Atlantide, il continente perduto

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jasmine23
view post Posted on 5/10/2007, 18:23




DAL MISTERO DI ATLANTIDE A QUELLO DELLE PIRAMIDI
di Mara Parea
per Edicolaweb


La storia di Atlantide è ancora avvolta nel mistero. Molte sono le terre e i mari presi in considerazione come possibile sede del regno perfetto descritto da Platone: Svezia, Isole Istorie, Mare del Nord, la Catena dell’Atlante, Ande, Mediterraneo.

La voce più antica e non priva di autorevolezza, quella di Platone, pone Atlantide nell’Atlantico; racconta infatti:
"Gli dei, un giorno remoto, si divisero la terra, regione per regione. E un dio ebbe in sorte una regione e un altro un’altra, e provvidero a renderle belle. Poseidone. ebbe in sorte l’isola dell’Atlantide, e in un luogo dell’isola pose ad abitare i figli che aveva avuto da donna mortale. Quel luogo si trovava non lontano dal mare, quasi nel mezzo dell’isola, ed era circondato da una pianura molto amena, ricchissima di prodotti..."
L’intuizione formulata da Platone è, tuttavia, contraddetta dalle risultanze di più recenti interpretazioni suffragate da ipotesi e studi eseguiti con tecniche più moderne di ricerca e di verifica.
La tesi che sembra essere più attendibile, sulla passata esistenza e sulla collocazione di Atlantide, secondo le indagini più recenti, può riassumersi in poche parole: "l’Antartide è il continente perduto di Atlantide".
Da quando, infatti, nel 1882 il membro del Congresso Ignatius Donnelly pubblicò "Atlantis: The Antediluvian World", sono stati scritti più di mille libri su questo argomento.
In particolare, nel libro dei "Flem-Ath", oltre ad addurre nuove prove inerenti le più moderne teorie sulla posizione di Atlantide, si racconta come nel 1953 Albert Einstein si entusiasmò per le ricerche di Charles H. Hapgood, professore di scienza presso il Keene State College del New Hampshire, che nel suo libro "Earth’s Shifting Crust" spiega il grande "mistero delle ere glaciali" e la natura di alcune catastrofi come inondazioni, terremoti, ecc. che segnano la storia del nostro pianeta.
Hapgood ipotizzò che le calotte polari ghiacciate sbilanciassero la terra, ma che la sporgenza dell’equatore bilanciasse questo effetto con la forza centrifuga; ma quando James Campbell eseguì il calcolo delle forze in opposizione, riscontrò che l’effetto di stabilizzazione dell’equatore era migliaia di volte più grande di quello destabilizzante delle calotte polari; ma affermò anche che le calotte ghiacciate avrebbero potuto ugualmente destabilizzare la crosta terrestre se essa fosse stata uno strato galleggiante.
Esistono dati verificabili secondo cui, una volta, la Baia di Hudson era al Polo Nord; lo studio sul magnetismo delle rocce inglesi ha dimostrato che, molto tempo fa, le isole Britanniche si trovavano più di 2.000 miglia a sud dell’attuale posizione; ed ancora, che un tempo l’India e l’Africa erano ricoperte da uno strato ghiacciato mentre la Siberia non lo era; pertanto potrebbe darsi, che "l’era glaciale" non abbia mai interessato l’intera terra, ma solo alcune parti e cioè quelle che si spostarono verso le regioni polari.
Hapgood si imbatté in un altro affascinante "mistero": una mappa antica, risalente al 1513, nella quale si tracciava l’Antartide tre secoli prima che venisse scoperta. Questa mappa, così come altre note con il nome di "portolani" (che significa da porto a porto), era usata dai navigatori del Medioevo. La mappa del 1513, firmata dal capitano di mare turco Piri Reis, scoperta accidentalmente nel 1929 da studiosi che lavoravano negli archivi dell’impero ottomano del museo di Topkapi di Istanbul, mostrava l’Antartide come era prima che venisse coperta dai ghiacci. I sondaggi eseguiti dal 1958 al 1978 hanno dimostrato che le antiche carte nautiche fornivano effettivamente annotazioni accurate.
Nel 1511, Piri Reis si assunse il formidabile compito di preparare una carta del mondo, utilizzando una ventina di fonti, comprendente tutte le scoperte spagnole e portoghesi; inoltre Piri Reis usò carte che, almeno a quanto si diceva, risalivano al IV secolo a.C., l’epoca di Alessandro Magno.
Dopo lo scalpore suscitato in occasione della scoperta, la carta di Piri Reis fu praticamente ignorata finché Charles Hapgood non assegnò ai suoi studenti il compito di studiarla in ogni particolare, per confermare la teoria secondo la quale la crosta terrestre può scivolare sullo strato sottostante, il mantello, provocando improvvisi spostamenti di intere regioni o continenti con radicali e a volte catastrofici mutamenti del clima.
Mentre stava lavorando su questa teoria dello spostamento crostale, Hapgood venne a conoscenza di un’asserzione, a proposito della carta di Piri Reis, fatta da un cartografo della Marina statunitense, il capitano Arlington H Mallory, specialista anche in cartografia antica, il quale sosteneva che la mappa mostrava la linea costiera del continente antartico e la raffigurava libera dalla calotta polare e dai ghiacciai costieri.
L’idea di Mallory era a dir poco strana in quanto l’Antartide fu scoperta solo nel 1820, trecentosette anni dopo la redazione della mappa in questione.
Come poteva, dunque, Piri Reis conoscere questo continente?
Hapgood mise i suoi studenti al lavoro e uno di loro evidenziò come la carta mostrasse le Ande lungo la parte occidentale dell’America meridionale, con una figurina che poteva far pensare a un lama, animale che si trova solo sulle Ande. Ma anche in questo caso i tempi non corrispondevano, infatti. Magellano doppiò la punta meridionale del Sud America solo nel 1520, sette anni dopo la compilazione della carta di Piri Reis, mentre Pizarro fece il primo avvistamento delle Ande solo nel 1527, quattordici anni dopo.
Così Hapgood ipotizzò che Piri Reis avesse attinto, probabilmente, ad una delle carte che si diceva risalissero ai tempi di Alessandro Magno e che mostrasse le Ande. Da qui la convinzione che qualcuno dovesse essere a conoscenza dell’esistenza delle Americhe almeno 1.800 anni prima di Colombo. La carta rappresentava il Sudamerica e l'Antartide come se i due continenti si toccassero. Oggi in realtà i loro punti più vicini distano oltre 1.100 chilometri.
Nella Biblioteca del Congresso di Washington, nel 1959, Hapgood rinvenne un’altra antica carta disegnata dal matematico e cartografo francese Oronteus Finaeus nel 1531, dove veniva raffigurata una massa continentale straordinariamente simile all’Antartide; non solo, ma cosa altrettanto importante, nella carta di Oronteus Finaeus era riportato il profilo di una catena montuosa costiera che oggi si trova sotto la calotta di ghiaccio del continente. Anche questa, dunque, era un’Antartide libera dai ghiacci, solcata da fiumi e ricca di insenature dove ora si estendono i ghiacci della calotta polare.
Hapgood giunse alla conclusione che Oronteus Finaeus e Piri Reis avessero avuto a disposizione antiche carte in cui l’Antartide era stato disegnato prima che fosse coperto dai ghiacci e che gli antichi marinai autori delle carte dovevano essere espertissimi navigatori.
Sulla carta di Piri Reis è disegnata una ragnatela di segni, noti come linee lossodromiche, che attraversa tutto l’Atlantico. Hapgood, lavorando con un matematico del prestigioso Massachusetts Institute of Technology, dimostò che quelle linee lossodromiche indicavano effettivamente la latitudine e la longitudine avendo come punto di origine e riferimento il Cairo.
Di questa famosissima mappa si sono serviti alcuni scrittori come von Daniken e Pauwels per dimostrare lo sbarco sulla terra, migliaia di anni prima, di "antichi astronauti", ipotizzando che questi potessero essere addirittura gli artefici delle Grandi Piramidi e delle statue dell’Isola di Pasqua, inutile sottolineare, come queste teorie fossero state derise e giudicate a dir poco stravaganti.
Anche Hancock trovò una carta disegnata nel 1937 da Philipe Bauche che traccia il globo partendo dal riferimento del Polo Sud. I "Flem-Ath" sostengono che l’Antartide è la sede di una civiltà scomparsa e precisamente quel continente perduto di cui parla Platone, l’Atlantide.
Nel libro "Impronte degli dei", Graham Hancock avanza l’ipotesi che l’Atlantide possa essere soltanto la punta di un iceberg; secondo lui esistono validissime prove che una civiltà molto avanzata sia esistita molto tempo prima di quelle che noi riteniamo essere le prime nel Medio Oriente, alla fine del Neolitico. L’impero Inca e il Machu Picchu, le misteriose linee che vediamo sull’altopiano di Nazca nel Perù, le rovine di Tiahuanaco in Bolivia, i grandi centri cerimoniali Maya, la Grande Sfinge, le Piramidi di Giza e tanti altri antichi monumenti hanno dato ad Hancock la convinzione che un tempo sia esistita una civiltà di altissimo livello, tecnicamente progredita, che navigò in gran parte del globo prima di essere improvvisamente spazzata via da un cataclisma.
Un altro scrittore, Immanuel Velikovskv ipotizzò la teoria secondo la quale alcune calamità naturali erano state provocate da un’enorme cometa che, staccatasi da Giove e avvicinatasi alla terra, causò eruzioni vulcaniche e ondate di marea, prima di arrestarsi formando il pianeta Venere.
Tuttavia, quando si indaga nei misteri del passato, sia la teoria di Hapgood, che quella di Hancock meritano di essere tenute in considerazione e di essere attentamente prese in esame.
Molto meno nota fu la teoria di Schwaller de Lubicz, eccezionale egittologo, teosofo ed esoterista della cerchia di Funcanelli, secondo il quale l’antica civiltà egizia venne fondata dai sopravvissuti di Atlantide. Tale teoria si sostiene principalmente sui due seguenti punti ormai accertati:
1 - L’Antartide era rappresentata su una mappa e abitata molto prima di 6.000 anni fa.
2 - Nello stesso periodo esisteva una progredita civiltà marittima, che già conosceva la Cina, la Russia e l’America meridionale.
Lubicz sostenne che la civiltà di Atlantide avesse raggiunto livelli tecnologici inimmaginabili e che gli egiziani non potevano aver acquisito delle conoscenze così avanzate e sofisticate in un periodo tanto breve (tra il 3200 e il 2500 a.C.) da consentire loro di realizzare opere tanto imponenti.
Negli Stati Uniti, un esperto egittologo J Antony West, appassionato studioso di civiltà perdute, sostiene l’esattezza dell’interpretazione di Lubicz secondo la quale la Sfinge e la Grande Piramide di Giza fossero il prodotto di una civiltà molto antecedente a quella egiziana.
Questo è dimostrabile dalle evidenti tracce di erosione che implicano forzatamente una vita di almeno 5.000/10.000 anni più lunga di quella indicata dall’archeologia; per verificare ciò West, nel 1990, organizzò una spedizione scientifica sul posto e sulla base di accurate indagini ipotizzò che l’erosione del colosso, non era dovuta alla sabbia portata dal vento ma all’azione delle acque prima che l’Egitto diventasse un luogo desertico.
Normalmente si fa risalire la Sfinge (scavata direttamente nella roccia) e i due arcaici templi ad essa connessi al 2500 circa a.C. e la loro paternità è attribuita al Faraone Chefren in base ad una lapide recante il suo nome rinvenuta sul posto.
Sia West, sia Colin Wilson che Graham Hancock, che hanno divulgato nel mondo queste scoperte e queste argomentazioni, ritengono, come Hapgood e molti altri, che sia ormai innegabile l’esistenza di una civiltà mondiale da alcuni identificata con Atlantide, presente almeno 10.000 anni a.C.
Dopo il Diluvio, dovuto allo spostamento dei poli, al conseguente scioglimento dei ghiacci e forse ad altre cause concomitanti, questa civiltà sarebbe scomparsa lasciando, tuttavia, alcuni nuclei di vita (affidati ad alcune ristrettissime cerchie sacerdotali) dispersi per il mondo.
Queste colonie provenienti da Atlantide, divenuta preda dei ghiacci al Polo Sud o più tradizionalmente sommersa dalle acque dell’Atlantico, riuscirono a sopravvivere alla generale barbarie in cui caddero.
Altri ricercatori stanno adducendo ulteriori prove che tendono a spiegare e a far luce sul complesso mistero delle antiche civiltà scomparse e sulle opere mastodontiche che hanno lasciato alla loro spalle e che per la particolarità delle forme e delle tecniche costruttive sembrano racchiudere "un mistero nel mistero".
Robert Bouval per risolvere il mistero dell’allineamento delle Piramidi di Giza cominciò a studiarne la disposizione e notò che la Piramide di Micerino era disallineata rispetto alle altre e, osservando le stelle, notò che le tre stelle della fascia della costellazione di Orione, considerata sacra dagli Egizi, erano disposte nella stessa maniera. Notò anche che i "pozzi di aerazione" della Grande Piramide erano puntati verso Orione.
Ma qui si apre un altro affascinante capitolo del mistero delle Piramidi che andrebbe trattato a parte, sia per la sua complessità, sia per il flusso sempre continuo di nuove notizie che si aggiunge per far luce sul mistero della natura delle Piramidi, della loro datazione, delle tecniche di costruzione, della loro dislocazione ecc.
Comunque, nel considerare la Grande Piramide come se fosse un "orologio stellare", Bauval cita Platone e la terra di Atlantide; ed è strano che uno studioso scientifico come lui abbia citato "l’evento di Atlantide" se non avesse creduto che in qualche modo il Mito e la Storia siano in rapporto tra loro. È possibile dunque che Atlantide sia connessa alla Civiltà Egizia ed all’edificazione delle piramidi?
Io personalmente credo che finché l’uomo continuerà a porsi delle domande e a cercare delle risposte la sua vita sarà in continuo "divenire" e nessuna religione, regola o "ceppo di schiavitù" potrà mai imbrigliare la curiosità e la sete del sapere; la "scienza del mistero" sarà per il genere umano anelito alla vita.

FONTE
 
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jasmine23
view post Posted on 14/12/2007, 12:53




ATLANTIDE E MU

Le leggende sull'esistenza di civiltà millenarie, scomparse in seguito ad un grande cataclisma, si ritrovano nelle mitologie delle antiche popolazioni di tutta la Terra.
Il primo a parlare di Atlantide è Platone. Nel suo Timeo ci racconta dei viaggi di Solone in Egitto, dove i sacerdoti lo mettono a conoscenza di una guerra combattuta millenni prima tra gli antenati degli Ateniesi e gli Atlantidei.
Atlantide, 9500 a.C.
Nel centro dell'oceano Atlantico c'è una grande isola, una sorta di monarchia confederata i cui dieci sovrani governano molti paesi. I domini si estendono a varie regioni dell'Africa, dell'Egitto, dell'Europa e del Sud America. La capitale di Atlantide è una grande e splendida città, un grande porto sul mare il cui sistema di difesa consiste in alcuni cerchi concentrici con accessi sfalsati l'uno rispetto all'altro, con altrettanti grandi canali circondati da alte mura d'acciaio. Inattaccabile per gli uomini, ma non per le forze della natura: un grande cataclisma la sprofonda nell'oceano. La caduta di Atlantide provoca un imbarbarimento delle province confederate, dalle cui rovine nascono le civiltà oggi conosciute. Fin qui Platone. Solo nel XVI secolo si ricomincia a parlare di una possibile origine atlantidea delle civiltà sudamericane appena scoperte da Cristoforo Colombo, civiltà le cui leggende parlano di un grande cataclisma avvenuto, all'incirca, nella stessa epoca in cui il filosofo greco colloca i suoi racconti.
Leggende parallele
Un'antica leggenda messicana narra dell'isola di Aztlan, situata nell'Atlantico, che gli abitanti dovettero abbandonare perché stava sprofondando nell'oceano. I superstiti, che ne avevano preso il nome, si facevano chiamare Aztechi, ovvero abitanti di Aztlan. India, 1870. Il colonnello inglese James Churchward, appassionato di archeologia, scopre in un tempio molte tavolette scritte in una lingua estremamente antica. Il sommo sacerdote rivela a Churchward che si tratta di tavolette sacre perché scritte dai Sette Fratelli, detti "Naacal".
venuti dal continente Mu a portare le scienze, la religione e le sacre scritture. Secondo queste tavolette, l'uomo fece la sua comparsa per la prima volta proprio sul continente Mu, ora sprofondato nell'oceano Pacifico in seguito ad una grande catastrofe. Impossibile non notare delle analogie tra i Naacal e il dio egizio Thot. E altrettanto numerosi sono i punti di contatto tra le civiltà del Sud America e l'antico Egitto: le piramidi, particolari tecniche di costruzione murarie, la tecnica dell'imbalsamazione, la divisione dell'anno in 365 giorni. Si tratta di due civiltà distinte o di un solo grande popolo? Secondo alcune teorie, Mu era un grande continente situato nell'oceano Pacifico. Popolato da diverse razze, il potere era in mano ai bianchi, che adoravano un unico dio indicato con il nome fittizio di "Ra il Sole". Gli abitanti di Mu colonizzarono gran parte del Sud America e arrivarono fino all'Asia centrale e all'Europa dell'est. Poi, circa 13000 anni fa, in seguito ad immense eruzioni vulcaniche, Mu si inabissò provocando un maremoto di tale portata che sconvolse l'intero pianeta. In seguito, tale sorte toccò anche ad Atlantide.
Teorie sulla leggenda
Le ultime teorie sull'esistenza di Atlantide e Mu, propendono per due civiltà distinte e a sé stanti. Su Mu, oltre a quanto ipotizzato da Curchward, non sappiamo molto, mentre per quanto riguarda Atlantide le ipotesi sono numerose. Secondo una teoria, i fatti narrati da Platone non si riferiscono a 9000 anni prima, ma solo a 900, cioè al 1450 a.C., quando l'esplosione del vulcano dell'isola di Santorini, allora chiamata Thera, ne provocò il parziale inabissamento, generando onde di maremoto che colpirono l'isola di Creta, distruggendone la civiltà e lasciando segni sul territorio visibili ancora oggi. Questa teoria, però presenta molte lacune, oltre a non spiegare come i popoli del Sud America potessero conoscere fatti accaduti nel mare Mediterraneo.
Un'altro studio pone Atlantide nell'attuale altipiano subacqueo sul quale si trovano le isole Azzorre, luogo che corrisponderebbe alla descrizione fatta da Platone di un'isola con una catena montuosa e una vasta pianura irrigata. Ricerche effettuate nei fondali hanno effettivamente portato alla luce quelli che sembrano i resti di antiche opere dell'uomo. Questa teoria, inoltre, si fonda sui rilievi geologici effettuati alla base della catena montuosa sommersa nord atlantica, che risulta essere composta in prevalenza di basalto. Questo tipo di roccia, in prossimità degli oceani, tenderebbe a sprofondare mentre i continenti più antichi, composti in prevalenza di granito, avrebbero basi molto più solide.
Un mito tra i ghiacci perenni
Secondo un'altra recente teoria, invece, i resti di Atlantide sarebbero in Antartide, continente che un tempo si sarebbe trovato più a nord e, almeno in parte, libero dai ghiacci. Attraverso i millenni, la forza centrifuga generata dalla rotazione del pianeta, unita al peso di miliardi di chili di ghiaccio vicino a uno dei poli, potrebbe avere provocato uno slittamento di parte della crosta terrestre. A sostegno di questa teoria che, tra gli altri, Einstein dichiarò «tutt'altro che improbabile», esisterebbero delle prove. Il più recente movimento della crosta terrestre sembra essere avvenuto tra il 15000 e il 10000 a.C, periodo in cui gran parte del continente nordamericano era ricoperto dal ghiaccio. Con il finire della glaciazione, miliardi di chili di ghiaccio si sciolsero provocando l'innalzamento del livello dei mari e l'assestamento della crosta terrestre, non più gravata da un tale peso. In seguito a tali movimenti, l'Antartide si sarebbe potuta "spostare" quel tanto che basta perché i ghiacci la ricoprissero completamente. Le rovine di un'antica civiltà si troverebbero quindi sotto ai ghiacci del Polo Sud. Immagini satellitari mostrano conformazioni stranamente circolari nell'Antartide occidentale. Si tratta, probabilmente, di crateri vulcanici, anche se alcune analisi indicano la presenza di una forte concentrazione di ferro, particolare interessante visto che Platone ci riferisce che le mura circolari della città erano di metallo.
Atlantide in un lago?
Un'altra interessante teoria è quella secondo cui, nella disputa tra i geologi e i ricercatori favorevoli all'ipotesi Atlantide avrebbero ragione sia gli uni che gli altri. In poche parole, sarebbero nel giusto tanto i geologi nell'asserire che non esistono continenti sprofondati nell'oceano Atlantico, quanto Platone nell'affermare che Atlantide si trovava oltre le Colonne d'Ercole: secondo questa teoria, infatti, Atlantide sarebbe da collocarsi in Sud America. E, ovviamente, non sarebbe sprofondato l'intero continente ma solo Cerne, la capitale di Atlantide che si trovava in un'isola vulcanica situata al centro dell'antico lago Popoo, nell'altipiano centrale della Bolivia. Rilevamenti satellitari mostrerebbero una conformazione rettangolare, perfettamente livellata, circondata da un paesaggio simile a quello che descrive Platone. Tanto che sarebbero tuttora identificabili i letti dei canali e le mura circolari di difesa della città. Inoltre nella zona sarebbero presenti i minerali che, secondo quanto riferito dal filosofo greco, erano la ricchezza della enigmatica civiltà: oro, argento, rame e il misterioso oricalco. Insomma, le teorie su Atlantide sono talmente tante che il continente e stato situato un po' ovunque ma, a tutt'oggi, non è ancora stata trovata una sola prova certa che sia esistito.
L'ira degli dei, la forza della natura
Secondo le leggende, ci fu un tempo in cui le civiltà di Atlantide e di Mu divennero talmente potenti da mettersi in competizione con gli dei che, per punizione, ne provocarono la distruzione. Non ci sono prove che Atlantide e Mu non siano altro che un mito. In passato gli accademici ne hanno sempre avverso l'esistenza, anche per non mettere in discussione la data della creazione del mondo secondo la Genesi, calcolata Del 3760 a.C.
Oggi, secondo la scienza ufficiale, sul fondo degli oceani non ci sono tracce di cataclismi di tale portata. Ma, anche se ciò fosse vero, resta comunque da spiegare come mai nei miti e nelle leggende di tutte le civiltà si parla dei superstiti di un antico popolo la cui terra è stata distrutta da un cataclisma.
Il libro di Mormon
Pubblicato nel 1830, il Libro di Mormon rappresenta una vera a propria seconda Bibbia per la setta dei Mormoni. Narra dell'incontro avvenuto nel 1815 tra Joseph Smith, un contadino quindicenne dell'Ontario e l'angelo dal nome Moroni, che gli mostrò il nascondiglio di alcune antiche tavole scritte in una lingua ignota. Smith, grazie all'ispirazione dell'angelo Moroni, riuscì a tradurre completamente le iscrizioni contenute nelle tavole, nelle quali si narra di un cataclisma che interessò tutte le terre, provocando la distruzione e l'inabissamento di molte città e di interi popoli, i cui superstiti trovarono rifugio in quello che chiamarono "il paese di Abbondanza". Sempre secondo Smith, giunti in questa nuova terra fondarono templi e città, tra cui Palenque e Machu Picchu. Anche se nel testo Atlantide e Mu non sono mai menzionate, le analogie risultano evidenti. Oggi la Chiesa dei Mormoni conta in tutto il mondo oltre dodici milioni di fedeli residenti soprattutto negli Stati Uniti d'America.
Alcune ipotesi su Mu
II primo a supporre l'esistenza di un antico continente situato tra il Madagascar, Ceylon e Sumatra, fu P.L Sclater nel 1850 circa. Tale idea gli fu suggerita dalle affinità zoologiche esistenti tra le specie che vivono in territori separati da migliaia di chilometri di oceano. Evidentemente, secondo Sclater, un tempo doveva esistere una terra che aveva reso possibile la diffusione delle specie animali in un'area così vasta. Sclater, che basava la sua teoria principalmente sui lemuri, chiamò tale continente Lemuria. II naturalista Wallace, invece, collocava Lemuria tra l'Australia, la Nuova Guinea, le Isole Salomon e le Fiji. In quegli anni erano molti gli studiosi che concordavano sull'esistenza di un continente, ora sommerso, un tempo situato nel Pacifico. Solo non sapevano dove collocarlo. Nella disputa, che continuò negli anni, entrarono anche altri personaggi e altre teorie. Secondo la Teosofia il continente di Lemuria sarebbe stato la dimora della Terza Razza Madre e la culla dell'umanità. Le ricerche sui fondali effettuate con le moderne tecnologie non hanno però fornito nessuna risposta definitiva.

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jasmine23
view post Posted on 19/12/2007, 13:05




La verità su Atlantide, civiltà Atlantidee e diluvio universale
Su Atlantide, civiltà atlantidee e diluvio universale ci sono una lunghissima serie di prove che portano sempre ad un’unica verità.

Gli sconvolgimenti globali di 11600 anni fa

Circa 11600 anni fa un grande asteroide cadde sulla Terra, generando un cataclisma che sconvolse l’intero pianeta, e con violenti terremoti, terribili eruzioni vulcaniche, piogge a dirotto, inondazioni immense e l’innalzamento dei mari.

L’evento è stato documentato scientificamente da numerose prove. Parte della megafauna esistente circa 11600 anni fa scompare improvvisamente in tutti i luoghi del globo terrestre in cui esisteva. Piante ed animali come Mammuth, tigri dai denti a sciabola, cervi giganti, scompaiono all’improvviso, da un giorno all’altro. E risalgono sempre alla catastrofe di 11600 anni fa le infinità di animali le cui carcasse furono travolte da immani piene, portati per lunghe distanze, ammassate nelle gole dei fiumi e nei fondovalle, sepolti da una coltre di fango insieme ad alberi e piante. Anche molti massi erratici risultano trasportati da immani inondazioni.

Molti scienziati hanno scoperto ampie zone, ora sepolte sotto l'oceano, che fino a 11600 anni fa formavano dei veri e propri subcontinenti, come il caso del subcontinente fra la Siberia e l'Alaska, il quale abbondava di vita selvaggia, e il subcontinente della Beringia tra l'America settentrionale e l'Asia, anch'esso popolato di abbondante fauna che fu sterminata da un evento catastrofico.

Una delle conseguenze del cataclisma di circa 11600 anni fa sembra essere anche la fine dell’era glaciale, almeno per come la intendiamo noi.

Il grosso asteroide colpì la Terra in una zona marina, causando anche le famose inondazioni gigantesche che sono ricordate dalle tradizioni di tutto il mondo come il “Diluvio” o “Diluvio Universale” (e l'espressione Diluvio Universale è abbastanza esatta). Un caso precedente fu l'asteroide che 65 milioni di anni fa, cadendo nel Golfo del Messico, provocò l’estinzione dei Dinosauri.

Tuttavia è possibile affermare che l'asteroide che colpì la Terra 11600 anni fa non era un singolo blocco ma era composto di più blocchi. Infatti ci sono tracce evidenti di un corpo celeste frantumatosi durante la caduta sulla terra, dopo essere entrato in collisione con un altro asteroide. Frammenti di questo asteroide colpirono anche la terra ferma, tanto è vero che i crateri di questi impatti furono scoperti da indagini aeree del 1930 nella zona della Carolina del Sud, in cui risultano esistenti nella zona un'infinità di crateri di forma ellittica. Tali crateri da impatto risalirebbero proprio a circa 11600 anni fa. Il frammento più grande di questo asteroide dovette cadere in un punto dell’oceano Atlantico a nord-est del Mar dei Sargassi, e provocò una serie di sconvolgimenti che devastarono il pianeta.

È stato possibile rilevare le tracce delle catastrofiche mega-onde originatesi dagli oceani come delle creste ad anelli concentrici, vicino ed intorno alle regioni polari. Ciò che di eroso ormai rimane, viene identificato come creste di archi murenici sviluppati parallelamente alle estremità di precedenti livelli di ghiacciai in ritiro. Quindi la direzione degli archi morenici può svelare un determinato punto d' origine per questi enormi movimenti. Tutti i punti iniziali di spostamento murenico di 11600 anni fa non giacciono su montagne ma nel mare artico e nelle profondità della regione artico-centrale.

Quindi è possibile dire che l'asteroide o la parte più grande di esso che colpì la Terra 11600 anni fa andò a cadere nel mare artico.

Un'altra traccia delle mega-ondate prodotte dall'impatto dell'asteroide sono i laghi del tardo pleistocene che ora non esistono più. A causa delle mega-ondate planetarie questi laghi sorsero quasi istantaneamente nel bacino del Mar Nero, del Mar Caspio, nel Mare di Aral, si formarono i laghi Yenesei e Masijskoe, grandi laghi apparvero in Dzungaria e anche in Mongolia.

Spiagge di tutto il mondo conservano tracce di quel momento catastrofico quando il livello delle acque oceaniche diventò improvvisamente considerevolmente più alto di quello attuale. Ritirandosi, le acque hanno lasciato terrapieni lungo le rive di tutti gli oceani, laghi e fiumi.

Altre evidenti e chiare tracce di mega-onde catastrofiche da questi centri, sono rappresentate da creste parallele che si estendono nell' Eurasia in un'area non inferiore a 10 milioni di km quadrati per una lunghezza da 5000 a 7000 km e una larghezza di oltre 1000 km.

L’impatto con la Terra di 11600 anni fa oltre agli effetti qui ricordati, provocò anche delle enormi fratture della crosta terrestre. Una di queste fratture è ancora visibile oggi nella Rift Valley africana: una fessura che si estende per oltre 4800 km dalla Siria al Mozambico, la cui larghezza varia da pochi chilometri a più di 160 km.

La scomparsa di Atlantide e di civiltà Atlantidee

Anche le avanzate civiltà umane esistenti a quel tempo furono praticamente spazzate via dai cataclismi che avvennero circa 11600 anni fa.

Potenti terremoti, eruzioni vulcani, sconvolgimenti climatici, diluvi d’acqua dal cielo e soprattutto incredibili inondazioni spazzarono via intere civiltà di quel tempo.

Immense ondate gigantesche percorsero tutto il globo e si abbatterono sulle coste e penetrarono sino all’interno abbattendo, distruggendo e ricoprendo tutto ciò che incontrano. Tale ondate non si sollevarono come creste, come fanno le onde normali, ma si spostarono uniformemente come un unico muro, gigantesco, d’acqua, con acqua ancora più alta dietro di loro.

Questa catastrofe terrestre è ancora ricordata oggi da molte popolazioni da ben 70 leggende tramandate da generazione in generazione. In esse viene anche ricordato la scomparsa di una terre abitate da civiltà evolute: si tratta di Atlantide e delle altre civiltà esistenti in quel tempo, come Lemuria e Mu. Queste tre civiltà prosperavano su grandi isole e penisole (e non su continenti come si crede) che furono sommerse e di cui oggi rimangono visibili solo le zone più elevate.

Di queste civiltà ne parla anche Platone e colloca in modo preciso la scomparsa di Atlantide proprio 11600 anni fa. Platone conosceva la storia di Atlantide dai racconti di Solone, che a sua volta l’aveva ascoltata da alcuni sacerdoti egiziani. Gli egiziani credevano che il sud, non il nord, fosse in cima al mondo e per loro questo aveva senso poiché era la direzione da cui scorreva il Nilo. Ciò ha portato Platone ad un'errata interpretazione dell'ubicazione di Atlantide, che doveva essere posta molto più a sud-ovest rispetto a dove egli la pone.

Gli antichi popoli di tutto il mondo ricordarono nelle loro tradizioni le splenditi civiltà esistenti all'epoca di Atlantide, e non solo riferendosi ad Atlantide, Lemuria e Mu. Si tratta del caso dello Cveta-Dvipa degli Indù, dell'Ayriam-Vaejo degli Iranici, della Sham-bhala dei Tibetani, della terra del monte Hu-Ling dei Cinesi, dell'Asgard degli Scandinavi, della Tulla dei Toltechi, della Thule dei Greci, dell'arcipelago delle Isole Fortunate delle saghe medioevali europee.

Alcune leggende ricordano dettagliatamente, anche se sotto nomi diversi, il cataclisma che 11600 anni fa sconvolse il pianeta e le civiltà di allora, sottoforma di diluvi ed altri cataclismi. È il caso del Noè biblico e del diluvio universale, il cui racconto è ricordato da popoli di ogni parti del globo, dai popoli mesopotamici ai nativi americani. In particolare, la mitologia americana ci dà sia la storia in cui la gente è già in America quando il Diluvio comincia, in cui la popolazione si rifugia sulle montagne, e sia la storia che narra l'arrivo in America con delle imbarcazioni di superstiti di una terra che era stata sommersa, che con le loro imbarcazioni approdano sulle cime delle montagne. Si tratta di molte leggende del continente Americano che si assomigliano tutte tra loro. Inoltre, è stato scientificamente appurato che il racconto del diluvio biblico e molte altre parti della Bibbia derivano direttamente da un antico diffuso racconto babilonese, la famosa Epopea di Gilgamesh, ma sono state sapientemente lette in chiave monoteistica. Nei miti mesopotamici gli attori sono gli dei nel loro complesso, mentre nei racconti biblici interviene sempre e solo personaggi ebrei come il re d'Israele. L'Epopea di Gigamesh è inizialmente nata presso l'antica civiltà dei Sumeri ed è il più antico poema che si conosca. Come già si è detto, l'Epopea di Gilgamesh contiene molti eventi che sono presenti nella Bibbia, evidentemente in parte copiata da antichi famosi poemi epici. Infatti ritroviamo nell'Epopea di Gilgamesh non solo il racconto biblico del diluvio universale ma anche la storia, come quella biblica dell'Eden, della punizione dell'uomo per non aver temuto gli dèi o anche un evidente parallelismo con il racconto del serpente del giardino dell’Eden (tra l'altro l'Eden biblico è la rappresentazione poco meno che cartografica di tutto il mondo conosciuto ai tempi dell' autore biblico). Ma l'Epopea di Gigamesh a sua volta deriva da un racconto molto più antico, cioè l'Epopea di Atramkhasis, in cui tra le altre cose viene narrato lo stesso episodio del diluvio universale. In sostanza, il racconto del diluvio universale biblico, pur con vari adattamenti, discende da un racconto all'altro fino a quello originario dei sopravvissuti al diluvio universale di 11600 anni fa.

Oltre alle inondazioni ci fu un vero e proprio diluvio di pioggia incessante che scendeva dal cielo, per una combinazione atmosferica creatasi principalmente a causa del materiale immesso nell’atmosfera dalle numerose eruzioni vulcaniche causate dall’impatto dell’asteroide con la Terra.

È ancora il caso della leggenda di un angelo che scaglia un enorme macigno dal cielo, che riprende la caduta dell’asteroide sulla Terra, e non sorprende il fatto che nella stessa leggenda si parli di un nuovo cielo e di una nuova Terra

Dalle leggende tramandate si legge che in un epoca remota improvvisamente ci furono diluvi di acqua che scesero dal cielo, inondazioni che spazzarono via intere città, terremoti spaventosi, eruzioni vulcaniche, lo sprofondamento di alcune terre e l’innalzamento di altre. Si tratta del racconto esatto di ciò che dovettero vivere le persone di 11600 anni fa quando l’asteroide colpì la Terra con tutte le conseguenze annesse.

I miti dei popoli scandinavi, del Vicino Oriente, del Nord America, ricordano cosa accadde e sopratutto la grande inondazione. Dopo di essa vi era fango ovunque, la lussureggiante e abbondante vegetazione dell'Età dell'Oro non esisteva più, e la maggior parte della terra era diventata sterile. Intere foreste erano state rase al suolo e neanche il fango era fertile. Quando l’acqua sulla terra emersa si prosciugò, i superstiti notarono il bianco manto del sale che era stato portato dall’acqua. Era stata letteralmente spazzata via quella che alcuni popoli definivano l’Età dell’Oro.

Tra l'altro molti studiosi che hanno analizzato i miti di antiche popolazioni riconducono l'inizio dell'epoca post-diluviana e la fine dell'Età dell'Oro, nell'era del leone, signore del cielo, corrispondente al periodo tra il 10.960 a.C. ed il 8.800 a.C., epoca in cui rientra il cataclisma di 11600 anni fa.

Ed è ovvio che anche il numero degli esseri umani calò drasticamente, al pari della fauna di cui si nutrivano. La scarsità della fauna portò proprio lo svilupparsi dell’agricoltura, che per l’appunto si sviluppa in grande scala proprio in quel periodo, dato che la caccia non poteva più fruttare più di tanto. La presenza, per ancora molto tempo, di acque nelle pianure e l’impoverimento delle stesse dovuto al fango sulle terre colpite dall’inondazione, costrinse gli uomini a sviluppare l’agricoltura nelle zone montuose, cosa assolutamente senza senso se non si tiene conto della catastrofe che colpì la Terra 11600 anni fa.

I superstiti delle civiltà scomparse riuscirono a raggiungere altre terre e iniziarono dal nulla una nuova esistenza, in piccole ed isolate comunità, utilizzando però le esperienze derivanti dalle loro grandi civiltà scomparse, ecco perché l’agricoltura appare simultaneamente in molte parti del pianeta circa 11600 anni fa e partendo proprio da zone elevate, ecco perché molti edifici ed innumerevoli manufatti presentarono somiglianze di stili e metodi lavorativi, ecco perché monumenti e tradizioni di molti siti del globo presentarono somiglianze tra loro, ecco perché ci sono monumenti sparsi per il mondo la cui costruzione sfugge a una spiegazione razionale, ecco perché alfabeti arcaici americani hanno enormi somiglianze con quelli arcaici mediterranei.

Inoltre, i superstiti delle civiltà atlantidee si stabilirono nei continenti più vicini alla zona dove era scomparsa la loro civiltà. Infatti, alcune antiche città, come Gerico, presentano rovine che risalgono fino al IX millennio a.C., cioè all'epoca successiva alla distruzione delle civiltà atlantidee. La stessa zona mesopotamica presenta molti antichi insediamenti ed antiche civiltà del luogo ,come quella Sumera e Babilonese, conservarono intatto il ricordo della catastrofe che colpì il pianeta 11600 anni fa, come d'altronde fecero anche i Maya e gli Aztechi in America.

I Maya e gli Aztechi dicevano che le loro popolazioni erano originarie di una grande terra situata nella zona caraibica che fu sommersa dalle acque in seguirto ad un cataclisma, proprio come Atlantide. I Maya affermavano che su quella terra (chiamata Aztlan) vivevano sia bianchi che neri, e quindi da quella terra inabissata erano originari anche le persone con fattezze negroidi che fondarono la misteriosa civiltà degli Olmechi. in America. Poiché esistevano anche altre civiltà atlantidee, allora anche altri antichissimi popoli probabilmente furono originari da terre che sono state sommerse, come d'altronde affermavano i vichinghi, i Baschi gli indiani e così via.

Ovviamente i discendenti delle civiltà atlantidee conservarono molte informazioni sulle civiltà scomparse. Molte informazioni furono trascritte in antichi documenti oramai scomparsi. Infatti, moltissimi documenti che contenevano informazioni sulle civiltà atlantidee erano conservati nell'antica biblioteca di Alessandria ed andarono distrutti nell'incendio di tale biblioteca. Sembra però che qualche copia egizia di qualche mappa atlantidea riuscì a salvarsi.

Inoltre, è molto probabile che le civiltà Atlantidee avevano sviluppato alcune tecnologie che erano molto superiori a quelle delle civiltà ce sono sorte nei millenni successivi alla scomparsa delle civiltà atlantidee. Questo spiegherebbe la presenza estemporanea di strumenti ottici di ogni tipo e di strumenti elettrici in antiche civiltà come quella egizia e babilonese. Non a caso gli antichi reperti di strumenti ottici ed elettrici vengono definiti oggetti fuori dal tempo.

Tuttavia, anche scienze astronomiche e quelle mediche avevano raggiunto un buon livello di sviluppo nelle civiltà atlantidee, come dimostrano le conoscenze astronomiche nelle culture successive alla scomparsa di queste civiltà. Reperti archeologici mostrano che già più di 12000 anni fa i medici di allora potevano effettuare con successo delle amputazioni.

La religione più seguita dalle civiltà atlantidee era il "Culto della Dea Madre", ed i sopravvissuti di queste civiltà continuarono a seguire questo culto per millenni.

Secondo la Bibbia e molti testi mitologici (compresi quelli greci e quelli nordici), all'epoca di atlantide esistevano i Giganti, cioè un ceppo di esseri umani molto più grandi degli esseri umani comuni, che si estinse in seguito al cataclisma verificatosi 11600 anni fa. Infatti la Bibbia dice che il Diluvio Universale cancellò dalla Terra il ceppo di esseri umani definito "Giganti". Ci sono molte prove archeologiche che testimoniano l'esistenza in epoche remote di esseri umani giganteschi, come testimoniano le impronte gigantesche di mani e di piedi impresse in strati profondi di terreno, nonché le ossa umane ciclopiche ritrovate in scavi in tutto il mondo.

Monumenti Atlantidei

Delle civiltà esistenti all’epoca di Atlantide rimangono monumenti ed artefatti misteriosi. Che oggi si trovano in luoghi oggi apparentemente assurdi, come sul fondale marino o sotto di esso, sepolti da sedimenti marini. Inoltre non si deve credere che si tratti sempre di resti modesti, perché le civiltà dimenticate hanno avuto uno sviluppo abbastanza elevato, come dimostrano i resti di tali civiltà atlantidee scomparse trovati finora. Anche l’innalzamento notevole del livello del mare a seguito dello scioglimento dei ghiacci delle ex-zone polari fa sì che i resti delle civiltà atlantidee risiedano soprattutto sotto il livello del mare, cioè zone che all’epoca erano comunissime pianure o zone costiere (zone con la più alta probabilità di insediamento umano per la fertilità dei terreni e per la pesca).

Non a caso i continenti attuali sono bordati da una piattaforma continentale che è praticamente alla stessa profondità sottomarina su tutto il globo (circa 200 m al massimo). Un'analisi dimostra che tale piattaforma, se non tutta almeno in parte (almeno 80-100 m), doveva trovarsi all'asciutto in epoche remote (circa 11.600 anni fa e più). Fisicamente la piattaforma continentale ha una pendenza costante fino a 200 m circa sotto il livello del mare, poi scende quasi bruscamente a 1000 m metri e via via di nuovo più dolcemente fino alle profondità maggiori degli oceani.

Geologicamente la piattaforma risulta formata da depositi fra cui anche sedimenti fluviali, alluvionali e morenici, chiaramente non dovuti all'azione del mare. In molti casi è possibile osservare sul fondo marino la continuazione delle valli fluviali (per es. la Senna nel Canale della Manica) e sono addirittura riscontrabili presenze di torbiere sottomarine (Mare del Nord). La torba è un combustibile fossile pieno d'acqua e formatosi in epoca quaternaria (da 2 milioni di anni fa ad oggi) dalla copertura con detriti alluvionali di vegetazione lacustre che cresceva al limite in zone paludose, ma sicuramente non sommerse da decine di metri di acqua salata. A ciò si aggiungono persino resti di animali che con l'acqua non avevano proprio nessuna relazione.

Non stupisce quindi se anche sulla piattaforma continentale oceanica sono stati trovati resti di civiltà atlantidee, risalenti a tempi anteriori a circa 11600 anni fa, quando il livello degli oceani era più basso di almeno 80-100 metri e quindi le civiltà prosperavano in luoghi ora diventati fondali marini. Tuttavia un cataclisma avvenuto 11600 anni fa potrebbe aver fatto inabissare le strutture di civiltà atlantidee verso una profondità maggiore di 100 m sotto il livello del mare. Si badi bene che a causa del livello del mare più basso di almeno 80-100 metri la geografia delle zone costiere di tutto il pianeta era radicalmente diversa e lo stesso si dica per le isole che apparivano in modo estremamente diverso e molto più esteso, dando così ampi spazi allo sviluppo di civiltà sull'attuale fondale marino. Occhio però che tutte le strutture subacquee sono soggette al gioco delle correnti e allo spostamento della sabbia del fondale marino, e quindi facilmente ciò che ieri era visibile oggi può non esserlo più.

Tuttavia non è da escludere che alcune delle civiltà atlantidee prosperassero anche in zone che allora erano verdi e rigogliose e che oggi sono il cuore di enormi deserti.

I casi più noti di resti di civiltà atlantidee sono cinque.

Il primo riguarda le grandi strutture tagliate a blocchi, nel mare nei pressi del Giappone. Ci sono sei posti in cui si trovano strutture nella zona di Okinawa, di cui uno è situato a Tawain: tutti sono sotto il mare e le strutture sottomarine risalgono ad almeno 11600 fa. Un uno dei punti, vicino alla costa del Giappone, si trova una gigantesca struttura piramidale sommersa detta piramide di "Yonaguni", praticamente in ottimo stato di conservazione. In particolare, Questo incredibile monumento è formato da una serie di gradoni a cui si sovrappone una piattaforma e in cui è possibile individuare diverse scanalature e canali che attraversano la struttura. La piattaforma rettangolare superiore è formata da pietre tagliate manualmente con motivi triangolari e romboidali; più sotto si trova un intricato sistema di gradini e terrazze che sembrano condurre a livelli superiori e inferiori. Nella parte orientale della piattaforma si trova un canale largo 75 centimetri che corre per otto metri dentro la struttura. Vi sono poi, al centro, quattro terrazze scavate nella roccia che puntano in direzioni diverse e una di queste termina in un fossato aperto che scende fino al fondale, con un orientamento est-ovest. Le serie di gradoni della piramide sono posti a distanze regolari, così come altri elementi della stessa. Il lato occidentale della struttura è racchiuso da un muro formato da grossi blocchi di pietra calcarea che non è originaria della zona. Attorno alla piramide vi è un sentiero largo più di 10 metri che gira tutto intorno alla base del monumento; tale sentiero è pavimentato con pietre e presenta anche tracce di riparazioni. Alcune pietre della piramide presentano fori in linea retta a distanze fisse per il taglio dei blocchi.

Nella zona della piramide sono stati ritrovati arnesi da lavoro e tavolette con incisioni indecifrate, un rilievo chiaramente inciso a forma di tartaruga e prove dell’uso del fuoco.

Due chilometri più a ovest della piramide si trova l’area del “Palazzo”, dove sono presenti corridoi sottomarini e spaziose camere con muri e soffitti megalitici, architravi, condotti e tunnel, lastre e solchi con margini dal taglio netto, massicce strutture rettilinee, un particolare macigno scavato a parallelepipedo conosciuto come il "palco di pietra" ed un pinnacolo gigantesco con due solchi paralleli nettamente simile ad un volto umano. Ad una certa distanza da questi reperti ci sono poi resti di altre strutture, degli immensi blocchi verticali paralleli e dei siti in cui ci sono delle pietre poste in cerchio.

Il complesso dei reperti sommersi si estende per una zona sottomarina molto vasta, e molti di questi reperti si trovano al largo del Mar della Cina nello stretto che va dal Giappone a Taiwan, e quindi che va dalla piramide prima descritta alle mura sommerse scoperte a largo di Taiwan. Si tratta di una zona che prima di 11600 anni fa era certamente terra emersa. Insomma, sono dei resti di una civiltà diversa da Atlantide ma sua contemporanea e che subì la sua stessa sorte. In particolare, potrebbe essere la leggendaria Mu o la leggendaria Lemuria.

Il secondo caso riguarda una grande struttura pavimentata semi-sempolta lunga centinaia di metri che si trova sommersa al largo dell'isola di North Bimini (Bahamas), vicino la Florida, nel Golfo del Messico. Si tratta di un allineamento di pietre dalla forma rettangolare che si estende in linea retta per centinaia di metri a piccola profondità e ricorda una grande strada lastricata, oppure la cima di una muraglia sommersa (da non confondere con alcune rocce naturali della zona che non centrano con queste). Alla fine di questa strada sommersa inizia un'altra strada formata da massi più piccoli, che vanno a formare una strada che curva ad angolo retto verso la costa, e al termine di quest'altra strada sommersa ci sono resti di strutture dalla forma regolare. Proseguendo verso la costa si incontra indica un'altra strada sommersa formata da insiemi di pietre regolarmente distanziate, che si estende in linea retta per oltre 2,4 km, tagliando in diagonale antiche linee costiere. Un'altra struttura individuata nei pressi delle Bahamas è una grande struttura sottomarina a pianta rettangolare (un edificio o un tempio), che è situata in prossimità dell'isola di Andros, nelle Bahamas. Sempre nell'area delle Bahamas, sono stati scoperti blocchi di roccia di forma variabile, alcuni tronco-conici, altri cilindrici, ed alcuni di quelli cilindrici presentano delle scanalature regolari verticali, come se fossero dei frammenti di colonne (da non confondere con dei vecchi fusti pieni di cemento ritrovati in una zona vicina). Altre strutture sono state avvistate un po' dovunque nell'arcipelago delle Bahamas, e anche altrove nei Caraibi. Molte di queste strutture sono disegni di forma regolare sul fondo del mare e la struttura di questi disegni è costituita da vegetazione marina e sabbia, come a segnalare la presenza di strutture artificiali sepolte dalla sabbia e dai sedimenti.

All'atto dei reperti archeologici ritrovati in fondo al mare, è possibile affermare che Bimini, come il resto delle isole Bahamas ed anche le grandi isole caraibiche (Cuba, Hispaniola, Puerto Rico), siano ciò che resta di una civiltà Atlantidea sviluppatasi nell'area caraibica prima di 11600 anni fa.

Infatti nelle profondità caraibiche, davanti alla penisola Cubana di Guanahacabibes, sono state scoperte in un’area di 20 chilometri quadrati del pavimento oceanico delle immense strutture formano un reticolato urbano che spicca sulla spianata di sabbia bianca, con i suoi muri ad angolo retto e le strade di collegamento tra gli edifici. Le strutture si snodano in un regolare e ordinato groviglio di strade, vicoli, incroci e piramidi. Le strutture sono formate in maggior parte da megalitici blocchi di granito, tagliati e posizionati con cura a formare piramidi e altre strutture a volte circolari, simmetricamente organizzate. Alcune strutture artificiali sono composte da blocchi levigati, eretti uno sull’altro in forme diverse, e sono coperti da iscrizioni sconosciute. infatti, su alcune si queste strutture sommerse ci sono impresse delle anomale incisioni composte da simboli e gruppi di lettere, simboli e croci ovali, e questi stessi simboli sono presenti anche nelle caverne cubane, sia quelle in superficie che in quelle sommerse. Tale simboli sembrano simili a simboli di antiche civiltà europee. Si badi bene che tutta la zona Caraibica era radicalmente diversa quando il livello delle acque era molto più basso di quello attuale, con moltissime terre emerse che ora fanno parte di un fondale marino situato a basse profondità. Nonostante ciò, le rovine sommerse a largo di cuba si trovano ad una profondità notevole, evidentemente perché sono letteralmente sprofondate in seguito a cataclismi geologici a cui si è unito anche l'innalzamento delle acque.

Per la posizione e lo sviluppo di questa civiltà atlantidea caraibica, è molto probabile che si tratti proprio di Atlantide, cioè la civiltà scomparsa di cui ci parla Platone e di cui gli antichi sacerdoti Egizi conservavano il ricordo. Sia i Maya che gli Aztechi dicevano che i loro popoli provenivano originariamente da una grande terra situata proprio nella zona Caraibica, che però sprofondò nel mare in tempi remoti. E lo stesso Platone non solo pone Atlantide plausibilmente nella zona Caraibica, ma afferma che essendo stata Atlantide sommersa dalle acque, oggi l'unica parte visibile sono delle isole che un tempo erano le zone più alte di Atlantide, cioè verosimilmente le isole che formano oggi i Caraibi. Quindi Atlantide non si trovava su un continente ma si sviluppava su diverse grandi isole, di cui oggi rimangono solo le parti più alte.

La cosa più interessante è che nel 2000 e nel 2001 gli strumenti scientifici di investigazione hanno rilevato una concentrazioni di spettacolari edifici a largo della costa ovest cubana, a 600-700 metri di profondità, cioè tali edifici dovevano essere emersi 50.000 anni fa, ben oltre il periodo storico in cui si dovrebbe collocare Atlantide. Pertanto è possibile ipotizzare un cataclisma molto simile a quello descritto dalle leggende su Atlantide, che circa 11600 anni fa avrebbe fatto sprofondare la città di Atlantide nel mare di qualche centinaio di metri. Poi l'innalzamento del livello del mare in seguito alla fine delle glaciazioni ha ulteriormente innalzato il livello del mare fino a raggiungere i 600-700 metri sopra gli edifici sommersi. La profondità di tale sito richiede ingenti finanziamenti per essere indagato e documentato in modo più soddisfacente di quanto non si è fatto finora, ed inoltre il fatto di trovarsi in territorio cubano complica ulteriormente la cosa; come se non bastasse, si preferisce finanziare altri tipi di spedizioni in quelle aree, perché ci sono moltissime navi cariche di tesori che giacciono sui fondali ed esiste un grande interesse nei loro confronti. Non molto distante da questo sito archeologico, nel 1978 una spedizione scientifica trovò sul fondale marino un oggetto di forma piramidale alto 150 metri e largo 300 metri.

Molte prove indiziarie concrete mostrano che Chiesa Cattolica conoscesse l'esistenza del continente americano (o parte di esso) prima della sua scoperta, grazie ad antiche mappe segrete a loro volta copiate da antiche mappe che mostravano una grande terra al di là dell'oceano. Si tratta di mappe la cui prima stesura risale ai tempi di Atlantide, e che sono state copiate più volte nel corso dei millenni. Temendo che i mussulmani potessero scoprire l'America e convertirla all'Islam, la Chiesa Cattolica affidò segretamente il compito di scoprire l'America a Cristoforo Colombo, al quale furono date le mappe che mostravano le terre al di là dell'oceano. Ma le antiche mappe della Chiesa erano di derivazione atlantidea e quindi mostravano terre come apparivano ai tempi di Atlantide. Quindi forse Colombo fu mandato a sbarcare nella zona delle isolette caraibiche, che però sulla antica mappa atlantidea della Chiesa apparivano come una grande terra in cui esisteva una grande civiltà, cioè come erano i Caraibi prima di 11600 anni fa, quando il livello del mare era molto più basso.

Animali come uccelli migratori europei ed anguille europee sembrano avere una memoria genetica secondo la quale nella zona caraibica esisterebbe una terra oggi sommersa, cioè la terra di Atlantide di cui stiamo parlando. Si é osservato che gli stormi di uccelli migratori che ogni anno si spostano dall'Europa al Sudamerica, quando arrivano in prossimità delle Azzorre, si mettono a volare in giri concentrici, come se cercassero una terra dove posarsi. Poiché logicamente non la trovano, proseguono la loro rotta, ma ripetono le stesse manovre nello stesso punto, durante il viaggio di ritorno. Gli uccelli seguono quelle rotte migratorie da molti milioni di anni ed una terra oggi sommersa doveva sempre essere lì, dove gli uccelli la cercano ancor oggi. Praticamente è come se la terra sommersa ha dunque lasciato traccia di sé nella memoria collettiva degli uccelli migratori.

Vi è anche un altro comportamento animale simile, cioè quello delle anguille europee che abbandonano ogni due anni i loro habitat normali e, discendendo i corsi d' acqua, giungono al mare. Studi dimostrano che esse raggiungono tutte il mar dei Sargassi, una zona di mare dell'Atlantico situata a nord delle Antille. Qui, si riproducono; dopo aver deposto le uova, le anguille femmina muoiono, e gli avannotti iniziano il viaggio di ritorno verso l'Europa, dove due anni dopo riprenderanno il loro ciclo migratorio. Anche le anguille si spostano in branchi, come gli uccelli migratori, e questi branchi convergono tutti in quel mare, intorno alle isole Bermude. Quindi sembra che un istinto di razza riconduca le anguille là dove si riproducevano e vivevano i loro antenati, cioè una zona costiera di una terra oggi sommersa.

Ma le prove di una terra scomparsa 11600 anni fa situata in quella zona sono davvero innumerevoli e se ne trovano continuamente oramai da secoli, come quando alla fine dell’800 i lavori per la posa di cavi telegrafici sul fondo dell’oceano atlantico portarono alla luce dei campioni di roccia magmatica che dopo attente analisi si dimostrò essere una roccia che poteva risalire a circa 15.000 anni fa e che si era solidificata all’aria aperta, cioè quando una terra sconosciuta era emersa.

Il terzo caso riguarda un'altra serie di strutture sommerse disseminate per il pianeta. Si tratta delle strutture sommerse scoperte a circa ottanta metri a Sud Ovest delle Azzorre. Si tratta di un gruppo di resti urbani sommersi, consistenti in un tempio centrale sostenuto da tre basamenti di nove colonne, che a sua volta sorregge un tetto di pietra di sei metri per nove. Intorno i resti di cinque canali circolari, alcuni ponticelli e quattro anelli di strutture uguali al tempio. Il tutto ad una profondità leggermente superiore a quella del sito cubano. Da menzionare sono anche le rovine sommerse di Dwarka, golfo di Cambay in India.
Il quarto caso riguarda la “Dama del Mali”, una gigantesca scultura femminile alta 150 metri che domina la vetta inaccessibile di un monte in Guinea, alto tra l’altro ben 1500 m, scolpita all’epoca delle civiltà atlantidee. Tale scultura rappresenta un'importante antica regina o una divinità di una civiltà Atlantidea. Collegata alla civiltà che realizzò tale scultura sembra essere la "Skystone", una pietra azzurra artificiale presente in Sierra Leone (Africa occidentale) che è un avanzato materiale di costruzione risalente ai tempi in cui prosperavano le civiltà atlantidee. Si tratta di reperti archeologici situati in aree dove non sono mai state fatte serie indagini archeologiche e che quindi possono nascondere molte sorprese, difatti è chiaro che dovrebbe esistere un complesso atlantideo sepolto nei pressi di questi reperti archeologici.

Il quinto caso riguarda la scoperta sotto le acque del Mar Nero dei resti di un edificio che sembrerebbe essere stato sommerso proprio circa 11600 anni fa dall’innalzamento repentino delle acque. A 90 metri di profondità e a circa 12 km dalla coste turche sono stati scoperti una serie di manufatti in pietra ed un edificio rettangolare di 4x15 metri, con mura costruite mediante un impasto di fango e canne, e grandi tavole lavorate che forse coprivano l’edificio, perfettamente conservato date le particolari condizioni prive d’ossigeno di tale mare.

Da menzionare è anche la colonna di Ashoka che si trova a Deli (India), composta da una lega metallica indistruttibile ed inalterabile, fu realizzata in epoche remote e fu riutilizzata come colonna funebre per un re che morì nel 413 d.C.. Questa colonna doveva far parte di un complesso monumentale di qualche civiltà avanzata atlantidea, ma fu recuperata e riutilizzata più volte dagli antichi abitanti dell'India.

In realtà si tratta sempre di strutture imponenti e di pietra che rappresentavano edifici principali. Gli altri edifici erano fatti di materiali che si sono letteralmente disintegrati col passare del tempo, come la terracotta o il legno.

Oggetti atlantidei

Ci sono molti oggetti che risalgono all’epoca delle civiltà atlantidee o costituiscono la copia di oggetti esistenti in quel tempo remoto. Ricordiamo anche qui i cinque casi più noti

Il primo caso è la carta geografica di Oronteus Finaeus del 1531 che fu copiata da antiche mappe a loro volto copiate da mappe antiche. L’Antartide presenta l’indicazione di pianure, montagne e fiumi, e non è coperta da ghiacci. Proprio il ghiaccio ha impedito fino al 1820 la scoperta dell’Antartide e solo dal 1949 si è incominciato a conoscere cosa ci fosse sotto la calotta ghiacciata antartica. Infatti le montagne, le pianure ed i fiumi dell’Antartide riportati da questa mappa così come erano configurati comparirono anche nello studio geologico del 1949, con il quale coincidevano. Secondo alcuni studiosi, tuttavia, il continente riportato non è l'Antartide.

Il secondo caso sono altre mappe geografiche antiche che mostrano l'Antartide libero dai ghiacci. La prima mappa da citare è lo sconcertante planisfero del 1508 attribuito al cartografo Francesco Rosselli, mostrante sorprendentemente l’Antartide più o meno come la conosciamo oggi, rappresentata addirittura con ampie zone di verde e perfino con l’apparente indicazione di siti notevoli e forse finanche di città. Non vi è nessun dubbio che tale carta sia stata copiata da carte geografiche originariamente redatte all'epoca di Atlantide, cioè almeno prima di 11600 anni fa. La seconda mappa geografica da citare è quella di Piri Reis del 1513, che fu tracciata sulla base di antiche mappe a loro volta copiate da altre antiche mappe. La carta geografica mostra l’Africa, il Sudamerica e quella che sembra una parte dell’Antartide con un’approssimazione di mezzo grado, accuratezza impossibile fino alle esplorazioni 1770, nonché fino alla scoperta dell’Antartide del 1820. La parte dell’Antartide è mostrata nella mappa senza i ghiacci, esattamente come doveva essere il continente antartico prima della glaciazione, e sono presenti strane anomalie. Infatti, il contorno della costa sud-americana e l’idrografia continentale disegnata sono coerenti con il paesaggio che doveva presentarsi in epoca glaciale. Inoltre viene riportata un’isola di grandi dimensioni, oggi sommersa, mentre le Azzorre sono molto più estese di oggi, evidentemente per il livello del mare in epoca glaciale. Lo studio della mappa evidenzia che essa faceva parte di un planisfero ottenuto attraverso una proiezione azimutale equidistante, centrata nei pressi del Cairo. Quindi sembra che la civiltà che disegnò la mappa originale risiedesse in Egitto. Una mappa che mostra parti intere simili a alla mappa di Piri Reis, compresa la parte che sembra raffigurare l'Antartide, è il planisfero portoghese di Lopo Homen del 1519, probabilmente copiata dalle stesse fonti. Secondo alcuni studiosi, tuttavia, il continente riportato in queste mappe non è l'Antartide. Un'altra mappa da citare è del 1665, quando un prete gesuita tedesco, Athanasius Kircher pubblicò Mundus Subterraneus, un grosso libro che contiene la riproduzione di una antica mappa egizia di Atlantide, in cui purtroppo il prete gesuita mette Atlantide in una posizione sbagliata, troppo in alto, poiché interpreta male i riferimenti egiziani della mappa, come il fatto che per gli egiziani il nord era il sud, cioè la direzione in cui scorreva il Nilo. Il misterioso continente disegnato potrebbe essere Atlantide prima del cataclisma di 11600 anni fa. Esistono altri disegni antichi che mostrano terre ignote, come un disegno azteco detto "pannello Boturini" che mostra un'antichissima migrazione da un continente/grande isola ignota al continente americano.

Il terzo caso riguarda la famosa pila di Baghdad. Nel 1936, durante la realizzazione di una ferrovia, vicino a Baghdad, venne scoperta una antica tomba coperta da una lastra di pietra. Fra i numerosi oggetti che ne furono estratti c'era una pila a batteria chimica atta a produrre elettricità. Un ingegnere americano, Willard F.M. Gray, costruì nel '40 un modello funzionante di questa pila. Sempre in Iraq, altri scienziati hanno scoperto materiale dorato risalente a quattromila anni fa, materiale che non può essere stato placcato se non mediante l'elettricità. Presso Dendera (basso Egitto) l’archeologo francese Auguste Mariette scoprì nelle cripte del santuario della Dea Hator alcuni bassorilievi che rappresentano praticamente le moderne lampadine o delle grosse lampade. L'immagine mostra dei tubi di vetro oblunghi con all'interno un serpente a forma di filamento. Nei vicini geroglifici il serpente che attraversa i tubi viene descritto come “seref “ che significa illuminare ed inoltre nei bassorilievi è raffigurata una specie scatola da cui partono diversi “cavi” che giungono ai suddetti “tubi”. Tutte queste cose discendono senz’altro da conoscenze di civiltà atlantidee, dato che nelle civiltà conosciute certamente non era diffuso l’uso dell’elettricità.

Il quarto caso sono le famose pietre di Ica, migliaia di pietre perfettamente lavorate rinvenute nel deserto di Ocucaje, nei pressi di Ica (Perù), che riportano incisioni sconvolgenti evidentemente provenienti da civiltà remote a noi sconosciute. Tra l’altro le analisi mostrano che le incisioni risalgono proprio a 11600 anni fa.

Il quinto caso riguarda la grande piramide di Cheope e la Sfinge. La piramide di Chope è stata in realtà costruita almeno 11600 anni fa, ma è stata riscoperta, esplorata, restaurata e riutilizzata dagli egizi. Ecco perché non presenta geroglifici scolpiti mentre anche l’edificio più insignificante era strapieno di geroglifici, ed ecco perché la piramide presenta elementi matematici non casuali che testimoniano l’esistenza di una civiltà molto avanzata diversa da quella egizia. I numeri 286,1 e 153 si trovano ovunque nelle misurazioni della grande piramide ed hanno un significato molto profondo di tipo scientifico, così come altri numeri che concorrono non poco frequentemente nelle misure della piramide. Infatti essa è orientata con assoluta precisione ai quattro punti cardinali e le sue misure perimetrali e di altezza sono rapportate con notevole precisione alle misure della Terra, tale che la grande piramide viene a rappresentare in scala le dimensioni della Terra. Inoltre all’interno della struttura della piramide vi è una struttura enigmatica monumentale chiamata Zed o Torre di Osiride. Risulta possibile anche datare al 3500 a. C. uno dei grandi restauri subiti dalla Piramide di Cheope, poiché le analisi al radiocarbonio condotte sulla malta impiegata nella grande piramide la daterebbero intorno al 3500 a.C., comunque 1000 anni prima del faraone Cheope. Erodoto parla anche di scritte misteriose poste in antichità sul rivestimento della piramide di Cheope, probabilmente risalenti ai tempi in cui la piramide fu costruita (cioè almeno 11600 anni fa), tanto è vero che Erodoto dice che gli antichi egizi non riuscivano a capire cosa ci fosse scritto.

Autori arabi dicono che la grande piramide fu costruita prima del diluvio universale e vi furono riposti dentro i segreti delle scienze ed una serie di oggetti particolari, tra cui mappe, manufatti di vetro infrangibile e forse plastico, modelli di macchine e un metallo durissimo e inalterabile.

Stesso discorso per la sfinge, costruita almeno 11600 anni fa e riutilizzata dagli egizi. Ma testa originaria della sfinge era quella di un leone, mentre quella visibile oggi è stata rimodellata appositamente dagli egizi. Infatti la testa attuale risulta molto più recente del resto del corpo della sfinge, che rappresentava originariamente un leone orientato nell’esatto punto dell’orizzonte in cui, nel 10450 a. C., sorgeva proprio la costellazione del leone. Inoltre ricerche anno dimostrato che la sfinge mostra segni di erosione che indicano un erosione della pioggia subita in almeno 11000 anni.

Inoltre ci sono dei dubbi riguardo anche alle altre piramidi della piana di Giza, che potrebbero risalire all’epoca atlantidea ed essere state restaurate e riutilizzate dagli egizi. Infatti, nell’insieme le piramidi nella piana di Giza ricalcano la disposizione delle stelle principali della costellazione di Orione così come apparivano nel 10450 a. C..

Ma non basta, perché ricercatori hanno dimostrato che la finge e le piramidi della piana di Giza sono orientate astronomicamente in modo da formare un disegno cosmologico insieme al paesaggio naturale (il Nilo) che rappresenta la proiezione terrestre del cielo nel 10450 a.C.

In realtà tutto porta a ritenere che la data della costruzione delle piramidi della piana di Giza e della sfinge sia il 10450 a. C., cioè 12450 anni fa, quindi prima della catastrofe globale avvenuta circa 11600 anni fa. Evidentemente sono dei monumenti di una civiltà atlantidea che prosperava in quel periodo, comunque scomparsa senza quasi lasciar traccia in seguito al cataclisma globale.

Se aggiungiamo che lo studio della mappa di Piri Reis evidenzia che essa faceva parte di un planisfero ottenuto attraverso una proiezione azimutale equidistante, centrata nei pressi del Cairo, si può anche ritenere che in Egitto esistesse una civiltà sviluppata già prima di 11600 anni fa. Ecco perché proprio in quei luoghi ci sono quei grandiosi monumenti lasciati da una civiltà scomparsa 11600 anni fa, ecco perché proprio gli antichi egizi erano a conoscenza di tutte quelle informazioni su Atlantide, ecco perché gli antichi egizi sembravano conoscere elementi avanzati come l'elettricità, ecco perché gli antichi egizi avevano mappe con territori che non potevano conoscere.

Sempre in tal senso, Erodoto nelle sue storie, facendo il calcolo dei Re che hanno regnato in Egitto, afferma che alla sua epoca (485-425 a.C.) la civiltà Egiziana era già vecchia di 11.340 anni, e questo vuole dire che la civiltà dell'antico Egitto risalirebbe al 13.500 a.C., e cioè che prima di 11600 anni fa esisteva una civiltà contemporanea di Atlantide che si era sviluppata in Egitto, evidentemente annientata dal Diluvio Universale e risorta solo millenni dopo.

I monumenti riutilizzati in Egitto di cui abbiamo parlato non sono un caso isolato perché alcune parti di antiche città dell’America Centrale e Meridionale sono state costruite utilizzando tecnologie sconosciute ai Maya o agli Aztechi che hanno poi riutilizzato alcuni edifici, spesso costruiti in luoghi impervi con blocchi di pietra di dimensioni gigantesche e tagliati alla perfezione, come le costruzioni megalitiche arcaiche di Sacsayhuaman, Tiahuanaco e Macchu Picchu.

A tutto ciò vanno ad aggiungersi tutta una serie di "oggetti impossibili" risalenti ad epoche remote.

Civiltà scomparse che ci aspettano

Da prove concrete risulta quindi l'esistenza di civiltà scomparse risalenti ad epoche remote, i cui resti sono in minima parte affiorati ma purtroppo non sono stati studiati e considerati come si dovrebbe, così come non sono state fatte serie ricerche dei resti di queste civiltà scomparse in luoghi in cui era probabile la loro presenza, come in Antartide.

Non c'è dubbio che il cataclisma di 11600 anni fa abbia letteralmente disintegrato parte degli edifici e degli oggetti di queste civiltà scomparse, e non vi è dubbio che un altra parte di questi edifici e oggetti abbia fatto la stessa fine a causa del riutilizzo operato dalle popolazioni che si sono succedute nelle aree dove le civiltà scomparse prosperavano in tempi remoti. Lo stesso vivere per millenni in un punto porta la disintegrazione di quasi tutto le civiltà antiche ci hanno lasciato. E il tempo e gli eventi naturali, come l'erosione e i terremoti, fanno il resto.

Ma nonostante tutto questo parte dei monumenti e degli oggetti di civiltà atlantidee devono essere sopravvissuti.

Le civiltà che hanno prosperato fino ala catastrofe di 11600 anni fa prosperavano anche in zone che oggi sono sotto i fondali marini, dato che all'epoca il livello del mare era molto più bassa di quello attuale e c'erano vaste terre emerse che ora sono sommerse dall'acqua.

Le molte città costiere di allora sono oggi sotto il fondale marino, i cui resti sono coperti dai sedimenti marini di 11600, nonché dal fango portato dal "diluvio universale" di 11600 anni fa. E in molte zone oltre ai sedimenti e al fango vi è anche uno spesso strato di ghiaccio che si aggiunge a tutto ciò, come in Antartide. Tuttavia non è da escludere che alcune delle civiltà atlantidee prosperassero anche in zone che allora erano verdi e rigogliose e che oggi sono il cuore di enormi deserti.

Concludo ricordando che è scientificamente possibile che in epoca moderna si scopra una vera e propria civiltà avanzata che ha prosperato per secoli in epoche remote. Infatti, ciò è avvenuto persino in epoche recenti, con la scoperta della incredibile civiltà dei Sumeri.

I Sumeri furono i primi abitanti della Mesopotamia e sino alla metà del Novecento, della loro civiltà si era persa non solo ogni traccia, ma persino il ricordo. Quando le prime spedizioni archeologiche cominciarono ad esplorare il territorio mesopotamico per condurre ricerche su Babilonia, migliaia di documenti scritti consentirono di scoprire che, accanto alle foci dei fiumi Tigri ed Eufrate, prima dei babilonesi era vissuta e aveva dominato una complessa civiltà: i Sumeri. Questa civiltà non era per nulla primitiva ed aveva avanzate conoscenze in molti campi, sopratutto in campo astronomico, e i Sumeri sono soprattutto il più antico popolo conosciuto che utilizzava la scrittura e la matematica, almeno fino alla scoperta ufficiale di qualche civiltà atlantidea.

E si pensi anche che risale al 2005 le scoperte delle vestigia di una sconosciuta civiltà europea, sviluppatasi circa 7000 anni fa nell'Europa centrale. Le tracce di oltre 150 templi, edificati tra il 4800 e il 4600 avanti Cristo, sono state localizzate lungo una fascia lunga oltre 640 chilometri, attraverso le attuali Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia ed Austria. Gli scavi hanno individuato una serie di complessi templi in legno e in terra. La scoperta più notevole è stata compiuta nel sottosuolo della città di Dresda, dove gli archeologi hanno portato alla luce i resti di un tempio di 150 metri di diametro, circondato da ben quattro fossati. Sono stati anche trovati utensili in legno, oltre a statuine rappresentanti personaggi o animali, che ci parlano di un popolo profondamente religioso e dedito all'agricoltura e all'allevamento del bestiame.

Quindi, nonostante i progressi fatti nell'archeologia, è ampiamente possibile la scoperte di antichissime civiltà sconosciute, sopratutto se si pensa che raramente si indaga su cosa ci sia sotto i fondali marini nelle zone attorno alle coste.

Foto dei monumenti atlantidei sommersi di cui si parla in quest'articolo:
http://alieniemisteri.altervista.org/monum..._misteriosi.htm

Foto degli oggetti Atlantidei di cui si parla in quest'articolo:
http://alieniemisteri.altervista.org/reperti_impossibili.htm

FONTE




 
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jasmine23
view post Posted on 26/12/2007, 15:05




ATLANTIDE: IL MITO,LE IPOTESI,LA FINE
a cura di Alberto Rossignoli

Certamente Atlantide è tutt'oggi uno dei più grandi misteri della storia: dall'antichità sino ai nostri giorni, studiosi di ogni disciplina e di ogni orientamento si sono prodigati per scoprire non solo se esistesse effettivamente questo continente, ma anche per capire dove fosse e come fosse la civiltà che ivi risiedeva. Una delle testimonianze più antiche (nonché più conosciute) è quella del grande filosofo greco Platone. Egli scrisse a proposito di Atlantide nel "Timeo" e nel "Crizia" ; vediamo più nel dettaglio. Nel primo dialogo, per bocca di Socrate, riferisce che l'antico legislatore Solone (inserito,tra l'altro,tra i Sette Savi),durante un suo viaggio in Egitto, ebbe modo di ascoltare la storia di quel discusso continente per bocca di un sacerdote. Quest'ultimo raccontò che Atlantide era un tempo una civiltà prospera ("Ora, in cotesta Atlantide, venne su possanza di cotali re, grande e meravigliosa, che signoreggiavano in tutta l'isola, e in molte altre isole e parti del continente; e di qua dallo stretto, tenevano imperio sovra la Libia infino a Egitto, e sovra l'Europa infino a Tirrenia") e tentò di muovere guerra, senza successo, a Grecia ed Egitto. Successivamente,però, "facendosi terremoti grandi e diluvii, sopravvenendo un dì e una notte molto terribili…e l'Atlantide isola, somigliantemente inabissando entro il mare, sì sparve".

Nel secondo dialogo, il filosofo fornisce molte informazioni in più, in particolar modo circa la morfologia dell'isola: gli atlantidei, abili ingegneri e architetti, eressero la capitale sulla cima di un monte e la circondarono di cerchi concentrici alternati di canali d'acqua e strisce di terra unite tra loro da passaggi abbastanza ampi da consentire il transito di imbarcazioni ("Le cinte di mare che si trovavano intorno all'antica metropoli per prima cosa le resero praticabili per mezzo di ponti, formando una via all'esterno e verso il palazzo reale. Il palazzo reale lo realizzarono fin da principio in questa stessa residenza del dio e degli antenati, ricevendolo in eredità l'uno dall'altro, e aggiungendo ornamenti a ornamenti, cercavano sempre di superare, per quanto potevano, il predecessore, finché realizzarono una dimora straordinaria a vedersi per la grandiosità e la bellezza dei lavori. Realizzarono, partendo dal mare, un canale di collegamento largo tre plettri, (45) profondo cento piedi (46) e lungo cinquanta stadi fino alla cinta di mare più esterna: crearono così il passaggio dal mare fino a quella cinta, come in un porto, dopo aver formato un'imboccatura sufficiente per l'ingresso delle navi di maggiori dimensioni. Inoltre tagliarono le cinte di terra che dividevano tra loro le cinte di mare all'altezza dei ponti, tanto da poter passare, a bordo di una sola trireme, da una cinta all'altra, e coprirono i passaggi con tetti, in modo tale che la navigazione avvenisse al di sotto: e infatti le sponde delle cinte di terra si elevavano sufficientemente sul livello del mare").

In particolare, il diametro della capitale raggiungeva le 11 miglia, secondo le tecniche di misurazione antiche e un enorme canale (largo 90 m, profondo 30 m), aveva il compito di collegare tutto il complesso di canali al mare aperto.

Oltre la città vi era tutto un insieme di terra coltivabile, il granaio dell'isola.

Tuttavia, dopo un certo periodo, Atlantide dimenticò la saggezza e la virtù donategli dagli dei e così essi decisero di punirli:" . Quando però la parte di divino venne estinguendosi in loro, mescolata più volte con un forte elemento di mortalità e il carattere umano ebbe il sopravvento, allora, ormai incapaci di sostenere adeguatamente il carico del benessere di cui disponevano, si diedero a comportamenti sconvenienti, e a chi era capace di vedere apparivano laidi, perché avevano perduto i più belli tra i beni più preziosi, mentre agli occhi di coloro che non avevano la capacità di discernere la vera vita che porta alla felicità allora soprattutto apparivano bellissimi e beati, pieni di ingiusta bramosia e di potenza. Tuttavia il dio degli dèi, Zeus, che governa secondo le leggi, poiché poteva vedere simili cose, avendo compreso che questa stirpe giusta stava degenerando verso uno stato miserevole, volendo punirli, affinché, ricondotti alla ragione, divenissero più moderati, convocò tutti gli dèi nella loro più augusta dimora, la quale, al centro dell'intero universo, vede tutte le cose che partecipano del divenire, e dopo averli convocati disse...".

il racconto purtroppo si interrompe qui. Non ci è dato sapere ulteriori particolari circa la sorte del continente e dei suoi abitanti.

Dopo Platone, nessuno si interessò più alla storia di Atlantide almeno fino al XX secolo. L'americano Ignatius Donnelly, nel suo libro "Atlantis - The antidiluvian world" (1882) , si chiede se Platone scrivesse a proposito di un'autentica catastrofe, e lui è convinto di sì.

Del resto anche nei tempi moderni si è visto quanto può risultare devastante l'azione di terremoti, maremoti ed eruzioni vulcaniche. Lo studioso americano rilevò inoltre delle affinità tra le leggende "diluviane" di diverse culture del mondo (dall'Egitto al Messico) e segnalò i punti di incontro tra i manufatti rinvenuti sulle opposte sponde dell'Oceano Atlantico. Circa settant'anni dopo, l'americano Sprague de Camp, nel suo libro "il mito di Atlantide e i continenti scomparsi" confuterebbe alcune affermazioni che Donnelly avrebbe fatto durante le sue ricerca, ad esempio che la civiltà egizia fiorì all'improvviso. Cinque anni dopo la pubblicazione del libro di Donnelly, entrò in scena la medium russa Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica. Nel suo libro "La dottrina segreta" , un commento all'opera "Le stanze di Dzyan" , la medium sostiene che la razza umana come la conosciamo oggi non sarebbe stata la prima ad abitare la Terra. Infatti sarebbero esistite altre razze. La prima (che è in un certo senso la "razza-madre") consisteva in esseri invisibili fatti di nebbia infuocata. La seconda si stanziò nell'Asia del nord. La terza si stanziò nel continente perduto di Mu, nell'Oceano Indiano, ed era costituita da esseri scimmieschi di grandi dimensioni, tuttavia privi di raziocinio. La quarta era quella degli atlantidei,i quali raggiunsero un elevatissimo grado di sviluppo ma si erano successivamente autodistrutti a causa di guerre interne causate e condotte da potentissimi maghi. La quinta era caratterizzata da una estrema fisicità, ed è quella attuale. La sesta e la settima (le future razze) saranno assai più eteree di quella attuale. Secondo la veggente russa, tutta la conoscenza delle civiltà passate non è andata perduta, ma è conservata nell'Akasa (o Akasha), l'archivio generale etereo della conoscenza. Pertanto la civiltà atlantidea diede un impulso decisivo allo sviluppo della civiltà egizia e non solo. Alla Società Teosofica diede un notevole contributo l'opera del londinese W. Scott-Elliott, il quale si dichiarava in grado di attingere alla dimensione akasica e dunque di ricostruire la storia di Atlantide e Lemuria… Nel 1904, il filosofo Rudolf Steiner diede alle stampe "From the Akashic records" , nel quale parla di Atlantide e Lemuria e asserisce che dal principio l'uomo era una creatura completamente evanescente il quale, col tempo, aveva acquistato una sempre maggiore solidità, divenendo schiavo della materia e di passioni fuorvianti e corruttrici. Nel 1924, lo scozzese Lewis Spence, nel suo libro "Problem of Atlantis" , sostenne di essere in possesso di prove geologiche dell'esistenza, nel tardo Miocene, di un vasto continente nella regione atlantica, continente che si sarebbe in seguito disgregato in tanti arcipelaghi; non essendo l'uomo antico un bravo navigatore, secondo lo studioso scozzese, gli scampati della civiltà atlantidea avrebbero trovato rifugio nelle isole più vicine. Tuttavia sono numerose le obiezioni che gli si possono muovere, specie quando (anche lui) afferma che la cultura egizia, quella cretese e quella sudamericana esplosero dal nulla… Curiosa è la storia del colonnello Percy H. Fawcett, amico dello scrittore Conan Doyle. Un bel giorno lo scrittore Rider Haggard gli presentò una pietra in basalto che presentava alcune singolari incisioni; il colonnello la affidò ad un sensitivo, il quale asserì che il reperto proveniva da una civiltà perduta e che sarebbe presto finito nelle mani di un uomo che altro non sarebbe se non la reincarnazione di un antico sacerdote appartenente a quella civiltà… Inutile dire che, dopo questo responso, Fawcett divenne un fervente sostenitore di Atlantide. Nel 1905,un gruppo di studiosi tedeschi annunciò di essere sulle tracce di un'antica civiltà, Tartesso, sulla costa atlantica della Spagna, nei pressi della foce del fiume Guadalquivir, conquistata dai Cartaginesi intorno al 553 a.C. Ebbene, secondo loro, Tartesso sarebbe Atlantide. Un'archeologa, Elena Maria Whishaw, è convinta che il territorio dell'odierna Andalusia sia stato colonizzato anticamente dagli scampati alla catastrofe della civiltà atlantidea: lei infatti compì studi sulla fortezza di Niebla e portò alla luce, nel Rio Tinto, un importante reticolo idraulico di alta ingegneria. Negli anni Trenta si fece avanti la teoria proposta dall'ingegnere minerario viennese Hans Hoerbiger.

Secondo lui, 250 milioni di anni fa la Terra possedeva una Luna diversa, una cometa attirata dal nostro campo gravitazionale; quando il corpo celeste si avvicinò alla Terra, gli oceani avevano ricoperto quasi tutte le terre emerse e le poche che erano scampate si rivestirono di uno strato di ghiaccio. Conseguentemente gli uomini si trovarono a dover vivere sulla cima dei monti più alti,dove la gravità più leggera aveva fatto sì che gli esseri umani divenissero dei giganti: nella Bibbia, infatti, si afferma la presenza di giganti. Quando infine la Luna esplose, la Terra venne flagellata da alluvioni e diluvi di proporzioni apocalittiche, i quali causarono la rovina di Lemuria e Atlantide. Dopo la morte di Hoerbiger, avvenuta nel 1931, la sua opera e la sua teoria vennero riprese dal suo discepolo Hans Schindler Bellamy. Ad ogni modo, le esplorazioni spaziali degli anni Sessanta hanno fatto notare che era senz'altro errato immaginare pianeti e corpi celesti ricoperti di ghiaccio (Hoerbiger riteneva altresì che la Luna fosse ricoperta di ghiaccio). Verso la fine degli anni Sessanta, l'archeologo greco Angelos Galanopoulos, sulla scorta degli studi compiuti sulla distruzione dell'isola di Santorini dal professor Spyrydon Marinatos, sostenne che la stessa catastrofe coinvolse anche Atlantide. Tuttavia molte sono le obiezioni da muovere a Galanopoulos, obiezioni di ordine cronologico e geografico, nate proprio dalla lettura dei testi platonici. A titolo di esempio, si nota che, secondo Platone, Atlantide sarebbe oltre le Colonne d'Ercole, le quali non sarebbero nel Peloponneso,come lo studioso afferma… Nel 1975, presso l'Università dell'Indiana, si tenne un convegno su Atlantide nel quale un importante numero di studiosi si trovo d'accordo sul fatto che altro non fosse se non un'invenzione letteraria e che non si dovesse dare eccessivo credito alle precedenti ipotesi e ai racconti di veggenti. Anche la versione di Cayce fu rigettata. Cayce diede indubbiamente un contributo importante alla questione "Atlantide" , nel corso delle sue "letture psichiche" . In particolare, si rilevano notevoli punti di contatto con l'ipotesi di Steiner e inoltre il veggente americano asserisce che Atlantide sia andata incontro a più distruzioni; tuttavia una parte dell'archivio di Atlantide si troverebbe sotto la Sfinge. Cayce predisse poi la risalita di Atlantide tra il 1968 e il 1969…non risulta che la profezia si sia avverata. Comunque, per informazioni più dettagliate rimando all'articolo che ho in precedenza scritto circa la sua figura . All'inizio del 1968, grazie ad un pescatore, fu rinvenuta una strada sottomarina a nord delle Bimini, nelle Bahamas. Si gridò alla grande scoperta me è necessario rilevare che, dagli elementi in possesso agli studiosi, non si può asserire di essere in presenza di resti di qualche misteriosa civiltà scomparsa. Circa la distruzione di Atlantide, attualmente si è propensi a ritenere accettabile (nonché credibile) quella proposta dal geologo inglese Ralph Franklin Walworth, secondo il quale la fine di Atlantide sarebbe in qualche modo legata al periodico ripetersi di ere glaciali nel passato del nostro pianeta… Similmente, lo studioso slavo M. Milankovitch asserisce che, periodicamente, il pianeta andrebbe incontro a variazioni cicliche della condizione climatica. Ma cosa avrebbe provocato le ere glaciali? Secondo Walworth, le eruzioni vulcaniche,con le loro proiezioni di gas nell'atmosfera. La parte più contestata della teoria del geologo inglese è la sua convinzione che il nucleo della Terra non sia una massa fluida contenente ferro…

secondo l'esploratore Leo Frobenius, si troverebbe nell'Africa Nera, nella regione nigeriana del fiume Yoruba;
ricollegandosi agli studi greci compiuti in materia,secondo l'archeologo Nicholas Platon (siamo negli anni '60), i quattro palazzi cretesi scoperti confermerebbero l'esistenza di quattro re in pace fra loro, come i sovrani atlantidei; successivamente,a seguito di cataclismi, la civiltà minoico-micenea sparì all'improvviso,proprio come Atlantide.

Certamente,questa ridda di ipotesi non risolve la questione. Può sicuramente dare un ausilio orientativo su Atlantide ma resta comunque aperta la domanda di fondo circa la sua veridicità storica,la sua ubicazione, la sua civiltà e la sua fine.

AGGIORNAMENTI SU ATLANTIDE
Nel numero 33 del settimanale “Oggi” (15 agosto 2007) è riportato un interessante articolo che aggiunge un tassello alle varie teorie su Atlantide già riportate in un mio precedente articolo. Un settantottenne docente pisano, il prof. Marcello Cosci, il quale da tempo si occupa di aerofotointerpretazione ed elaborazione computerizzata di immagini satellitari per la ricerca e lo studio di siti archeologici sepolti, nel suo libro “Dai satelliti le prime immagini della mitica Atlantide” (Felici Editore) ipotizza, sulla base di rilievi, che la mitica Atlantide fosse sita nell’isola di Sherbro, al largo della Sierra Leone. Nello specifico, la sua ricerca prese il via nell’estate del 2004 quando, in vacanza al mare, acquistò l’edizione economica ( “Atlantide. L’ultima verità. Nelle Ande la soluzione al più grande mistero di tutti i tempi” )di una ricerca di Jim Allen, che lo appassionò in modo tale da decidere di approfondire le ricerca riguardo a quella tematica, prendendo come punto di partenza i “Dialoghi” platonici. A detta dello studioso, Platone parla scrive sempre di Atlantide come di un’”isola”( nello specifico, come luogo geografico, collina protetta da cerchi di terra e mare e come Impero), e questo potrebbe essere stato in qualche modo fuorviante per i ricercatori. Ad una più attenta lettura dei “Dialoghi” , è possibile evincere che Atlantide sarebbe stata ubicata in un punto dell’Oceano Atlantico e sarebbe stata una sorta di “isola-Impero” dalla quale un governo di dieci fratelli amministrava le altre isole dello stesso mare, parte della zona continentale e sulle colonie presenti in Europa e in Etruria. Detto Impero, pertanto, estendeva la sua influenza sino alle famigerate Colonne d’Ercole. Per una nutrita schiera di ricercatori, il mitico sito deve essere ricercato nei fondali marini; secondo il professor Cosci, sarebbe un errore. Analizzando la fonte platonica, il ricercatore pisano rilevò che il cataclisma che aveva distrutto Atlantide ( e cancellato tutte le forme di vita) aveva semplicemente ricoperto di fanghiglia e melma la collina, i cerchi di mare e il canale di collegamento tra la metropoli e il mare: pertanto, se i suoi calcoli sono corretti, l’isola doveva trovarsi ancora lì, dove il filosofo greco aveva indicato fosse sita. On singolare determinazione, il ricercatore pisano adottò, quale strumento di ricerca, le moderne tecnologie informatiche: nello specifico, si servì delle immagini registrate dai sensori satellitari in diverse fasi dell’anno, nella consapevolezza che le stagioni, il tasso di umidità e la presenza di nuvole possono influire tutt’altro che positivamente sulla rilevazione di manufatti sepolti. Analizzò tutte le immagini di tutte le isole dell’ Oceano Atlantico fino a quando si imbatté nell’isola di Sherbro, al largo della Sierra Leone: lo spettro dei colori metteva palesemente in evidenza delle tracce di umidità presenti nel sottosuolo, segno della presenza dei cerchi concentrici di terra e mare che circondavano la collina ove viveva la famiglia reale e, inoltre, sulla stessa collina sono visibili i resti delle antiche mura ed è altresì visibile il vasto canale che la collegava col mare e col notevole porto. L’ultima cosa da fare, ora, è scavare, anche se non sarà un’impresa facile: infatti detta isola e quasi totalmente priva di infrastrutture e il sito da analizzare è alquanto vasto. Ma il professor Cosci sembra possedere una notevole riserva di grinta e convinzione.

Fonti:
- Colin & Damon Wilson, "Il grande libro dei misteri irrisolti", Edizioni Mondolibri, Milano 2003 - Platone,"Crizia" (scaricato dal sito www.filosofico.net) - Platone,"Timeo", in "Dialoghi", Edizioni Einaudi,Torino 1970, nella versione di Francesco Acri, a cura di Carlo Carena.. -rivista "Focus"; Ivan Vispiez "Atlantide era qui?"
“Oggi”, n. 33, 15 agosto 2007, Maria Elena Mancuso, “Atlantide? Io l’ho trovata e fotografata”


FONTE

CIÒ CHE RESTA DI ATLANTIDE
di Leonella Cardarelli
per Edicolaweb


Per molti la storia o l'esistenza del continente Atlantide, prima del diluvio universale, è pura fantasia... eppure se ne parla molto e numerose testimonianze ci arrivano da studiosi ed intellettuali.

Secondo Corrado Federici "alla base di lontane leggende c'è sempre un nucleo di verità simbolica e spirituale".
Ciò vuol dire che dietro ad ogni nostra forma di pensiero, dietro ogni nostro modo di dire si nasconde qualcosa che è andato perduto. Purtroppo più un evento è cronologicamente lontano e non collocabile in uno spazio temporale ben definito... più viene visto come una leggenda, una fiaba o una favola. Il mito non è fantasia ma un racconto simbolico che contiene una verità.
Per la conoscenza esoterica il mito di Atlantide rappresenta il passaggio verso la nostra razza, la razza aria.
Esamineremo insieme le testimonianze e i resti archeologici attribuiti a questa civiltà antichissima e poi sarà il lettore a decidere se credere o meno all'esistenza del continente perduto.

Atlantide è il continente che, secondo molti studiosi di storia antica, è esistito prima del diluvio universale.
Si sostiene che gli abitanti di Atlantide erano dei giganti e che l'atmosfera in cui vivevano era un'atmosfera acquosa, non a caso in lingua maya la sillaba "ATL" vuol dire acqua, forza dell'acqua. Da qui deriva il termine greco "atlas", che significa instancabile, da cui la parola "atleta".
Atlas era il re della Mauritania e si credeva fosse il figlio di Giove. È rappresentato come una divinità che sostiene il globo e questa immagine esiste nell'America precolombiana.
In quasi tutte le culture vi è la credenza che il mondo sia iniziato con un diluvio, che è quello che noi conosciamo come diluvio universale.
Troviamo tracce del diluvio non solo nella Genesi ma anche nel Codice Boturini, nel Popol Vuh (raccolta di miti e leggende maya), ne "Le stanze di Dzyan" (libro trovato in Tibet; descrive tutte le ere dell'uomo nelle diverse umanità), nel Codice Dresda.
Gli Aztechi sostenevano di essere originari di Aztlan, una terra sconosciuta. Di etimologia azteca, in lingua nahuatl Aztlan significa proprio "gente di Aztlán".
Secondo alcuni studiosi il termine Aztlán deriverebbe dalle parole nahuatl "aztatl", che significa "airone" (o uccello dalle piume bianche) e "tlan(tli)", che significa "posto del": Aztlán vorrebbe quindi dire "posto degli aironi". Secondo un'altra teoria, deriverebbe dal nome del dio Atlas e significherebbe "vicino all'acqua". In Messico esiste inoltre un'area chiamata Chichen Itza che significa salvati dalle acque.
Oggi esistono molte teorie sull'ubicazione di Atlantide: Mediterraneo, America, Canarie, Mar del Nord. Come mai?
Perché Atlantide era tutto, solo nell'ultimo periodo era rimasto, di esso, un'isola, perciò leggiamo che Atlantide era un'isola. Invero Atlantide era tutto un intero continente ma nell'ultimo periodo della sua esistenza era solo un'isola poiché aveva già subito molte devastazioni.
Negli anni '80 del XIX secolo Augustus Le Plongeon, studioso francese, sostenne di essere in grado di decifrare i testi degli antichi maya in cui vi erano riferimenti al continente Mu (Mu o Lemuria è il continente che sarebbe esistito prima di Atlantide), inghiottito da violente eruzioni vulcaniche. Pochi credettero a Le Plongeon, anche se molti studiosi credono che Mu sia effettivamente esistita. Uno di essi è William Niven, secondo il quale i sacerdoti di Mu avevano inviato emissari nella Mesoamerica per insegnare e tramandare una conoscenza segreta e preparare un luogo di rifugio in caso di catastrofe. Questo luogo è, con molta probabilità, quello che in molte popolazioni è noto come luogo sotterraneo: Agharti, identificato altresì come Shangri-la. Ma di questo parleremo dopo...
Se pochi credettero all'esistenza di Mu, per Atlantide fu diverso, forse perché ne parlano anche noti intellettuali, in primis Platone. Platone fa riferimento ad Atlantide (o Poseidonia) nei suoi dialoghi "Timeo" e "Crizia".
Nel "Timeo" Platone scrive che suo zio Crizia narra di Atlantide. Crizia racconta che Solone, grande legislatore e suo antenato, aveva visitato l'Egitto nell''800 a.C. e notò che gli Egizi erano eccessivamente evoluti per quel periodo. Così indusse un gruppo di sacerdoti di Sais a parlare del loro passato ed uno di essi asserì che la Terra aveva subito molte catastrofi dovute agli elementi naturali (fuoco, acqua, terra, aria) e che proprio nel 9.600 a.C. vi fu una grande catastrofe dovuta all'acqua. Il sacerdote disse inoltre a Solone che al di là delle colonne d'Ercole esisteva un'isola: Atlantide, grande quanto la Libia e l'Asia messe insieme e che in quel periodo - 9.600 a.C. - Atene già esisteva (il sacerdote intendeva per Libia una zona grande quanto tutto il Nordafrica e per Asia una zona vasta quanto il Medio Oriente).
Platone nel "Crizia" continua il suo racconto su Atlantide affermando che fu fondata dal dio del mare Poseidone; scrive che col passare del tempo l'essenza divina degli Atlantidei svanì per lasciare il posto ad una componente sempre più umana e Atlantide sparì in un giorno e una notte.
Oltre a Platone menzionarono Atlantide altri intellettuali come il filosofo neoplatonico Proco; quesi sosteneva che Cantore si era recato in Egitto e lì aveva visto delle colonne con su scritta la leggenda di Atlantide. Anche Aristotele e Plutarco parlano di isole e continenti perduti.
Ma cosa resta oggi di Atlantide?

I LUOGHI DEL MISTERO E IL PIANETA TERRA
Il testo "Gli eredi di Atlantide" scritto da Colin Wilson e Rand Flem Ath è molto illuminante dal punto di vista dei luoghi misteriosi collegati e collegabili ad Atlantide. Gli autori di questo testo sostengono che siti sacri misteriosi come le piramidi egiziane, cinesi e sudamericane non sono stati costruiti dagli indigeni per motivi locali, ma sono tutti collegati ad una civiltà antidiluviana, cioè Atlantide.
Oggi, con la libertà culturale, chiunque può facilmente scoprire che in tutta la storia che ci è stata raccontata... qualcosa non quadra. Manca qualche "pezzo"...
I luoghi misteriosi più noti sono l'Egitto, l'America e l'Isola di Pasqua. Esistono anche molte popolazioni antiche che avevano conoscenze straordinariamente precise per il tempo in cui sono vissute: i Maya, gli Incas, gli Egiziani, i Templari e gli Indù.
Ebbene, questi luoghi e queste popolazioni sono ricollegate al mito di Atlantide e alla sua popolazione evolutissima.
Colin Wilson e Rand Flem Ath sono fautori della teoria di Charles Hapgood (1904-1982) secondo il quale Atlantide era collegata nell'attuale Antartide. L'Antartide oggi è coperta dai ghiacci ma se accettiamo l'idea che la crosta terrestre è mobile dobbiamo pensare che prima della catastrofe con cui è nata la nostra civiltà, l'attuale Antartide si trovava più a nord e non era un ambiente freddo né ghiacciato. Oggi è accettata la teoria che le masse polari non siano ancorate ad uno strato di materiale solido ma ad una mistura lubrificante come un dentifricio.
Hapgood fu un grande ricercatore e dedicò tutto se stesso allo studio di Atlantide e della conformazione terrestre. Ebbe persino l'appoggio di Einstein ma comunque poco credito a suo tempo, anche da parte dei geologi.
Einstein appoggiò Hapgood nella sua teoria sullo slittamento della crosta terrestre e lo incoraggiò nella stesura di "Earth's shifting crust". In quest'opera Hapgood sostiene che la crosta terrestre può scivolare sotto il peso delle calotte polari portando alla deriva interi continenti.
Nel 1952 Hapgood dimostrò con l'aiuto di Einstein che il globo un tempo era coperto dai ghiacci e questa teoria è oggi universalmente accettata: nell'era precambriana o archeozoica (800 milioni di anni fa) tutto il globo era coperto dai ghiacci e l'era glaciale durò per altri 300 milioni di anni.
Per chiarezza espositiva precisiamo che il globo ha conosciuto una serie di ere glaciali e la causa è tuttora ignota ma vi sono valide ipotesi.
Colin Wilson e Rand Flem Ath hanno congetturato che se le ere glaciali si sono succedute ad intervalli regolari ciò può essere derivato dal fatto che il sistema solare possa attraversare una nuvola di polvere cosmica. Altri studiosi avevano pensato a qualcosa di simile, cioè che le ere glaciali fossero causate da polveri vulcaniche presenti nell'atmosfera terrestre.
James Croll, invece, dà una spiegazione più accettata al fenomeno: egli sostiene che le ere glaciali dipendono dall'inclinazione dell'asse terrestre (il succedersi delle stagioni dipende dall'inclinazione dell'asse terrestre). L'inclinazione dell'asse è oggi di 23,4° ma c'è stato un lievissimo spostamento recente a causa dello tsunami del 2004.
Il testo più rivoluzionario di Hapgood fu "Maps of the ancient sea kings" in cui l'autore tende a dimostrare che la civiltà è molto più antica di ciò che si crede. Non a caso oggi anche nei libri di storia si tende ad anticipare sempre di più l'inizio della civiltà poiché sempre più prove palesano che la civiltà è antichissima. Ad esempio negli anni '60 del XX secolo si riteneva che Gerico (la prima città murata) risalisse al 6.500 a.C. invece oggi la si fa risalire ad almeno duemila anni prima.
Il fattore più rilevante è caratterizzato dai resti archeologici: se accettiamo l'idea che la crosta terrestre si muove, si spiega perché in Siberia siano stati ritrovati resti di mammut con fiori tra le narici. Per essere presenti in Siberia fiori e mammut la Siberia non poteva essere ghiacciata.
Einstein era convinto, dai dati geologici di Hapgood, che la crosta terrestre potesse fratturarsi e slittare, ma dubitava che la calotta polare avesse fatto parte del fenomeno, come di contro sosteneva Hapgood. Dubitava altresì che la massa di ghiaccio potesse cagionare lo slittamento della crosta.
È tuttora complesso capire come era formata la Terra prima del diluvio, forse nessuno potrà mai dirlo con certezza; più passa il tempo però, più si comincia ad accettare l'idea che noi non siamo stati i primi ad abitarla.

L'EGITTO
Tra i luoghi più misteriosi al mondo abbiamo l'Egitto con la Sfinge e le piramidi. Nella biblioteca di Alessandria erano conservati documenti su antiche civiltà e alcuni di essi sono stati salvati. La conoscenza egiziana derivava sicuramente dalla conoscenza atlantidea.
La grande piramide di Cheope (Khufu) fu costruita verso il 2.500 a.C. Il grammatico greco Agatarchide di Cnido scoprì tramite antiche tradizioni che analizzando attentamente i lati della piramide si evince che gli Egizi sapevano perfettamente che la Terra è sferica.
Anche Rand Flem Ath sostiene che la grande piramide di Cheope sia frutto di una profonda conoscenza matematica e geografica perché i quattro lati della piramide sono esattamente allineati con i quattro punti cardinali.
Come si spiega che nel 2.500 a.C., un'epoca considerata quasi primitiva, un popolo avesse già compreso una cosa del genere?
Probabilmente fu grazie alle eclissi o perché essi avevano notato che le navi si allontanano all'orizzonte... ma sono solo ipotesi.
Il sito della grande piramide (di Cheope) è a 30° nord dall'equatore e dal polo, cioè a un terzo della distanza tra l'equatore e il polo. Ciò vuol dire che gli Egizi non solo sapevano che la terra fosse sferica ma conoscevano anche la lunghezza dell'equatore e la sua distanza dai poli.
La grande piramide rappresenta la metà della Terra, dall'equatore al polo nord. Nel 2.500 a.C. questo popolo possedeva una cognizione mondiale della geografia.
Robert Bauval, ingegnere belga ed autore di "The Orion mystery", rimase colpito dalla singolare posizione delle tre piramidi: non si spiegava per quale ragione la piramide di Micherino fosse più piccola e perché non fosse allineata alle altre due. In fondo anche Micherino era un importante faraone...
Una notte Bauval vide le tre stelle della cintura di Orione e realizzò che le tre piramidi riflettono in terra la disposizione delle tre stelle della cintura di Orione.
Bauval era a conoscenza del fatto che gli Egizi consideravano la loro terra un riflesso del cielo. Queste piramidi però non erano proprio un riflesso esatto poiché le costellazioni si spostano a causa della precessione degli equinozi. Per Bauval l'ultima volta che le piramidi di Giza rispecchiarono la cintura di Orione fu nel 10.500 a.C., una data che per quel popolo doveva essere molto importante perché rappresentava l'inizio della loro storia.
Bauval sostiene che anche la Sfinge è orientata secondo la costellazione di Orione del 10.500 a.C. Orione è una importante costellazione dal punto di vista religioso e spirituale perché si sostiene che sia la patria degli dei.

LE AMERICHE
Passiamo ora ad esaminare un'altra zona misteriosa: il Sudamerica e la Mesoamerica e in particolare la popolazione maya, stanziatasi in Messico.
Il Messico è una zona colma di misteri, infatti la civiltà maya ha molte analogie con quella egizia.
Anche i Maya erano molto evoluti... anche troppo per il periodo in cui vivevano; avevano straordinarie conoscenze astronomiche ed anche loro, come gli egizi, costruivano piramidi.
Tante sono le analogie che si suppone che queste due aree (Africa e Americhe) fossero unite (e dal punto di vista geologico questa ipotesi è quasi completamente avallata) o che derivino da una popolazione comune che abbia dato loro determinate conoscenze.
In Messico, ad esempio, sono state ritrovate sia teste olmeche che figure litee di guerrieri con tratti somatici africani. Alcuni sostengono che le teste olmeche non siano africane ma cinesi.
Oltre alle teste olmeche, nell'area del Messico è stato ritrovato un bassorilievo che raffigura una coppia di elefanti: si tratta della stele B del tempio maya di Copàn (Honduras) del VII secolo d.C. Come facevano i maya a ritrarre degli elefanti se essi erano scomparsi da più di tredicimila anni?
A questo punto dobbiamo ricordare che Platone nel "Crizia" accenna alla presenza di elefanti nel continente Atlantide.
Tra i vari ritrovamenti misteriosi non possiamo non menzionare le sfere di granito, ritrovate nella giungla della Costa Rica occidentale. Si tratta di sfere di varie dimensioni, precise, lisce. La più grande pesa venti tonnellate ed ha un diametro di due metri e mezzo. Non si sa di preciso quale obiettivo avessero queste sfere. L'archeologo statunitense Samuel K. Lothrop notò che esse erano disposte in gruppi di tre come a formare dei triangoli irregolari.
Alcune sfere sono state trovate anche su montagne ed è inspiegabile come siano state portate lì. Sfere identiche ma più piccole sono state rinvenute nell'Isola di Pasqua, altro luogo misterioso di cui parleremo più avanti.
A volte le sfere erano collocate in modo da formare delle linee e il professore Ivar Zapp collegò queste linee alle ley lines. Le ley lines, dette anche linee legge o sentieri del drago sono come le vene delle terra, sono cioè dei canali in cui scorre un'energia molto forte. In queste aree della terra sono collocati siti sacri come Stonehenge, Avebury, Glastonbury e vi si verificano fenomeni come i cerchi nel grano.
Poiché gli abitanti della Costa Rica erano dei navigatori si è congetturato che queste sfere servissero come strumento per la navigazione o che raffigurassero le stelle.
Sia i Maya che gli Egizi avevano un calendario precisissimo, il più preciso era quello dei Maya, che si ferma al 2012. Questo calendario era così preciso perché derivava dalla popolazione atlantidea.
In Messico, a Teotihuacàn esiste un viale chiamato "La via dei morti". Essa si trova a trenta km N-E da Città del Messico e non procede esattamente da nord a sud ma è inclinata a 15,5° rispetto a nord, forse per allinearla con il tramonto delle Pleiadi, costellazione - detta anche "delle sette sorelle" - importante nella mitologia mesoamericana.
David Kelley era uno studioso che si occupò a fondo della popolazione maya e notò che vi erano profonde analogie tra il calendario azteco, maya e indù. Queste analogie presupponevano contatti transpacifici tra queste popolazioni.
Kelley sosteneva che il calendario maya avesse avuto origine a Taxila, città commerciale indù. I Taxiliani erano molto avanzati scientificamente e sapevano che la terra era una sfera.
I Maya non solo conoscevano la precessione degli equinozi (e non avevano telescopi) ma anche Urano e Nettuno, migliaia di anni prima che gli scienziati occidentali li scoprissero.
John Lash ritiene di aver trovato un'antichissima prova di precessione degli equinozi in uno zodiaco inciso sul soffitto del tempio di Hator a Dendera: ciò significa che anche gli Egizi conoscevano la precessione degli equinozi anche se attualmente la si fa risalire verso il 134 a.C., attribuendo questa scoperta all'astronomo greco Ipparco.
Anche i Sumeri erano grandi astronomi. Essi sapevano quanto tempo impiega ciascun pianeta a percorrere la sua orbita, dividevano il giorno in ventiquattro ore, ciascuna di sessanta minuti ed ogni minuto in sessanta secondi.

ANTICHE MAPPE, TEMPLARI ED ESPLORATORI
Rand Flem Ath effettuò studi su mappe molto antiche dalle quali si evince che gli Atlantidei avrebbero tracciato una cartografia mondiale ed avrebbero avuto altresì sofisticati metodi di rilevamento.
A proposito di mappe dobbiamo ricordare la mappa più famosa legata ad Atlantide: la mappa di Piri Reis, disegnata nel 1513 e trovata in un archivio del Palazzo imperiale di Costantinopoli. La carta mostra il profilo orientale delle Americhe, quello occidentale di una parte di Europa e Africa e inoltre la costa nord del continente antartico.
Hapgood restò impressionato dall'accuratezza di questa mappa perché Ferdinando Magellano partì nel 1519 (cioè sei anni dopo la stesura della mappa) per il suo viaggio verso le Indie passando per l'America e scoprendo la parte più meridionale del continente americano. La cosa più sorprendente della mappa è la raffigurazione dell'Antartide, scoperta nel 1818. L'Antartide raffigurata nella mappa però non è come la conosciamo noi oggi ma come era prima di essere ricoperta dai ghiacci.
Piri Reis, ammiraglio turco ed ex pirata, amico di Cristoforo Colombo, asserì di aver compilato quella mappa grazie ad antichi documenti del IV secolo a.C. che si trovavano nella biblioteca di Costantinopoli. Con larga probabilità questi documenti a cui faceva riferimento Piri Reis erano a loro volta delle copie di mappe risalenti ad epoche atlantidee. Secondo alcuni, Cristoforo colombo viaggiò con questa mappa, ma non è certo. La mappa di Piri Reis si trova oggi in Turchia.
Colombo viaggiò con le idee ben chiare e viaggiò con l'impulso templare, infatti sulle sue caravelle c'era il simbolo della croce dei templari. L'ostilità verso i templari nacque verso il 1300 perché loro custodivano un segreto, un tesoro. Questo tesoro era costituito da antiche pergamene (mappe) nascoste sotto il tempio di Salomone. I templari utilizzarono queste mappe per posizionare le loro basi più importanti in siti che riflettevano la geografia del Polo dello Yukan. I templari avevano molte conoscenze, sapevano anche che la nostra religione cattolica è frutto di uno "storpiamento". I rituali della massoneria traboccano di allusioni al fatto che le proprie origini sono nell'antico Egitto, non a caso la grande piramide è stata sempre il simbolo principale della massoneria.
Nell'Antico testamento vi sono molte analogie tra ebrei ed egiziani. Gli studiosi Lomas e Knight hanno avanzato l'assunto secondo il quale un evento storico abbia coinvolto ebrei ed egiziani molto tempo prima che Salomone costruisse il tempio.
Tra i vari ritrovamenti nell'area mediorientale abbiamo anche i famosi rotoli del Mar Morto, che sono scritture sacre non riconosciute dalla Bibbia ufficiale. Sono stati ritrovati a Qumram (Damasco) e si ritiene siano stati scritti dalla setta degli esseni.

L'ISOLA DI PASQUA
L'isola di Pasqua è così chiamata perché fu scoperta nell'Oceano Pacifico orientale il giorno di Pasqua del 1722 dall'olandese Roggeveen. È detta anche "l'isola dagli occhi nel cielo" per via delle misteriose statue gigantesche che hanno, appunto, gli occhi puntati verso il cielo.
In nessun altro luogo così piccolo esistono statue così grandi. Si tratta di statue alte dai quattro ai sei metri, alcune sono alte addirittura venti metri e sono attaccate al suolo. Sapere chi ha costruito queste statue è impossibile. È un mistero.
Gli abitanti che vivevano in quest'isola non possedevano utensili di metallo ma sapevano scrivere (è stata ritrovata una tavoletta scritta ma nessuno la sa decifrare) e praticavano il culto dei morti nelle caverne.
Oggi molti misteri vengono spiegati attribuendone causa agli alieni.
Per Graham Hancock e Rand & Rose Flem Ath, di contro, molti misteri antichi non dipendono dagli alieni ma sono i resti di antiche popolazioni evolute.

AGHARTI E IL RE DEL MONDO
Con il termine Agarthi (o Amenti) si identifica il cosiddetto regno sotterraneo. Questo regno sotterraneo avrebbe il suo centro in Tibet e sarebbe formato da una rete di gallerie naturali ed artificiali che attraversano, sotto terra, tutto il mondo.
Le gallerie attraversano i regni sotterranei di paesi come Guinea, Ghana, Nigeria, Ciad, Iraq, Iran, Afghhanistan, Mongolia, Siberia, Alaska, Canada, Brasile, Tibet. Ma chi avrebbe costruito queste gallerie, questi regni? E perché?
La funzione di Agharti, il regno sotterraneo, è quella di conservare la conoscenza e tramandarla ai posteri e alle persone più evolute e degne di riceverla. Agharti esisteva già ai tempi di Atlantide e forse anche ai tempi di Mu.
Gli abitanti della terra con larga probabilità sapevano che ci sarebbero state delle catastrofi e per non perdere la propria conoscenza crearono questi luoghi sotterranei per salvarsi.
In questo modo la conoscenza di Mu si salvò e, tramite alcuni maestri di Agharti, fu consegnata agli Atlantidei.
Lo stesso è valso per gli Atlantidei che, quando scomparvero, riuscirono tramite Agharti a tramandare a maestri illuminati la conoscenza superiore.
Agharti sarebbe abitata dai sopravvissuti di Atlantide, infatti si tratterebbe di abitanti molto più evoluti di noi. Anche i Maya e gli Aztechi (e forse anche gli Egiziani?) erano i sopravvissuti di Atlantide ma ormai si erano già involuti, non a caso gli Aztechi compivano sacrifici umani che nell'epoca atlantidea non esistevano.
Questi sopravvissuti si sarebbero rifugiati sotto terra per scampare all'involuzione del mondo e sarebbero governati da un re, detto "Il re del mondo" (identificato col nome di Manu o Melquizedeq), il quale avrebbe contatti con gli esseri più evoluti del mondo, ad esempio con il Dalai Lama.
La capitale di Agharti è Shamballah. Sovente invece di Agharti si tende ad identificare questo luogo con il nome di Shangri-la.
In "Da Atlantide a Shamballah" leggiamo che "tra le tribù nomadi della Mongolia Interna sopravvivono ancora oggi tradizioni su tunnel e mondi sotterranei (...). Una leggenda - se poi è tale - narra che le gallerie conducono a un mondo sotterraneo di origine antidiluviana in un luogo sperduto dell'Afghanistan o nelle regioni dell'Hindu Kush. È Shangri-la, dove la scienza e le arti, mai minacciati dalle guerre mondiali, si svilupparono pacificamente presso una razza di immensa cultura. Questo mondo ha persino un nome: Agharti. (...)" (1)
Secondo la leggenda alcuni di questi tunnel sono stati distrutti da cataclismi.
Le dottrine buddiste sostengono che Agharti è situata a una grande profondità del pianeta ed è abitata da persone miti e pacifiche. Sono governate dal re del mondo che da Shamballah è in contatto con i rappresentanti del nostro mondo.
Il dottor Raymond Bernard scrive in "The subterranean world" (1960) che nel mondo buddista la credenza nell'esistenza di un mondo sotterraneo è parte integrante della fede.
Molti conoscono e conoscevano Agarthi, ad esempio Hitler.
René Guénon in "Il re del mondo" e Julius Evola in "Rivolta contro il mondo moderno" ci ricordano le innumerevoli leggende sui regni sotterranei.
Anche Platone, nel "Crizia" e nel "Timeo", fa riferimento a misteriose gallerie sotterranee che attraversavano Atlantide. Menziona poi "un grande sovrano che siede al centro della terra. Egli è il mediatore della religione per tutto il genere umano".
Plinio il vecchio in "Storia naturale" accenna ad abitanti del sottosuolo che erano fuggiti sotto terra dopo la distruzione di Atlantide.
Ovidio nelle "Metamorfosi" parla di gente che vive nel sottosuolo.
La leggenda di Atlantide e quella di Agharti sono strettamente connesse.
Il tenente colonnello P. Fawcett è scomparso nell'Amazzonia nel 1925 mentre cercava città atlantidee perdute. Nessuno sa che fine abbia fatto, qualcuno narra che sia stato ucciso. È possibile invece che sia riuscito ad accedere ad Agharti, in quanto esistono dei passaggi per accedervi ma non tutti possono entrarvi.
Si sostiene che tra i pochi prescelti a visitare il regno sotterraneo vi siano stati Madame Blavatsky e Dante Alighieri.
Gli abitanti di Agharti hanno un'energia particolare, detta VRIL, cioè l'energia che nella maggior parte di noi c'è ma è assopita.
Con il termine Vril si intende precisamente un'inesauribile riserva di energie universali, alcune delle quali possono anche essere concentrate nel corpo umano, sviluppate al massimo delle loro potenzialità. Hitler voleva impossessarsi di questi poteri ed era ossessionato dall'energia Vril. Era convinto inoltre che esistesse un regno sotterraneo abitato da "superuomini".
La cosa più interessante è che secondo alcune dicerie, vari membri della gerarchia nazista, tra cui lo stesso Hitler sarebbero fuggiti dalla pira funebre di Berlino tramite gallerie segrete raggiungendo il Sudamerica, dove alcuni di essi vivrebbero tuttora. Ma nessuno sa se ciò sia vero...

Note:
1. Mclellan - "The lost world of Agharti", pag. 16.

Bibliografia:
- Maclellan, A. - "The lost world of Agharti", Souvenir press ltd., London; trad. it. "Da Atlantide a Shamballah", edizioni Piemme, Casale Monferrato (AL).
- Wilson C. & Flem-Hat R., - "The Atlantis blueprint", trad. it. "Gli eredi di Atlantide", edizioni Piemme, Casale Monferrato (AL).
- Zecchini, V. - "Atlantide e il mistero dei continenti scomparsi", Giunti editore, Firenze - Milano.

Altre fonti:
- Conferenza "Mito e realtà di Atlantide", del C.E.A. (Centro studi dell'autoconoscenza), tenutasi a Sulmona (AQ) il 16 e il 23 ottobre 2006.
- VHS "I luoghi visitati" - by Hobby e Work, Italiana Editrice s.r.l., collana "I misteri dell'ignoto".

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jasmine23
view post Posted on 9/1/2008, 12:55




Ipotesi sulla misteriosa scomparsa di alcune civiltà

Chi sta scrivendo segue da sempre, lo sviluppo dell’archeologica e i misteri che questa disciplina racchiude, e vuole fare delle ipotesi in merito. Ipotesi che non hanno la pretesa di essere fedeli alla realtà di un mistero così profondo, ma solo ipotesi di una persona che ama la ricerca e perché no, la filosofia come pensiero di vita alla portata di tutti, prodotta solo dal bagaglio di conoscenze e letture. Qui si vuole con molta umiltà solo provare a concretare i pensieri e le idee di cui molti vanno teorizzando. Tutto iniziò tanti anni fa, quando cominciai spinta da un caro amico a leggere fantascienza. Allora la fantascienza “era fanta-scienza” anche se a volte prendeva spunto da reali conoscenze scientifiche. La realtà di oggi ha superato la fantasia di quegli scrittori. Assetata di conoscenze reali, e non solo di quelle letture fantasiose, approdai agli scritti di Peter Kolosimo. E mi si aprì un mondo del tutto nuovo e sconcertante. Peter Kolosimo non è stato uno scrittore di fantascienza, ma un archeologo che operando in ogni parte del mondo, andava cercando reperti tralasciati dall’archeologia tradizionale perché inspiegabili. Nei suoi libri riportava la testimonianza di quegli strani ritrovamenti. Non ha mai fatto ipotesi coercitive, ma da buon cronista metteva alla portata dei profani, prove e parallelismi tra le civiltà disseminate sul globo di cui restano antiche e “impossibili” vestigia, affinchè ognuno potesse farsi la sua opinione in merito o almeno porsi dei perché. A molti anni dalla sua scomparsa possiamo definirlo un precursore se non addirittura il fondatore di quella disciplina, e oggi finalmente di fronte alle tante testimonianze “impossibili” disseminate sul nostro pianeta, forti di nuove tecnologie e di un’apertura mentale nuova, alcuni archeologi moderni dando finalmente credito a quelle che finora erano definite solo leggende e cercando di decifrare il codice astronomico- matematico racchiuso nelle grandi antiche costruzioni, cercano di svelare il mistero che li circonda. I monumenti più misteriosi, le rovine di antiche città, reperti impossibili trovati inglobati in rocce datate molto prima della nostra preistoria, e finora ignorate, sembrano indicarci una data lontana e ormai dimenticata nel tempo: 12.000 anni fa. Tutte le datazioni astronomiche riferite ai siti più evidenti ed ancora esistenti, sia originali come le piramidi nella piana di Giza ad altri più tardi, ma ricostruiti esattamente uguali, e sopra a siti preesistenti ci riportano a quella data. Chi più di 12.000 anni fa costruì quei monumenti a dir poco particolari e si prese la briga di lasciare un segno così incisivo sulla faccia del nostro pianeta? E perché? Non si può pensare che quei reperti siano solo la testimonianza di una religione collegata a divinità cosmogoniche e astrologiche o alla ricerca di una vagheggiata immortalità. Sarebbe sminuire l’intelligenza degli antichi costruttori. Basta soltanto comparare tra loro i miti comuni a tutti i popoli per comprendere che un’origine comune ci lega e ancor di più lega quei miti alle costruzioni misteriose. La grande piramide del Sole Azteca in Messico, pur essendo alta la metà, ha le stesse misure della piramide di Cheope, ed anche le grandi pietre squadrate ritrovate sotto il mare a Yonaguni in Giappone ad un’attenta misurazione sembra che riportino le stesse dimensioni. Sthoneghe, il grande palazzo di Angokor Wat, e il sito di Nan Madol sull’Oceano Pacifico costituito di 100 isole di basalto e ormai coperte di corallo, con resti di templi la cui funzione è ancora ignota. La misteriosa isola di Pasqua con le sue centinaia di statue erette verso il mare, e i giganteschi disegni sulla piana di Nazca in Perù. Resti di piramidi nelle isole Canarie e altre ciclopiche costruzioni a cosa servivano? Come sono state costruite? Alcuni siti risalgono alla nostra epoca, ma sono stati ricostruiti su siti preesistenti e molto più antichi. Perché? I reperti disseminati in tutto il mondo ad un più nuovo e attento esame si rivelano forieri di conoscienze scientifico-matematiche e astronomiche che è impossibile attribuire alle civiltà che fanno parte della nostra storia ufficiale. Architetture che ci narrano di conoscenze che in parte, solo da poche decine d’anni, abbiamo fatto nostre. A tutt’oggi manca una spiegazione. Solo una cosa sappiamo per certo che anche con le più moderne attrezzature sarebbe impossiblile posizionare massi di quella grandezza e con allineamenti astronomici così perfetti. I calendari che ci vengono da antichi popoli sono scientificamente attendibili e arrivano ad una predizione di posizioni astronomiche così lontane nel tempo, che non sarebbe bastato l’arco di molte vite per poterle osservare, tenendo conto che si parla di meccanismi celesti che hanno scadenza plurimillenaria come la precessione. E allora, come spiegarsi tutto questo? Basterebbe accettare l’idea di un’antica civiltà che avesse raggiunto vette evolutive diverse dalle nostre. Una antica teoria generalmente rifiutata dalla scienza ufficiale, a poco a poco si sta facendo strada tra i moderni scienziati e ridimensiona la nostra presunzione di essere stati i primi essere civili di questo pianeta. E così, torniamo a parlare di una o più antiche civiltà scomparse ma radicate nel nostro inconscio collettivo. Una civiltà che ci ha preceduti, scomparsa in seguito al biblico Diluvio Universale, riportato in tutti i racconti mitologici di tutti i popoli del mondo, confermato da studi sui sedimenti e sulla idrogeologia del pianeta. Dunque, il diluvio c’è veramente stato, e sembra aver cancellato in un solo colpo l’antica civiltà e l’antica geografia. La Bibbia stessa ci narra che tutta l’umanità fu distrutta. Allora un’umanità già esisteva, ed era davvero solo dedita alla pastorizia e all’allevamento come ancora vogliamo credere? Con i mezzi tecnologici di cui disponiamo stiamo scoprendo sul fondo del mare intorno ai grandi continenti, città sommerse; non villaggi o piccoli insediamenti, ma città che ricoprivano grandi aree del territorio costiero allora emerso. Sotto il mare davanti a Cuba a 800 metri di profondità sono state scoperte delle piramidi. L’innalzamento delle acque e lo sprofondamento d’interi plateau continentali hanno celato per millenni quei manufatti. E perché proprio la forma piramidale ricorre seppur con leggere variazioni su tutto il globo? Sappiamo che la piramide racchiude messaggi matematici-astronomici basilari. Sono frutto di una civiltà conoscitrice profonda dell’astronomia e sicuramente delle leggi che governano l’universo. E se questa presunta civiltà avesse fatto uso di un’energia che noi non sappiamo ancora comprendere? Se fosse stata capace di addomesticare questa forza per i propri usi come noi facciamo oggi con la forza nucleare, e ne avesse perso il controllo provocando così la catastrofe che ha determinato lo spostamento dell’asse terrestre, lo slittamneto dei continenti e lo scioglimento dei ghiacci? Cosa ne sarebbe stato di quella civiltà? Molti antichi miti ci parlano di “semi-dei” che dopo il diluvio giravano il mondo per insegnare a coloro che erano sopravvissuti la pastorizia l’agricoltura e i primi rudimenti di scienza e astronomia. Chi erano quegli uomini? I vari Viracocha, Quetzalcoatl, Kukulkan, Oannes, Osiride, Hotu Matua e tutti gli altri semi-dei apportatori di conoscenze presenti in tutti i racconti mitologici, erano forse una casta di scienziati che a conoscenza di quello che sarebbe accaduto e non potendo fare altro, si sono messi in salvo per poter aiutare i sopravvissuti e tentare di ricostruire la civiltà? La grande determinazione con cui per millenni gli esseri umani hanno continuato a costruire piramidi non era è forse stata dettata dalla spinta di dover ricostruire un qualcosa di così importante per la civiltà e di cui col passare dei secoli e dei millenni si è perso il significato relegandolo soltanto a un fatto mistico e religioso.? Le grandi costruzioni i cui massi sono così ben saldati tra loro con fino a trentasei lati come sono stati assemblati? Alcune di quelle costruzioni erano rivestite di materiale pizielettrico che è un buon conduttore, perché? I crani alllungati di cui si è trovata testimonianza erano i crani di appartenenti a quell’antica civiltà il cui cervello si era sviluppato in modo diverso dal nostro e in altre direzioni? Cosa c’era in quei crani? Organi preposti alla telecinesi? Una grande civiltà basata su poteri extrasensoriali capaci di imbrigliare le forze subatomiche e governare così il macrocosmo? Una rete di siti megalitici che copriva tutto il mondo e che possiamo paragonare alla rete dei nostri satelliti e forse proprio come loro erano meccanismi ripetitori in un’antica e remota forma di comunicazione, o di trasmissione di energia. Si presuppone che molti siti erano predisposti affinchè si potesse allagare l’area circostante, e cos’è l’acqua se non un buon conduttore? In Egitto, in Cambogia, nell’isola di Pasqua, in Messico, in Perù, in Bolivia ci sono tracce di costruzioni gigantesche legate tra loro da numeri astronomicamente rilevanti. Da recenti studi si è compreso che le varie forme di energia che governano l’universo sono tutte variazioni di una stessa energia, se gli antichi avessero trovato la chiave per imbriglirla avrebbero potuto operare con facilità in qualsiasi campo. E se per eccesso di sfruttamento di questa energia avessero compromesso irrimediabilmente i naturali equilibri? Gli sconvolgimenti dovuti ad un’improvviso e imprevisto ritorno alle origini, le forze fino ad allora imbrigliate, liberatesi simultaneamente si sarebbero scatenate provocando il cataclisma, la catastrofe, lo spostamento istantaneo dell’asse terrestre e tutto quel che ne consegue cancellandoli dalla faccia della terra con l’innalzamento delle acque. Queste sono solo ipotesi, fantasiose forse, ma nessuno può impedirci di esprimere teorie così affascinanti sulle ultime scoperte e legate al nostro passato remoto. Anche noi oggi corriamo continuamente il pericolo che le forze atomiche che usiamo per produrre energia ci possano sfuggire di mano, anzi è già successo provocando gravi catastrofi ambientali. Per non citare il riscaldamento del pianeta dovuto alle emissioni di tutte le energie che stiamo usando in modo incontrollato per vivere in modo civile, o almeno così crediamo. Dove ci porterà tutto questo? Gli antichi forse ci possono insegnare qualcosa.

FONTE

La Nuova Atlantide

Nel Maggio 2001 alcuni geologi del National Insitute of Ocean Technology, analizzando i fondali del golfo di Cambay in India, hanno inaspettatamente scoperto resti di antichi edifici e costruzioni. Ulteriori analisi, condotte sulla forma e sulla disposizione delle costruzioni, hanno rivelato una straordinaria somiglianza degli edifici ritrovati con città sorte nella valle del fiume Indo verso il 2500 a.C. Subito è stata organizzata una seconda ricognizione grazie alla quale sono state ottenute ulteriori immagini e sono stati riportati alla luce alcuni oggetti, tra cui ceramiche, parti di sculture e legni incisi. L'analisi al carbonio 14 di uno di questi legni, eseguita al fine di datare i ritrovamenti, ha fornito informazioni assai rilevanti: secondo tale studio gli oggetti ritrovati risalirebbero addirittura a 9500 anni fa. Una notizia importantissima, se si considera che fino ad oggi si pensava che la citt à più antica del pianeta Terra fosse Uruk, in Mesopotamia, i cui resti risalgono circa al 3500 a.C. Inoltre, questa datazione sarebbe confermata dal fatto che il livello del mare ha cominciato ad alzarsi al termine dell'ultima glaciazione ed ha raggiunto i livelli attuali circa 6000 anni fa. Naturalmente saranno necessarie nuove ricerche, per stabilire se siamo di fronte ad una nuova Atlantide o ad un tentativo dell'India di rivendicare il primato della civiltà.

FONTE

Tutto ciò che riguarda Atlantide

"Al di là di quello stretto di mare chiamato Le Colonne d'Ercole, si trovava allora un'isola più grande della Libia e dell'Asia messe insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole , e da queste isole alla terraferma di fronte (...). In quell'isola chiamata Atlantide v' era un regno che dominava non solo tutta l'isola, ma anche molte altre isole nonché alcune regioni del continente al di là: il suo potere si spingeva, inoltre, al di qua delle Colonne d'Ercole; includendo la Libia, l'Egitto e altre regioni dell'Europa fino alla Tirrenia" . A parlare è Crizia, parente del filosofo Platone , il quale racconta che un secolo prima, nel 590 a.C. , il legislatore Solone si era fermto nella capitale amministrativa dell' Egitto , Sais. Qui aveva cercato di stupire i Sacerdoti di Iside illustrando le antiche tradizioni greche , ma uno di loro aveva sorriso, affermando che quello greco era un popolo fanciullo nei confronti di un altro su cui gli Egizi possedevano molta documentazione scritta . Secondo il sacerdote egiziano , una civiltà evoluta era esistita per secoli su "un'isola più grande della Libia e dell Asia messe insieme" l'isola era stata distrutta novemila anni prima da un immane cataclisma insieme a tutti i suoi abitanti. Le parole di Crizia sono riportate nei "Dialoghi" Timeo e Crizia, scritti da Platone attorno al 340 a.C.. Ecco come il filosofo greco descrive l' isola, sempre per bocca del sacerdote egiziano . "Dal mare , verso il mezzo dell'intera isola , c'era una pianura; la più bella e la più fertile di tutte le pianure , e rispetto al centro sorgeva una montagna non molto alta (...) ." La descrizione continua a lungo, inframmezzata da commenti sulla genealogia degli abitanti di Atlantide: ne emerge l'identikit di un territorio rettangolare di 540 x 360 chilometri, circondato su tre lati da montagne che lo proteggono dai venti freddi, e aperto a sud sul mare . La pianura è irrigata artificialmente da un complesso sistema di canali perpendicolari tra loro, che la dividono in seicento quadrati di terra chiamati klerossu in cui si trovano floridi insediamenti agricoli. La città principale, Atlantide, sorge sulla costa meridionale; è circondata da una cerchia di mura la cui circonferenza misura settantun chilometri; la città vera e propria , protetta da altre cerchie d'acqua e di terra, ha un diametro di circa cinque chilometri . In altre parole Atlantide misura quasi otto volte la Sicilia; se non proprio un continente, è pur sempre un'isola di grandezza non disprezzabile. Crizia descrive la fertilità delle sue terre popolate , tra l'altro , da elefanti giacché anche per quell' animale , il più grosso e il più vorace di tutti , c'era abbondante pastura . Il possente impero di Atlantide, che si estende sulle isole vicine, è diviso in dieci stati confederati , ognuno de i quali è retto da un re; lo stato sovrano, quello che comprende la città di Atlantide , è suddiviso a sua volta in sessantamila distretti ; ogni cinque o sei anni si svolge una sorta di pubblica assemblea con la partecipazione del popolo che giudica l operato delle varie amministrazioni . Gli Atlantidei, non paghi di dominare sulle loro isole, hanno fondato colonie nella terraferma di fronte (l'America?), in Egitto, in Libia e in Etruria. Ma non sono riusciti a sconfiggere l'impero di Atene, fondato nel 9600 a.C. dalla Dea Minerva e organizzato secondo gli stessi criteri che Platone aveva esposto nella sua opera La Repubblica. Dopo molti anni di guerra, un grande terremoto e un'inondazione devastano Atene, inghiottono il suo esercito e fanno sprofondare anche Atlantide nelle acque dell'oceano . Una giusta punizione, in quanto, con il trascorrere dei secoli, gli Atlantidei si sono corrotti: "Quando l'elemento divino, mescolato con la natura mortale, si estinse in loro, il carattere umano prevalse, allora degenerarono, e mentre a quelli che erano in grado di vedere apparvero turpi, agli occhi di quelli che sono inetti a scorgere qual genere di vita conferisca davvero la felicità, apparvero bellissimi, gonfi come erano di avidità e potenza. E Zeus, il dio degli dei, intuito che questa stirpe degenerava miserabilmente, volle impartir loro un castigo affinché diventassero più saggi. Convocò gli dei tutti, e, convocatili, disse..." Cosa disse Giove, possiamo solo intuirlo: infatti con queste parole si conclude il Crizia. Ma il vecchio sacerdote l'ha già spiegato in precedenza: "Più tardi, avvenuti dei terremoti e dei cataclismi straordinari, tutta la vostra stirpe guerriera (cioè gli Ateniesi) sprofondò sotto terra, e similmente l'isola di Atlantide s'inabissò in mare e scomparve" . Di quanto ha raccontato, afferma Crizia, l'Egitto è l'unico paese che possiede molta documentazione scritta, perchè, contrariamente alle terre vicine, non fu coinvolto dalla catastrofe; e a questo proposito si scusa con i lettori per aver imposto nomi greci ai sovrani di Atlantide. Nei loro annali, infatti, gli Egiziani avevano tradotti i nomi nella propria lingua, secondo il costume dell'epoca; successivamente Solone li aveva a sua volta reinterpretati in greco, e così glieli aveva riferiti."Quando dunque udrete dei nomi simili a quelli nostri, non meravigliatevene, giacché ne conoscete il motivo" . Da Platone a Colombo . Probabilmente il filosofo greco non immaginava che la sua breve narrazione (più o meno una decina delle nostre pagine) avrebbe fatto scorrere più inchiostro del suo intero corpus filosofico: circa venticinquemila opere dedicate a una civiltà che, forse, non è neppure esistita. Caso più unico che raro (altri antichi luoghi misteriosi, come il Triangolo delle Bermuda, sono stati scoperti e discussi solo in tempi recentissimi), il problema dell'esistenza o meno di Atlantide scatenò subito polemiche. A parte vari accenni a terre al di là delle colonne d'Ercole (per esempio la Cymmeria citata da Omero nell'Odissea), e l'accenno al popolo degli Atalanti, "che non mangiano alcun essere animato" e "non sognano mai" nelle Storie di Erodoto, il tema del Timeo e Crizia costituiva (almeno per quanto ne sappiamo noi) un'assoluta novità. Aristotele, discepolo di Platone, non diede molta importanza alla narrazione del suo Maestro, e questa non-opinione ebbe un peso determinante nel Medio Evo cristiano. Aristotele, infatti, era considerato un'autorità indiscussa, e ciò che lui aveva detto ("Ipse dixit"), e che non a caso concordava con la visione geocentrica dell'universo sostenuta dalla Chiesa, non poteva essere contestato. Per di più l'esistenza di un continente distrutto novemila anni prima non coincideva con la data della creazione del mondo secondo la Genesi, calcolata nel 3760 a.C. Ma, nel 1492, Cristoforo Colombo scoprì che, al di là dell'Atlantico, esisteva davvero una terra: e il filosofo inglese Francis Bacon suggerì che avrebbe potuto trattarsi del continente descritto nel Crizia. Molte opinioni cominciarono a modificarsi, tanto che nel XVI e XVII secolo Guillaume Postel, John Dee, Sanson, Robert de Vangoudy e molti altri cartografi chiamarono le Americhe con il nome di Atlantide. Dopo la Conquista, si scoprì pure che un antica leggenda degli indigeni del Messico, trascritta nel Codice Aubin , iniziava con queste parole: "Gli Uexotzincas, i Xochimilacas, i Cuitlahuacas, i Matlatzincas, i Malincalas abbandonarono Aztlan e vagarono senza meta". Aztlan era un'isola dell'Atlantico, e le antiche tribù avevano dovuto lasciarla perché stava sprofondando nell'oceano. Dall'isola i superstiti avevano preso il nome: si facevano infatti chiamare Aztechi, ovvero "Abitanti di Aztlan". Per la cronaca, in Messico questa teoria non è relegata nei volumi fantastici: viene insegnata a scuola un po' come da noi la storia di Romolo e Remo; al Museo di Antropologia di Città del Messico sono esposti molti antichi disegni che descrivono la migrazione. Il ritorno di Atlantide. Qualcuno comincia a rilevare alcune analogie tra la civiltà dell'antico Egitto e quelle dell'America Centrale: costruzioni piramidali, imbalsamazione, anno diviso in 365 giorni, leggende, affinità linguistiche. Atlantide sarebbe stata dunque una sorta di ponte naturale tra le due civiltà, esteso, probabilmente, tra le Azzorre e le Bahamas . Nel 1815, Joseph Smith, contadino quindicenne di Manchester, nella Contea di Ontario a New York, ebbe un primo incontro con un angelo di nome Moroni che gli promise rivelazioni straordinarie. Molti anni dopo l'angelo gli mostrò il nascondiglio di alcune preziose tavole scritte in una lingua sconosciuta, che Smith, illuminato dall'ispirazione divina, si mise diligentemente a tradurre. Nel 1830 uscì Il libro di Mormon, vera e propria bibbia della setta dei Mormoni, che descrive una distruzione con caratteristiche del tutto atlantidee (anche se l' Atlantide non vi è citata) avvenuta subito dopo la crocefissione di Cristo . "Nel trentaquattresimo anno, nel primo mese, nel quarto giorno, sorse un grande uragano, tal che non se ne era mai visto uno simile sulla terra; e vi fu pure una grande e orribile tempesta, e un orribile tuono che scosse la terra intera come se stesse per fendersi (...). E molte città grandi e importanti si inabissarono, altre furono in preda alle fiamme, parecchie furono scosse finché gli edifici crollarono, e gli abitanti furono uccisi e i luoghi ridotti in desolazione (...) . Così la superficie di tutta la terra fu deformata, e scese una fitta oscurità su tutto il paese, e per l' oscurità non poterono accendere alcuna luce, né candele né fiaccole" eccetera, eccetera. I superstiti, il popolo di Nefi, si erano rifugiati in tempo "nel paese di Abbondanza", dove avevano costruito templi e città, tra cui quello di Palenque e una grande fortezza identificata succesivamente con Machu Picchu. Trentadue anni più tardi un eccentrico studioso francese, l' abate Charles-Etienne Brasseur, scoprì la "prova definitiva" del collegamento tra Mediterraneo, Atlantide e Centro America. Le sue teorie furono immediatamente screditate, ma ispirarono la prima opera veramente popolare sull'argomento: Atlantis, the Antediluvian World ("Atlantide, il mondo antidiluviano") dell'americano Ignatius Donnelly (1882). Secondo Donnelly, Atlantide era il biblico Paradiso Terrestre, e là si erano sviluppate le prime civiltà. I suoi abitanti si erano sparpagliati in America, Europa e Asia; i suoi re e le sue regine erano divenuti gli Dèi delle antiche religioni. Poi, circa tredicimila anni fa, l'intero continente era stato sommerso da un cataclisma di origine vulcanica. A sostegno della sua tesi, Donnelly adduceva le analogie culturali descritte sopra, e qualche prova geologica a dire il vero non troppo convincente. Dall'altra parte dell' oceano Augustus Le Plongeon, medico francese contemporaneo di Donnelly, che per primo aveva scavato tra le rovine Maya nello Yucatan, riprese indipendentemente la tematica di The Antediluvian World in Sacred Mysteries among the Mayas and Quiches 11,500 Years Ago; their Relation to the Sacred Mysteries of Egypt, Greece, Caldea and India ("Misteri sacri dei Maya e dei Quiché 11500 anni fa; loro relazione con i Misteri Sacri degli Egizi, dei Greci, dei Caldei e degli Indiani"). A parte la smisurata lunghezza del titolo, il suo libro ottenne un grande successo, e contribuì in larga misura alla diffusione al rilancio del mito. I predatori della città perduta . Gli studi pseudoscientifici pro e contro Atlantide cominciarono a succedersi a ritmo vertiginoso. La gran massa degli studiosi concordava nel situare Atlantide in mezzo all'Atlantico, come suggerisce la sua stessa denominazione; ma in Francia le cose andarono diversamente. Il botanico D. A. Godron fondò la "Scuola dell' Atlantide" in Africa nel 1868, collocando la città perduta nel deserto del Sahara. Godron e il suo seguace Berlioux si rifacevano all'opera Biblioteca Storica del greco Diodoro Siculo (90-20 a.C.), il quale aveva affermato che "un tempo, nelle parti occidentali della Libia, ai confini del mondo abitato, viveva una razza governata dalle donne (...) La regina di queste donne guerriere chiamate Amazzoni, Myrina, radunò un esercito di trentamila fanti e tremila cavalieri, penetrò nella terra degli Atlantoi e conquistò la città di Kerne" . Niente, dunque, a che vedere con la tradizione platonica; tuttavia i francesi possedevano molte colonie in Nord Africa, e una possibile collocazione di Atlantide in quel territorio solleticava, evidentemente, il loro nazionalismo. Si spiegano così le numerose spedizioni susseguitesi alla ricerca della città perduta nel massiccio dell'Ahaggar . Altre Atlantidi sono state collocate in luoghi spesso ancor più fantasiosi: in Inghilterra al largo delle coste della Cornovaglia ove sarebbe sprofondata la mitica città di Lyonesse, in Brasile, Nord America, Ceylon, Mongolia, Sud Africa, Malta, Palestina, Prussia Orientale, Creta, Santorini. Quest'ultima collocazione, sostenuta dall'archeologo greco Spiridon Marinatos, insieme con l'irlandese J. V. Luce, e descritta nel volume The End of Atlantis:New light on an Old legend ("La fine di Atlantide"), accontenta parecchi studiosi tradizionali. La civiltà di Akrotiri, nell'isola greca di Santorini, fu effettivamente distrutta nel 1400 a.C. da un'eruzione vulcanica. Per un espediente narrativo, Platone l'avrebbe trasportata al di là delle colonne d'Ercole, l'avrebbe ingrandita a livello di continente e avrebbe ambientato l'episodio in un epoca assai precedente . Secondo l'italiano Flavio Barbero, Atlantide si sarebbe trovata in Antartide. In tempi remoti il clima di quel territorio era temperato, e una civiltà vi ci si sarebbe potuta tranquillamente sviluppare; poi le glaciazioni l'avrebbero completamente distrutta (l'ipotesi é esposta nel volume Una civiltà sotto il ghiacci, 1974). Un altra recente teoria identifica Atlantide con Tartesso, prosperosa città-stato di origine fenicia costruita su un'isola alle foci del Guadalquivir. Nel quinto secolo a. C. la città venne completamente distrutta, probabilmente da un attacco cartaginese, lasciando sicuramente dietro di sé la leggenda di una grande civiltà scomparsa all' improvviso . Intorno al 1920 l 'archeologo tedesco Adolf Schulten ne identificò la posizione: sarebbe sorta nei pressi di Cadice, l' antica Gades, e, in effetti, Platone parla nel suo racconto di un re chiamato Gadiro . Tartesso presenta qualche analogia con la città descritta dal filosofo greco: era irrigata da canali , era fertile e ricca di minerali , e sopratutto andò distrutta in brevissimo tempo . Sempre a Cadice è ambientata una singolare truffa. Nel 1973 la sensitiva Maxine Asher riuscì a convincere il rettorato dell'università di Pepperdine (California) a finanziare una spedizione sottomarina in Spagna, dove forti vibrazioni psichiche le avevano segnalato la presenza di una città sommersa . Parecchi studenti e professori sborsarono dai duemila ai 2400 dollari, e la Asher partì effettivamente per Cadice, da dove diramò un falso comunicato stampa che confermava il ritrovamento . Ricercata dalle autorità spagnole - si era eclissata con il denaro raccolto - fu arrestata in Irlanda, mentre stava organizzando un'identica messinscena . Se anche voi intendete partire alla ricerca di Atlantide , prendete contatto con l'Atlantis Research Group (F.G.Lanham Federal Building , 819 Taylor Street , Box 17364 , Ft. Worth , TX 76102-0364, USA): i suoi affiliati vi sapranno dare preziose indicazioni . L'Atlantide esoterica . Verso la fine del secolo scorso, lo studioso inglese Philip L. Slater ipotizzò l'esistenza di un sub-continente sommerso (da lui battezzato "Lemuria") che avrebbe potuto unire l'Africa all'Asia in un'epoca remotissima. Non c'è da stupirsi se, nel romantico clima ottocentesco, l'ipotesi dell' esistenza di un nuovo continente scomparso incontrò subito grande successo. Nel 1888 Helena Blavatsky, fondatrice di un gruppo esoterico chiamato "Società Teosofica", confermò entusiasticamente la teoria, che lei già conosceva per averla letta (insieme alla "vera" storia della fine di Atlantide) nelle misteriose "Stanze di Dzyan", un antico libro scritto in una lingua sconosciuta che racchiudeva la storia dimenticata dell'uomo. Secondo la Blavatsky, ad Atlantide e a Lemuria abitava la terza di sei razze che avrebbero popolato la terra in tempi remoti; i suoi rappresentanti erano poco meno che Dèi, dotati di straordinarie conoscenze esoteriche poi tramandatesi solo entro una ristrettissima cerchia di iniziati. La Teosofia popolarizzò così una nuova concezione di Atlantide: il continente divenne d'improvviso l'inizio del sapere e della civiltà (Gerardo D'Amato, 1924); addirittura la fonte primigenia della civilizzazione . Alcuni "Grandi iniziati" sopravvissuti alla sua distruzione - tra cui il Mago Merlino dei miti di Re Artù - avrebbero trasmesso ai loro discendenti segrete conoscenze esoteriche; come gli alieni per i fautori dell'"ipotesi extraterrestre", essi sarebbero i responsabili di molte delle costruzioni, oggetti e fenomeni inesplicabili di cui si occupa questa "Enciclopedia". Nel 1935 il medium americano Edgar Cayce affermò in stato di trance che Atlantide era stata distrutta a causa del cattivo uso di oscure forze da parte di malvagi sacerdoti, e predisse che alcune parti del continente perduto sarebbero riemerse entro pochi anni a Bimini, al largo della costa della Florida. In effetti, proprio in questa località e proprio alla data prevista, nel 1969, l'archeologo subacqueo Manson Valentine rinvenne alcune costruzioni sommerse (le tracce di una larga strada e un tempio) la cui origine è tutt'ora in discussione. Secondo l'"ipotesi extraterrestre", Atlantide e Mu sarebbero invece state basi di alieni, distruttesi a causa di un cattivo uso dell'energia nucleare. Il cataclisma. Ammessa (e non concessa) l'esistenza di Atlantide, quando potrebbe essere avvenuta la sua distruzione e cosa potrebbe averla determinata? Sul primo punto ("Quando"), gli Atlantidisti sono abbastanza concordi: intorno a 10.000 anni fa, più o meno nel periodo descritto da Platone. Otto Muck, autore de I Segreti di Atlantide, ha ricostruito con complessi calcoli basati sul calendario Maya addirittura il giorno esatto della catastrofe: il 5 giugno dell 8498 a.C.. Per quanto riguarda le cause, le ipotesi sono molteplici: dall'eruzione vulcanica, a una guerra nucleare, alla caduta di un asteroide o di una seconda luna che, in tempi remoti, avrebbe orbitato intorno al nostro pianeta . Un cataclisma di tale portata potrebbe arrecare conseguenze di vari ordini. La scomparsa di un continente modificherebbe innnanzitutto le correnti oceaniche, mutando in modo radicale le situazioni climatiche , creando nuove glaciazioni e nuove zone desertiche. L'onda d'urto e la susseguente marea distruggerebbero gran parte delle città portuali e molte città dell'interno; l'immensa e rapidissima compressione causata dall'impatto con un gigantesco asteroide provocherebbe una radioattività pari a quella di numerose bombe H. La polvere sollevata da una simile esplosione oscurerebbe il sole per anni, provocando terrori ancestrali (e, tra l'altro, ulteriori conseguenze sul clima e i raccolti). Se Atlantide fosse stata davvero la dominatrice di altre civiltà, inoltre, la sua scomparsa avrebbe suscitato lotte e sconvolgimenti . Insomma, se Atlantide fosse stata distrutta in un giorno e una notte, come Platone asserisce, la Terra avrebbe conosciuto necessariamente un'era di barbarie, e una nuova civilizzazione non avrebbe potuto evolversi prima di cinque-seimila anni. Il tempo sufficiente per cancellare e trasformare in leggenda ogni traccia di un remoto passato . Prove e controprove . A parte alcune intuizioni del racconto di Platone (per esempio quella di un vero continente al di là dell'oceano ) rivelatesi poi veritiere, quali fatti concreti supportano l'esistenza storica di Atlantide? Le uniche prove a favore su cui possiamo basarci sono di carattere puramente indiziario. Esistono, per esempio, manufatti non inquadrabili in modo canonico come prodotti di civiltà note. C'è, soprattutto, una vasta tradizione a proposito di una grande catastrofe avvenuta in tempi remoti; lo spaventoso diluvio universale da cui solo pochi eletti si salvarono per volere divino. Se le prove pro-Atlantide sono poco convincenti, altrettanto lo sono quelle contro. A ogni ipotesi scientifica atta a dimostrare la possibile realtà della tradizione platonica ne corrisponde un'altra che dimostra esattamente il contrario; a meno di non esser un esperto in tutti i campi dello scibile,è impossibile per un profano stabilire chi ha ragione .

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Ulrike81
view post Posted on 3/11/2010, 17:19




Hi, Ich bin Ulrike
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Ulrike
 
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