Teschi del destino

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jasmine23
icon3  view post Posted on 7/5/2007, 17:31




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HONDURAS, 1600 a.c.
Un mattino del marzo 1927 la giovane Anna Mitchelle-Hedges, figlia di un archeologo dilettante, stava giocando tra le rovine dell'antica città Maya di Lubaantum, riportata alla luce qualche anno prima dal padre. A un certo punto, ai piedi di un altare, notò qualcosa di lucido che emergeva dal terreno. Era la parte superiore di uno straordinario e misterioso teschio di cristallo. Alcuni mesi dopo, scavando nei dintorni, venne alla luce anche una mandibola che si incastrata perfettamente in quel cranio. Sebbene non esistano metodi scientifici per la datazione dei cristalli, si pensa che il manufatto possa risalire ad almeno 1600 anni prima di Cristo. Si calcola che ci siano voluti 150 anni di paziente lavoro per levigare con la sabbia un immenso blocco di cristallo di rocca prima di farne emergere la forma perfetta di un teschio. Sicuramente il suo utilizzo era legato a pratiche religiose e magiche ma i dettagli ci sono sconosciuti. Per quanto straordinario, però questo oggetto non è unico. Un secondo teschio vitreo, probabilmente di origini azteche, è conservato al museo di Antropologia di Londra, mentre un terzo cranio di cristallo è esposto al museo dell'Uomo di Parigi.
Il cranio di cristallo è una scultura che rappresenta un cranio umano a grandezza naturale finemente intagliato da un pezzo unico di cristallo di rocca, apparentemente riportato alla luce nell'America centrale. Non se ne conosce nè l'età, nè l'origine nè la funzione originale. A quanto si dice il cranio fu scoperto nel 1927 da Anna Mitchell-Hedges, figlia adottiva dello esploratore e avventuriero inglese Frederick A. Mitchell-Hedges. Pur essendo stato rinvenuto fra i ruderi della città maya Lubaantun, nel Belize (allora Honduras britannico), la sua tecnica è superiore a quella di analoghi manufatti indiani, e questo fatto ha sollevato degli interrogativi in merito alla sua origine. Di un quarzo chiaro e trasparente, con bellissime venature e bollicine interne, il cranio fu intagliato apparentemente senza arnesi di metallo, perchè il microscopio non ha messo in luce nessun graffio di un qualsiasi utensile. La sua superficie è levigata, e può darsi che sia stata lavorata sfregando il quarzo originale con della sabbia. In tal caso però ci sarebbero voluti fino a 150 anni di sforzi costanti da parte di parecchie generazioni di artigiani per portare a termine l'opera. La mascella inferiore è separata e mobile, e le arcate zigomatiche (che vanno dall'incavo degli occhi alla base del cranio) sono state rese cave e servono a incanalare i fasci luminosi in modo da far tremolare di luce l'incavo degli occhi. Tutto l'oggetto è alto circa 13 cm., lungo circa 18 e pesa cinque chili e 188 grammi. Varie caratteristiche anatomiche fanno pensare che il cranio sia stato modellato su quello di una donna. Crani di argilla, legno, osso e conchiglia erano in uso in tutte le civiltà delle Americhe come oggetti rituali connessi con le credenze relative alla morte e alla rinascita. Tuttavia il cranio della Mitchell-Hedges è l'unico esemplare di cristallo articolato e di grandezza naturale, e la fattura e la cura dei particolari realistici sono di gran lunga superiori a quelle di altri crani di cristallo esistenti. Dopo la sua scoperta, vari fenomeni soprannaturali sono stati attribuiti a questo cranio dalla sua scopritrice e da altri che ne sono venuti a contatto. A detta della Mitchell-Hedges, i 300 indiani che lavoravano con lei agli scavi si inginocchiarono e baciarono il terreno quando l'oggetto fu portato alla luce, dopo di che, pregarono e piansero per due settimane. Frank Dorland, un restauratore d'arte che fece vari esperimenti col cranio per sei anni, affermò che una volta un alone lo circondò per parecchi minuti, a volte dei suoni acuti, argentini, simili a scampanellii, riempivano la sua casa, altre volte all'interno del cranio comparivano veli, luci e immagini di crani, volti, montagne e altri oggetti, mentre in altre occasioni esso diventava completamente trasparente e talora ne usciva un odore caratteristico. Tanto lui e la Mitchell-Hedges quanto altri osservatori attribuirono al cranio il potere di influire sui pensieri e sull'umore delle persone. Il problema dell'origine del cranio è reso difficile dall'impossibilità di datarlo coi metodi attuali. Non ci sono per altro molte ragioni per dubitare che si tratti di una produzione dell'America centrale, ammessa la sincerità della famiglia Mitchell-Hedges. I crani erano un motivo artistico comune della regione. Il centro del calendario azteco era un viso privo di tratti caratteristici, i crani delle vittime dei sacrifici degli aztechi erano incrostati a volte di turchese e di ossidiana, e i mixtec usavano il motivo del cranio nella loro oreficeria. Poichè il cranio fu scoperto in quello che si direbbe un complesso di templi, può darsi benissimo che fosse stato usato nei riti religiosi. Quanto alle sue proprietà occulte, non se ne manifestò nessuna nell'anno in cui il cranio fu esposto al Museum of the American Indian di New York agli inizi degli anni '70. C'è da dire però che, mentre ruotava sul suo piedistallo nel museo, produceva degli smaglianti effetti visivi.
Anno 1927, Rovine Maya di Lubaantun (Belize, tra Guatemala e Portorico). Il suo scopritore e' Frederick Mitchell-Hedges, un esploratore inglese, che si trova in Sudamerica alla ricerca di prove sull'esistenza di Atlantide, di cui e' un convinto assertore. Le ricerche proseguivano ormai da alcuni anni (per l'esattezza dal 1924), cosi' l'uomo invito' sua figlia adottiva Anna a raggiungerlo. Fu proprio l'attenzione di quest'ultima, attratta da qualcosa che luccica tra alcune rocce, a portare alla luce un misterioso reperto. E' un Teschio di Cristallo: la perfetta riproduzione di un cranio umano. Il manufatto rappresenta probabilmente un teschio femminile, pesa circa 5kg, e' lungo 18cm, largo 12 ed alto 13, ed e' stato creato partendo da un unico pezzo di quarzo. La precisione e' sconcertante ed enigmatica. Quaranta anni dopo il suo ritrovamento (1970), l'artefatto e' stato oggetto di una serie di test e analisi approfonditi e completi, ad opera di esperti in cristallografia computerizzata nei laboratori dell' Hewlett Packard, con Frank Dorland (un restauratore) in qualita' di supervisore. Emerse che il teschio era stato scolpito lungo l'asse principale del cristallo: una tecnica estremamente avanzata in uso tra i moderni scultori che sfrutta l'asse di simetria su cui si sistemani gli atomi del soldi e che abbassa notevolmente la possibilita' di frantumare il pezzo. Inoltre sulla superficie del teschio non c'era la piu' minima e microscopica graffiatura (che avrebbe quindi provato l'uso di strumenti metallici o moderni). Secondo Dorland la lavorazione era avvenuta utilizzando punte di diamante e tutto era stato rifinito con una miscela abrasiva di polvere di silicio e acqua: ci sarebbero pero' voluti approssivamente 300 anni di lavoro, 24 ore su 24! Attualmente, si e' a conoscenza di 13 teschi di cristallo: l'esemplare di cui vi ho narrato la storia e' ancora nelle mani di Anna Mitchell-Hedges (che periodicamente lo espone ai turisti), un altro e' al British Museum, un altro ancora si trova al Musée de l'Homme di Parigi (estremamente somigliante a quello custodito nel museo londinese -si pensa siano stati acquistati da mercenari messicani alla fine dell'800-), un teschio di cristallo si trova alla Smithsonian Institute of Washington, un cranio originario del Guatemala (del peso di 8 kg) e' posseduto dalla famiglia "Parks" che a sua volta mostra il reperto in giro per gli Stati Uniti, un'altro (anch'esso scoperto nel Guatemala nei primi del '900) e' noto come il "Teschio d'Ametista" perche' scolpito nel quarzo viola (gli studi su di esso hanno dimostrato che e' stato tagliato rispettando l'asse di simetria), gli altri pezzi appartengono a privati ed altri musei mondiali. Fra tutti, il piu' dettagliato e trasparente e' proprio quello di Mitchell-Hedges. La storia ufficiale sul suo ritrovamento ha molti punti oscuri (in nessuna foto dell'epoca appare la figlia dell'esploratore e tantomeno il manufatto). Il mistero su come siano effettivamente create queste fedeli riproduzioni anatomiche resta tuttora irrisolto. Com'e' stato possibile creare simili oggetti? E qual e' il loro scopo? Gli esperti non hanno saputo dare una spiegazione chiara e plausibile a nessun interrogativo. Certo e' che la civilta' Maya considerava questi reperti estremamente importanti e sacri: in alcune raffigurazioni sembrerebbero considerare il teschio come al centro dell'universo. Si dice che i teschi si riuniranno all'inizio della nuova era, nel dicembre del 2012...
FONTE



C'è una antica leggenda che parla di 13 teschi di cristallo d'età antichissima...

1 - IL TESCHIO DI MITCHELL-HEDGES
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Il primo teschio fu ritrovato per caso nell’estate del 1926 nella città di Lubaatun nello Yucatan da Anna, figlia dell’archeologo Mike Mitchell-Hedges. Si tratta di un teschio di cristallo davvero notevole, privo della mandibola inferiore, che tuttavia fu ritrovata qualche mese dopo a circa dieci metri di distanza. Gli indigeni a seguito della spedizione affermarono sconvolti che “era il dio cui si rivolgevano per essere guariti dalle malattie o per chiedere di morire”. Ad ogni modo, suscitava una strana inquietudine. C’era chi rimaneva incantato nel vederlo, chi giurava di averlo visto muoversi, etc. Anna era talmente affascinata dal teschio al punto di trarne benessere e compagnia (ne è ancora la detentrice); il padre invece non ne sopportava la presenza. Esiste un inquietante passaggio nel racconto autobiografico dell’archeologo che dice: “…portammo con noi anche il sinistro teschio del destino, su cui molto è stato scritto. Ho delle buone ragioni per non rivelare come quest’oggetto venne in mio possesso… è stato descritto come la rappresentazione del male, m io non desidero spiegare questo fenomeno”. Il teschio è ricavato da un solo cristallo di quarzo, unico per lucentezza e trasparenza. La sua superficie è perfettamente levigata e risalirebbe più o meno a 3600 anni fa. È stato oggetto di numerose indagini scientifiche, fisiche, antropologiche e sociologiche che hanno portato a risultati sorprendenti.
Le sue dimensioni sono perfettamente naturali: altezza 13 cm, larghezza 13 cm, profondità 18 cm, peso 5 kg. Il teschio rimase in possesso di Mitchell-Hedges fno alla sua morte, nel 1959, poi passò alla figlia Anna, che ancora lo possiede e lo considera (al contrario di quello che aveva provato suo padre, il quale ne era intimorito) un oggetto meraviglioso e gioioso, capace di trasmettere protezione e affascinare. Esaminata al microscopio, la superficie levigata del Teschio non presenta graffi o segni di qualsiasi utensile; questo suggerisce che l'oggetto sia stato lavorato con lo sfregamento di sabbia. Ma per completarlo, sarebbe stato richiesto il lavoro, da parte di artigiani esperti, assiduamente, giorno dopo giorno, per almeno 300 anni! Tale infatti è il tempo che occorre per levigare e modellare così con tanta stupefacente precisione, solo con l'ausilio della sabbia, un blocco di quarzo di tale durezza.
Se ne parla anche in una leggenda risalente ai Maya, la quale racconta che al Mondo esistono 13 teschi di cristallo a grandezza naturale e quando tutti saranno riscoperti e riuniti, trasmetteranno agli uomini tutta la loro conoscenza avvertendoci però che accadrà soltanto quando gli uomini saranno sufficientemente evoluti ed integri moralmente. Quindi… alla ricerca dei teschi del destino!

GLI ALTRI TESCHI DEL DESTINO
Oltre al teschio di Mitchell-Hedges, ne esistono altri 12, e alcuni di essi sono già stati trovati.
2 - IL TESCHIO DEL BRITISH MUSEUM
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Uno, ad esempio, si trovava già tra i reperti esposti al British Museum a Londra. Nel 1936, lo stesso museo chiese di esaminare il teschio trovato da Anna. Il teschio del museo londinese è molto simile all'altro. Sempre in grandezza naturale, sempre dal peso di 5 kg ma, per alcuni, meno affascinante, anche se allo stesso modo inquietante. Si racconta di persone fuggite urlando per il museo di fronte a tale teschio. Quello di Londra è meno preciso anatomicamente. Qui, i denti sono appena abbozzati. Secondo gli studiosi londinesi, questo teschio è d'origine azteca, d'età incerta, ma probabilmente non più antico del XV secolo d.C. (per via della lavorazione accurata del quarzo). Si sa di certo che arrivò a Londra dopo esser passato per mani diverse, ma inizialmente fu portato in Europa dal Messico, da un ufficiale spagnolo. Il sospetto che si tratti di un falso ha fatto decidere i dirigenti del Museo di Londra di togliere tale oggetto dall'esposizione.
3 -IL TESCHIO DI SHA-NA-RA
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Nel 1996, l'attuale proprietario del teschio, il signor Nick Nocerino, si recò a Londra per far esaminare l'oggetto dagli esperti del British Museum, e per un eventuale confronto con quello da loro posseduto. In tale occasione ne vennero esaminati 5 (tra cui anche quello dello Smithsonian Museum, di 20 kg di peso, che avrebbe il potere di attirare i propri simili), e solo 2 risultarono effettivamente opere originali e antiche. Gli altri teschi si rivelarono essere opere recenti, quindi dei falsi. I due che risultarono appartenere al nostro passato sono il teschio di Sha-Na-Ra (appunto) e quello denominato "Max", appartenente a JoAnn Parks. A sinistra, potete ammirare il teschio di Sha-Na-Ra. Come potrete osservare, è molto diverso dai precedenti due teschi ma, non per questo, suscita meno interesse. Il Teschio di Sha-Na-Ra venne ritrovato dallo stesso Nocerino lungo il Rio Baltha, nel Gerraro del Messico centrale.
(clicca per ingrandire)
4 - IL TESCHIO DI MAX
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Anch'esso in cristallo (quarzo bianco), appartiene a JoAnn Parks di Houston, in Texas. Prima di finire nelle sue mani, apparteneva al tibetano Norbu Chen, ma non si sa niente di più. Nella foto qui sopra potete vedere messi in paragone i due teschi (da sinistra) di Mitchell-Hedges e Max.
Quindi, sembra che altri Teschi del Destino siano già stati trovati, ma non è facile capire quali sono quelli realmente autentici e i falsi. Per cui, la ricerca continua...
Perché alcuni degli esperti non hanno voluto fornire i risultati delle analisi condotte dal British Museum? Cosa avevano da nascondere? Perché questi studiosi vorrebbero proteggere ad ogni costo i segreti contenuti nel Teschi di Cristallo? E perché venne scelto proprio il quarzo come materiale da costruzione di questi Teschi?
- PROPRIETÀ DEL QUARZO
Il quarzo è il principale costituente del vetro, della porcellana e di altri materiali di uso comune. Per la sua durezza, se ne fanno abrasivi. Ha una grande resistenza al calore, per questo viene usato per fabbricare oggetti destinati a sopportare alte temperature e forti sbalzi termici.
Ma c'è di più. La più sorprendente proprietà fisica del quarzo è la piezoelettricità, scoperta alla fine dell'800 da Marie Curie. Se un cristallo di quarzo viene sollecitato da una pressione meccanica, genera elettricità. La scintilla degli accendini detti "piezoelettrici" è data appunto da questo cristallo. Ad esso si attribuiscono fenomeni fisici, chimici e naturali, ma talvolta dobbiamo ricorrere alle sue proprietà per dar ragione ad eventi del tutto soprannaturali: "luci fantasma", inspiegabili, si è cercato di spiegarle ricorrendo alle proprietà del quarzo. Esso compare nella tradizione esoterica come uno dei più classici e maggiormente noti strumenti di divinazione: usato dai veggenti in forma di sfera, è stato da sempre usato per predire il futuro. La "cristallomanzia" è appunto la tecnica di divinazione attuata con lo strumento del cristallo; mentre la cristalloscopia si intende il fenomeno paranormale di un sensitivo, il quale ha la facoltà di vedere immagini, corrispondenti a fatti reali presenti, passati o futuri, osservando il cristallo stesso. Si pensa che, attraverso un'intensa concentrazione su un cristallo lucente, sia possibile inibire il normale stato di coscienza, permettendo al sesto senso di emergere. Anche nell'antichità si parla dei poteri dei cristalli. Ad esempio, secondo Platone, ad Atlantide ci sarebbero stati dei cristalli prodigiosi, usati dagli abitanti dell'isola per produrre una grande energia, che secondo la tradizione, gli uomini non riuscirono a domare distruggendo così la stessa isola. E se i Teschi di Cristallo fossero direttamente collegati al mito di Atlantide? Il mistero continua...
FONTE



Più che di "teschio" sarebbe corretto parlare di "teschi" di cristallo. Sono questi infatti una serie di tredici manufatti in quarzo levigato posseduti da privati e da vari musei. Tra i teschi in possesso di musei troviamo un esemplare custodito al British Musem, uno al Musée de l'Homme a Parigi e un terzo allo Smithsonian Institute di Washington, mentre tra quelli appartenenti a collezioni private il più famoso è senz'altro quello di Anna Mitchell-Hedges, figlia dell'esploratore britannico Frederick Mitchell-Hedges, ma degni di nota sono anche quelli di Jo-Ann Parks, del "detective psichico" Nick Nocerino e dell'aristocratica creola Norma Redo.
Secondo una leggenda attribuita al popolo Maya, ma di dubbia origine, i teschi sarebbero destinati a riunirsi per dare inizio a una nuova era in una data attualmente fissata per il 21 dicembre 2012, ovvero alla fine del Conto Lungo del calendario Maya iniziato il 13 agosto 3114 a.C.
C'è da aggiungere che gli aneddoti e le credenze fiorite attorno a questi singolari manufatti non sono mai mancate, e che alle originarie attribuzioni di poteri sinistri legati ai rituali nei quali questi sarebbero stati coinvolti, se ne sono sommate molte altre che spaziano principalmente nei tre campi dell'occultistica, del paranormale e dell'ufologia. Si è parlato infatti sia di loro eventuali proprietà ESP, ne è stato ipotizzato l'uso per la cristallomanzia, e sono stati anche classificati come manufatti alieni abbandonati sulla Terra.
In quest'ultimo caso il problema della loro origine si confonde sia con le perizie eseguite nel corso del tempo, sia con la versione offerta dai proprietari o dagli studiosi di questi oggetti. Alcuni di essi sono ritenuti falsi, mentre agli altri è stata attribuita origine azteca. Fa eccezione il teschio della Mitchell-Hedges, che è sempre stato dichiarato Maya dalla proprietaria, ma che è stato sottoposto a un unico esame eseguito dalla Hewlett-Packard che ne ha stabilito esclusivamente la tecnica di lavorazione, ritenuta compatibile con un'origine precolombiana del manufatto. Questi si segnala anche come l'esemplare dalle origini più controverse, non tanto per la limpidezza di quelle degli altri, quanto per la singolare storia del suo ritrovamento, più volte pesantemente contestata e resa nel tempo sempre più intricata nel tentativo di sanare tutti i dubbi.
Secondo la versione originale esso sarebbe stato trovato proprio da Anna Mitchell-Hedges nel 1927, il giorno del suo diciassettesimo compleanno, tra le rovine maya di una località del Belize. Riferito per la prima volta dal padre di Anna in un suo libro del 1954, l'episodio venne poi omesso nella seconda edizione, e nuovamente portato alla ribalta dalla figlia nel 1962.
I dubbi sulla versione originaria nascono a partire dalla congettura che il teschio sia stato fatto trovare apposta ad Anna dal padre come sorpresa di compleanno. Altri dubbi sono sorti quando, andando a vedere le fotografie della spedizione, spicca l'assenza di Anna, senza contare che nei resoconti originali non vi sono riferimenti a questo reperto e che Mitchell-Hedges padre era un noto sostenitore della cosiddetta "archeologia misteriosa".
È certo infine che il teschio sia stato acquistato da Mitchell-Hedges nel 1944 da un antiquario londinese, che lo stesso teschio fosse comparso in un'asta nel 1943 nella quale il proprietario dichiarato era sempre lo stesso antiquario, e che infine ci sia stata una precedente apparizione dell'oggetto nel 1936, in un confronto tra questo e il teschio del British Museum.
Nel campo delle perizie archeologiche eseguite sui teschi è da segnalare quella condotta dal British Museum alla metà degli anni Novanta. Si è confrontato un calice di sicura datazione precolombiana con alcuni dei teschi (British Musem, Smithsonian, Parks, Redo e Nocerino) e, per confronto, con un manufatto moderno. Il test non ha fornito una soluzione definitiva al problema della datazione: i risultati degli esami per i teschi di Nocerino e della Parks non sono stati resi pubblici per asseriti motivi burocratici, mentre sugli altri sono state rilevate tracce di lavorazioni più tarde che però non sono state giudicate significative per potere post-datare con certezza gli oggetti.
Da segnalare l'assenza in questo test del teschio della Mitchell-Hedges, per il suo esplicito rifiuto a renderlo disponibile.
CICAP

Edited by jasmine23 - 7/5/2007, 21:39
 
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jasmine23
view post Posted on 7/5/2007, 20:50




"Mio padre stava facendo degli scavi in America Centrale, nell'Honduras Britannico (l'attuale Belize). Scoprimmo le rovine di una civiltà Maya, che, secondo lui, avevano qualcosa a che vedere con Atlantide, per cui continuammo a scavare per sette anni. Poi, un giorno, tra le pietre, vidi qualcosa che scintillava. Era il mio diciassettesimo compleanno, e la cosa mi riempì di gioia." A parlare è una serafica vecchia signora, figlia adottiva di Frederick Albert "Mike" Mitchell-Hedges, un personaggio molto popolare negli anni Venti. Il suo nome è Anna Mitchell-Hedges e quell'oggetto scintillante da lei ritrovato, è uno dei reperti archeologici più misteriosi mai rinvenuti durante uno scavo: il Teschio di cristallo o del Destino, un cranio umano a grandezza naturale scolpito in un unico blocco di purissimo cristallo di rocca, lavorato con incredibile perizia e precisione. Un'antica leggenda Maya narra che al mondo esistono tredici teschi di cristallo che racchiudono misteriose informazioni sull'origine, gli scopi e il destino dell'umanità. Secondo quest'antica credenza un giorno, quando tutti i teschi saranno stati scoperti e riuniti, avranno di nuovo il potere di trasmettere agli uomini tutta la loro conoscenza, purché l'umanità sia sufficientemente evoluta e moralmente integra.
L'avventuriero e archeologo F. A. "Mike" Mitchell-Hedges fece nello Yuacatàn, terra dei Maya in America Centrale, un'importante scoperta: seguendo le indicazioni delle popolazioni indigene, individuò nella foresta quanto rimaneva di una grande città perduta chiamata Lubaantun, parola Maya che significa "città dalle pietre cadute". Le ricerche in questa zona archeologica richiesero varie spedizioni nel corso di anni diversi, ma Mike non si perse mai d'animo, spinto anche e soprattutto dal desiderio di ritrovare, tra le rovine di Lubaantun, l'Atlantide di platonica memoria. E se non era la tanto sognata Atlantide, la città che si svelò agli occhi dell'esploratore era comunque un maestoso complesso architettonico, con città fortificata, piramidi, terrazze, terrapieni, mura, case, camere sotterranee e un imponente magnifico anfiteatro della capacità di diecimila persone! Questa Lubaantun, città Maya fondata, secondo gli studiosi, poco dopo il 700 d.C., e che venne abbandonata meno di due secoli dopo.
Il teschio di cristallo ivi rinvenuto nel 1926 risalirebbe, secondo gli esperti del British Museum, alla civiltà azteca, datandone la dubbia origine al 1300/1400 dopo Cristo. Ma cosa ci faceva un manufatto azteco in una città Maya dislocata molte centinaia di chilometri più a sud? Non si sa neppure con quali strumenti il teschio fu costruito: è stata rilevata soltanto la possibile traccia di un acuminato scalpello. In tal caso, per costruirlo, sarebbero stati necessari almeno centocinquant'anni di lavoro ininterrotto! E inoltre i Maya non conoscevano il ferro. Sfregamento di sabbia? Ancora più probabile, per cui però sarebbero stati necessari almeno trecento anni per terminarlo! L'affascinante ed eclettico libro Il segreto dei teschi di cristallo di Jon Ropper ci spiega che, benché esistano altri teschi di cristallo simili in musei europei, nessuno pare fornire informazioni particolarmente interessanti utili a chiarirne la provenienza o l'utilità. Da dove deriva quindi tanto interesse sui particolari del ritrovamento del "Teschio del Destino"? Proprio dal fatto che nessun ricercatore sia in grado di affermare con certezza quando e da quale civiltà esso sia stato fabbricato. Qualunque sia la verità sull'autenticità di crani sinistri come questo, rimane per noi il fatto che si tratta di oggetti dotati di un fascino inquietante, e citando le parole di Simon Welfare e John Failey, si può affermare: "Il Teschio di Mitchell-Hedges esercita su chi lo osserva un potere maestoso e terrificante. Gli occhi prismatici e la mascella mobile stimolano facilmente l'immaginazione di ognuno a considerarlo un oggetto destinato ad atterrire gli animi di primitive popolazioni. Probabilmente veniva illuminato dal basso e, luccicando nella penombra di un tempio, profetizzava dalla sua bocca di cristallo. Anche se fosse relativamente moderno, come opera d'arte è indimenticabile ed è di una sinistra bellezza".
FONTE


Secondo una leggenda esisterebbero ben 13 teschi di cristallo, detti "della saggezza", che una volta riuniti avrebbero il potere di rivelare all'umanità il suo destino. Tredici come le divinità del mondo superiore e gli idoli del Katun.
Sembra ne siano stati ritrovati alcuni:

1 Un pezzo unico ricavato nell’Ametista, da cui il nome, scoperto nel 1915 in un nascondiglio di reliquie maya in Messico.
2 Un teschio tagliato in un solo pezzo di quarzo trasparente fu rinvenuto nel 1912.
3 Una famiglia maya del Costa Rica nel 1906 ne ritrovò un altro, arando il terreno di sua proprietà. L’attuale proprietaria del pezzo, Joke Van Dieten, lo reperì in una libreria di Vancouver dove era esposto.
4 In Texas, nella fattoria dei Parks a Huston, si trova un unico pezzo di quarzo di 18 Kg. di peso; lo avrebbero avuto in regalo nel 1981 da un tibetano come ringraziamento per dei servigi resi. È stato anche pubblicato un libretto nel quale si parla del teschio, ribattezzato "Max".
5 Presso il museo Smithsoniano di Washington è custodito un esemplare di ben 20 kg., alto e largo 13 cm. (per la gioia degli esoterici il tredici ricorre spesso) e lungo 18.
6 Joshua Shapiro autore di un libro riguardante i teschi di cristallo, racconta che durante una conferenza a Las Vegas nel 1989, fu avvicinato da un uomo, tale Josè Iniguez, in possesso di un teschio di cristallo, rinvenuto nella sua fattoria nel 1942, sul quale erano incisi simboli maya e un disegno a spirale con un circolo doppio nella parte superiore.
7 Sempre Shapiro fornisce altri dati sui teschi sopra descritti e segnala un teschio di colore azzurro nel Perù, simile a quello nominato ET per la forma particolare, con la mandibola appuntita.
8 Le guide messicane mostrano ai turisti, che si recano in gita nel Messico, le foto di un teschio modellato nel quarzo che indicano conservato nel Museo del Belize. Dicono siano occorsi dai trenta ai quaranta anni per ottenerlo.
9 Esiste un teschio di quarzo rosa con la mandibola mobile, rinvenuto vicino al confine fra Honduras e Guatemala, simile a quello scoperto da Anna Hedges (Figlia di Mitchell, avventuriero del quale si parla più avanti.), non molto limpido nel colore e leggermente più grande, ma di un artigianato di livello incomparabile.
Solo pochi sono considerati autentici.
Gli esami condotti per stabilire la loro autenticità avrebbero evidenziato tracce circolari lasciate da utensili rotanti, in particolare sui teschi conservati allo Smithsonian e al British. Non abbiamo notizie in questo senso riguardo al teschio ritrovato da Hedges. Comunque prima di affermare o negare la loro veridicità dobbiamo considerare che possono essere i prodotti di una civiltà più avanzata, dal punto di vista tecnologico, di quella cui si vogliono attribuire.
Un notevole esemplare è custodito nel Museo Trocadero, ed è stato citato da G.F. Kunts nel suo libro "Gemme e pietre preziose del Nord America"; proporzionato ma di fattura rudimentale datato all’incirca intorno al XV secolo, attribuito al popolo Azteco come la riproduzione del Dio della Morte. È caratterizzato da un solco che lo percorre lateralmente da destra a sinistra e si ipotizza possa essere stato incastrato fra due legni, o addirittura in una croce.
Due Teschi si trovano presso il dipartimento di Etnografia del Museo Britannico, uno in miniatura e uno a grandezza naturale, quest'ultimo in un blocco di particolare purezza.
Nel 1927, Anna Hadges, figlia di F.A. Mitchell Hedges, avventuriero, teosofista, membro della commissione per i Maya del Museo Britannico, riportò alla luce, nella città di Lubaantun appena scoperta, un teschio di cristallo di rocca di rara perfezione e abilità con mascelle mobili. Grava il sospetto che tale manufatto sia stato, in realtà, rinvenuto in altro luogo o frutto di loschi traffici specialità dell'avventuriero.
Nel 1964 Anna Hedges conobbe l’antiquario Frank Dorland, un appassionato dei misteri archeologici. Dorland studiò il teschio per sei anni e poi incaricò l’Helwett Packard di continuare gli esami in un sofisticato laboratorio. Non fu però possibile duplicare il pezzo che era stato intagliato senza seguire il segno naturale, ma esattamente al contrario.
Sembrava avesse all’interno una serie di lenti e prismi che riflettevano la luce in modo particolare quando questa vi passava attraverso, proprietà non presente nel quarzo allo stato naturale. Nessuno fino a adesso è stato in grado di riprodurre un pezzo con le stesse proprietà del teschio di Hedges.
Il teschio conservato al Britsh Museum è un manufatto artigianale di notevole e raffinata fattura in un unico blocco. Passato attraverso molte mani, G.F.Kunz dichiarò che originariamente era stato portato dal Messico da un ufficiale spagnolo e venduto ad un collezionista inglese; in seguito pervenne a E. Boban, antiquario parigino che nel 1884, si trasferì a New York, qui Tiffany lo acquistò nel 1890. Nel momento in cui fu inserito nella collezione del Museo Britannico, che lo acquistò per 120 sterline nel 1898, fu considerato come proveniente dal Messico pre-ispanico.
Non si è potuto accertare su basi tecnologiche, ma lo stile delle fattezze sono in accordo con altri esempi accettati come genuine sculture azteche o mixteche.
Il Laboratorio di Ricerca del Museo Britannico, quando lo esaminò, concluse che alcune incisioni, come quelle riproducenti la dentatura, sembrano effettuate con un tornio da gioielliere piuttosto che secondo la tecnica acquisita dai lavoratori della pietra Aztechi.
È stato suggerito che l’origine del cristallo di rocca sia brasiliana ed il lavoro eseguito in data pre-ispanica. È possibile infatti che artigiani pre-ispanici abbiano potuto ottenere cristalli di rocca dal Nord America, ma non esistono prove archeologiche di un commercio con il Sud America e il Brasile. Sembra, inoltre, che le miniere siano state sfruttate solo in tempi recenti.
Si è pensato che il teschio del Museo Britannico possa essere un esempio di arte coloniale messicana in uso nelle chiese; ossia un lavoro eseguito da un nativo (indio-americano) influenzato dallo stile europeo.
Esiste infatti un teschio di cristallo incorporato in un crocifisso opera di un artigiano europeo eseguito in stile pre-ispanico.
Molte sono le speculazioni circa l'origine e l'uso del teschio di cristallo; la questione rimane ancora aperta.
Il Dottor G.M. Morant ha avuto la possibilità di poter toccare, misurare e comparare, sia il teschio del museo britannico, sia quello di Hedges, chiamato dal Dr. Morant "teschio di Burney", dal nome di colui che lo fece esaminare da esperti del British nel 1936. Il confronto rende evidente la simmetria perfetta, l'assenza di qualsiasi sutura. I risultati degli studi evidenziano che la regione frontale dell'esemplare Burney è più sporgente. La differenza più evidente consiste nella conformazione della regione basale facciale, in quanto il teschio del Museo Britannico è in un solo pezzo, mentre l'altro ha la mandibola mobile. I denti sono completi in entrambi i casi.
Il cristallo Burney è stato giudicato anatomicamente migliore, più "vivo" dell'altro considerato una cruda rappresentazione.
In relazione alle misure, dando prima i dati del Britannico, si notano alcune differenze materiali nella lunghezza degli occipiti, nell'ampiezza calvarial, nell'indice cefalico; nella larghezza nasale e quella delle orbite.
Una sovrapposizione delle linee dei contorni evidenzia che nel Burney il profilo destro non è perfetto, sia visto dai mastoidi che dai lati dell'apertura nasale; il teschio del Britannico mostra invece un profilo esatto; ma la divergenza dalla norma è scarsa. Gli studi sono stati condotti con metodi meticolosi, per mezzo di foto a grandezza naturale, senza lasciare niente al caso è stato dedotto che rappresentino una sola razza. Ovviamente disconosciuta la tecnica usata anticamente per realizzarli.
È logico pensare che i Maya conoscessero tecnologie idonee a levigare il cristallo di rocca, cosa molto ardua tutt'oggi perché, se avessero usato della sabbia come abrasivo nel lungo lavoro di levigazione, sarebbero occorsi centocinquanta anni di lavoro.
Gli esperti del British non sanno fornire una datazione certa del teschio in mostra nel Museo, alcuni lo valutano antico di tremilaseicento anni; altri lo ipotizzano originario di Atlantide e risalente a dodicimila anni fa.
È nel periodo che va dal 7000 al 3114 che si adora il Dio del fuoco e si può spiegare il ritrovamento del Teschio a Lubaantun, edificata come una città peruviana, forse con l'aiuto degli stessi peruviani.
Hedges il 10 febbraio 1935 pubblicò un articolo sul New York America in relazione alle tracce di una civiltà sulle isole al largo della costa dell'Honduras secondo cui, Atlantide, non era un mito ma la culla delle razze Americane.
Secondo quanto asserito dall'archeologo Le Plongeon Brasseur de Bourbourg la civiltà Maya, e con essa il cristallo, può essere venuta dal mare.
Quetzalcoatl secondo una leggenda venne da "una terra del sole nascente", insegnò le scienze i costumi e le leggi e ritornò da dove era venuto con la sua nave.
I Maya di Palenque asserivano di discendere da un popolo giunto dal mare al comando di Votan, un uomo dalla pelle bianca che compiva spesso viaggi nella sua vecchia patria, come è scritto nelle cronache spagnole.
Un uomo che aveva visitato la terra ove si innalzava una torre verso il cielo. Padre Ordonez asseriva di aver letto in un libro dei Maya che Votan arrivò da una terra chiamata "Chivim" attraverso il mare e si stabilì a Palenque con il suo popolo.
Secondo altre versioni un certo Itlar, nominato Zamma padre degli Dèi, nel 10500 a.C., scampato dalla distruzione di Atlantide, raggiunse lo Yucatan diffondendo l'agricoltura, l'astronomia, la geometria, e la medicina.
Datare il cristallo di quarzo è estremamente difficile, non esiste un metodo affidabile, ci si basa solo sul risultato dell’esame al carbonio 14 del materiale organico trovato unito al teschio.
Circa lo scopo di queste macabre sculture, il teschio rappresentava per i Maya il Dio della Morte, della guerra, dei sacrifici umani; il Signore degli Inferi. Alcune leggende indicano che il sommo sacerdote usava un teschio nei suoi riti esoterici. Mitchell asseriva che serviva per focalizzare energia e rifrangere la luce, nonché un raggio di sole attraverso la bocca aperta; in tal modo assumeva la funzione di una particolare lente ustoria nella cerimonia del nuovo fuoco. Tale cerimonia consisteva nel bruciare "qualcosa", si dice un cuore ancora palpitante su di un piano sorretto dalle mani di una statua: il Chac-Mool (zampa di giaguaro), di origine esclusivamente Tolteca e tipica dei siti Maya dello Yucatan.
Tezcatilpoca, chiamato specchio fumante, dio del male, viene spesso descritto come un "teschio splendente".
La cerimonia avveniva quando le Pleiadi raggiungevano lo zenit e segnavano l'inizio di un nuovo ciclo. Il ciclo attuale sembra sia iniziato nel 3114 a.C. con la nascita di Venere. Il teschio è descritto come l'incarnazione di ogni male, quando il sacerdote evocava la morte per mezzo del teschio, questa arrivava puntualmente.
Oggi adoperiamo il quarzo negli apparati elettronici, nei micro-chips, perché ha la proprietà di amplificare la corrente che vi passa attraverso. Viene inoltre notoriamente utilizzato per i suoi effetti terapeutici, per amplificare il campo elettromagnetico del corpo umano e modificare la stato vitale.
I sensitivi che hanno lavorato con i teschi assicurano di aver sentito emanare da essi una poderosa energia; molti hanno dichiarato di aver avuto visioni del passato.
È stato appurato che durante la proiezione di queste immagini alcune persone distinguono, al suo interno, figure olografiche ben riconoscibili. In alcuni casi la sola foto del teschio di Hedges avrebbe curato alcune infermità.
La proprietaria del teschio chiamato ET, Joke Van Dieten, alla quale era stato diagnosticato un tumore al cervello ebbe la gradita sorpresa di svegliarsi una mattina completamente guarita e osservare all’interno del teschio una macchia nella stessa area del cervello, come se la pietra avesse assorbito il male.
La medium Carrel Advise alla presenza del teschio di Hedges entrò in trance e disse che il teschio rappresentava un magazzino di conoscenze programmato da una razza in un passato remoto. Affermò anche cose non molto credibili per la verità, ma contribuì a materializzare l’idea che i teschi possano rappresentare, per alcuni, anche un sistema di informazioni canalizzate per via telepatica, da una civiltà, extraterrestre o no, con l’intenzione di aiutare l’umanità o incrementare il suo livello di conoscenza.
Tante le storie che parlano di cristalli dai quali si sprigionerebbero potenti energie.
L'occultista e studioso John Dee, autore dell'alfabeto angelico, un giorno, mentre lavorava nel suo studio, vide manifestarsi un entità luminosa, qualificatasi come l'angelo Uriel, che gli fece dono di un cristallo convesso, simile ad una pietra scura tramite la quale avrebbe potuto conversare con gli angeli concentrandosi su di esso.
Ettore Cipollaro, ricercatore di fenomeni paranormali del gruppo di ricerca "l'Arca" di Roma (2), dichiarò che l'entità "Magister", spirito guida del gruppo, parlò di "cristalli" come concentrazione energetica alla base della struttura dell'universo e, dai quali si può ottenere energia attraverso metodi scientifici ben conosciuti dal mondo antico.
"Magister" affermò, tramite Cipollaro, che civiltà Atlantidee e Pre-Atlantidee utilizzarono un raro cristallo chiamato "Ion" esistente in natura. Aggiunse che esistono molti cristalli ma noi abbiamo perduto la scienza che ci permetterebbe, attraverso la loro manipolazione, di avere una fonte di energia inesauribile. Il loro cattivo uso rappresenterebbe un enorme pericolo. Secondo "Magister" sarebbero conosciuti e usati dagli "esseri" degli altri pianeti, anche per il funzionamento di quei mezzi noti come "dischi volanti".
Quanto appartenga a Magister e quanto a Cipollaro, non conta molto, simili affermazioni vanno prese per quelle che sono; ma non si può fare a meno di registrare che lo scomparso veggente Edgar Cayce, in una delle sedute durante le quali parlava del continente perduto, effettuate tra il 1922 e il 1944, fece riferimento ad un’energia superiore di quella nucleare, all'epoca non ancora scoperta, che Cayce, quindi, non poteva conoscere. Questa energia sarebbe stata ricavata, secondo il veggente, attraverso la manipolazione di misteriosi cristalli all'interno dei quali si concentrava. I cristalli che fornivano l'energia sarebbero stati isolati in un edificio "foderato di pietra non conduttrice".
La descrizione fornita ricorda le torri di vetro girevoli di cui disponevano i Thuata de Danan, rivestite appunto di un materiale isolante a protezione delle radiazioni emanate dalle armi nemiche.
I documenti con le descrizioni per costruire tali "pietre" verrebbero custoditi in tre posti diversi: nei templi di Atlantide sommersi a Bimini, in un tempio in Egitto e nel tempio di Itlar nello Yucatan.
Con essi sarebbero conservati i libri che parlano della storia di Atlantide e del suo immenso sapere scientifico.
Cayce parlò anche di Faser e Maser, l'energia derivante dalla luce polarizzata, e disse che proprio il cattivo uso di tale energia scatenò forze incontrollabili che causarono la distruzione del continente.
Secondo Cayce quelle fonti di energia potrebbero essere ancora attive, imprigionate nelle costruzioni dell'antica isola e causare i fenomeni che hanno tristemente distinto la zona delle Bermude.
Nel 1970 il Dottor Ray Brown durante un’immersione nelle acque del triangolo delle Bermuda, vicino alle isole Bari, nelle Bahamas, vide, a quaranta metri di profondità, una piramide con un'apertura sulla sua sommità.
"La costruzione era in pietra liscia, le giunzioni fra i blocchi si distinguevano appena. L'apertura era una specie di pozzo che immetteva in una stanza interna rettangolare. Completamente priva di alghe e coralli e stranamente ben illuminata senza che ci fosse nessuna luce diretta. Vidi qualcosa che riluceva. Dal soffitto pendeva un’asta metallica con incastonata una pietra rossa sfaccettata e affusolata in punta. Sotto di essa un basamento in pietra sono sopra una piastra sempre di pietra, sulla quale due mani di bronzo, annerite da evidenti bruciature, sorreggevano una sfera di cristallo. Non riuscendo a smuovere l’asta e la pietra rossa, afferrai il cristallo e venni via. Mentre uscivo da quel luogo mi parve di avvertire una presenza. All'interno di questo cristallo rotondo vi era una serie di forme piramidali, tre per l’esattezza e tenendolo in mano si avvertiva una vibrazione."
Pervaso dal timore che la sfera gli fosse confiscata non ne ha rivelata l’esistenza fino al 1975 nel corso di una conferenza a Phoenix. Brown non ha mai rivelato a nessuno il punto esatto del suo ritrovamento e cosa ne è stato del cristallo.
Il particolare delle mani metalliche che sorreggono un cristallo, mi rammentano le mani degli isolatori che sostengono le "lampade" rappresentate sulle pareti di Dendera. Il fatto che siano state viste annerite e bruciate significa che erano sottoposte ad un fortissimo calore, quindi la piramide catalizzava una sorta d’energia indirizzandola, attraverso l’asta, nella sfera di cristallo. La pietra rossa poteva essere un rubino, pietra solitamente usata nei laser per concentrare e proiettare l’energia.
In quanto alla sfera si racconta che causi fenomeni paranormali; i metalli in contatto con essa si magnetizzano temporaneamente; l’ago della bussola gira prima in senso orario e poi ruota in senso opposto. Vi sono anche casi di guarigione dopo aver toccato la sfera. Un collegamento al teschio di cristallo. Speculazioni?
Le piramidi sotto l’oceano sono state rilevate più volte anche dal sonar.
Edgar Cayce parlò degli Atlantidei come una civiltà che disponeva di un’energia simile a quella nucleare; l’energia che fu causa della scomparsa di quel continente. Veniva raccolta utilizzando i cristalli racchiusi nelle piramidi.
C’è chi crede che ogni tanto i cristalli del perduto continente si attivino e formino tempeste magnetiche, campi di forza e d’energia pura, causando i ben noti fenomeni del Triangolo delle Bermuda.
Speculazioni. Certo. Il cristallo della sfera, però, testimonia l’esistenza di civiltà in possesso di una tecnologia avanzatissima perché perfino gli esperti dell’Istituto Smithsoniano di Washington hanno dichiarato che solo dopo il 1900 siamo stati in grado di usare tale tecnologia per tagliare il quarzo e ricavarne una sfera perfetta.
Secondo una profezia sotto la zona di Giza vi sarebbero dodici camere, una per ogni segno zodiacale, in comunicazione fra loro per mezzo di corridoi. Al centro una camera più grande detta: "sala dei documenti".
In quel punto si troverebbe un enorme cristallo sfaccettato simboleggiante l'uovo cosmico. La sala sarebbe stata costruita da Enoc con lo scopo di conservare le scienze conosciute.
Simile alla storia che vuole re Surid, o Saurid Ibn Salhouk, autore del progetto delle tre piramidi e camere sotterranee per conservare le "scienze segrete".
È ben noto che sotto la piana di Giza vi siano numerosi sotterranei, e che un gruppo archeologico dell'Università di Stanford, ha praticato l'apertura di una delle tre camere situate sotto le zampe della Sfinge. Avrebbe scattato anche alcune foto dell'interno, mai rese pubbliche, ma ben note al sovrintendente agli scavi Dr. Hawass. Quest'ultimo avrebbe anche impedito a West di procedere con gli scavi che miravano ad aprire un passaggio per entrare nei sotterranei.
La presenza dei cristalli viene menzionata nella vicenda dei presunti alieni catturati dopo l'incidente di Roswell, attualmente indicati nella base di Nellis, conosciuta come Area 51, e nella storia dei piatti di pietra di Bayan Kara Ula, o Bayan Har Shan, non a caso definita la Roswell Cinese. In entrambi i casi si fa riferimento al ritrovamento di un cristallo in grado di mostrare immagini della terra com’era nel passato, concentrandosi su di esso.
Questo ci porta alle strane storie che circolano sul teschio di cristallo, sia quello in mostra al British, definito un vero e proprio porta sfortuna, che al manufatto trovato da Hedges. Alcuni addetti alla vigilanza del Museo affermano di aver visto strane emanazioni prodotte dal teschio in particolari momenti. C'è chi dice di aver provato una strana sensazione in sua presenza, come dominato da una forza misteriosa. Forse solo suggestione, ma l'oggetto è stato cambiato di sala più volte in seguito al verificarsi di misteriosi e curiosi fenomeni.
Sembra che nessuno dei custodi voglia trascorrere molto tempo nella stanza ove si trova esposto.
Anche il teschio appartiene a quei cristalli che racchiuderebbero misteriose energie?
Semplici storie da raccontare la notte delle streghe, o "verità incredibili"?

Teschio del Brithish Museum, vista frontale image
Teschio del Brithish Museum, vista laterale image

Il teschio conservato al Britsh Museum è un manufatto artigianale di notevole e raffinata fattura in un unico blocco. Passato attraverso molte mani, G.F.Kunz dichiarò che originariamente era stato portato dal Messico da un ufficiale spagnolo e venduto ad un collezionista inglese; in seguito pervenne a E. Boban, antiquario parigino che nel 1884, si trasferì a New York, qui Tiffany lo acquistò nel 1890. Nel momento in cui fu inserito nella collezione del Museo Britannico, che lo acquistò per 120 sterline nel 1898, fu considerato come proveniente dal Messico pre-ispanico.
FONTE
 
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jasmine23
view post Posted on 8/5/2007, 12:27




Delle dimensioni di un cranio umano, un teschio "vivente".
è stato ritrovato da Frederick Mike Mitchell-Hedges, durante una esplorazione in Belize, nella città maya di Labaanatum; nel 1964 il teschio passa nelle mani di Frank Dorland, esperto di cristalli, che esegue dei test presso i laboratori della Hewlett-Packard a Santa Clara in California.
Cosa emerge: il teschio è stato scolpito lungo l'asse principale del cristallo. Si tratta di una tecnica estremamente avanzata, che utilizza l'asse di simmetria e che diminuisce notevolmente il rischio di frantumazione del pezzo. Il teschio cambia di colore, sensazioni di caldo e freddo si avvertono toccando il quarzo.
Secondo Dorland "... il cristallo stimola una parte sconosciuta del cervello, aprendo una porta psichica sull'assoluto". In una dichiarazione alla stampa, lo studioso rivela: "... i cristalli emettono continuamente onde elettromagnetiche; dal momento che il cervello fa la stessa cosa, è naturale che vi sia interazione".

Già nell'antichità al cristallo venivano riconosciute proprietà spirituali; questo stesso minerale affascinò anche le culture antiche: i greci lo chiamavano Crystallos, o “ghiaccio chiaro”. In Egitto, fin dal 4000 a.C., le fronti dei defunti venivano adornate con un “terzo occhio” di quarzo cristallino per permettere all’anima di vedere la strada per l’eternità.
Tradizionalmente, il materiale preferito da veggenti e sensitivi per le loro sfere è il cristallo di rocca purissimo.
L’oggetto più straordinario che si conosca, composto da questo materiale, è il cosiddetto Teschio di Cristallo scoperto da Mitchell-Hodges, la cui origine è variamente attribuita: Atzechi, Maya o addirittura ai mitici abitanti di Atlantide.
Anche il suo rinvenimento fu molto controverso ed è stato al centro di diversi dibattiti: secondo certe fonti, fu trovato nel 1927 da una diciassettenne, Anna, figlia adottiva dell’avventuriero e vagabondo F.A. Mitchell-Hodges, mentre scavava fra le rovine di Lubaantun, la “Città delle pietre cadute”, nelle giungle dell’Honduras britannico.
Dopo tre anni di scavi nell’antico sito archeologico Maya, Anna portò alla luce il teschio di cristallo di rocca, a grandezza naturale, che giaceva fra le macerie di un altare e di un muro attiguo; una mandibola appartenente allo stesso manufatto venne ritrovata a circa otto metri di distanza tre mesi dopo.
La squadra di Mitchell-Hodges eseguì estesi scavi nella zona e diede un enorme contributo al nostro attuale patrimonio di reperti e conoscenze sulla civiltà precolombiana del Nuovo Mondo.
Mitchell-Hodges era anche noto come un fervente assertore della veridicità della leggenda di Atlantide; fu anzi in primo luogo la convinzione che fosse possibile confermare l’esistenza di una connessione fra le civiltà di Atlantide e dei Maya a spingerlo a sfidare le giungle dell’America centrale.
Il cristallo di rocca, purtroppo, non può essere datato con i sistemi convenzionali; tuttavia i laboratori Hewlett-Packard, che studiarono il misterioso cranio, hanno stimato che il suo completamento avrebbe richiesto un minimo di trecento anni di lavoro a una serie di artigiani dotati, inoltre, di enorme talento. In termini di durezza questo tipo di cristallo è solo leggermente inferiore al diamante.
Perché questo pezzo di pietra, tra l’altro non originario del posto, era considerato di un tale valore che il popolo che lo lavorò - quale che fosse - impiegò più di tre secoli per levigarlo pazientemente?
Il mistero del teschio di cristallo si infittì ancor di più quando fu ritrovata la parte inferiore e quando, unendo i due pezzi, si vide che la mandibola si articolava col resto del teschio, creando l’effetto di un cranio umano che apre e chiude la bocca.
è possibile che il teschio fosse manovrato in tal modo dai sacerdoti del tempio e che fosse usato come oracolo e strumento di divinazione. Si racconta che il lobo frontale del teschio a volte si appanni, acquistando una tinta lattiginosa; altre volte esso emette un’aura spettrale simile all’alone della luna: queste manifestazioni potrebbero essere il frutto di una fantasia sovreccitata, oppure stimolata dal potere intrinseco del cranio stesso.
Di fatto coloro che hanno avuto contatti prolungati nel tempo col teschio riferiscono di esperienze sensoriali inquietanti che comprendono suoni ed odori eterei, fino ad arrivare all’apparizione di spettri ...
L’impatto visivo del teschio è, sicuramente, ipnotico anche per uno scettico.
Quali che siano le sue proprietà, a ogni modo, non sembra proprio che chi lo possieda venga colpito da maledizioni, anzi: Mitchell-Hodges, che non si staccò dal teschio per più di trenta anni, è scampato a tre accoltellamenti e ad otto ferite d’arma da fuoco!
Prima di morire, il 12 giugno 1949, lasciò scritto nel suo testamento che il teschio doveva essere assolutamente consegnato alla figlia adottiva, che lo aveva trovato.

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Un falso il teschio atzeco di cristallo custodito a Londra

E’ venerato dai seguaci New Age che gli attribuiscono poteri mistici e che credono faccia parte dei 13 teschi di cristallo in grado di predire il destino della razza umana: ora però uno scienziato britannico avrebbe le prove che il teschio di cristallo custodito dal British Museum di Londra non è un artefatto atzeco come si era finora creduto, ma sarebbe stato invece fabbricato in Europa nel 19esimo secolo.
Una serie di test condotti dal professor Ian Freestone dell’università del Galles di Cardiff hanno infatti rivelato che il teschio del British Museum è stato tagliato e lavorato con un tipo di mola che veniva comunemente usata dai gioiellieri europei del 19esimo secolo, ma che di certo non era in uso nell’America di epoca precolombiana.
Gli scienziati hanno realizzato alcuni calchi in resina del teschio ed hanno rilevato che la sua superficie presenta minutissimi graffi circolari intorno ai bulbi oculari, ai denti ed al cranio che indicano che la scultura era stata tagliata e lavorata con un oggetto rotante, quando la ruota non era ancora in uso in epoca atzeca.
Il teschio è stato ricavato da un solo pezzo di cristallo di rocca - di dimensioni che, secondo Freestone, sono molto difficili da ottenere dalle miniere messicane - e la sua superficie risulta levigata in maniera perfetta. Un lavoro simile, se fosse stato veramente realizzato nel 1.400 a.C. come si credeva, potrebbe essere stato ottenuto soltanto strofinando il teschio con la sabbia per un periodo di circa 150 anni.
Ulteriori ricerche, realizzate dall’archivista Jane Walsh dello Smithsonian Institute di Washington, mettono ancora più in dubbio l’autenticità del teschio. Secondo i suoi studi, Eugene Boban, un collezionista francese di manufatti di epoca precolombiana, era il proprietario del teschio che nel 1897 venne venduto ad un’asta da Tiffany’s al British Museum.
Fu però lo stesso Boban a vendere un altro teschio di cristallo ad un collezionista privato che tempo dopo lo donò al Musee de l’Homme di Parigi. Secondo Freestone e la Walsh è altamente improbabile che il collezionista francese fosse entrato in possesso di due autentici teschi di cristallo di epoca precolombiana e ciò indicherebbe che si tratta di manufatti più recenti.
Le nuove scoperte riguardanti i teschi di Londra e di Parigi sicuramente non piaceranno ai molti seguaci della cultura New Age che da tempo guardano con interesse a questi artefatti ed ai loro presunti poteri soprannaturali.
Tra i Maya, gli Atzechi e persino gli indiani del Nordamerica correva infatti una leggenda: 13 teschi di cristallo fabbricati migliaia di anni fa conterrebbero le informazioni circa l’origine ed il destino della razza umana. In un momento di massimo bisogno, i 13 teschi sarebbero destinati a riunirsi per rivelare i loro segreti e dare inizio ad una nuova era. Secondo i Maya tale data sarebbe attualmente fissata per il 21 dicembre 2012, ovvero alla fine del Conto Lungo del loro calendario iniziato il 13 agosto 3114 a.C..
Il teschio del British Museum e quello di Parigi sono soltanto due dei dodici finora considerati autentici esistenti al mondo. Due, il teschio d’Ametista ed il teschio Maya, sono stati trovati in Guatemala negli anni ’30; altri due, il teschio Sha-Na-Ra e quello Arcobaleno provengono dal Messico; un altro, il Rosa Quarzo, è stato trovato al confine tra Honduras e Guatemala mentre uno, il cranio di Cristallo, è custodito a Città del Messico ed un altro appartiene all’aristocratica creola Norma Redo. Altri due invece, si trovano negli Stati Uniti: uno è soprannominato E.T. per la strana forma ovale del suo cranio mentre un altro - un tempo donato da sciamani guatemaltechi ad un monaco tibetano - è custodito in Texas ed i suoi proprietari lo chiamano affettuosamente Max.
Il più celebre di tutti però è quello che nel 1924 venne rinvenuto in Belize da Anna Mitchell Hedges, figlia adottiva di un archeologo britannico che si era recato nella regione convinto di trovarvi i resti di Atlantide. Anni più tardi, un famoso cristallografo, F. Dorland, ottenne il permesso di studiare la reliquia cosa che fece per oltre sei anni.
Alla fine ipotizzò che il teschio non fosse altro che un convertitore di informazioni tra il cristallo e la mente umana; infatti a detta dello studioso le radiazioni elettromagnetiche emesse dal quarzo agirebbero sull’ipotalamo umano, responsabile dell’equilibrio elettrico e chimico del corpo e del sistema endocrino. Secondo Dorland dunque, il teschio sarebbe un riequilibratore di scompensi e quindi fonte di guarigione.
Per molti però il teschio racchiude misteri ancora più soprannaturali. Secondo Colin McEwan del British Museum tante persone potrebbero essere vittime di autosuggestione. «C’erano persone che ad osservarlo cadevano in trance e parlavano in lingue strane», ha detto.
Alcuni di coloro che credono in queste leggende hanno accusato il museo di cercare di nascondere i veri poteri del teschio e di «intrappolare» l’energia cosmica in esso contenuta, ha raccontato McEwan. «Abbiamo ricevuto lunghe petizioni riguardo al danno che stiamo facendo al teschio in quanto lo imprigioniamo e non gli permettiamo di concludere il suo destino», ha detto.
Data: 7/1/2005
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno





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jasmine23
view post Posted on 16/12/2007, 20:04




IL TESCHIO DEL DESTINO
Il teschio del destino - L'incredibile storia di un teschio di cristallo
Negli ultimi vent'anni la pietra più straordinaria e misteriosa che esista al mondo è rimasta in possesso di una signora, che la conserva gelosamente sotto un panno viola su di una mensola di casa. Si tratta di uno stupefacente teschio, dal peso di oltre 5 kg, scolpito in un blocco di cristallo di quarzo puro, appartenuto un tempo a una antica civiltà perduta. Gli occhi sono dei prismi incastonati e si dice che osservandoli si possa scrutare nel futuro. Questa pietra unica è detta il "teschio del destino". Questo brano, ci serve bene come introduzione a uno dei misteri più affascinanti del XX secolo. Il teschio apparteneva a un esploratore e viaggiatore, un uomo amante dell'avventura di nome Albert ("Mike") Mitchell-Hedges, nato nel 1882. Alla sua morte, avvenuta nel 1959, la pietra è passata alla sua attuale custode, la figlia adottiva Anna Mitchell-Hedges, classe 1910, la quale ha dichiarato che il teschio proveniva dagli scavi archeologici effettuati presso le rovine di una "città perduta" del Sudamerica, il centro maya di Lubaantun, nell'Honduras britannico. La signora racconta: «Fui io a scorgerlo per prima, o per meglio dire, a segnalare a mio padre che là sotto c'era qualcosa che luccicava. Era la sua spedizione, e noi tutti ci davamo un gran daffare per aiutarlo a rimuovere quella immensa quantità di pietrame. Lubaantun significa infatti "luogo delle pietre cadute". Mi venne concesso di raccoglierlo, perché ero stata la prima a vederlo». L'oggetto era stato trovato proprio sotto quello che pareva essere stato l'altare di un tempio maya. La data ricordata dalla signora Anna è il 1924, in disaccordo con una sua precedente dichiarazione in cui aveva detto di averlo trovato proprio il giorno del suo diciassettesimo compleanno, come a dire tre anni più tardi. Ciò che aveva trovato, consisteva nella parte superiore del teschio, perché il resto, ossia la mandibola, era stata scovata tre mesi dopo sotto altre macerie, in un sito leggermente discosto rispetto al primo. Resosi conto che quel prezioso oggetto era un'eredità degli indigeni locali, discendenti diretti dell'antico ed evoluto popolo che l'aveva realizzato, Mitchell-Hedges aveva deciso di lasciarlo alla gente del posto. Quando però, durante la stagione delle piogge del 1927 stava apprestandosi a fare rientro in Inghilterra, i maggiorenti del luogo glielo avevano restituito, in segno di gratitudine, per la sua gentilezza e per la correttezza del suo comportamento. Come sappiamo, anche i Maya sono un meraviglioso, intrigante enigma. Anche se i loro più antichi antenati risalgono a circa 1500 anni prima della nostra era, la fioritura della loro straordinaria civiltà si registrò solo fra il 700 e il 900 AC. Durante questa fase i Maya svilupparono una civiltà altissima che conosceva la scrittura, la matematica, disponeva di un preciso calendario e realizzava imponenti opere scultoree e architettoniche. Poi, di colpo, tutto era scomparso, la civiltà maya era crollata e nessuno ancora oggi sa perché. Qualcuno parla di catastrofi naturali e terremoti, ma non vi sono riscontri. Né si hanno tracce di violenze. Insomma, un mistero. Sembra che i Maya abbandonassero volontariamente le loro città per disperdersi in altre località sperdute. Dopo di che la loro civiltà, un tempo e mirabile, era ripiombata nell'anonimato. Anche la parziale decifrazione dei loro scritti non ci è di grande aiuto. Secondo Mitchell-Hedges esisteva una stretta correlazione fra i Maya e il leggendario continente di Atlantide, che la leggenda dice sia stato sommerso dalle acque dell'oceano Atlantico nella notte dei tempi. Un altro esploratore, il colonnello Percy Fawcett, sosteneva di aver trovato le prove attestanti che i sopravvissuti di Atlantide avevano raggiunto il Sudamerica e che in Brasile stava nascosta la risposta a tanti interrogativi. Nel 1924 Fawcett era scomparso nel corso di una spedizione in Brasile. Mitchell-Hedges concordava con la sua ipotesi, ma riteneva che gli Atlantidei fossero stanziati più a nord, nella penisola dello Yucatan o nel Centro America. La spedizione in Honduras nel corso della quale era stato trovato il teschio, era volta a dimostrare proprio questa teoria. Mitchell-Hedges non aveva rintracciato alcuna prova in merito, ma in compenso era riuscita a venire a capo di alcune indicazioni riguardanti il tesoro perduto del celebre Sir Henry Morgan, il pirata che nel XVII secolo aveva preso (con non poca crudeltà) la città di Panama. Che cosa sappiamo, in realtà, del "teschio del destino"? Di importante, pressoché nulla. Risulta ricavato da un unico blocco di roccia cristallina o quarzo chiaro. Secondo Mitchell-Hedges vantava circa 3600 anni; il che voleva dire almeno mille anni prima ancora delle prime tracce storiche attribuite alla civiltà dei Maya. Per realizzarlo erano occorsi almeno 150 anni, per ripulire e scolpire, poco a poco, il duro blocco di quarzo con l'azione di sabbia finissima. Nel suo “Gli extraterrestri torneranno?” Erich von Daniken va ancora oltre, quando dice (sbagliando): «Nel teschio e nella sua perfetta fattura, non c'è traccia che riveli l'uso di un attrezzo di lavorazione a noi noto». Per lui, infatti, il teschio è stato elaborato dagli «antichi astronauti», quegli stessi visitatori a cui dobbiamo la costruzione della Grande Piramide. Un esperto di cristalli, Frank Dorland, ha confessato di essere in grado di realizzare un oggetto simile in tre anni, a condizione però di poter disporre di tutti i mezzi messi a disposizione dall'attuale tecnologia. A proposito dell'origine del teschio, gli esperti hanno idee diverse. Per alcuni venne realizzato in Messico, scolpendo un blocco cristallino proveniente dalle cave messicane della contea di Calaveras o dalla California, e non dovrebbe avere più di 500 anni. Se questa datazione è corretta, contrasta in pieno con quanto sostenuto da Mitchell-Hedges, che disse di averlo ritrovato fra le rovine di un antico tempio maya, abbandonato da almeno un migliaio di anni. In merito agli Aztechi - i più probabili costruttori del teschio - fondarono la loro grande capitale Tenochtitlan soltanto nel 1325 d.C. Peccato che questa sia però l'ipotesi condivisa dalla maggior parte di coloro che hanno avuto a che fare con il teschio. Non ci sono dubbi sul fatto che Mike Mitchell-Hedges fosse un uomo di assoluto valore, come d'altro canto nessuno può dubitare della grande devozione e fedeltà mostrata nei suoi confronti dalla figlia adottiva Anna. Quando si erano incontrati a Toronto nel 1917, Anna era una piccola orfana di sette anni. Si chiamava Anna Le Guillon e, al momento, era stata affidata a un uomo che aveva tutte le intenzioni di liberarsene rinchiudendola in un orfanotrofio. Toccato dalla sua penosa vicenda, Mitchell-Hedges aveva deciso di adottarla, compiendo un gesto che nessuno dei due avrebbe mai rimpianto nel corso della vita. Oltre al coraggio e al formidabile slancio di esploratore, al contrario del capitano Scoti o del già citato colonnello Fawcelt, Mitchell-Hedges era un tipo decisamente vulcanico, più vicino a quel fanfarone del capitano Morgan, il pirata sulle piste del cui tesoro Mike si era messo. Era un uomo pieno di senso dell'umorismo, ironico, che amava incatenare il prossimo raccontando - e forse anche scrivendo - storie mirabolanti e affascinanti. Lui stesso ammetteva di dovere la sua vita di avventuriere alla lettura giovanile delle opere di Rider Haggard e ai racconti di Lost World di Sir Conan Doyle; d'altro canto i suoi stessi libri si allineavano su questo registro - riflettendo il carattere di un uomo che, dopo tutto, seppure maturo, era rimasto con l'animo e la mentalità di un ragazzo. Insomma, non era meno propenso alla bugia di quanto non lo potesse essere un avventuriere elisabettiano nato per sbaglio fuori dal proprio tempo. Le male lingue sostengono che Mitchell-Hedges avesse comprato il teschio di cristallo a Londra, se lo fosse portato appresso alle rovine di Lubaantun per farlo trovare alla figlia proprio il giorno del suo diciassettesimo (o quattordicesimo) compleanno. Un'azione, a detta di molti, di cui sarebbe stato senz'altro capace. Anche dalla lettura della sua autobiografia del 1954, si evince che i fatti non si svolsero in modo così lineare e piano, come narrati dalla figlia Anna. Ci si aspetterebbe che una scoperta così importante meriti almeno qualche pagina di accurata descrizione ed invece niente di tutto questo. Solo poche righe, con questa annotazione misteriosa: «Non ho motivi di rivelare a nessuno in quale modo sono venuto in possesso del teschio di cristallo». Onestamente, non si capisce perché, dal momento che, al contrario, la figlia Anna se ne occupa in modo alquanto dettagliato. Forse perché avrebbe potuto accrescere i meriti del padre adottivo? Tutto questo risulta ancora più stravagante se solo si considera che Mike spende non poche pagine a descrivere in modo quanto mai preciso alcuni altri oggetti di molta minore importanza ritrovati nel corso degli scavi a Lubaantun. Senza osservare che anche le pur minime citazioni al teschio scompaiono completamente nell'edizione americana del libro. Viene da chiedersi: d'accordo a non voler più sostenere la bugia, ma perché non approfittare dell'occasione per dire la verità? Da parte sua Anna Mitchell-Hedges non ha mai avuto esitazioni a confermare appieno il racconto del ritrovamento. Il giornalista del «Daily Express» Donald Seaman, racconta di averlo sentito narrare direttamente dalla signora. Nel 1962 Seaman, occupato nella redazione di un libro di spionaggio, si era imbattuto nella fotografia di una spia recentemente scoperta, Gordon Lonsdale, dove l'uomo era ritratto in mezzo a due donne di mezza età. Accurate ricerche avevano rivelato che una delle due era Anna Mitchell-Hedges. Incuriosito dallo strano collegamento - che ci faceva la signora Anna con una spia riconosciuta? - Seaman l'aveva contattata presso la sua casa di Reading, chiedendo di poterla incontrare. Ottenuto il consenso, Seaman era andato, facendosi accompagnare dal fotografo Robert Girling. All'epoca la signora Anna era una vigorosa, piacente signora nel pieno dei suoi cinquant’anni, pronta a riceverli agghindata nel suo bell'abito. La storia relativa alla fotografia si era rivelata abbastanza banale. Era stata scattata all'interno di un castello storico, dove lei e alcuni suoi amici si erano ritrovati casualmente a parlare con l'uomo, incontrato sul momento, che si sarebbe poi trovato al centro del celebre caso di spionaggio del caso di Portland. Un fotografo professionista a caccia di clienti era passato proprio in quel momento, aveva notato il gruppo affiatato e aveva proposto di scattare una fotografia. Anna aveva pagato lo scatto e qualche giorno dopo aveva ricevuto la fotografia a casa. Non aveva mai più visto né sentito parlare di Lonsdale fino a quel momento. A quel punto, quasi delusa di averli fatti correre fin da lei a Reading per scoprire un caso inesistente, una mera banalità, come volendosi sdebitare, aveva allora chiesto se desiderassero vedere il famoso “teschio del destino”. Nessuno dei due ne aveva mai sentito parlare prima, e così, più che altro per cortesia, avevano assentito. Anna li aveva condotti in camera da letto, dove, cercando a tentoni dietro la spalliera del letto, aveva tirato fuori qualcosa. Aspettandosi di vedere un oggetto non più grande di un uovo, Seaman si era meravigliato nel constatare che la cosa racchiusa in una carta da giornale che la signora Anna aveva estratto da dietro il letto, era invece grande quanto un cavolo. Poi si erano spostati nel salone dove la signora Anna aveva svolto il pacchetto. Sia Seaman che Girling erano rimasti letteralmente sbigottiti al cospetto di quell'oggetto bellissimo e unico, appoggiato sul tavolo. Il teschio, grande come quello di un uomo, sembrava ricavato da un diamante perfetto: alla luce del crepuscolo assumeva una tonalità verdastra, quasi come se brillasse di una propria luce interiore o fosse illuminato al di sotto. La mascella inferiore era mobile come quella umana, particolare che aggiungeva un tocco di straordinario effetto realistico a tutto l'insieme. Tornando, si erano trovati d'accordo nel constatare che fino a quel momento nessuno dei due aveva mai visto un oggetto tanto bello e soprattutto, così stranamente inquietante. La signora Anna aveva detto loro che si trattava del "teschio del destino", ritrovato in un tempio maya nel 1927. Il nome gli era stato dato dagli indigeni, convinti che in virtù dei suoi poteri sovrannaturali l'oggetto andava trattato col massimo rispetto e con grande reverenza. Già erano fiorite leggende su persone andate incontro a gravi disgrazie per il solo fatto di non aver rispettato abbastanza il misterioso teschio. Il racconto era proseguito. In quell'ormai lontano 1927, suo padre si era messo sulle tracce del favoloso tesoro del pirata Henry Morgan, che la leggenda diceva sepolto nel 1671. Era venuto a sapere che nella zona attorno al sito archeologico di Lubaantun, nell'Honduras Britannico, molti fra i nativi si chiamavano Hawkins e Morgan. Era un'opportunità; per di più suo padre era convinto che sempre in quei luoghi fossero approdati i superstiti della distrutta Atlantide. Tuttavia, il teschio era stato l'unico manufatto antico che erano riusciti a trovare. Ora che il padre non c'era più (era morto nei 1959), Anna aveva intenzione di ritornare in Honduras alla caccia del tesoro e allo scopo di mettere insieme i fondi necessari per la spedizione aveva pensato di vendere il teschio, e un'antica ciotola donata da Nell Gwyn a re Cario II sulla cui autenticità già si erano favorevolmente espressi gli esperti.
«Ma quanto potrà valere il teschio?» aveva chiesto Seaman.
«Forse un quarto di milione di dollari».
«Dio mio! Ma non avete paura a tenervelo in casa, sotto il letto?»
«Non proprio, penso di poter tenere testa a qualsiasi malintenzionato» aveva risposto decisa la signora Anna, e scostando un poco la gonna aveva messo in mostra una colt 45.
Per un certo momento si era pensato che il «Daily Express» avrebbe potuto finanziare la spedizione alla ricerca del tesoro di Morgan, inviando Seaman al seguito come reporter. Ma l'idea non era piaciuta e la direzione del giornale l'aveva cassata. Seaman ci era rimasto male, ma non aveva mai più potuto dimenticare la visione di quello straordinario oggetto che sembrava vivere di una luce propria. Malgrado ciò, come già abbiamo precisato, la storia del ritrovamento di Lubaantun continua a rimanere dubbia. Norman Hammond, un archeologo che pure aveva condotto alcuni scavi nel sito, nel suo libro su Lubaantun, non spende una sola riga a proposito del teschio, spiegando a Joe Nickell, un investigatore alquanto scettico (che firma l'introduzione al volume) che non era stata una dimenticanza volontaria poiché l'oggetto non aveva proprio nulla a che vedere con il sito archeologico. «Il cristallo di rocca non è pietra che si trova naturalmente nell'area maya» e poi continua precisando che le località più vicine dove è rintracciabile sono quelle di Oxaca, nel sud del Messico, e della valle del Messico, dove erano stati trovati altri teschi simili, ma molto più piccoli, di fatturazione azteca. Hammond non si ferma qui. Dichiara, come da prove documentali, che la signora Anna Mitchell-Hedges non era mai stata a Lubaantun, cosa che sarebbe stata anche confermata da alcuni componenti la spedizione archeologica del padre. Hammond si esprime anche in merito all'oggetto. Secondo lui potrebbe essere un “memento mori” (un qualsiasi oggetto realizzato per rammentarci che dobbiamo tutti morire) ascrivibile al XVI o al XVII secolo. Se un'origine rinascimentale non è improbabile, considerata la raffinatezza con cui è stata ricavata la sagoma dal grande blocco cristallino, anche una provenienza dalla dinastia cinese Quing, come oggetto da piazzare sul mercato europeo, non può essere scartata a cuor leggero. Da parte nostra, una volta colto in castagna Mitchell-Hedges - in particolare la sua clamorosa bugia di aver partecipato come sostenitore armato alla missione messicana di Pancho Villa e di aver combattuto nella battaglia di Laredo - e verificato che aveva perduto una causa contro il «Daily Express» che nel 1928 lo aveva accusato di aver costruito ad arte quella storia solo per procurarsi della pubblicità gratuita, confessiamo che anche noi, ad un certo momento, abbiamo pensato che tutto ciò che era montato attorno alla storia del teschio non fosse nient'altro che immaginazione, pura invenzione. In verità, la prima citazione ufficiale del teschio era comparsa su una rivista dal titolo: «L'uomo. Rivista mensile di scienze antropologiche», dove due esperti confrontavano il teschio con un altro, più piccolo ma simile, conservato al British Museum. Il nostro teschio aveva però un altro nome, era il "teschio di Burney. Il personaggio in questione era Sydney Burney, un esperto d'arte, il quale nel 1943 lo aveva consegnato a Sotheby's per una vendita all'asta. Siccome nessuno aveva offerto le 340 sterline del prezzo base, Burney aveva deciso di riprenderselo. Nel 1944 era riuscito a venderlo per 400 sterline proprio a Mitchell-Hedges. Quando Nickell aveva chiesto spiegazioni di tutto questo alla figlia, la signora Anna aveva spiegato che il padre lo aveva consegnato a Burney come pegno per finanziare una spedizione archeologica, e che si era molto indignato quando aveva saputo che Burney lo aveva messo in vendita perché non era per nulla autorizzato. Peccato che non si riesca in alcun modo a sapere con inequivocabile certezza se Mitchell-Hedges possedesse l'oggetto già prima del 1944. Esiste invece una lettera firmata dallo stesso Burney, datata 21 marzo 1933 e indirizzata a qualche funzionario del museo, in cui si precisa che prima di avercelo, il teschio era appartenuto a un collezionista da cui Burney l'aveva comperato e che prima ancora aveva fatto parte della raccolta di un altro collezionista inglese. Da queste testimonianze, sembrava dunque che Mitchell-Hedges avesse inventato di sana pianta la storiella del tempio maya e che, da parte sua, la figlia adottiva avesse continuato a mantenere viva la falsa vicenda come segno di gratitudine verso l'uomo che, adottandola da piccina, aveva dato una svolta decisiva alla sua vita. Lo stesso valga per le affermazioni attribuite a Mitchell-Hedges stando alle quali il teschio di cristallo era stato utilizzato «per procurare la morte di qualcuno» (in merito la signora Anna scherzava, citando quelle parole come prova del senso dell'umorismo del padre adottivo) e per alcune altre allusioni ai poteri sovrannaturali posseduti dall'oggetto; emblematica è la storiella di un fotoreporter che era schizzato via letteralmente terrorizzato dalla stanza buia dove si trovava il teschio, perché, mentre stava per fotografarlo, la lampada del flash era esplosa con forte colpo andando in mille pezzi. Insomma, un groviglio di fatti per una storia che sembra davvero irritante, specie quando qualcuno rivelò che a un'attenta osservazione si potevano notare aggiustamenti ai denti della mascella mobile ottenuti con una smerigliatura meccanica. Per la maggior parte degli addetti ai lavori, il mistero che circonda il teschio del destino altro non sarebbe che una volgare messa in scena, un falso bello e buono. Bisogna andare cauti e un giudizio completamente negativo sarebbe prematuro. Tanto per incominciare, l'altro teschio di cristallo - quello più piccolo e decisamente meno "perfetto" - conservato al British Museum (collocato in cima alla scalinata del Museo dell'uomo, nei pressi di Piccadilly Circus a Londra) viene accettato come genuino e anche su di esso sono stati osservati segni di molatura meccanica. E’ intatti risaputo che gli artigiani Maya facevano uso di mole meccaniche circolari azionate dall'azione di una cordicella tesa attraverso un arco. Ambedue i teschi provengono dal Messico. Quello conservato a Londra venne acquistato dal Museo dal gioielliere Tiffany di New York nel 1898 per una spesa di 120 sterline. Per fugare ogni sospetto, nel 1963 la signora Anna Mitchell-Hedges ha permesso al già citato esperto di pietre e cristalli Frank Dorland di prendere in prestito il prezioso oggetto per poterlo esaminare con calma in California sottoponendolo a tutti i test di verifica ritenuti necessari. Una delle conclusioni più sconcertanti a cui Dorland era approdato, consisteva nell'osservazione che l'oggetto avrebbe potuto avere anche dodicimila anni e che nulla vietava fosse stato ritoccato e lavorato in tempi successivi. Dorland aveva spedito il cristallo ai laboratori della Hewlett-Packard Electronics, che, fra l'altro, si occupava di cristalli oscillanti. Una prima risposta riferì che la fattura dell'oggetto aveva richiesto molto tempo di lavoro, forse, addirittura, trecento anni (due volte il tempo, già più che consistente, denunciato dallo stesso Mitchell-Hedges). Se il parere è corretto - cosa che riteniamo senz'altro - significa che si trattava di un oggetto a valenza religiosa, realizzato da qualche ordine sacerdotale e conservato in un tempio. In tal caso doveva essere connesso a qualche pratica divinatoria. Era tenuto sull'altare - coperto e protetto dalla luce, proprio come le palle di cristallo dei veggenti - e veniva esposto soltanto nel corso di determinate cerimonie, forse per illuminare il cammino che conduceva nell'aldilà. Dorland riferisce anche che, stando ad alcune dichiarazioni di amici di Mitchell-Hedges, in tempi recenti il teschio era stato portato in occidente dai Cavalieri Templari di ritorno dalle crociate e dalla Terra Santa. Una volta in Europa, lo avevano custodito con grande venerazione nel loro centro segreto di Londra. Da qui poi, le varie altre vicissitudini che lo avevano portato sul mercato dell'antiquariato. Questa storia è tanto plausibile quanto quella del tempio maya. L'ordine dei Cavalieri Templari, fondato nei 1118 da Ugo di Payens di Champagne, era una congrega religiosa il cui scopo primario era quello di dedicare la vita per la difesa della Terra Santa e la protezione dei pellegrini che vi si recavano. Il successo ottenuto dall'Ordine era stato così immediato e straordinario che la sua ricchezza era cresciuta a dismisura, fino a diventare leggendaria. Ma questa ricchezza era stata la sua stessa condanna. Sul tesoro templare infatti posò gli occhi il re di Francia, Filippo il Bello, le cui casse languivano. Il 13 ottobre del 1307 egli ordinò l'arresto in massa di tutti i Templari. Essi erano accusati di magia nera, blasfemia, rinuncia a Cristo e perversioni sessuali. Una delle accuse più terribili li diceva adoratori del demone satanico Bafometto, nella forma di una testa o di un teschio umano parlante. Si diceva che i cordigli che erano soliti portare ai fianchi per stringere i loro abiti, fossero carichi di poteri magici derivati dall'averi avvolti attorno alla misteriosa testa parlante. Alcune fra le accuse meno infamanti, sono state accertate come veritiere dagli storici. Fra queste la certezza che celebravano riti magici. Sotto la persecuzione di Filippo, caddero centinaia di Templari. Un massacro che però si rivelò inutile, visto che il re non riuscì a mettere le mani sul loro tesoro. Poiché è pressoché indubbio che il teschio venerato dai Cavalieri Templari doveva essere un teschio umano, l'ipotesi che potesse essere quello di cristallo, detto del destino, per quanto strana non la possiamo respingere a priori. Che dire a proposito dei presunti poteri "mistici" riconosciuti all'oggetto? La signora Anna disse che Adrian Conan Doyle, fratello del celebre Arthur, non solo non poteva sopportare la vista del teschio, ma gli riusciva impossibile stare nella stessa stanza. La sensazione negativa che lo assaliva era così prepotente da accorgersene anche quando l'oggetto, a sua insaputa, era presente ma tenuto nascosto. Affermazioni come queste vengono normalmente etichettate come il desiderio di dar vita e sostenere una leggenda; ma ecco che, subito, Frank Dorland ci smentisce affermando che dopo tanto tempo trascorso a contatto con la pietra, anche lui si era convinto delle sue proprietà mistiche. Per esempio, gli era capitato sovente di udire «acuti scampanellii di campane argentate, lievi ma assolutamente avvertibili» oppure «suoni e canti religiosi». Invece, fissando attentamente il teschio, gli era capitato di vedere «altri teschi, alti monti, mani e visi». La prima volta che aveva avuto il teschio in casa, aveva avvertito in modo distinto il ruggito di felini della giungla. Può trattarsi, ovviamente, di pura suggestione; eppure ciò che un giorno accadde a seguito della visita del satanista Anton LaVey non può in alcun modo ricadere nella categoria allucinatola. LaVey aveva chiamato Dorland per fargli sapere che il teschio di cristallo era stato creato da Satana e che apparteneva alla sua chiesa demoniaca. (LaVey possiede, evidentemente, un gran senso dell'umorismo oltre che un buon fiuto per farsi della pubblicità gratuita). La visita del satanista si era conclusa con LaVey che si era dilettato per qualche momento a suonare l'organo di Dorland. Quando se n'era andato era ormai troppo tardi per poter ancora andare a ricoverare il prezioso teschio nella cassetta di sicurezza dove Dorland era solito custodirlo e così l'aveva dovuto tenere in casa. Nella notte, sia lui che la moglie erano stati svegliati e più riprese da alcuni strani rumori e suoni. Scesi al piano terreno non avevano trovato niente di anomalo. La mattina però, aveva scoperto con grande sorpresa che alcuni oggetti della sala erano fuori posto e che addirittura il ricevitore di un telefono si trovava fuori, nel giardino dei vicini, davanti alla loro porta d'ingresso. La teoria proposta da Dorland non prevede che il teschio sia "posseduto" da un qualche spirito (poltergeist), ma nel caso di quella sera, la sua sostanza cristallina aveva assorbito la presenza negativa di LaVey che, venendo in contrasto con le sue energie, aveva dato luogo alla produzione di effetti fisici infestatoli. I chiaroveggenti dicono di ricorrere alle palle di cristallo per le loro veggenze, perché esse sarebbero in grado di assorbire le energie vitali. La copertura col panno violaceo o scuro serve ad impedire che queste energie si disperdano alla luce del giorno. Effettivamente, sin dai tempi più antichi, da quando è nata la magia, i cristalli sono sempre stati tenuti in alta considerazione dagli operatori per i loro portentosi poteri occulti. Per quanto possa sembrare strano, dietro a questa teoria esiste un substrato scientifico. Per almeno un decennio, il biologo Rupert Sheldrake è andato in giro a dichiarare che la conoscenza fra gli esseri viventi, animali e uomini, è un processo che si verifica anche attraverso ciò che lui chiama risonanza morfica. Il caso più eclatante da lui utilizzato per darne un esempio, è quello delle scimmie dell'isola di Kojirna, al largo della costa del Giappone, che avevano imparato a lavare le patate nell'acqua del mare perché il sale le rendeva più saporite. Qualche tempo dopo, lo zoologo Lyall Watson, autore di “Lifetide”, aveva scoperto che un gruppo di altre scimmie viventi su isole vicine, ma con nessun collegamento con il gruppo originario, avevano imparato e adottato la stessa tecnica. Il processo di risonanza mollica può essere assimilato a una specie di telepatia e secondo Sheldrake gioca un ruolo decisivo nell'evoluzione. La cosa più strana è che questo singolare processo di apprendimento è attivo non soltanto con gli esseri viventi, ma anche con il mondo del non vivente come, per esempio, quello dei cristalli. Alcune nuove sostanze chimiche, cristallizzano sperimentalmente con molta difficoltà; ma una volta che il processo si verifica all'interno di qualche laboratorio, come d'incanto diventa pratica facile e accessibile ovunque, in tutti gli altri laboratori. Dapprima si era pensato che questa diffusione potesse dipendere dal fatto che tracce di cristalli trattenute negli abiti e nei capelli degli sperimentatori si diffondevano via via negli altri laboratori, ma si è trattato di una teoria che ha avuto vita breve per essere sostituita da un'altra più credibile. Pare, infatti, che anche i cristalli, al pari degli esseri viventi, possano imparare tramite il processo della risonanza morfica. In questa prospettiva l'idea che i cristalli possano assorbire energia vivente non suona più così stravagante né assurda. Riteniamo che sarà alquanto difficile risalire alla verità a proposito del "teschio del destino", ma la sua totale rassomiglianza con quello più piccolo conservato al British Museum ci suggerisce una fattura azteca. Ciò che conosciamo della civiltà azteca - della sua religione basata anche sui sacrifici umani - ci spinge a credere che il teschio possa essere stato creato come oggetto a valenza religiosa, forse a fini divinatori, vale a dire, per essere utilizzato con le stesse modalità con cui oggi i chiaroveggenti usano le palle di cristallo. Ma, qualunque sia il motivo per il quale questo straordinario oggetto venne realizzato, tutti coloro che hanno avuto a che fare con esso sono concordi nel dire che senza ombra di dubbio si tratta di uno dei più begli oggetti mai visti al mondo.
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jasmine23
view post Posted on 9/1/2008, 12:30




Teschi del Destino

DONO DI COMPLEANNO .“Mio padre stava facendo degli scavi in America Centrale, nell'Honduras Britannico (l'attuale Belize). Scoprimmo le rovine di una città Maya, che, secondo lui avevano qualcosa a che vedere con Atlantide, per cui continuammo a scavare per sette anni. Poi, un giorno, tra le pietre, vidi qualcosa che scintillava. Era il mio diciassettesimo compleanno, e la cosa mi riempì di gioia”. A parlare è una serafica vecchia signora che sembra uscita pari pari dai romanzi di Agatha Christie. Si chiama Anna Mitchell Hedges, ed è la figlia adottiva di F.A.“Mike” Mitchell-Hedges, un personaggio molto popolare durante gli anni '20. Avventuriero inglese ambizioso e intelligente, Mike Mitchell-Hedges si spostò per anni tra le due Americhe, esercitando i più disparati mestieri (dal cow-boy al giocatore professionista, al rivoluzionario sotto Pancho Villa, all'archeologo) e frequentando indifferentemente il mondo dei miliardari e quello dei soldati di ventura. La cosa “che scintillava”, lo straordinario regalo di compleanno che riempì di gioia la giovane signorina Mitchell-Hedges è uno degli oggetti più misteriosi mai rinvenuti durante uno scavo archeologico: il Teschio del Destino, un cranio a grandezza naturale scolpito in un unico, immenso blocco di purissimo cristallo di rocca, lavorato con incredibile perizia e precisione. FRASE TAGLIATA. Così l'anziana signora Mitchell-Hedges ha descritto il ritrovamento del teschio in un'intervista per la trasmissione televisiva inglese Il Misterioso Mondo di Arthur C. Clarke. Un racconto sbrigativo, quasi fiabesco. E' dal lontano 1927, infatti, quando il teschio venne alla luce a Lubantuun, che Mike e Anna Mitchell-Hedges rifiutano di fornire qualsiasi altro particolare sul rinvenimento. In una sua voluminosa biografia, Danger My Ally ("Tesori nascosti e Mostri marini") l'enigmatico avventuriero dedicò al prezioso manufatto solo poche righe. “Portammo con noi (in un viaggio in Africa) anche il “Teschio del Destino” di cui molto si è parlato. Ho buone ragioni per non rivelare come ne sono venuto in possesso”. Seguiva una breve descrizione che insieme a questa frase venne “tagliata” nelle successive edizioni del libro. Perchè? Alcuni hanno pensato a una complessa storia di contrabbando, a un teschio sistemato a bella posta tra le rovine, in modo di essere “ritrovato” al momento opportuno. Perchè tanto interesse sui particolari del ritrovamento del “Teschio del Destino”? Perchè nessun ricercatore è in grado di affermare con sicurezza quando e da quale civiltà esso sia stato fabbricato. Secondo le poche notizie riportate dal già citato diario di Mitchell - Hedges padre, il teschio aveva 3600 anni, e veniva utilizzato dai Grandi Sacerdoti Maya per celebrare particolari riti magici. Ma l'origine “ufficiale” del popolo Maya è stimata intorno al 290 d.C., (anche se alcuni archeologi ritengono che sia molto precedente) e questa affermazione è dunque ritenuta improbabile. TESCHI GEMELLI. Gli esperti del British Museum fanno risalire il teschio alla civiltà Azteca, datandone l'origine (con moltissimi dubbi) intorno al 1300/1400 dopo Cristo. Ma cosa ci faceva un manufatto Azteco in una città Maya dislocata molte centinaia di chilometri più a sud? Non si sa neppure con quali strumenti il teschio fu costruito: è stata rilevata soltanto la probabile traccia di un acuminato scalpello. In tal caso, per costruirlo, sarebbero stati necessari almeno centocinquant’anni di lavoro ininterrotto. Ma, a complicare questo già complicato mistero, esposto al Museum of Mankind di Barrington Gardens, a Londra, si trova un teschio “gemello”, identico a quello di cui abbiamo parlato fino ad ora salvo che per un particolare. Il teschio dei Mitchell-Hedges, infatti, ha la mascella articolata, come in un cranio vero; quello esposto al museo ha la mascella fissa. I ricercatori sono concordi nell'affermare che i due oggetti sono stati fabbricati dalle stesse "mani”: il cranio di Londra potrebbe dunque fornire qui lumi sulla loro comune origine che la caparbia signora Mitchell-Hedges si ostina a negare. "Potrebbe"; solo che anche di questo secondo, prezioso oggetto si conosce poco o nulla. Il Museum of Mankind lo acquistò da Tiffany's, il celebre gioielliere di New York, nel 1898, per la somma di centoventi sterline. I dirigenti di Tiffany's non furono in grado (o non vollero) dare spiegazioni sulla sua provenienza. Corse voce che facesse parte del bottino ammassato in Messico da uno sconosciuto mercenario in un epoca imprecisa. Neppure un terzo teschio di cristallo esposto al Musèe de L'Homme di Parigi, identico nello stile agli altri due ma di dimensioni ridotte, può fornire informazioni particolarmente interessanti. Gli esperti del Museo affermano che faceva parte di uno “scettro magico” Azteco del XIII o XIV secolo d.C., e che veniva usato per tenere lontano i serpenti e per prevedere il futuro. IMMAGINI PAUROSE. Si dice che gli inservienti del Museum of Mankind abbiano chiesto all'amministrazione di coprire con un panno nero il “loro” Teschio “of Doom” per non vederselo d'intorno mentre fanno le pulizie. Doom è una parola inglese che viene comunemente tradotta con “destino”, in mancanza di termini più appropriati. In realtà significa davvero “destino”, ma in un 'accezione malvagia, negativa, sinistra. E' chiaro che una testa di morto, per di più scintillante al minimo raggio di luce, non ha certo un aspetto “allegro” e può incutere un superstizioso terrore a chi vi lavora accanto, magari da solo e di notte. Ma, a rincarare la dose, circolano racconti tenebrosi. C'è chi afferma di aver visto paurose immagini materializzarsi all'interno dei teschi; chi assicura di averli sentiti gridare; chi ha perso la ragione “dopo aver fissato le loro orbite ipnotiche e vuote”. Mitchell-Hedges asserì che, quando il teschio venne ritrovato, i lavoranti indigeni si inchinarono ad adorarlo, spiegando che esso era un loro dio, e poteva indifferentemente guarire da ogni male e causare una morte spaventosa. Verità o leggenda? Suggestioni originate dal macabro aspetto delle sculture e dal mistero che circonda le loro origini? Oppure i teschi fanno davvero parte dell'inquietante categoria degli “oggetti maledetti” di cui pullulano le cronache di storia “minore” del mondo?

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jasmine23
view post Posted on 29/5/2008, 11:33




I tredici teschi di cristallo

Una leggenda Maya parla di tredici teschi a grandezza naturale: quando saranno ritrovati e riuniti, essi trasmetteranno agli uomini tutta la conoscenza che hanno sempre cercato; ciò, però, accadrà solo quando la razza umana sarà sufficientemente evoluta e integra moralmente per poter gestire con giudizio un dono così prezioso. Una volta che i teschi saranno riuniti, inizierà una nuova era: la data corrisponderebbe al 21 dicembre 2012, cioè alla fine del Conto Lungo del calendario Maya, iniziato il 13 agosto 3114 a.C..
Dalla fine dell'800, iniziarono a essere ritrovati una serie di artefatti riconducibili a questa leggenda. Ai giorni d'oggi se ne contano undici, sparsi per il globo, ma con caratteristiche e storie molto simili.

Il “Teschio di Parigi” (Trocadero Museum)
Fu il primo a essere scoperto: alla fine dell'Ottocento in Messico. La sua datazione lo colloca a oltre 10.000 anni fa e dalle analisi eseguite si pensa sia stato lavorato con tecniche molto primitive Ciò nonostante, il risultato è molto realistico. E' caratterizzato da una rientranza sulla parte superiore: probabilmente era usato per sorreggere qualcosa.


Il “Teschio Maya”
Fu rinvenuto all'inizio del Novecento. E' realizzato in quarzo puro e presenta delle rientranze prolungate alle tempie laterali e profonde sotto la mascella.

Il “Teschio di Ametista”
Fu scoperto in Messico all'inizio del Novecento. E' molto simile al “Teschio Maya”, ma è realizzato in quarzo viola e le rientranze all'altezza delle tempie sono molto più estese di quelle del similare.

Il “Teschio del Texas o di Max”
La denominazione deriva dalla famiglia che lo possiede: gli fu donato da un guaritore tibetano, Norbu Chen; al momento è custodito al JoAnn Parks di Houston, in Texas. Fu scoperto nel 1920, in una tomba in Guatemala. La datazione lo colloca attorno ai 10.000 anni fa.

Il “Teschio di Mitchell-Hedges”
Di sicuro il più prestigioso e allo stesso tempo controverso. Fu ritrovato, nel 1926, dalla figlia adottiva dell'archeologo Mike Mitchell-Hedges, presso la città di Lubaatun, nello Yucatan, durante uno scavo che aveva come obiettivo la cerca della città perduta di Atlantide. E' stato realizzato da quarzo puro, seguendo le dimensioni reali di un teschio umano: altezza 13 cm, larghezza 13 cm, profondità 18 cm, peso 5 kg. Le analisi al microscopio hanno fatto notare la perfetta levigatezza della superficie; ciò fa pensare o a un falso o a un lavoro costante e quotidiano di almeno 300 anni, operato con sfregamento di sabbia e perfezionato con acqua e polveri di diamanti.
E' fra i più criticati perchè le testimonianze di coloro che ne sono entrati in contatto non combaciano. Il suo ritrovamento avvenne il giorno del diciassettesimo compleanno di Anna e ciò ha fatto pensare a una “trovata” dell'archeologo per rendere particolare quel giorno alla figlia. Successivamente, alcuni investigatori trovarono tracce di compravendita del teschio: secondo queste indagini, il teschio era stato prodotto in Germania; dopo il ritrovamento da parte dell'archeologo e della figlia, fu confrontato con quello del British Museum; nel 1943 comparve in un'asta e nel 1944 Mitchell-Hedges lo riacquistò da un antiquario londinese; nel 1954, l'archeologo accenna al teschio in uno dei suoi libri, ma solo, nel 1962, la figlia riporta la storia alla ribalta delle cronache.

Il “Teschio di Sha-Na-Ra”
Il suo nome è legato a uno sciamano delle popolazioni locali. Fu rinvenuto dal signor Nick Nocerino, investigatore dell'occulto, nel 1959, lungo il Rio Baltha, nel Gerraro del Messico centrale. E' notevolmente diverso dagli altri, ma le analisi lo datano attorno ai 5.000 anni.

Il “Teschio di Londra” (British Museum)
E' molto simile al “Teschio di Mitchell-Hedges”, ma è meno definito di queso. La sua origine molto probabilmente è Azteca, ma le ultime analisi effettuate non confermano la datazione. Su di esso, come su molti altri, si narrano storie inquietanti: a quanto pare ha terrorizzato più di una persona, alla sua sola vista; il personale delle pulizie lo vuole coperto durante il proprio turno di lavoro, perchè reca disagio. Nel 1950, alcune analisi portarono ad affermare che il teschio è messicano, che risale al 1400-1500 d.C. e che il materiale è quarzo brasiliano.

Il “Teschio Rosa”
Fu trovato vicino al confine fra Honduras e Guatemala. E' probabilmente il più realistico e spettacolare, assieme a quello di Mitchell-Hedges.

Il “Teschio E.T.”
E' stato scoperto in questo secolo. Il suo nome deriva dalla sua conformazione: cranio a punta e mascella esagerata ricordano il teschio di un alieno.

Il “Teschio Arcobaleno”
Fu ceduto da un sacerdote del Guatemala, ma non se ne sa molto. E' particolare, soprattutto se esposto alla luce del sole: convoglia i raggi luminosi al suo interno producendo splendidi colori.

Il “Teschio del Museo Mithsonian”
Diversamente da tutti gli altri, pesa 20 kg. Dalle analisi però non è risultato autentico.

Il quarzo è composto da cristalli ed è il principale costituente di rocce intrusive (formatesi all'interno della crosta terrestre): viene usato come abrasivo; è molto resistente alle alte temperature e ai forti sbalzi termici. Esso è, inoltre, piezoelettrico: se viene sollecitato da una pressione meccanica, genera elettricità. E' molto usato e non solo nel campo esoterico; testimonianze di ciò ce ne dà per primo Platone: “ad Atlantide ci sono dei cristalli prodigiosi, usati dagli abitanti dell'isola per produrre una grande energia”, che, secondo la tradizione, gli uomini non riuscirono a domare, portando alla distruzione l'isola.
Il problema principale per lo studio di questi oggetti è sicuramente l'impossibilità di farne un'analisi al Carbonio 14, dato che non sono composti organici.
Interessanti sono, anche molti degli episodi raccolti da coloro che sono staie in presenza di qualche teschio, fra quelli sopracitati. Anna Mitchell-Hedges afferma, ad esempio, che il teschio in suo possesso, oltre ad essere una perfetta lente d'ingrandimento, a volte presenta dei riflessi di luce dagli occhi, che sembrano vivi e tremolanti. L'antiquario Frank Dorland, inoltre, che eseguì diversi esami sul teschio, afferma che esso una volta si circondò di un alone luminoso per parecchi minuti; altre volte, sentì degli scampanellii o vi intravide immagini di strani paesaggi. Quando il teschio si trovava a New York, un gruppo di persone fecero richiesta di visionarlo, il direttore del museo incaricò allora la sua segretaria di esibire l'oggetto; la ragazza prese il teschio con le mani, per estrarlo dal contenitore, e una strana sensazione la pervase, facendole sembrare che il teschio la stesse percuotendo.

FONTE

I teschi di cristallo

Meraviglie contro ogni legge fisica. Gioielli del mistero che qualcuno dice di aver sentito urlare. Cristalli capaci di offrire all'incauto osservatore immagini orribili.


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Il teschio di Mitchell-Hedges

Un paio d’orbite vuote vi fissano. Sotto le cavità c’è un ghigno poco rassicurante. Voi fate finta di niente, ma il disagio resta. L’oggetto riluce come un gioiello. Ogni scanalatura offre un nuovo riflesso. Osservate a lungo e nel frattempo le orbite vi scrutano a loro volta. L’impressione finale è di aver ingaggiato una muta conversazione con una strana creatura che in qualche modo vi è familiare. In fondo, il teschio umano che state studiando con tanta attenzione non è altro che l’immagine di voi stessi. Che cosa c’è disegnato sulla bandiera dei pirati? Che cosa appare sul cartello pericolo: alta tensione? Che cosa campeggia sull’etichetta di una boccetta di veleno? Esatto, proprio quello. Il teschio è il simbolo della morte per eccellenza, ci parla di verità, di quello che c’è sotto la pelle e i muscoli. Ci spaventa e ci affascina allo stesso tempo. Se poi ci aggiungete il cristallo che sembra possedere misteriose proprietà avrete una combinazione esoterica molto potente. Il teschio di cristallo di Mitchell-Hedges, il più famoso tra quelli esistenti, è dunque un concentrato di energie, segreti e poteri che ancora non siamo in grado di classificare.
Alto tredici centimetri e largo altrettanto, profondo diciotto e pesante cinque chili. Ricavato da un unico pezzo di cristallo di rocca e perfettamente levigato. La mandibola è mobile e proviene dallo stesso blocco di quarzo (chiamato anche cristallo di rocca). A parte qualche leggera irregolarità sulle tempie e sulle ossa degli zigomi, è la replica esatta di un cranio umano. In base alla grandezza e ad altri dettagli si è arrivati a stabilire che potrebbe essere quello di una donna. L’autore? Sconosciuto. Altrettanto oscuro è il metodo usato per la sua realizzazione.
La sua storia ufficiale parte dal giorno in cui fu trovato dalla diciassettenne Anna, figlia adottiva dell’avventuriero Frederick Albert Mitchell-Hedges. Era il 1927 e Anna partecipava con entusiasmo agli scavi archeologici condotti dal padre a Lubaantum, un antico insediamento maya il cui nome tradotto significa ‘la città delle pietre cadute’, nell’Honduras britannico (l’attuale Belize). La città occupava un’area di quindici chilometri quadrati e ospitava piramidi, case, camere sotterranee e un gigantesco anfiteatro. Anna trovò il teschio mentre girovagava tra le rovine. Uno strano scintillio attirò la sua attenzione e la spinse a sollevare qualche pietra di un antico altare per liberare quello che aveva tutta l’aria di un oggetto fuori dal tempo. La mandibola fu trovata tre mesi dopo a circa otto metri di distanza. Frederick Mitchell-Hedges morì il 12 giugno 1949 e lasciò il teschio in eredità alla figlia Anna.
Ci sono molti dubbi sul fatto che sia stato veramente trovato da lei. Sono in molti a pensare che suo padre l’avesse ne avesse ordinato la realizzazione per poi programmarne il ritrovamento da parte della ragazzina, proprio il giorno del suo compleanno. Un regalo particolare di un papà appassionato di archeologia che trovò il modo di prendere due piccioni con una fava: fare una sorpresa alla figliola e attirare l’attenzione del mondo scientifico, ottenendo quindi sovvenzioni per i suoi viaggi. Un’altra versione della storia vedrebbe Frederick comprare il teschio a un’asta londinese di Sotheby nel 1943. In effetti, il teschio non figura tra le foto della spedizione nel Belize e non ci sono prove che fosse già nelle sue mani prima del 1943. Comunque siano andate le cose, ora il teschio appartiene ad Anna che ancora oggi (ormai ottuagenaria) giura di averlo trovato tra le antiche rovine di una città maya. Ha raccontato più volte di aver visto il teschio assumere le colorazioni più svariate anche se tenuto al buio, in assenza di fonti luminose che potrebbero produrre scherzi cromatici. Altro fenomeno particolare è l’odore di muschio molto forte che si sprigiona dal cranio di tanto in tanto.
Nel 1970 Anna ha permesso ai laboratori Hewlett-Packard di studiarlo e i risultati sono stati sconcertanti. Prima di tutto il teschio è stato intagliato in senso contrario agli assi cristallografici della pietra. Cesellando senza tener conto della sua struttura interna, il blocco avrebbe dovuto rompersi, cosa che non è avvenuta. Se i moderni ingegneri e scultori seguissero lo stesso metodo di lavoro, non sarebbero in grado di duplicarlo, nemmeno con il laser o altri strumenti d’avanguardia per l’incisione. Andrebbe in mille pezzi. Eppure qualcuno è riuscito, contro ogni legge fisica, a creare una meraviglia del genere. Non è stato ritrovato alcun segno che potesse indicare il tipo di oggetto impiegato per l’intaglio. Ma se non è stato usato un arnese comune, allora di quali mirabolanti attrezzi stiamo parlando? Bisogna forse pensare ad apparecchiature portate sulla terra da civiltà aliene? Per ora l’ipotesi più accreditata è che sia stato sbozzato con pezzi di diamante (il cristallo di rocca è leggermente più tenero di quest’ultimo) e quindi pazientemente lisciato con un composto di acqua e sabbia. Il problema è che per arrivare alla forma attuale, con una simile lavorazione, ci sarebbero voluti trecento anni di costante lavoro da parte di scultori dotati di grande talento. E’ dunque un oggetto che non dovrebbe esistere.

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Il teschio di Londra

Il Mitchell-Hedges è in buona compagnia, poiché ci sono altri teschi in possesso di musei e privati. Le zone del centro e sud America sono ‘ricche’ di simili manufatti. Purtroppo c’è sempre chi confonde le acque e di conseguenza ai teschi genuini si sono aggiunti i falsi, complicando il lavoro degli esperti. La lista è nutrita e comprende, tra gli altri, il teschio di Londra (ospitato al British Museum) e quello di Parigi (Trocadero Museum). Furono acquistati da mercenari messicani nel 1890 e pur essendo ugualmente affascinanti, non sono ricchi di dettagli come il Mitchell-Hedges. Quello di Londra è conservato in una teca e suscita un interesse morboso nei visitatori. Gli addetti alle pulizie hanno chiesto e ottenuto il permesso di coprirlo con un panno durante il loro turno di lavoro, perché il suo sguardo li faceva sentire a disagio.

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Il teschio di Parigi

Il teschio parigino ha una fattura rudimentale ed è più piccolo. Di seguito troviamo il teschio Maya (trovato in Guatemala) e il teschio di Ametista (Messico), entrambi scoperti nei primi del novecento. Anche questa coppia fu studiata dagli esperti della Hewlett-Packard che rilevarono la stessa tecnica sbagliata di intaglio. Poi c’è il teschio del Texas, chiamato affettuosamente Max dalla famiglia che lo possiede. In origine apparteneva a Norbu Chen, un guaritore tibetano che regalò il teschio a Carl e Ann Parks. I due non si resero conto di che cosa avevano ricevuto in dono finché, anni dopo, videro una trasmissione televisiva che parlava del teschio di Mitchell-Hedges. Altro esemplare è E.T., così denominato per via del cranio a punta e della mascella esagerata che lo fanno sembrare il teschio di un alieno. Joke Van Dieteten Maasland lo acquistò da un mercante di Los Angeles. Sembra che fosse stato ceduto da una famiglia del Guatemala. Durante alcuni scavi in Messico, vennero alla luce altri due teschi: quello che è stato battezzato Sha-Na-Ra (in ricordo di uno sciamano) e il teschio Arcobaleno, chiamato così per gli splendidi colori che si vedono al suo interno quando viene esposto alla luce del sole. L’unico in grado di competere con il Mitchell-Hedges in termini di bellezza è il teschio Rosa Quarzo, ritrovato vicino al confine tra l’Honduras e il Guatemala. Non è trasparente come il primo, ma ha la mandibola mobile che testimonia il notevole impegno occorso per fabbricarlo. E’ infine d’obbligo ricordare il teschio che appartiene alla Smithsonian Institution di Washington che pesa ben venti chili.

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Il teschio Rosa Quarzo

Alcuni anni fa i membri della Fondazione Pelton per le ricerche sul paranormale, l’Istituto delle Scienze Psichiche e la Società dei Teschi di Cristallo decisero di girare un documentario su questi straordinari manufatti e i loro presunti poteri. Esperti di psicometria (la capacità di apprendere la storia di un oggetto attraverso il contatto), sensitivi e chiaroveggenti si riunirono per effettuare una serie di test. Per la prima volta alcuni teschi autentici si ritrovarono nello stesso luogo: E.T., Sha-Na-Ra, Arcobaleno, Max e il Rosa Quarzo. Alle prove dei sensitivi si affiancarono quelle degli scienziati: raggi-x per scoprire fratture interne del cranio e capire così se era composto da più parti incollate assieme, e indagini scrupolose con l’utilizzo della luce laser. Durante gli esperimenti di psicometria i sensitivi ebbero visioni riguardanti civiltà molto antiche che alcuni ricollegarono con il mito di Atlantide. Quello su cui si trovarono tutti d’accordo fu la certezza che i teschi fossero legati l’uno all’altro da forze particolari. Se riuniti nella stessa stanza e sullo stesso tavolo, questi oggetti emanavano un’energia capace di sfinire il sensitivo di turno. Alcuni dissero di aver visto una sorta di aura circondare il teschio su cui si stavano concentrando o la sua fronte diventare bianco latte. Altri riferirono di odori e rumori insoliti, provenienti forse da altre epoche o altri mondi. Uno dei chiaroveggenti ebbe delle visioni di spettri, ma non riuscì a fornire una descrizione chiara degli esseri che gli erano apparsi.
Nel 1996 la BBC decise di girare un altro documentario, stavolta escludendo indagini di natura paranormale. Risposero all’appello il Sha-Na-Ra, Max, il teschio di Londra e quello ospitato dalla Smithsonian Institution. Anna Mitchell-Hedges declinò l’invito spiegando che il suo era già stato analizzato a sufficienza in passato. Purtroppo, ancora oggi, non è possibile stabilire quanto realmente siano antichi questi reperti, perché il test al Carbonio 14 è utile solo in caso di sostanze organiche. Il metodo usato in quella circostanza per individuare i falsi fu quello di ricavare un’impronta del teschio con il silicone per poi studiarla al microscopio elettronico. Il silicone mette in risalto ogni piccola traccia lasciata dallo strumento con cui l’oggetto è stato scolpito. In base all’aspetto di tali microtracce di lavorazione è facile farsi un’idea dell’epoca a cui risale: la lucidatura manuale lascia molti solchi irregolari, mentre quella effettuata con una macchina ne lascia di meno e più regolari. Si scoprì allora che i teschi presenti nei due musei non erano antichi quanto si credeva, mentre il Sha-Na-Ra e Max erano stati prodotti circa cinquemila anni prima.
Che siano stati creati cento o mille anni fa, resta il fatto che hanno un notevole impatto sulla vita delle persone che li posseggono, sia positivo che negativo. Ci sono stati casi di guarigione spontanea da molte malattie, risoluzione di profondi blocchi psicologici e un generale miglioramento delle condizioni di vita dei proprietari. Ma ci sono anche persone che raccontano di essere state invase da un terrore inspiegabile alla vista dei teschi, di averli sentiti gridare e di aver visto al loro interno delle immagini orribili. L’effetto che hanno varia di volta in volta, come se fossero in grado di leggere nell’animo di chi li osserva e di comunicare in modo diverso con ciascun individuo. La stessa Anna Mitchell-Hedges confessa di provare sentimenti contrastanti per il suo reperto e di considerarlo come un demone buono.
I teschi sono spesso associati con i Maya, ma sarebbe più esatto associarli con gli Aztechi. Il teschio appare come simbolo in molte creazioni artistiche e religiose di questi ultimi che, tra l’altro, erano molto abili nella lavorazione del cristallo. Non è un caso che sia stato scelto proprio il cristallo per costruire questi oggetti. Il biossido di silicio, o silice, è la composizione chimica del quarzo, elemento presente in tutti i campi della vita umana da sempre. Nella preistoria la selce serviva per accendere il fuoco e per fabbricare armi e utensili. Nell’antico Egitto un pezzo di cristallo era posto sulla fronte dei defunti per rappresentare il terzo occhio. Dal quarzo deriva la sabbia, usata per costruire. Da esso derivano anche il vetro e la porcellana. E’ impiegato per costruire apparecchi ottici. Opportunamente lavorato, è resistente al calore, elastico, trasparente. Grazie alla sua sensibilità verso i campi elettrici è impiegato per fabbricare orologi (quelli al quarzo sono ritenuti i più affidabili), computer, trasmettitori radio e televisivi (le lamine di silicio sono presenti in tutti i circuiti integrati). Pensiamo poi ai suoi impieghi nel campo della magia: sfere di cristallo per vedere il futuro, ciondoli al collo per ottenere serenità, piccole piramidi come soprammobili contro le influenze negative. E’ un materiale che travalica i confini tra il mondo concreto e quello astratto, tra la scienza e il soprannaturale. Un potere enorme. Un teschio fabbricato con il quarzo è, in pratica, un universo in miniatura.
Da dove vengono questi oggetti dal fascino ipnotico? Dallo spazio? Da antiche civiltà di cui non si conosce ancora nulla? Da Atlantide? Non ci è dato saperlo. Si dice che contengano informazioni preziose sul futuro dell’umanità che noi non siamo ancora in grado di leggere. Una leggenda maya racconta che quando verranno riuniti tredici teschi a grandezza naturale, l’uomo avrà accesso a nuove conoscenze, ma questo accadrà solo quando egli sarà abbastanza evoluto da farne buon uso. Evoluto in senso spirituale e morale, soprattutto. Visto il grado di sviluppo in tal senso dell’uomo moderno, viene spontaneo sorridere amaramente. Forse è per questo che i teschi ghignano così. Ci guardano e sanno, ahimè, che dovranno aspettare ancora a lungo prima di condividere il loro segreto con noi.

FONTE
 
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Fenice158
view post Posted on 29/5/2008, 15:23




Non avevo ancora letto questo topic, ma stamattina mi sono incuriosita quando l'hai aggiornato. Affascinante.

CITAZIONE
un altro e' al British Museum

Non ci posso credere... ci sono stata al BM! Ma devo aver saltato la sala! :cry: è così vasto che è facile non riuscire a visitarlo tutto e purtroppo non ho potuto fare come volevo e vedermelo con calma :( ora ci voglio tornare anche più di prima!

CITAZIONE
Si dice che i teschi si riuniranno all'inizio della nuova era, nel dicembre del 2012...

l'anno in cui secondo gli aztechi avverrà la fine del mondo... :ph34r:

*prosegue la lettura* :B):

 
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jasmine23
view post Posted on 3/6/2008, 13:58




Sono contenta che questo topic ti stia interessando, Feniciuzza :)
Ho deciso di aggiornarlo, cercando nuove notizie ed informazioni, dopo aver visto al cinema il nuovo film di Indiana Jones :P




Il Teschio del Destino
Nel 1927 una spedizione archeologica si inoltra nella giungla del Belize per studiare alcune rovine Maya. La spedizione è guidata da Frederick A. Mitchell-Edges, archeologo, esploratore, giocatore d’azzardo, avventuriero. La sua passione per le civiltà precolombiane lo aveva portato ad esplorare il centro america alla ricerca delle tracce di antiche civiltà. Nei suoi spostamenti aveva incontrato un’orfana Ann le Guillon, e l’aveva adottata legalmente. La spedizione aveva portato alla luce le rovine di un’antica città Maya, Lubaantum. Durante questi scavi venne scoperto un oggetto unico nel suo genere. Pesava 5,19 chili, era alto 13 centimetri, largo altrettanto e lungo 18. Si trattava di un teschio ricavato da un unico pezzo di puro cristallo di rocca trasparente con bellissime venature. Gli occhi avevano la forma di un prisma, al cranio mancava però la mandibola che fu ritrovata solo alcuni mesi dopo. Gli indigeni riconobbero nel cristallo un’antica divinità con un enorme potere, quello di guarire le malattie. Ma portava con se anche una grave maledizione. Quando la spedizione lasciò la città gli indigeni donarono il teschio a Mitchell in segno di amicizia. Tutto questo è raccontato nel libro di Ann Mitchell-Edges, un libro che lascia parecchi interrogativi: perché nelle foto della spedizione non si vede Ann? Che tipo di divinità era quella raffigurata dal teschio?
Ann aveva al momento del ritrovamento 17 anni, nel suo libro afferma di essere stata lei a ritrovare il teschio. Possiamo considerare o meno la storia del ritrovamento del teschio attendibile, ma una cosa è sicura, si tratta di un oggetto fuori del comune. Nel suo libro “Danger My Ally” Mike Edges scrisse “Portammo con noi anche il sinistro Teschio del Destino su cui molto e' stato scritto. Ho delle buone ragioni per non rivelare come questo oggetto venne in mio possesso. Il Teschio del Destino e' fatto di puro cristallo di rocca e secondo gli scienziati ha richiesto l'opera di centocinquant'anni di lavoro per essere ultimato; generazioni dietro generazioni hanno dedicato tutti i giorni della loro vita per molare pazientemente l'enorme blocco di cristallo da cui e' stato ricavato un cranio perfetto. Il pezzo risale almeno a tremilaseicento anni fa. Secondo la leggenda, veniva usato dal grande sacerdote dei Maya per compiere riti esoterici. Pare che quando il sacerdote invocava la morte per mezzo del teschio, non ci fosse dubbio che la morte arrivasse. E' stato descritto come la rappresentazione del male, ma io non desidero spiegare questo fenomeno.”
Secondo gli studiosi la lavorazione del teschio potrebbe essere avvenuta con una lenta erosione con acqua e sabbia fatta da abili artigiani che avrebbero impiegato appunto centocinquan’anni per terminare il loro lavoro. Ma a quale scopo almeno quattro generazioni avrebbero dovuto compiere un simile lavoro?
Il reperto di Ann Mitchell non rimane unico a lungo. Altri teschi simili vengono rinvenuti. Nel Museum of Mankind di Londra (una sezione del British Museum) si può ammirare un’opera altrettanto pregevole: un cranio la cui lavorazione viene attribuita alla cultura azteca del primo periodo coloniale. In realtà nulla si sa sull'origine di questo cranio se non che fu acquistato dal museo nel 1898 da Tiffany, il notissimo gioielliere di New York. Alcuni sostengono che il teschio facesse parte del bottino di un non meglio precisato mercenario del diciannovesimo secolo, ma sfortunatamente mancano ulteriori dettagli sulla vicenda. Si narra che osservando intensamente le sue orbite si riuscisse a intravedere orribili figure in movimento... Semplice suggestione? Un gioco di riflessi? E' probabile. Anche il teschio di Ann possiede gli stessi poteri, tanto che viene conservato avvolto in un panno viola. Entrambi i teschi sembrano fatti dalla stessa mano e con il medesimo cristallo, ma tale cristallo, secondo gli studiosi, non è presente in Messico. Si tratta dunque di un falso? O la sua origine è dovuta ad una civiltà ancora sconosciuta?

Ma come abbiamo detto vi sono altri teschi simili, uno è conservato al Musée de l'Homme a Parigi e un altro allo Smithsonian Institute di Washington, mentre tra gli appartenenti a collezioni private vi sono quelli di Jo-Ann Parks, del "detective psichico" Nick Nocerino e dell'aristocratica creola Norma Redo.
Tutti i teschi possiedono le medesime caratteristiche e gli stessi poteri. Servivano come iniziazione mettendo l’osservatore di fronte alle sue paure più nascoste? O per mantenere i fedeli soggiogati dalla paura della morte?

Secondo una leggenda i teschi sarebbero tredici e destinati a riunirsi per dare inizio a una nuova era in una data attualmente fissata per il 21 dicembre 2012, ovvero alla fine del Conto Lungo del calendario Maya iniziato il 13 agosto 3114 a.C.
Non sappiamo se questa leggenda abbia dei fondamenti di verità e non abbiamo la pretesa di addentrarci in ipotesi e calcoli di dubbia utilità. E’ però vero che, se per un singolo teschio era stata stimata una lavorazione di centocinquant’anni, per tredici teschi il tempo si dilata enormemente. C’è da chiedersi chi mai avrebbe avuto interesse ad impiegare così tanto tempo per creare simili manufatti e quale scopo lo abbia spinto in tale lavorazione.
Forse esiste una risposta. Nel museo di Oaxaca viene conservato un oggetto rinvenuto a poca distanza dalla città. Un monile in oro massiccio raffigurante una divinità con la testa di teschio sul quale sono incisi dei simboli, dei glifi di origine mixteca. Per alcuni si tratterebbe di una data (quella della leggenda?), secondo lo scrittore Von Daeniken si tratterebbe di un circuito elettrico. Ma chi poteva dare agli Aztechi o ai Maya nozioni tanto avanzate? Extraterresti? O una civiltà più antica? "Nell'America centrale le colonie di Lemuria prosperarono per migliaia di anni e mantennero la cultura della madrepatria per molto tempo ancora dopo la distruzione di Mu" (Gli extraterrestri e le civiltà scomparse - Armenia, 1974)
L’unica risposta potrà o potrebbe giungerci nel 2012, l’anno in cui il nostro destino dovrebbe essere segnato da una svolta planetaria.
E’ forse questo il compito del teschio e dal quale prende il nome? Ricordarci il nostro destino, la nostra mortalità?

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7 replies since 7/5/2007, 17:31   1046 views
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