Il mistero di Oak Island, verità o fantasia?

« Older   Newer »
  Share  
Fenice158
view post Posted on 29/3/2007, 16:17




CITAZIONE

OAK ISLAND



“C’è stato improvvisamente un rinnovato interesse
per il mistero di Oak Island, e sono sorte
nuove teorie riguardanti il leggendario tesoro
che si troverebbe nell'antro dell'isola:
a Oak Island si troverebbe il tesoro perduto
del Cavalieri Templari, che comprenderebbe
addirittura il Santo Graal.”


(Dall’articolo del The Calgary Herald “Cacciatori di tesori ritrovano il Santo Graal”)

Oak Island è una piccola isoletta canadese situata presso la Mahone Bay, in Nova Scotia. E' meta ogni anno di ricercatori di tesori e appassionati del mistero, ed è definita sui moltissimi libri che la riguardano come sede della "più lunga e costosa ricerca al tesoro", di "uno dei più profondi e costosi scavi archeologici", o ancora come "il più celebre mistero canadese" e addirittura come "uno dei più grandi misteri della terra".

Essa deve la sua celebrità principalmente a un pozzo che ha preso il nome di "Money Pit" ("pozzo del denaro"), e che riassume in sé il principale enigma dell'isola.
La leggenda del Money Pit di Oak Island racconta che nel 1795 un giovanotto di nome Daniel McInnis (o McGinnis) s'imbatté in una profonda depressione del terreno mentre passeggiava per l'isola. Sopra la buca, appesa al ramo di una grande quercia, si trovava una vecchia carrucola. McInnis tornò sul posto il giorno successivo con due amici che conoscevano molto bene le leggende locali sui pirati e sui tesori. Insieme, decisero di intraprendere uno scavo. Non riuscirono, però, a trovare nessuno disponibile a dar loro una mano, un po' per lo scetticismo e un po' per il timore superstizioso della popolazione locale. Il supposto nascondiglio fu abbandonato fino al principio del secolo successivo, quando il trio fu contattato da un uomo d'affari, tale Simeon Lynds, proveniente dalla città di Onslow. Le sue intenzioni erano quelle di realizzare un consorzio di cercatori di tesori chiamato Onslow Company. I lavori presso il pozzo cominciarono tra il 1803 e il 1804 (una fonte dice 1810). Trovarono diversi strati di legno di quercia a intervalli esatti di dieci piedi (3 metri) l'uno dall'altro, oltre che strati di argilla, carbone e un materiale fibroso identificato con il guscio delle noci di cocco. Quindi, a novanta piedi (27,4 metri) dissero d'aver trovato una pietra piatta recante un'indecifrabile iscrizione. Subito dopo, esplorando il terreno sottostante con un piede di porco, colpirono qualcosa di duro che poteva essere uno scrigno di legno. A questo punto i lavori vennero interrotti perché si stava facendo notte. La mattina dopo, però, il pozzo venne trovato allagato per sessanta metri di profondità. Pur cercando di svuotare lo scavo con l'uso di secchi, si accorsero che il livello dell'acqua rimaneva sempre lo stesso, e furono costretti ad abbandonare definitivamente gli scavi.

Diverse organizzazioni si susseguirono nei lavori: la Truro Company nel 1849, la Oak Island Association e la Oak Island Eldorado Company nel 1866, la Oak Island Treasure Company nel 1897, fino alla Triton Alliance nel 1966, tutti senza risultati significativi. Una volta che fu aperto ai turisti, il sito fu praticamente abbandonato.

Nei secoli la leggenda di un possibile tesoro ha attirato l'attenzione di rabdomanti, scrittori automatici, chiaroveggenti, medium, lettori di Tarocchi, interpreti di sogni, psicometristi e molti altri visionari e veggenti, oltre che eccentrici inventori di oggetti come il "Raggio a onde minerali" e l'aeroplano dotato di un "rivelatore di tesori".

E' evidente che al crescere delle difficoltà nell'opera di scavo, crescevano anche le aspettative nei confronti del contenuto del pozzo: si pensava che una protezione del genere sarebbe stata messa in atto per proteggere qualcosa di estremamente prezioso. Si sosteneva, infatti, che l'immenso lavoro richiesto per costruire il pozzo e per predisporre il tunnel dal quale proveniva l'acqua fosse la prova del fatto che sul fondo non si trovasse soltanto il bottino di qualche pirata, ma addirittura il tesoro della corona francese, i manoscritti originali di Shakespeare, i segreti del Continente Perduto di Atlantide, il "tesoro perduto" dei Cavalieri Templari o addirittura il Sacro Graal!!!

Dove finisce la leggenda e comincia la storia documentata? La complessa leggenda di Oak Island è stata affrontata da Joe Nickell su "Skeptical Inquirer" del Marzo 2000 (vedi a questo proposito http://www.csicop.org/si/2000-03/i-files.html). Nel suo studio, Nickell analizza in dettaglio i vari avvenimenti legati alla leggenda di Oak Island proponendo uno scenario molto più verosimile, che non scomoda tesori perduti o trappole segrete appositamente predisposte, ma si limita a considerare con occhio critico gli elementi che compongono la vicenda del Money Pit.

Sorgono dubbi già sul resoconto che fu dato della scoperta della depressione del terreno, fatta nel 1795 da Daniel McInnis. Potrebbe essere apocrifo il particolare della vecchia carrucola penzolante sopra il cratere: esso si baserebbe sull'ipotesi - sorta successivamente - che all'interno del pozzo sottostante fosse stato calato un tesoro. Nondimeno alcuni autori sono insolitamente precisi nel descrivere le caratteristiche della carrucola. Secondo alcuni, la vecchia carrucola proveniva da una nave, era stata appesa a un ramo di quercia biforcato ed era stata fissata su un chiodo di legno disposto tra le due estremità della biforcazione, a formare un piccolo triangolo. Altri sostengono che sull'albero ci fossero incisi alcuni strani segni. Al contrario di quanto affermato da costoro, è asssolutamente impensabile che pirati o chiunque desiderasse nascondere un tesoro lasciasse dei segni così evidenti che avrebbero tradito in modo così palese la presenza di un nascondiglio. Anche il fatto che a intervalli regolari di dieci passi di profondità si fossero trovate da nove a undici piattaforme viene riportato da resoconti molto successivi ai primi scavi, e sembra più che altro essere il risultato di un mosaico eterogeneo di voci e notizie che si sono accumulate negli anni.

Nel 1911 un ingegnere di nome Henry L. Bowdoin, che aveva a lungo scavato sull'isola, giunse alla conclusione che non vi fosse alcun tesoro. Mise in dubbio l'autenticità di diversi presunti reperti e attribuì la conformazione del Money Pit a fenomeni naturali. Altri affermarono che in realtà il leggendario pozzo non fosse altro che una gola causata dal naturale cedimento delle rocce sottostanti. Effettivamente la falda che si estende sotto Oak Island è composta principalmente da calcare e anidrite, la cui presenza spesso si accompagna con la formazione di grotte e anfratti. L'aspetto superficiale di queste caverne sotterranee è costituito oltre che da crepe anche da depressioni o gole. A conferma di ciò si può riportare il fatto che il Money Pit non sia l'unica depressione sull'isola: nel 1878 Sophia Sellers stava arando quando improvvisamente il terreno sprofondò sotto il suo bue. Lo stesso geologo E. Rudolph Faribault trovò numerose gole naturali nei territori di fronte all'isola, e in un rapporto stilato nel 1911 concluse che c'erano "forti elementi" a sostegno del fatto che le presunte strutture artificiali di Oak Island fossero in realtà cavità naturali.

E' ancora Nickell a far notare come diversi elementi che compongono lo scenario appena presentato sembrino avere qualche riferimento alla storia della Massoneria, una società segreta fondata a Londra nel 1717 che si diffuse in pochi anni in Europa e in America. Generalmente ispirata agli ideali illuministici di tolleranza religiosa, libertà di pensiero ed eguaglianza sociale, si è arricchita nel corso dei secoli di un complesso sistema allegorico-simbolico, che fa spesso riferimento alla costruzione del Tempio di Re Salomone. Una di queste allegorie parla di una cripta segreta, nella quale Salomone avrebbe fatto custodire dei preziosi segreti. Si racconta di tre pellegrini che, trovandosi presso le rovine del Tempio, avrebbero scoperto la stanza sotterranea e trovato una cassetta contenente l'Arca dell'Alleanza. L'immagine della cripta segreta è stata utilizzata da diversi scrittori, e così il suo simbolismo che fa riferimento a segreti perduti e tesori nascosti. Uno per tutti Sir Arthur Conan Doyle, massone dichiarato, che in diverse storie di Sherlock Holmes fece allusioni alla cripta. In "The Adventure of Shoscombe Old Place" il detective raggiunge una vecchia cappella di proprietà degli Shoscombe, e passando attraverso un muro cedevole (nel testo originale "masonry", che significa anche "massoneria") percorre una scalinata che scende verso una cripta. Per il suo cliente, non a caso chiamato "Mister Mason", Holmes trova la chiave che gli permette di risolvere una serie di strani misteri.

Diventano ora evidenti le connessioni tra i racconti ispirati a questa simbologia massonica e la leggenda di Oak Island: il Money Pit sembra essere direttamente collegato con l'immagine della cripta segreta. Le strane iscrizioni che sarebbero state trovate sulla quercia nei pressi del pozzo ricordano l'iconografia massonica. I tre giovani che scoprirono il Money Pit sembrano far riferimento ai tre pellegrini che scoprirono la cripta segreta di Salomone. Esiste un particolare rituale massonico per il quale il candidato viene calato con una corda giù per un pozzo, attraverso una serie di botole: è notevole la somiglianza di questo rito con i racconti sugli operai che si calarono nel Money Pit incontrando le presunte piattaforme di legno a intervalli regolari. Durante la cerimonia, il candidato porta con sé vanga, piccone e palanchino, strumenti da lavoro simbolici di un particolare grado della massoneria. Altri elementi si ricollegano direttamente ai rituali massoni: si racconta che nel 1803 gli operai analizzarono il fondo del pozzo con un piede di porco e colpirono quello che pensavano si trattasse di uno scrigno; la descrizione è identica a quella relativa alla leggenda della cripta segreta, rinvenuta colpendo il terreno con un piede di porco. La pietra morbida, il carbone e l'argilla trovate nel pozzo si rifanno implicitamente ai tre elementi citati nel rituale massone del grado dell'Entered Apprentice, "Gesso, Carbone e Argilla", che rappresenterebbero le tre virtù "libertà, entusiasmo e zelo".

Gli stessi artefatti trovati nel pozzo o nei suoi pressi non sono probabilmente altro che resti degli antichi abitanti dell'isola. E' innegabile comunque la natura sospetta di alcuni di essi: secondo un resoconto, gli anelli della catena d'oro rinvenuti nel 1849 furono portati sul posto dagli stessi operai, per incoraggiare ulteriori scavi.

Da qualunque parte li si osservi, tutti i fatti relativi all'enigma di Oak Island sembrano indicare una stretta implicazione della Massoneria. Le conclusioni cui si può ragionevolmente giungere sono due: in primo luogo il "Money Pit" e i cosiddetti "tunnel dei pirati" non sono altro che naturali formazioni; in secondo luogo, moltissimi dei resoconti fatti su ciò che avvenne su Oak Island sono basati sulla simbologia massone, e trovano innumerevoli punti di contatto con l'allegoria della "cripta segreta". Sarà forse impossibile capire con esattezza se elementi massonici si siano appoggiati su una preesistente leggenda riguardante un tesoro o se invece sia stata la Massoneria stessa a generare la leggenda. I contorni della vicenda sono, comunque, chiari: nessun tesoro riposa sul fondo del Money Pit.

Tratto da http://www.fmboschetto.it

fonte
 
Top
jasmine23
view post Posted on 15/4/2007, 16:03




Da CICAP

Oak Island è una piccola isoletta canadese situata presso la Mahone Bay, in Nova Scotia. E' meta ogni anno di ricercatori di tesori e appassionati del mistero, ed è definita sui moltissimi libri che la riguardano come sede della "più lunga e costosa ricerca al tesoro", di "uno dei più profondi e costosi scavi archeologici", o ancora come "il più celebre mistero canadese" e addirittura come "uno dei più grandi misteri della terra".
Essa deve la sua celebrità principalmente a un pozzo che ha preso il nome di "Money Pit" ("pozzo del denaro"), e che riassume in sé il principale enigma dell'isola.
La leggenda del Money Pit di Oak Island racconta che nel 1795 un giovanotto di nome Daniel McInnis (o McGinnis) s'imbatté in una profonda depressione del terreno mentre passeggiava per l'isola. Sopra la buca, appesa al ramo di una grande quercia, si trovava una vecchia carrucola. McInnis tornò sul posto il giorno successivo con due amici che conoscevano molto bene le leggende locali sui pirati e sui tesori. Insieme, decisero di intraprendere uno scavo. Non riuscirono, però, a trovare nessuno disponibile a dar loro una mano, un po' per lo scetticismo e un po' per il timore superstizioso della popolazione locale. Il supposto nascondiglio fu abbandonato fino al principio del secolo successivo, quando il trio fu contattato da un uomo d'affari, tale Simeon Lynds, proveniente dalla città di Onslow. Le sue intenzioni erano quelle di realizzare un consorzio di cercatori di tesori chiamato Onslow Company. I lavori presso il pozzo cominciarono tra il 1803 e il 1804 (una fonte dice 1810). Trovarono diversi strati di legno di quercia a intervalli esatti di dieci piedi (3 metri) l'uno dall'altro, oltre che strati di argilla, carbone e un materiale fibroso identificato con il guscio delle noci di cocco. Quindi, a novanta piedi (27,4 metri) dissero d'aver trovato una pietra piatta recante un'indecifrabile iscrizione. Subito dopo, esplorando il terreno sottostante con un piede di porco, colpirono qualcosa di duro che poteva essere uno scrigno di legno. A questo punto i lavori vennero interrotti perché si stava facendo notte. La mattina dopo, però, il pozzo venne trovato allagato per sessanta metri di profondità. Pur cercando di svuotare lo scavo con l'uso di secchi, si accorsero che il livello dell'acqua rimaneva sempre lo stesso, e furono costretti ad abbandonare definitivamente gli scavi.
Diverse organizzazioni si susseguirono nei lavori: la Truro Company nel 1849, la Oak Island Association e la Oak Island Eldorado Company nel 1866, la Oak Island Treasure Company nel 1897, fino alla Triton Alliance nel 1966, tutti senza risultati significativi. Una volta che fu aperto ai turisti, il sito fu praticamente abbandonato.
Nei secoli la leggenda di un possibile tesoro ha attirato l'attenzione di rabdomanti, scrittori automatici, chiaroveggenti, medium, lettori di Tarocchi, interpreti di sogni, psicometristi e molti altri visionari e veggenti, oltre che eccentrici inventori di oggetti come il "Raggio a onde minerali" e l'aeroplano dotato di un "rivelatore di tesori".
E' evidente che al crescere delle difficoltà nell'opera di scavo, crescevano anche le aspettative nei confronti del contenuto del pozzo: si pensava che una protezione del genere sarebbe stata messa in atto per proteggere qualcosa di estremamente prezioso. Si sosteneva, infatti, che l'immenso lavoro richiesto per costruire il pozzo e per predisporre il tunnel dal quale proveniva l'acqua fosse la prova del fatto che sul fondo non si trovasse soltanto il bottino di qualche pirata, ma addirittura il tesoro della corona francese, i manoscritti originali di Shakespeare, i segreti del Continente Perduto di Atlantide, il "tesoro perduto" dei Cavalieri Templari o addirittura il Sacro Graal.
Dove finisce la leggenda e comincia la storia documentata? La complessa leggenda di Oak Island è stata affrontata da Joe Nickell su "Skeptical Inquirer" del Marzo 2000 (http://www.csicop.org/si/2000-03/i-files.html). Nel suo studio, Nickell analizza in dettaglio i vari avvenimenti legati alla leggenda di Oak Island proponendo uno scenario molto più verosimile, che non scomoda tesori perduti o trappole segrete appositamente predisposte, ma si limita a considerare con occhio critico gli elementi che compongono la vicenda del Money Pit.
Sorgono dubbi già sul resoconto che fu dato della scoperta della depressione del terreno, fatta nel 1795 da Daniel McInnis. Potrebbe essere apocrifo il particolare della vecchia carrucola penzolante sopra il cratere: esso si baserebbe sull'ipotesi - sorta successivamente - che all'interno del pozzo sottostante fosse stato calato un tesoro. Nondimeno alcuni autori sono insolitamente precisi nel descrivere le caratteristiche della carrucola. Secondo alcuni, la vecchia carrucola proveniva da una nave, era stata appesa a un ramo di quercia biforcato ed era stata fissata su un chiodo di legno disposto tra le due estremità della biforcazione, a formare un piccolo triangolo. Altri sostengono che sull'albero ci fossero incisi alcuni strani segni. Al contrario di quanto affermato da costoro, è asssolutamente impensabile che pirati o chiunque desiderasse nascondere un tesoro lasciasse dei segni così evidenti che avrebbero tradito in modo così palese la presenza di un nascondiglio. Anche il fatto che a intervalli regolari di dieci passi di profondità si fossero trovate da nove a undici piattaforme viene riportato da resoconti molto successivi ai primi scavi, e sembra più che altro essere il risultato di un mosaico eterogeneo di voci e notizie che si sono accumulate negli anni.
Nel 1911 un ingegnere di nome Henry L. Bowdoin, che aveva a lungo scavato sull'isola, giunse alla conclusione che non vi fosse alcun tesoro. Mise in dubbio l'autenticità di diversi presunti reperti e attribuì la conformazione del Money Pit a fenomeni naturali. Altri affermarono che in realtà il leggendario pozzo non fosse altro che una gola causata dal naturale cedimento delle rocce sottostanti. Effettivamente la falda che si estende sotto Oak Island è composta principalmente da calcare e anidrite, la cui presenza spesso si accompagna con la formazione di grotte e anfratti. L'aspetto superficiale di queste caverne sotterranee è costituito oltre che da crepe anche da depressioni o gole. A conferma di ciò si può riportare il fatto che il Money Pit non sia l'unica depressione sull'isola: nel 1878 Sophia Sellers stava arando quando improvvisamente il terreno sprofondò sotto il suo bue. Lo stesso geologo E. Rudolph Faribault trovò numerose gole naturali nei territori di fronte all'isola, e in un rapporto stilato nel 1911 concluse che c'erano "forti elementi" a sostegno del fatto che le presunte strutture artificiali di Oak Island fossero in realtà cavità naturali.
E' ancora Nickell a far notare come diversi elementi che compongono lo scenario appena presentato sembrino avere qualche riferimento alla storia della Massoneria, una società segreta fondata a Londra nel 1717 che si diffuse in pochi anni in Europa e in America. Generalmente ispirata agli ideali illuministici di tolleranza religiosa, libertà di pensiero ed eguaglianza sociale, si è arricchita nel corso dei secoli di un complesso sistema allegorico-simbolico, che fa spesso riferimento alla costruzione del Tempio di Re Salomone. Una di queste allegorie parla di una cripta segreta, nella quale Salomone avrebbe fatto custodire dei preziosi segreti. Si racconta di tre pellegrini che, trovandosi presso le rovine del Tempio, avrebbero scoperto la stanza sotterranea e trovato una cassetta contenente l'Arca dell'Alleanza. L'immagine della cripta segreta è stata utilizzata da diversi scrittori, e così il suo simbolismo che fa riferimento a segreti perduti e tesori nascosti. Uno per tutti Sir Arthur Conan Doyle, massone dichiarato, che in diverse storie di Sherlock Holmes fece allusioni alla cripta. In "The Adventure of Shoscombe Old Place" il detective raggiunge una vecchia cappella di proprietà degli Shoscombe, e passando attraverso un muro cedevole (nel testo originale "masonry", che significa anche "massoneria") percorre una scalinata che scende verso una cripta. Per il suo cliente, non a caso chiamato "Mister Mason", Holmes trova la chiave che gli permette di risolvere una serie di strani misteri.
Diventano ora evidenti le connessioni tra i racconti ispirati a questa simbologia massonica e la leggenda di Oak Island: il Money Pit sembra essere direttamente collegato con l'immagine della cripta segreta. Le strane iscrizioni che sarebbero state trovate sulla quercia nei pressi del pozzo ricordano l'iconografia massonica. I tre giovani che scoprirono il Money Pit sembrano far riferimento ai tre pellegrini che scoprirono la cripta segreta di Salomone. Esiste un particolare rituale massonico per il quale il candidato viene calato con una corda giù per un pozzo, attraverso una serie di botole: è notevole la somiglianza di questo rito con i racconti sugli operai che si calarono nel Money Pit incontrando le presunte piattaforme di legno a intervalli regolari. Durante la cerimonia, il candidato porta con sé vanga, piccone e palanchino, strumenti da lavoro simbolici di un particolare grado della massoneria. Altri elementi si ricollegano direttamente ai rituali massoni: si racconta che nel 1803 gli operai analizzarono il fondo del pozzo con un piede di porco e colpirono quello che pensavano si trattasse di uno scrigno; la descrizione è identica a quella relativa alla leggenda della cripta segreta, rinvenuta colpendo il terreno con un piede di porco. La pietra morbida, il carbone e l'argilla trovate nel pozzo si rifanno implicitamente ai tre elementi citati nel rituale massone del grado dell'Entered Apprentice, "Gesso, Carbone e Argilla", che rappresenterebbero le tre virtù "libertà, entusiasmo e zelo".
Gli stessi artefatti trovati nel pozzo o nei suoi pressi non sono probabilmente altro che resti degli antichi abitanti dell'isola. E' innegabile comunque la natura sospetta di alcuni di essi: secondo un resoconto, gli anelli della catena d'oro rinvenuti nel 1849 furono portati sul posto dagli stessi operai, per incoraggiare ulteriori scavi.
Da qualunque parte li si osservi, tutti i fatti relativi all'enigma di Oak Island sembrano indicare una stretta implicazione della Massoneria. Le conclusioni cui si può ragionevolmente giungere sono due: in primo luogo il "Money Pit" e i cosiddetti "tunnel dei pirati" non sono altro che naturali formazioni; in secondo luogo, moltissimi dei resoconti fatti su ciò che avvenne su Oak Island sono basati sulla simbologia massone, e trovano innumerevoli punti di contatto con l'allegoria della "cripta segreta". Sarà forse impossibile capire con esattezza se elementi massonici si siano appoggiati su una preesistente leggenda riguardante un tesoro o se invece sia stata la Massoneria stessa a generare la leggenda. I contorni della vicenda sono, comunque, chiari: nessun tesoro riposa sul fondo del Money Pit.



QUI potete trovare altre informazioni dettagliate sul mistero di Oak Island.

Al largo delle coste orientali del Canada, in quella regione oggi denominata Nova Scotia, trova dimora, tra le acque di mari spesso tormentati e sferzati da forti venti, una piccola isola le cui coste, viste dall’alto, ricordano vagamente l’immagine di una foglia. E’ un’isola poco nota e, al di fuori dei ristretti confini del Nord America orientale, quasi del tutto sconosciuta. Al giorno d’oggi è totalmente inaccessibile e relegata allo status di un piccolo feudo privato di un eccentrico proprietario terriero la cui principale passione è la ricerca dei tesori nascosti, ma può fregiarsi di un passato ricco di storia e di leggenda, popolato da persone animate da grande spirito d’avventura, da pirati e galeoni pieni d’oro, ricchi affaristi e uomini senza scrupoli capaci, dal settecento in poi, di cambiare radicalmente e per sempre la natura e l’aspetto di quello che, fino alla fine del Settecento, era stato una sorta di paradiso in terra, dove uniche padrone incontrastate erano una flora e una fauna ancora primigenie. Oak Island, questo il nome dell’isola, iniziò a costruirsi la propria leggenda nel lontano 1795, inconsapevolmente e in un modo del tutto casuale, quando Daniel McGinnis (o McInnis secondo altre fonti), al tempo poco più che adolescente, scoprì, durante uno dei suoi consueti giri di perlustrazione alla ricerca di uno dei numerosi tesori di pirati di cui narrano le storie locali, una profonda depressione del terreno nel corso di una passeggiata sull’isola. A sorprenderlo non fu però la depressione in sé quanto una vecchia carrucola appesa ad un grosso ramo di una quercia (riguardo a questa carrucola si è detto e scritto molto nel corso del tempo e per i più scettici non si tratterebbe altro che di un aneddoto apocrifo aggiunto alla leggenda di Oak Island decenni dopo il 1795). Con l’aiuto di alcuni compagni il ragazzo iniziò a scavare nel luogo dove si trovava la depressione, spinto dalla promessa di riportare alla luce un tesoro sepolto, ma quello che trovò fu altro: dapprima, quasi a livello della superficie del terreno, fu rinvenuto uno strato di pietre molto dure, poi, dopo uno scavo di circa tre metri, un strato composto da legno marcio. McGinnis e gli amici che lo stavano aiutando, per nulla demoralizzati dagli scarsi e certo inaspettati risultati, scavarono ancora per altri quattro metri e mezzo, ma, imbattutisi in quello che a prima vista sembrava un pozzo, sia per l’ora tarda che per la stanchezza, desistettero. Nessuno diede troppo credito alla loro avventura e loro stessi non fecero molto per divulgarla: senza l’appoggio di altre persone non sarebbero riusciti mai a trovare nulla poiché tutto ciò di cui disponevano non era altro che qualche rudimentale attrezzo di scavo, ma dopo le prime timide e vaghe risposte alle loro richieste d’aiuto, decisero di abbandonare la loro caccia la tesoro.
Per anni questa vicenda cadde nell’oblio e i suoi stessi protagonisti sembrarono dimenticarsene. Il tutto si sarebbe potuto concludere con questo anonimo epilogo, ma accadde un qualcosa di inaspettato che riportò Oak Island ed il suo tesoro nascosto prepotentemente alla ribalta. Un ricco uomo d’affari proveniente dalla città di Onslow, Simeon Lynds il suo nome, si presentò sull’isola accompagnato dall’idea di un grandioso e utopistico progetto: realizzare un consorzio di cercatori di tesori (poi denominato Onslow Company) e venuto a conoscenza dell’avventura dei tre ragazzi di Oak Island decise di scegliere quell’isola, già famosa per le leggende di pirati che arricchivano il suo passato storico, come sede ideale per vita al suo sogno. A metà del primo decennio dell’Ottocento la Onslow Company iniziò così i lavori sul pozzo aperto da McGinnis e dai suoi amici meno di un decennio prima. I lavori di scavo, soprattutto per la particolare natura del terreno, molto umido e spesso impregnato d’acqua, furono tutt’altro che agevoli, ma fu comunque possibile conseguire interessanti scoperte: tra diversi strati di carbone, terreno argilloso e un non meglio identificato altro materiale, ad intervalli sorprendentemente regolari, furono rinvenuti strati composti da assi di legno ormai in frantumi, presumibilmente legno di quercia. Poi, ad una trentina di metri di profondità fu rinvenuta una pietra piatta con iscrizioni indecifrabili. I lavori, dopo questi iniziali rinvenimenti, proseguirono alacremente e, sondando il terreno in fondo al pozzo con attrezzi di metallo, gli operai della compagnia di Lynds rinvennero un qualcosa che all’apparenza poteva sembrare uno scrigno: l’agognato tesoro! Al momento del ritrovamento, però, le tenebre avevano già scalzato le luci del giorno e nell’impossibilità oggettiva di proseguire i lavori, ogni attività di scavo e ricerca fu interrotta per la notte. La mattina seguente, mentre si stava già favoleggiando delle immani ricchezze contenute nello scrigno, un’amara quanto inattesa visione si presentò agli occhi di tutti coloro che lavoravano nel cantiere: nel corso della nottata il pozzo si era quasi interamente allagato! A quel punto l’opera di scavo si presentava ormai improba e nonostante gli stimoli causati dai ritrovamenti del giorno prima, dopo vari tentativi fatti per dragare l’acqua non si riuscì più ad approdare a nulla. Infruttuosi tentativi si protrassero per giorni, ma, nella più totale latitanza di tangibili risultati, soverchiata dai debiti, la compagnia fallì nel breve volgere di poche settimane.
Fino a metà dell’Ottocento il pozzo di Oak Island, ormai martoriato dagli uomini di Lynds, e la leggenda del suo fantomatico tesoro tornarono a languire nell’oblio per lunghi anni. Nel 1849, una nuova compagnia, la Truro Company, decise di riprendere gli scavi. L’acqua rappresentava ancora il principale problema, ma, anche in virtù di tecnologie più avanzate, riuscirono a perforare il terreno, raggiungendo una profondità maggiore rispetto a quella ottenuta della Onslow Company. Tra la melma ed il fango vennero rinvenuti ancora strati di svariato materiale e, sempre a scadenze regolari, assi di legno ormai consunte dal tempo, ma soprattutto furono portati alla luce tre anelli appartenenti, presumibilmente, ad una catena d’oro! Forse la scoperta del tesoro si stava avvicinando. Tuttavia, le interessanti scoperte dei primi giorni di lavoro non furono seguite da altri risultati apprezzabili e la Truro Company decise di sospendere i lavori l’anno seguente.
Dopo l’ennesimo periodo di stasi fu la Oak Island Association, ad assumersi l’onere di proseguire l’opera di scavo, ma memore dei fallimenti precedenti, studiò un nuovo approccio al problema: intercettare il tunnel che alimentava d'acqua il pozzo del tesoro (ormai conosciuto agli addetti ai lavori e a agli estranei con quel nome che tutt’ora rappresenta ed identifica Oak Island stessa: "Money Pit"). Nonostante l’imponente studio sul campo e gli accurati lavori preparatori, l’opera intrapresa si rivelò però un completo fallimento: il Money Pit collassò su se stesso e un denso tappo di acqua e fango sembrò seppellire per sempre il tesoro. Da allora in poi il numero dei cercatori di fortuna e delle compagnie che, più o meno senza buona sorte alcuna, proseguirono il lavoro iniziato decenni addietro dalla Onslow Company si moltiplicò senza sosta: la Oak Island Eldorado Company e la Oak Island Treasure Company furono le prime, in ordine di tempo a proseguire i lavori di scavo, ma non giunsero ad alcun apprezzabile risultato, ad eccezione del ritrovamento di un frammento di pergamena con vergate due incomprensibili lettere.
Intanto, in seguito all’aumentare delle persone coinvolte nella ricerca, iniziarono anche ad essere registrati diversi decessi. Il primo a perdere la vita fu un operaio della Truro Company, deceduto in seguito ad un’esplosione, ma, alla vigilia del Novecento il numero delle morti raggiunse già le sei unità. Pur senza significativi dispiegamenti di forze, soprattutto se rapportato all’affannosa ricerca dell’Ottocento, gli scavi nel Money Pit e nel territorio circostante proseguirono anche nello scorso secolo, ma di fatto non portarono null’altro che un vero e proprio scempio ambientale sull’isola, orami ridotta ad una ammasso di terra martoriata privata per sempre della sua bellezza originaria. Sull’isola esiste veramente "qualcosa"? I fatti dimostrano che non esiste alcun tesoro nascosto e che probabilmente decine e decine di uomini si sono per decenni accaniti alla ricerca di... NULLA! Tuttavia sono diverse le perone che avanzano teorie e sostegno della tesi opposta e che si accaniscono con forza contro i loro denigratori. Tralasciando coloro che propendono per la tesi del tesoro di origine piratesca risalente al Seicento (per certi aspetti la tesi più comprovabile e accertabile storicamente), la corrente di pensiero, in un certo senso, più "autorevole" a favore della tesi del tesoro nascosto (da intendersi in senso lato, non semplicemente come un ammasso di monete ed oggetti preziosi) sostiene che nelle viscere dell’isola si celi persino il Graal. In seguito all’arresto dei Templari avvenuto nel 1307, sostengono, una flotta di Cavalieri salpò da La Rochelle verso una destinazione ignota. Probabilmente approdarono in Scozia dove instaurarono vincoli di amicizia con il principe Henry St. Clair, il terzo Lord di Rosslyn. Uno scrittore di nome Andrew Sinclair, a suo dire diretto discendente di Henry St. Clair, afferma poi che i suoi antenati, insieme ai Templari, avrebbero intrapreso nel 1398 una spedizione verso il continente americano al fine di creare una nuova Gerusalemme. Sempre secondo Sinclair, avrebbero fondato due colonie, una nel Rhode Island ed una in Nova Scotia. Proprio in Nova Scotia avrebbero quindi intrapreso i lavori di scavo di quello che poi sarebbe stato noto come Money Pit, sul fondo del quale sarebbe stato custodito il tesoro che i Templari avevano accumulato in Terrasanta, Graal compreso.
Tuttavia, affrontando criticamente la questione e limitandosi ai soli dati accertati, la verità dei fatti è una sola: non esiste prova alcuna che sull’isola ci sia un tesoro nascosto, qualunque sia la sua natura. Anche quei particolari maggiormente sfruttati per comprovare la tesi dell’esistenza di favolose ricchezze sotto il suolo dell’isola, come la pietra con misteriose incisioni, i tre anelli d’oro o la pergamena, sembrano più che altro aneddoti apocrifi, più o meno intenzionalmente aggiunti dai narratori e dai testimoni oculari per "colorare" tutta la vicenda. Inoltre, i numerosi intoppi e problemi nelle operazioni di scavo, diversamente da quanto affermano i più accaniti sostenitori della tesi del tesoro nascosto, più che trappole artificialmente predisposte (come il continuo allagamento del Money Pit, per esempio) sembrano causati da eventi del tutto naturali, strettamente connessi alla complicata geologia dell’isola. Ma le teorie sul tesoro nascosto continuano tuttavia a fiorire ancora oggi, non limitandosi a "scomodare" solamente i templari: per alcuni il Money Pit rappresenta interessanti analogie con i ritrovamenti e le pergamene di Saunière a Rennes le Chateau e celerebbe importanti segreti sulla morte e sulla vita di Cristo; per altri tutta la vicenda non è null’altro che un’allegoria di stampo massonico e l’agognato tesoro consisterebbe non in ricchezze, ma in una sorta di arricchimento spirituale; altri ancora richiamano tesi ispirate ai misteri dell’antico Egitto e della fantomatica camera segreta della grande Piramide, citando, tra l’altro, profezie in merito di Edgar Cayce; altri, infine, richiamano improbabili ipotesi extraterrestri.

FONTE
 
Top
jasmine23
view post Posted on 13/1/2008, 20:02




Pozzo del tesoro di Oak Island, Canada

Oak Island è un’isola della Nuova Scozia, al largo delle coste canadesi. Ha una singolare forma a nocciolina ma non è questo ad attirare, ogni anno, orde di visitatori. L’isola è famosa per via del “Money pit”, o pozzo del tesoro. Ecco i fatti che lo hanno reso così celebre.

Nel 1795, un giovanotto di nome Daniel McInnis (o McGinnis) s'imbatté in una profonda depressione del terreno mentre passeggiava per l'isola. Sopra la buca, appesa al ramo di una grande quercia, si trovava una vecchia carrucola. McInnis tornò sul posto il giorno successivo con due amici che conoscevano molto bene le leggende locali sui pirati e sui tesori. Insieme, decisero di intraprendere uno scavo. Non riuscirono, però, a trovare nessuno disponibile a dar loro una mano, un pò per lo scetticismo e un pò per il timore superstizioso della popolazione locale. Il supposto nascondiglio fu abbandonato fino al principio del secolo successivo, quando il trio fu contattato da un uomo d'affari, tale Simeon Lynds, proveniente dalla città di Onslow. Le sue intenzioni erano quelle di realizzare un consorzio di cercatori di tesori chiamato Onslow Company. I lavori presso il pozzo cominciarono tra il 1803 e il 1804 (una fonte dice 1810). Trovarono diversi strati di legno di quercia a intervalli esatti di dieci piedi (3 metri) l'uno dall'altro, oltre che strati di argilla, carbone e un materiale fibroso identificato con il guscio delle noci di cocco. Quindi, a novanta piedi (27,4 metri) dissero d'aver trovato una pietra piatta recante un'indecifrabile iscrizione. Da allora, diverse compagnie si sono impelagate in questa ricerca, senza ricavarne alcunché di prezioso e rimettendoci solo danaro e un grosso prezzo in termini di vite umane.

Ma allora qual è la verità su questo inquietante mistero? Proviamo a costruirci la risposta da soli:

Probabilmente il pozzo non nasconde tesoro: dei pirati assennati non avrebbero creato un nascondiglio, così facilmente individuabile e per di più corredato da una carrucola da nave, per nascondervi il loro tesoro. Ed i templari (secondo alcuni, nel pozzo vi sarebbe il tesoro dei templari nascosto dai navigatori veneziani, fratelli Zeno, nel 1398) presumibilmente avrebbero scelto un posto più sicuro per nascondere l’ultima cosa che rimaneva del loro glorioso, ed un tempo influente, Ordine.

Probabilmente i condotti che, col tempo, hanno portato all’allagamento del pozzo non hanno carattere artificioso: non sono condotti costruiti artificiosamente dall’uomo per impedire il reperimento del tesoro. La loro origine è naturale: il fondo dell’isola è fatto di calcare ed anidride, il che dà vita a grotte, anfratti e depressioni (sprofondamenti pericolosi, a tal proposito, sono stati piuttosto frequenti nell’isola).

E cosa ne deduciamo da tutto ciò? La nostra ipotesi è che quel pozzo, come tanti altri, possa essere parte di un sistema pressurizzato costituito per mantenere l’isola a galla, visto che la costituzione delle sue fondamenta (piene di vuoti impressionanti) non è garanzia sufficiente della sua sopravvivenza. E forse neanche i traforamenti (“carotaggi”) che vengono creati in prossimità del pozzo, per studialo, lo sono.

Niente tesoro, quindi, niente pozzo come percorso iniziatico di una misteriosa setta di massoni (la lastra con le iscrizioni massoniche, ritrovata nel pozzo, dove sarebbe finita???): “solo“ una complessa macchina idraulica che lascia, tuttavia, molti interrogativi aperti circa la conoscenza geologica in possesso dei creatori del misterioso pozzo di Oak Island

FONTE
 
Top
2 replies since 29/3/2007, 16:17   350 views
  Share