si portò il cellulare all’orecchio, in attesa. “Il numero da lei chiamato è inesistente” lo informò dopo pochi secondi una voce registrata.
Dean sbuffò, “Dice che il numero è inesistente!”
“Com’è possibile?” chiese Sam stupito.
Dean scrollò le spalle, non ne aveva idea. In quel momento Katie ritornò con le loro ordinazioni. Mangiarono discutendo sul da farsi, decisero di dare un’occhiata in giro e fermarsi almeno per la notte.
“Katie, ci puoi indicare un motel dove passare la notte?” chiese Dean alla cameriera mentre pagavano il conto.
“Sulla Walnut Street c’è un bed & breakfast molto carino, si chiama Edelweiss Guest House”.
Sam e Dean stavano per congedarsi quando la porta del locale si spalancò ed entrarono due poliziotti che si diressero immediatamente al tavolo in fondo al locale.
“È arrivata la cavalleria!” bisbigliò Dean in tono scherzoso.
“Fred Tiernan, ti dichiaro in arresto” disse uno dei poliziotti tirando fuori le manette.
“Cosa?!NO!” esclamò l’uomo di nome Fred “Non ho fatto nulla! Di cosa mi accusate?!”
“Non fare finta di niente Fred, sai benissimo di cosa si tratta” rispose l’altro poliziotto “Ora non fare storie e vieni con noi!” concluse bloccando Fred in modo che il collega potesse ammanettarlo.
Uscirono trascinando Fred, che continuava a protestare la sua innocenza. Sam e Dean notarono con sorpresa che il suo amico non aveva detto una parola e quando se ne furono andati riprese a consumare il suo pranzo.
“Hai idea di cosa sia accusato?” chiese Sam a Katie.
“No” rispose Katie improvvisamente scura in volto “Scusatemi ora ho da fare” disse e sparì nel retro del locale.


Sam e Dean risalirono in macchina e prima di dirigersi al bed & breakfast decisero di fare un giro della città per vedere se notavano qualcosa di strano. Tutto sembrava tranquillo, la cittadina era decisamente poco popolata ma quello non era certo un evento soprannaturale, l’unica particolarità era che, a quanto sembrava, tutta la cittadina era senza elettricità, ma non avevano ottenuto spiegazione migliore di un guasto. Giunsero infine al bed & breakfast, un bell’edificio antico ma tenuto in ottime condizioni, completamente bianco e circondato da un bel patio. Sam e Dean entrarono e si sentirono immediatamente fuori posto, loro stanchi e sgualciti dal viaggio nel bell’ingresso elegante. Le pareti erano dipinte di un delicato color crema, il pavimento di parquet lucido scricchiolava sotto i loro passi, aggirarono un tavolo rotondo finemente intagliato su cui troneggiava un grande vaso di fiori freschi sistemato su un centrino fittamente lavorato e si avvicinarono al banco della reception, di un bel legno di ciliegio su cui era posato un lucido campanello d’ottone. Dean suonò e furono rapidamente raggiunti da una donna sui trent’anni, dai lunghi capelli castani lisci, vestita di un tailleur blu.
“Buonasera, sono Fran” li salutò la donna “Come posso aiutarvi?”
“Vorremmo una stanza per la notte” rispose Dean.
“Desiderate magari una suite?” chiese Fran passando lo sguardo dall’uno all’altro.
Sam e Dean sgranarono gli occhi e si scambiarono un’occhiata chiaramente frustrati, “No, solo una stanza con due letti singoli grazie…” rispose Dean, guardando la donna come se fosse un’aliena.
“Oh” Fran arrossì lievemente realizzando la sua gaffe “Certo, scusatemi.” Si voltò in cerca di una chiave, “Ecco, la stanza 17” disse porgendo la chiave a Dean che nel frattempo aveva tirato fuori documenti e carta di credito falsi. Ringraziarono e si diressero alla loro camera.
Quando aprirono la porta entrambi rimasero a bocca aperta, sconvolti. Le pareti della stanza erano dipinte di cremisi, le porte e le rifiniture di legno erano di un bel bianco che spiccava in contrasto con i muri, i due letti gemelli avevano le testate di ferro battuto pesantemente lavorate in motivi floreali e dipinte anch'esse di bianco. Copriletti bianchi con stampe di fiori rossi completavano il pesante insieme. Alle pareti erano appesi piattini di ceramica decorati con fiori e gattini, Dean gli rivolse uno sguardo inorridito, i gattini erano quasi inquietanti. L’arredamento era completato dall’armadio e dai comodini completamente bianchi con manigliette d’ottone, su questi ultimi, sistemate su dei centrini, stavano due lampade gemelle con il fusto d’ottone che terminavano in un fiore di ceramica da cui spuntava la lampadina. Sam e Dean si guardarono intorno atterriti.
“Sembra la stanza di una vecchia zitella!” sentenziò Dean rabbrividendo.
 
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Elerel
view post Posted on 11/11/2007, 22:37




questa scena è stata scritta da sitonkia

SCENA 2

La Impala percorreva stranamente lenta le vie di Augusta, indugiando qua e là sul ciglio della strada. L’intera cittadina era immersa nell’oscurità, non un lampione né una finestra illuminati, soltanto i fari dell’auto che proiettavano fasci di luce sull’asfalto nero. La luna giocava a nascondino con delle grosse nubi che minacciavano di guastare il bel tempo.
“Da pazzi..” Commentò Dean incredulo osservando a destra e a manca fuori dal parabrezza.
“Già, mi chiedo come facciano a vivere senza elettricità.” Rispose con lo stesso tono perplesso Sam.
“No, non è per quello..” Rispose l’altro ancora più sconvolto “E’ da pazzi che non ci sia nemmeno un pub dove bersi una birra!”
Sam alzò gli occhi al cielo senza replicare, ormai aveva smesso di fare caso all’enorme quantità di sciocchezze che uscivano dalla bocca di Dean ed anzi cominciava ad apprezzarne l’ironia ora che non dava più per scontata la presenza del fratello.
Svoltarono ad un incrocio, davanti a loro ancora unicamente tenebre. Sbuffando irrequieto Sam si sistemò sul sedile. Stavano solamente perdendo tempo, preziosissimo tempo che avrebbero potuto impiegare costruttivamente.
“Torniamo al bed & breakfast.”
“Non ci penso neanche.” Gli occhi del fratello maggiore erano fissi sui lati della strada.
“Dean, è uno spreco di tempo, senza elettricità non possono tenere aperti né pub né ristoranti né niente…torniamo indietro.”
L’altro ci mise qualche istante a rispondere come per sottolineare che era troppo concentrato nel sondare la cittadina intorno a loro piuttosto che ascoltare le noiose lamentele di Sam.
“Non ho guidato fin qui per tornarmene a mani vuote.”
“Invece è proprio quello che faremo continuando a vagare in questo modo. A quanto abbiamo potuto notare non c’è assolutamente nulla in questa città.”
Dean gli rivolse uno sorriso furbetto.
“L’unico modo per esserne sicuri è trovare un bar e chiedere informazioni.”
“Oh, quindi ora non ti interessa più la birra.” Rispose sarcastico Sam.
Dean fece spallucce mentre sporgeva innocentemente il labbro inferiore, dopodiché tornò a concentrarsi sulla ricerca.
“Dean, guarda.” A pochi metri di distanza una vecchia casa in stile vittoriano aveva attirato l’attenzione di Sam: il portico era illuminato da una serie di piccole candele cilindriche, dalle finestre si irradiava nel cortile una debole luce danzante ed una musica sempre più intensa man mano che la Impala si avvicinava. Sul ciglio della strada c’era un’insegna spenta che avvertiva “Augusta Brewing – Bar & Tavola Calda”.
La bocca di Dean si allargò in un sorriso compiaciuto, gli occhi brillavano immaginando già il boccale pieno che l’attendeva. Senza dire una parola i due ragazzi scesero dall’auto parcheggiata rapidamente sul ciglio della strada e percorsero il vialetto che conduceva all’ingresso del locale.
Sam osservò che il portico, il cui perimetro era percorso interamente da candele, ricordava sinistramente lo scenario di un rito esoterico. Scacciando il pensiero, seguì il fratello all’interno del locale. La musica li investì con una forza inaspettata non appena varcarono la soglia, due uomini vestiti entrambi di una salopette azzurrina abbinata ad una camicia a scacchi rossa e bianca suonavano dal vivo violino e batteria intonando una vivace melodia folk. Vi era un’unica stanza rettangolare dotata di enormi finestre sul lato che costituiva la facciata dell’edificio, delle vecchie lampade a olio appese alle pareti riportavano in vita i colori inghiottiti dal nero della notte.
Camminando a ritmo di musica Dean raggiunse uno dei tanti tavoli liberi e si mise a studiare il menù, mentre Sam ammirava stupito l’arredamento. La carta da parati ripeteva un motivo floreale quasi del tutto sbiadito e comunque coperto da un’infinità di foto ingiallite dal tempo che ritraevano una fiorente cittadina piena di visi sorridenti, fiere commerciali, antichi carri, bambini intenti a giocare con giocattoli fatti in casa..
“Belle, vero?” Chiese una voce rauca alle sue spalle.
Sam si voltò posando lo sguardo su un uomo di mezza età, il viso più rotondo che avesse mai visto, due folti baffi brizzolati ed una penna in mano. Dal grembiule che portava allacciato in vita Sam intuì che dovesse trattarsi dell’oste.
“Molto. Sono così tante..!Tutte di Augusta?”
“Tutte quante.”
L’uomo sorrise notando la meraviglia nel tono del ragazzo. Rimase in silenzio per qualche istante scorrendo con occhi malinconici le numerose foto, ma si riscosse presto.
“Allora, siete qui di passaggio?”
“Sì, un’amica ci ha invitati qui.”
“Oh, come si chiama? Se è di qui la conosco sicuramente.”
Sam esitò.
“Beh, in realtà è un’amica di nostro padre, John Winchester, l’ha mai sentito nominare?”
Dopo un’attenta riflessione l’oste scosse la testa.
“Mi spiace, non conosco nessuno con quel nome.”
“Nessuna donna che sia passata di qui recentemente?”
“No, siete i primi forestieri nelle ultime tre settimane, di questo periodo non si incontrano molti turisti.”
Il fratello più giovane assunse un espressione che significava chiaramente “Te l’avevo detto”, ma Dean finse di non accorgersene e cambiò discorso. Al momento non gli interessava nulla dell’amica di papà, voleva solo ordinare da bere.
“Ci può portare due bicchieri di Pinot Grigio?”
L’uomo sembrò colpito.
“Siete degli intenditori?”
“Soltanto io.” Sussurrò Dean al cameriere mentre Sam lo squadrava alzando un sopracciglio.
L’omaccione calvo si allontanò dal loro tavolo per andare a servire altri clienti.
“Seriamente, Dean…vino?”
L’altro sorrise sufficiente.
“Non sono mica grezzo come te, sempre dietro a scolare birra.”
Sam roteò gli occhi cercando di apparire il più seccato possibile, mentre Dean continuava a fissarlo facendo facce via via più ridicole per costringerlo a ridere delle sue buffonate. Cedere significava incitare Dean a fare il pagliaccio, l’ultima cosa di cui aveva bisogno.
Dovette voltare il viso per concentrarsi su un altro oggetto.


Dovette voltare il viso per concentrarsi su un altro oggetto. Il bancone, Oh, molto interessante! cercò di convincersi il ragazzo.
“Che fai? Mi ignori? Guardami Sammy!”
Ignorando la sensazione di trovarsi di fronte ad un bambino, continuò a scandire la stanza alla ricerca di una qualsiasi distrazione. Tre sedie vuote..il pavimento appiccicoso..degli stivaletti da motociclista, Non posso credere che ci sia qualcun altro oltre Dean che indossa quegli obbrobri! ..jeans scoloriti sulle ginocchia piegate..una vecchia giacca a vento verde marcio con grandi tasconi, Almeno si è risparmiato la giacca in pelle...una mandibola squadrata e pronunciata, velata da una barba vecchia di pochi giorni, occhi scuri e sfuggenti che si perdevano sotto una frangia riccia e poco curata..
Sam fissò attentamente la persona seduta sola ad un tavolo sull’altro lato della sala: sorseggiava una birra lanciando continuamente occhiate nervose alla porta di ingresso del locale. Era quasi sicuro di riconoscere quell’uomo, gli serviva soltanto una conferma. Mentre lo strano tipo portava il boccale alla bocca scoprendosi il polso, Sam aguzzò la vista e notò un braccialetto di pelle arrossata. E’ lui.
“Dean, guarda chi c’è.” Raddrizzò il busto e tornò a guardare negli occhi il fratello. Ma se ne pentì subito.
“Che?” Chiese Dean distratto intanto che le due strisce di senape che univano narici a bocca gli stavano colando sul mento. Sam rimase senza parole, lo fissò a bocca aperta mentre ripeteva tra sé chi dei due era il maggiore.
“Quanto sei stupido..!” Mormorò massaggiandosi la fronte con tre dita. Per tutta risposta l’altro ridacchiò soddisfatto e si pulì prima di imbrattarsi i vestiti. “Guarda quel tizio seduto là” Indicò la direzione “Ti ricorda qualcuno?”
Socchiudendo gli occhi Dean mise a fuoco l’uomo, assunse un’espressione accigliata che poi rivolse a Sam.
“E’ il tipo che abbiamo visto oggi mentre veniva arrestato!”
Sam annuì.
“Fred Tiernan, ed è già fuori di galera, mi sembra strano.”
“Beh, non è così impossibile, si vede che non aveva commesso alcun reato grave.”
“Di solito la polizia non trascina via una persona a quel modo, senza alcuna spiegazione e con tutta una squadra di agenti, se l’arrestato non è al centro di un indagine importante.”
“E ciò significa che il nostro amico ha fatto qualcosa di più che rubare un pacchetto di caramelle.”
“Ma la domanda è, perché non è in gattabuia ora?”
I due si scambiarono uno sguardo di intesa ed alzandosi simultaneamente si diressero verso l’uomo. Vedendoli arrivare si raddrizzò sulla sedia, i suoi lineamenti si contrassero esprimendo una sorpresa mista a ciò che a Sam parve paura.
“Salve” Salutò cordiale Dean “Siamo nuovi di qui, vorremmo qualche informazione sulla città, sa..sui servizi che offre Augusta e lei mi pare uno del posto.”
“Hem..sì.” Rispose timidamente lo sconosciuto mentre il suo sguardo schizzava a destra e a manca, come se cercasse una via di fuga.
I fratelli si sedettero al tavolo.
“Ho sentito che questo è un posto tranquillo dove vivere, lontano dalle città, dal traffico, dallo stress, l’ideale per trascorrere una vacanza rilassante.”
L’altro scoppiò in una risatina convulsa.
“Vacanza rilassante..” Ripetè ridacchiando “L’hanno informata male.” Gli occhi scuri non si fermavano mai su un oggetto per più di due secondi.
“Che volete dire?” Intervenne Sam.
“..niente.”
“Mi hanno anche detto che qui la percentuale di criminalità e talmente bassa da rendere questo posto uno dei più sicuri d’America.” Disse Dean aspettando la reazione dell’interlocutore.
“..non…sì, forse, perché...perchè lo chiedete a me?” Il suo tono si era fatto sospettoso.
“Chi meglio di un cittadino può fornirci questa informazione?” Sorrise falso Dean “E poi, lei dovrebbe saperlo bene dato che stamattina l’hanno arrestata.”
Irrigidendosi improvvisamente l’uomo prese a farfugliare parole incomprensibili, diventò pallido e gocce di sudore freddo gli imperlarono la fronte.
“Devo andare.” Disse infine e prima che Dean potesse fermarlo lo strano individuo si era dileguato. “Mah..” Mormorò confuso il ragazzo prima di tornare al proprio posto in attesa di essere servito “Inquietante.”
“Già” Commentò Sam “ma non sovrannaturale.”
Il fratello fece spallucce.
“Dean, cavolo, stiamo perdendo tempo in questo posto, dovremmo chiedere a Ellen se ha mai sentito parlare dell’amica di papà, è chiaro che qui non c’è nulla per noi.”
Battendo ritmicamente i polpastrelli sulla superficie del tavolo Dean sbuffò, non voleva ammetterlo ma Sam aveva completamente ragione.
“Domani facciamo un altro giro e se non troviamo nulla ce ne andiamo, ok?” Concesse dopo un buon minuto di silenzio. Sam ringraziò il cielo per aver instillato nel fratello un minimo di buon senso.
“Ok.” Sospirò più rilassato. Si ritrasse mentre il cameriere baffuto appoggiava i due calici di vino. Alzò il bicchiere per brindare e notò oltre le spalle di Dean, seduta vicino a i musicisti, una ragazza particolarmente carina. Sola.
Un sorrisetto furbo comparve sulla bocca di Sam, si scusò con Dean togliendogli di mano il calice di vino prima che lo portasse alle labbra e si avvicinò alla preda solitaria.
E’ ora di divertirsi un po’.

Il mondo doveva essergli collassato addosso, compresso, esploso e di nuovo tormentato da milioni di piccoli martelli che picchiavano costantemente sui detriti polverizzandoli, un rombo sconosciuto aveva preso il posto dei suoni, il deserto ardeva ovunque, non c’era acqua, nessuna oasi in vista, nulla.
Sam si svegliò improvvisamente, un mal di testa colossale e una grandissima sete. Si rigirò nelle lenzuola stropicciate aprendo il più possibile gli occhi, ma aveva la sensazione che le sue palpebre non gli obbedissero più perché continuava a vedere nero. Passò più volte la lingua sul palato cercando invano di umidificare la bocca.
“Sammy!” Un’esclamazione di spavento.
Con uno sforzo sovrumano allungò il collo torcendolo per guardare chiunque avesse così fastidiosamente urlato.
Dean. Ovvio.
“Cavolo, sembri uno zombie!”
Sam ebbe la forza di roteare gli occhi dopodiché si lasciò sprofondare nel cuscino riemergendone qualche istante più tardi.
“Come ci sono arrivato qui?” Chiese in un sussurro rauco.
“Eh?” Il tono di Dean era troppo squillante.
“Abbassa il volume. Ho detto, come ci sono arrivato qui? Non mi ricordo niente..”
L’espressione maliziosamente divertita di Dean valse come spiegazione.
“Non dirmelo, ho già capito..” Mormorò il più giovane mettendosi a sedere.
“Oh Sammy, dovevi vederti quando lei ti ha detto che era sposata..che faccia hai fatto!” Rise di gusto attirandosi lo sguardo torvo dell’altro “E’ meglio così comunque, una che prima si fa offrire due bottiglie del vino più pregiato e poi ti da buca non porta niente di buono.”
“Due bottiglie?!” Sam si prese la testa fra le mani lanciando un lamento “Chissà quanto ho speso..”
“80.”
“COSA?! Perché non mi hai fermato?!”
Dean gli sorrise.
“Sammy, pagherei dieci volte tanto solo per vederti ubriaco.”
Jerk, pensò fra sé e sé Sam stropicciandosi gli occhi gonfi.
Per la prima volta notò com’era conciato il fratello: aveva addosso soltanto due asciugamani, uno arrotolato in testa, l’altro gli cingeva i fianchi.
“Stavo facendo la doccia ma non c’era acqua calda.” Spiegò Dean.
“Ciò non significa che devi andare in giro così.”
“Stavo andando a reclamare dalla proprietaria” Girò il pomello della porta. “Che fai, non vieni?”
Sam si domando come avrebbe potuto spiegare che le persone normali non vanno in giro in asciugamano per un albergo, ma decise di lasciar perdere, con Dean era fatica sprecata. Fece segno di no e si lasciò cadere sul materasso.
Il maggiore non esitò, uscì dalla stanza e si diresse a passo sicuro verso la reception. Stava già pregustando lo sguardo affascinato della donna che li aveva accolti il giorno precedente non appena l’avesse visto, quando un uomo gli tagliò la strada facendogli quasi perdere l’asciugamano legato ai fianchi.
“Hey, stai attento a do—“ Si interruppe non appena la misteriosa persona si voltò “Oh, buongiorno agente.” Sulla giacca blu era appuntato un distintivo.
“Lei è un cliente?”
“Sì, perché? C’è qualche problema?”
Un vociare concitato proveniva dal piano inferiore. Prima che il poliziotto potesse rispondere un tizio vestito di una tuta bianca spalancò una porta vicina alla rampa di scale mostrandone il macabro contenuto.
All’interno vi era un coppia di agenti che stava sollevando un cadavere insanguinato per deporlo nell’apposita sacca nera. Dean riuscì a distinguere chiaramente due profondi tagli su entrambi gli avambracci del morto prima che l’agente che aveva di fronte urlasse ai colleghi di chiudere la porta.
“Cos’è successo?”
“Niente di cui debba preoccuparsi, prego, ritorni nella sua stanza. In meno di un’ora avremo finito qui.”
Dean aggrottò le sopracciglia.
“Non intendete interrogarmi?”
Questa volta fu il poliziotto a guardarlo sorpreso.
“Ha qualcosa da confessare per caso?”
Che ne è della procedura standard per cui quando si trova un morto si cerca il responsabile?
“Ahm..no, chiedevo. Sapete già chi è stato?”
“Sì, la vittima stessa.”
Come fa ad essere tanto sicuro che si tratti di suicidio?
“E quando è stato scoperto il cadavere?”
“Qualche ora fa. Signore, questi comunque non sono affari che la riguardano, per favore, torni alla sua stanza.” Ripetè ostile il pubblico ufficiale.
Il ragazzo capì di non poter cavare alcuna ulteriore novità dall’uomo, si congedò con un cenno della testa e si affrettò a rientrare nella camera 17 dove il fratello si era appena alzato.
“Sammy…qui c’è decisamente qualcosa che non va.”

Il morto si chiamava Tom ed abitava con la sorella Lily ai confini della cittadina dove coltivava un piccolo appezzamento di terreno.
“Tutto qui?”
“Tutto qui” Annuì sospirando Sam “E’ incredibile, rispondevano alle mie domande con monosillabi.”
“Hm” Dean rimontò il caricatore della pistola dopo averlo accuratamente pulito e ricaricato “Hai detto che questo Tom viveva con la sorella, hai parlato con lei?”
“Macchè” Sbottò l’altro lasciandosi sprofondare nella vecchia poltrona rosa scuro “Quando mi sono presentato come un vecchia conoscenza di Tom mi ha praticamente aggredito accusandomi di non aver mai aiutato suo fratello nonostante fossi un amico...degli agenti hanno dovuto calmarla.”
Dean ridacchiò.
“Non hai proprio fortuna con le donne in questa città, eh?”
Sam lo fulminò con lo sguardo.
“Puoi, per favore, smetterla con le stronz—“ Dovette interrompersi.
Qualcuno aveva bussato alla porta.
I due si scambiarono uno sguardo e senza dire altro Dean nascose nella cintura la pistola, pronto ad estrarla in ogni momento, Sam aprì cautamente la porta. Non nascose la sorpresa nel vedere Lily a pochi passi da lui sorridergli timidamente.
 
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Elerel
view post Posted on 19/11/2007, 17:05




SCENA 3

I ragazzi si accorsero della presenza della donna e immediatamente smisero di parlare. Si scambiarono uno sguardo perplesso e subito tornarono a guardare la donna che nel frattempo non si era mossa né aveva manifestato alcuna intenzione di voler iniziare la conversazione.
“Ehm...” iniziò Dean “possiamo esserle d’aiuto?”
“Io... Io ti ho seguito...” disse Lily rivolta a Sam “forse non avrei dovuto... perdonami”.
Lily fece per andarsene ma Sam la prese rapidamente per mano per fermarla.
“No! Ascolta! Se puoi dirci qualcosa di quello che sta succedendo... qualsiasi cosa... parla. Noi possiamo esserti d’aiuto, credimi. Siamo qui apposta”.
“Ecco... i soliti occhi da cucciolo” pensò Dean tra sé e sé “ora la donna non potrà più dirgli di no”.
“Vieni Lily, accomodati” Sam fece entrare Lily nella stanza e le fece segno di sedersi sul divano di fronte al letto. La stanza era in penombra, illuminata solo da qualche candela posata sul tavolo e sul davanzale della finestra.
Dean si sedette su una delle sedie accanto alla scrivania, dall’altro lato della stanza. Sam prese una sedia e si posizionò proprio di fronte a Lily.
Lily sospirò, come per prendere coraggio, ed iniziò il suo racconto.
“Questo paese è molto cambiato” iniziò Lily cercando con lo sguardo Sam “sta succedendo qualcosa... non so che cosa. Mio fratello si è suicidato... così dicono. Ma lui non era il tipo, amava la vita, aveva una ragazza e si dovevano anche sposare. Non aveva alcun motivo per morire! Era anche molto religioso, non l’avrebbe mai fatto! Non può essere stato lui. Qualcuno deve averlo spinto a farlo... o deve avere inscenato il suo suicidio!” Lily scoppiò a piangere disperata.
Sam si alzò e le posò una mano sulla spalla per cercare di consolarla.
“Lily, hai notato altri strani avvenimenti per la cittadina?” disse Dean
Lily alzò lo sguardo e si voltò verso Dean “sì... tutti l’hanno notato... succedono cose strane... ve l’ho detto. Oggi hanno arrestato Fred, ma lui non avrebbe mai fatto male ad una mosca! E’ come se tutti fossero posseduti, non so come spiegarlo, nessuno parla di quel che succede... la gente si comporta in modo strano e poi tace e finge che non sia successo niente. Anche questo blackout... dura ormai da diversi giorni e nessuno sa porvi rimedio. Ora che ci penso è iniziato proprio con i primi avvenimenti fuori dall’ordinario” Lily riprese a piangere e Sam le offrì un fazzoletto.
“Ora scusatemi... ho abusato della vostra pazienza. Spero di esservi stata utile e di avervi aiutato a capire cosa succede”. disse Lily alzandosi e dirigendosi verso la porta.
“Grazie Lily” dissero i fratelli all’unisono e l’accompagnarono alla porta.

“Dean, pensi che si tratti di possessione?” disse Sam rivolgendosi al fratello.
“non credo Sammy, c’è qualcos’altro in questa cittadina che ci sfugge. Non penso si tratti di semplice possessione” Dean afferrò un pacco di M&M’s e si buttò sul suo letto, ancora vestito.
“Hai sentito cosa ha detto? Pare che il blackout sia iniziato durante i primi avvenimenti... pensi ci sia una relazione?”
“Può darsi Sammy. Magari dovremmo fare qualche ricerca. Domani mattina per prima cosa contattiamo l’Impresa che si occupa dell’energia elettrica e vediamo cosa sanno dirci al riguardo.” rispose Dean quando il suo sguardo venne catturato da un’ombra alla finestra.
“Tutto bene?” disse Sam.
“sìsì... mi era sembrato di vedere qualcuno... sarà colpa di questo buio continuo in cui siamo piombati da quando ci troviamo qui. Ora andiamo a dormire, tanto non c’è altro da fare con questo dannato blackout!” sbuffò Dean e, posato il pacchetto di M&M’s, si stese nuovamente e chiuse gli occhi.
“non pensi che prima dovresti cambiarti?” replicò Sam, ma Dean si era già addormentato.

Il giorno dopo Dean e Sam si svegliarono molto presto con l’intenzione di andare ad indagare a fondo sul blackout.
“Allora Sammy, non abbiamo molto tempo prima della notte, conviene dividerci. Io andrò ad indagare sul blackout, tu vai a parlare con Fred e vediamo se è maggiormente intenzionato a parlare”
“perchè devo andare IO a parlare con Fred??? Già abbiamo provato e sappiamo benissimo che non sarà facile!” replicò Sam infastidito.
“perchè io sono il fratello maggiore e tu ci sai fare di più con la gente. Come potrà resistere al tuo sguardo da cucciolo sperduto?” disse Dean ridacchiando e tirando a Sam un cuscino.
“sì certo, sei sempre il fratello maggiore quando ti conviene. Diamoci un appuntamento... direi tra 2 ore al bar accanto al motel”. rispose Sam rassegnato.
“va bene Samantha, e mi raccomando, usa il tuo sguardo accattivante con lui!” detto ciò Dean uscì dalla stanza e si avviò verso la centrale elettrica.

Sam finì di prepararsi e poi uscì dalla stanza. Guardò le candele ormai consumate e pensò che fosse il caso di andare ad acquistarne altre. “chissà quanto durerà ancora questo blackout” disse tra sé e sé Sam mentre camminava verso il negozio più vicino.
Improvvisamente sentì il rumore di un clacson, subito dopo sentì un forte boato e si voltò in direzione del suono. Vide del fumo che proveniva da una delle strade limitrofe e si avvicinò per accertarsi di quel che era successo.
Sul lato destro della strada si trovava una macchina rovesciata avvolta dalle fiamme, a diversi metri di distanza il corpo di un uomo. Tutto intorno sangue. Le persone che avevano assistito all’incidente stavano accorrendo per dare i primi soccorsi.
“Cosa è successo?” chiese Sam ad un passante
“Quella macchina stava sfrecciando per questa strada, quando all’improvviso quel ragazzo si è lanciato esattamente nella sua traiettoria. La macchina andava troppo velocemente per poterlo evitare... l’ha preso in pieno e poi è andata a sbattere contro quell’altra auto e si è ribaltata... brutta storia ragazzo” disse l’uomo e si avviò verso la zona dell’incidente.
Sam accelerò il passo e si diresse verso la sagoma per terra. Iniziava a riconoscerne le fattezze, ma non poteva credere a quello che stava vedendo: si trattava di Dean.
“Oh mio Dio!” Sam si lanciò verso il corpo del fratello.
“AIUTO! QUALCUNO CHIAMI UN’AMBULANZA!!!”

Dean chiusa la porta della stanza si avviò verso la centrale elettrica. Tutta questa storia non gli piaceva per niente. Il racconto di Lily faceva acqua da tutte le parti e l’atteggiamento di Fred non lo aveva convinto. Lily, inoltre, aveva parlato di altri avvenimenti strani, eppure tutti erano silenziosi, c’era una strana omertà in giro, senza contare che non c’erano bambini in questa strana cittadina.
A giudicare dal numero di case, la città doveva essere molto più popolata normalmente di quanto non lo fosse adesso.
La strada fino alla centrale elettrica era praticamente deserta, il blackout stava incidendo sulla vita generale della cittadina. Ormai si stava trasformando in una città fantasma.
Dean raggiunse la centrale ed entrò senza difficoltà. Era una giornata uggiosa “proprio il clima adatto a questa ridente cittadina” pensò Dean e proseguì salendo le scale alla ricerca di anime vive all’interno della centrale, che potessero rispondere alle sue domande.
Un colpo di pistola fece trasalire Dean che istintivamente si gettò dietro un muretto. Dean prese la sua pistola e, restando in posizione seduta, poggiò le spalle contro il muretto.
“EHI!” urlò Dean affacciandosi prudentemente dal muretto.
Quel che vide lo sconvolse. Di fronte a lui, dall’altra parte del muretto, pistola spianata, c’era Sam.
Sam continuò a sparare, senza nemmeno curarsi di prendere bene la mira. Dean era immobile, non sapeva come reagire a quella vista inaspettata.
Dean vide alla sua destra una porta aperta e con un balzo si lanciò verso quella che pensava fosse la sua unica fonte di salvezza. I proiettili sparati da Sam continuavano a mancarlo, ma Dean sapeva che era meglio non sfidare troppo la fortuna.
Entrato nell’altra stanza cercò subito un riparo. Sam entrò subito dopo nella stanza. Respirava affannosamente con la bocca. Il braccio destro era alzato ed impugnava la pistola. Le dita erano bianche, tanto la teneva con forza. “Maledetto vieni fuori!!! Lo so che sei qui dentro!!! Ti ucciderò bastardo! E’ solo colpa tua se papà è morto!” urlò Sam a squarciagola.
Dean rimase in silenzio, ferito da quando stava ascoltando. Non si sarebbe mai aspettato che suo fratello tirasse fuori quella storia dopo oltre un anno di distanza.
“Allora??? Vieni fuori! Ti eliminerò e farò quel che avrei dovuto fare già da tempo! Non meriti di vivere! Papà! Ash! sono tutti morti per colpa tua! Sei una piaga Dean e l’unico modo per fare giustizia è ucciderti!”
Dean era quasi con le lacrime agli occhi. Le parole urlate con tanta cattiveria dal fratello erano, probabilmente, la cosa che più lo avrebbe ferito a questo mondo. Fattosi coraggio, alzò nuovamente lo sguardo ma Sam era sparito. Lentamente si alzò alla ricerca del fratello, ma non ne vide più alcuna traccia.
“santo cielo ma che diavolo sta succedendo????” pensò Dean e decise di avviarsi alla ricerca di Sam.
 
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rosmarlin
view post Posted on 25/11/2007, 19:29




SCENA 4- FINALE

Sam si trovava in ginocchio per terra che teneva tra le proprie braccia il fratello, ormai le lacrime avevano vinto “Allora avete chiamato l’ambulanza!”, urlò alla folla che si era formata intorno a loro. “L’ho chiamata due minuti fa” disse lo stesso uomo che prima aveva detto a Sam quello che stava succedendo, “hanno detto che arriverano il prima possibile, ma che comunque dobbiamo anche considerare il ritardo che ci sarà a causa del blackout”

‘Certo!, il blackout’ pensò Sam, non doveva dimenticare che nonostante tutto quello che era successo qui c’era sotto qualcosa di sopranaturale… “Qualcuno può spiegarmi come mai si è messo in mezzo alla traiettoria della macchina?” chiese alla folla, non poteva credere che sul serio Dean avesse fatto qualcosa di cosi folle senza una logica spiegazione, era vero che Dean sembrava essere la reincarnazione di qualunque imperatore folle del passato, ma Sam sapeva che anche Dean possedeva un minimo di senso comune…

“È stato tutto cosi all’improvviso” disse una vecchia signora “Il ragazzo è uscito dal nulla e semplicemente si è fermato in mezzo alla strada alzando le braccia come se con le sue stesse forze fosse capace di fermare la macchina”.

“Ma sei pazzo?!” chiese a Dean, come se lo stessero chiamando in quel preciso momento, Dean aprì gli occhi, ed inizio a tossire, Sam pensò che molto probabilmente tossiva a causa del dolore molto forte che in quel momento provava. “Sammy” disse Dean con una respirazione molto affannata, “Dean, resta fermo, non ti devi faticare, l’ambulanza arriva tra poco” rispose Sammy tra lacrime, sapeva che prima o poi sarebbe arrivato questo momento, ma non era lo stesso preparato, non poteva accettare l’idea di non essere stato in grado di salvare suo fratello, non poteva accettare di perdere l’unica famiglia che gli restava, e tanto meno per colpa sua. “Sai Dean, sei uno sciocco, qual patto non lo dovevi fare!, tu hai tutta una vita davanti a te, e l’hai sprecata tutta per seguire sempre qualcuno, prima papà e poi me! Hai passato metà della tua vita a badare a me…” , Dean fece un sorriso triste “Credimi, ne è valsa la pena, ma ora sono stanco Sammy, sono stanco di questa vita, sono stanco di vivere sempre nel buio, sai credo che in fondo questo è quello che più desideravo, non so esattamente cosa mi ha portato a farlo, ma ti posso assicurare che trovarmi in questo incidente di macchina è stata la cosa più logica che potevo fare, almeno cosi deciso io quando sarà il momento della mia morte”.

‘Ma che cosa sta dicendo?’, pensò Sam, lui sapeva che Dean non avrebbe mai pensato una cosa del genere, nonostante più di una volta in passato aveva espresso il suo desiderio di cambiare vita, lui non avrebbe mai rinunciato alla vita soltanto perche era stanco, ‘forse non è lui’, pensò o quasi sperò, perché se il corpo che si trovava tra le sua braccia era veramente Dean, doveva aspettarsi il peggio, perché era ormai evidente che al ragazzo non restava molto da vivere… “Dean, dimmi una cosa, che cosa ti diceva la mamma prima di metterti al letto?”, Dean guardò Sam come se fosse diventato matto all’improvviso, “Sam, ma sei pazzo?, ti sembra questo il momento di pensare a cose del genere?”, “Solo rispondi alla domanda” disse Sam. Dean ci pensò per un attimo, ormai nel suo sguardo si vedeva la confusione, e magari anche un po’ di paura per la risposta che doveva dare… “Il solito buona notte e ‘sogni d’oro’” rispose Dean.
Sammy non tardò nemmeno due secondi in rispondere, nei suoi occhi si leggeva soltanto rabbia “CHI SEI?!, E CHE COSA HAI FATTO A DEAN?” .
“cosa?” chiese il falso Dean,
“Andiamo sai benissimo che hai sbagliato nella tua ultima risposta, e Dean non avrebbe mai detto qualcosa del genere, lui non avrebbe mai desidera la morte”,
“E tu che ne sai?” chiese il falso Dean “ Se in fondo tu sai benissimo che non conosci al vero Dean, tu non avresti mai pensato che lui fosse capace di fare un patto del genere per salvare la tua vita, e non sai nemmeno come si senti lui rispetto a questo, stavo cercando solo di renderti questo più facile e veloce, tanto è qualcosa che dovrai vivere tra un po’”,
“Non è vero!, io riuscirò a salvare Dean, non perderò anche lui”,
“No, non ci riuscirai e tu lo sai, lui farà la stessa fine che hanno fatto tutti quelli che amavi, tua madre, Jessica, tua padre, ed alla fine anche Dean, anche lui sarà vittima della tua maledizione, perché tutti quelli che si trovano intorno a te muoiono sempre, e la causa sei tu”,
“Non è cosi!” urlò Sam, “Io non permetterò che Dean mi lasci, hai capito?, io non lo permetterò, lui è la mia famiglia, è mio fratello, e se lui è stato capace di cambiare la sua vita in cambio della mia, allora io sarò capace di cambiare il suo destino!”.

A qual punto qualcosa di molto inaspettato successe , il corpo del falso Dean iniziò a svanire letteralmente, come se fosse un trucco di magia… tutto agi occhi della gente curiosa che era rimasta a guardare la scena, ma Sammy non fece caso agli occhi curiosi e stupiti che guardavano lui, in quel momento riusciva solo a pensare che Dean era vivo, e se si trovava nella sua stessa situazione, allora era anche in pericolo, perché ormai aveva capito chi era la creatura con la quale aveva parlato fino a due secondi fa…

Alzandosi ed ignorando la paura nella faccia della gente, iniziò a correre in direzione della centrale elettrica…

………………………………………………………………………………………

Dean si muoveva con molta cautela nella stanza nella quale si trovava, erano passati 5 minuti ed ancora non c’erano tracce di Sam, ma Dean non voleva pensare a quello che era appena successo, non poteva ne credere ai suoi occhi e tanto meno alle sue orecchie… per questo aveva deciso che era meglio se si concentrava al cento per cento a setacciare la centrale cercando qualche indizio utile… quando all’improvviso una mano si posò sulla spalla destra di Dean, questi di girò di corsa, e vide il fratello che gli sorrideva con molto cinismo,
“Cercavi me?” gli chiese, “Non proprio, cercavo Angelina Jolie, ma si vede che mi devo accontentare con te” disse Dean cercando di mantenere la calma, ma soprattutto dimostrare di essere calmo con una della sue battute…
“Sempre il solito Dean” continuò Sam “Non capisci che è inutile, tutti alla fine sappiamo come sei in realtà, non serve a molto mostrarsi forte ed indipendente, tanto si sa che sei solo un fallito, che nella vita non è riuscito a combinare niente, anzi ha ucciso tutti quelli che amava… papà è morto solo per colpa tua!, per salvare la tua miserabile vita, ma guardati, sei patetico… e credi anche si salvare me?, non vedi che anche questo tuo tentativo è stato inutile, il mio destino è essere cattivo, sono nato proprio per questo, e tu sei solo un sassolino nella scarpa per me”

Dean si indeboliva sempre di più ad ogni parola di Sam, non riusciva a capire perché, ma le sue gambe non riuscivano più a tenerlo in piedi, lentamente si era messo in ginocchio, ed adesso le lacrime scendevano per le sue guance, perché ogni parola di Sam era più letale di una daga nel suo cuore…
“Sammy non dire cosi, noi siamo fratelli” e la cosa che forse lo feriva di più era il fatto che Sam aveva dato proprio nel centro, era il fatto che lui credeva veramente ad ogni singola parola che Sam diceva, ma non era a conoscenza del fatto che Sammy sapesse tutto…

“Io non devo dire cosi?, ma se è la verità… io sto solo ripetendo ciò che il tuo cuore sente, ciò che la tua coscienza dice”, Sam si inginocchiò anche lui per trovarsi alla stessa altezza di Dean, in quale era sempre più debole, ed appuntò la pistola contro la sua guancia
“O forse sbaglio?, fratellone…”.

“Dean!”, si sentì la voce di qualcuno provenire dalla porta d’ingresso, era Sam… Dean ormai non riusciva più a capire cosa stava succedendo…
“Sam, mi sono perso qualcosa?, perché non ero a conoscenza del fatto che i tuoi poteri ti permettessero sdoppiarti”.
“Dean, sono io Sammy” disse il vero Sam “Dean forza, devi rialzarti, quello non sono io, è un boogeyman che si sta nutrendo delle tue paure”,
“Cosa?” chiese confuso Dean…

“Non dargli retta” disse il falso Sam, lui è solo la tua sciocca speranza di salvezza, sai bene che io ho ragione, che tutto quello che dico è vero”,
“Dean, non è cosi” fu il vero Sam a parlare “sono io Sammy, tuo fratello” .
Dean era sempre più confuso, ma Sammy continuò a parlare, “Dean, ricordi che quando avevi 11 anni sei caduto e ti sei fratturato la caviglia, hai portato il gesso per un mese, e la cosa che più di infastidiva di questa situazione era il fatto che non potevi venire a caccia con me e papà. Da piccolo volevi fare il pompiere. Hai paura di volare. Come facevo a sapere queste cose se non ero io il vero Sam”.
“Quindi sei tu?” chiese Dean, “e tu chi sei?” chiese al falso Sam, “sei qui solo per alimentarti delle mie paure, sono buone vero?, io voglio che tu…” disse mentre si alzava “alzi il tuo bel sederino e vai a dare un messaggio a tutti i tuoi compagni di ‘lavoro’, non sarà facile distruggere noi, avete capito, lui ci riuscirò nel mio proposito, perché ho fede in me, e semplicemente perché cosi ho deciso!”, in quel momento il falso Sam indietreggio di due passi, ed anche questo boogeyman iniziò a svanire, più che evidente che era stato sconfitto nel suo intento…

“Stai bene?” chiese Sam a Dean,
“Si benissimo, voglio solo uscire in qui, e tu come stai?” ,
“con le stesse speranze di fuga che hai tu” scherzò Sam.
In quel momento le luci della centrale si accesero, facendo capire al ragazzi che la presenza sopranaturale che tormentava la città era sparita…

“Come sapevi che era un boogeyman?” chiese Dean al fratello mentre entravano nella Impala,
“Anche io l’ho trovato, abbiamo avuto un piccolo incontro poco prima che io andassi da te” ,
Dean ci pensò per un attimo “Quindi mi stai dicendo che…” ,
“Che tutta la città a visto lo spettacolo, quindi ci conviene uscire di qui prima che riescano a trovarci”,
“Fratello, mi hai letto nella mente” disse mentre accendeva la macchina “però c’è una cosa che ancora non capisco, chi è stato a chiamarci”, Sammy e lo guardò e sorrise “Questa volta sei stato tu a leggermi nella mente”.

In quel momento qualcuno li guardava in lontananza mentre ma macchina si muoveva… ed una piccolo sorriso si dipinse nelle sue labbra.
 
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3 replies since 6/11/2007, 11:32   352 views
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